Anteprima

Mars Horizon: il provato innamorato

Che viaggio…

 

27 aprile 2020, ore 16.07
Finalmente era arrivata la mail di Jemima, Marketing and Community manager di Auroch digital. Dentro c’era la chiave per accedere alla beta di Mars Horizon, uno strategico a turni in cui si ripercorrerà la corsa allo spazio dagli anni ’50 a oggi. Il gioco è in sviluppo con il supporto dell’agenzia spaziale europea (ESA) e si potranno costruire basi come in un city-builder, ricercare tecnologie come in Civilization, costruire astronavi e pianificare missioni sempre più complesse tipo… beh: non mi viene in mente un paragone videoludico ma se avete letto T-Minus, il capolavoro di Jim Ottaviani che racconta la storia della corsa per portare l’uomo sulla luna, avrete certamente idea di che cosa io stia parlando. Il 27 aprile avevo visto giusto il trailer, ma che l’obiettivo fosse Marte era piuttosto esplicito già dal nome. Non vedevo l’ora di provarlo direttamente e il giorno dopo avrei potuto farlo: applausi, sipario, download.

28 aprile 2020: notte fonda
Potevo scegliere una delle tre agenzie spaziali in gara: ESA, NASA e Russia. Va da sè che per ciascuna di queste ci siano veicoli, moduli ed edifici diversi, ma anche bonus e malus peculiari (scegliendo la Russia, ad esempio, non si registrerà un calo nel supporto della popolazione in caso di fallimento di una missione, visto che la democrazia nel 1957 non era di casa e quindi, ecco…). Diciamo però che al momento l’interfaccia è uguale per tutti e l’infrastruttura che sorregge il gameplay idem. Ho scelto l’ESA: non mi sarebbe dispiaciuto cambiare il corso della storia segnando per il nostro continente alcuni traguardi storici come inviare il primo uomo nello spazio o lanciare il primo satellite.

Mars Horizon è uno strategico a turni in cui si ripercorre la corsa allo spazio

Uso il condizionale perché il 28 aprile scorso ho iniziato a giocare con troppa superficialità, scegliendo i progetti di ricerca (suddivisi tra edifici, pianificazione delle missioni e moduli spaziali) sulla base di un #andràtuttobene che, a conti fatti, si è rivelato l’approccio sbagliato per avere successo. Quella sera, dopo aver guidato la mia agenzia a entrare nella storia lanciando in orbita attorno alla terra un oggetto composto (all’inizio solo dalla “testa” e dal propulsore, ma già dalla terza missione è necessario sviluppare e produrre un modulo), ho spento il PC convinto che Mars Horizon non avesse più grandi segreti per me. Mi sbagliavo, ovviamente.

30 aprile 2020: notte fonda
Per ragioni che non credo abbia senso spiegare non me la sentivo di scrivere un’anteprima sul provato delle prime due ore di gioco, anche perché la beta di Mars Horizon mi aveva sedotto promettendomi di arrivare fino al 1980 e non avevo ancora visto l’esplodere della libertà sessuale garantita al limone dall’imminente ’68 (il tempo procede per turni della durata di un mese). Nel lanciare per la seconda volta l’eseguibile ero piuttosto carico e convinto di arrivare fino alla fine. Senza rendermene pienamente conto, però, ho cominciato a perdere terreno sulle altre agenzie. La curva ha iniziato a scendere quando, preso dalla fretta, non ho ricercato il modulo migliore da sparare nello spazio con a bordo un animale vivo (o meglio: il payload era giusto ma la combinazione tra booster e lo stadio iniziale aveva dei “problemi”. Questi sono identificabili da alcune informazioni chiare, mostrate in fase di assemblaggio, tipo l’affidabilità). In un regime di risorse scarso qual era quello in cui mi trovavo avrei potuto migliorare le statistiche in due modi: facendo dei test e avendo successo in missioni secondarie (perché se l’obiettivo principale di Mars Horizon è quello di arrivare su Marte, a lato della storyline ci sono tante richieste che l’agenzia può accogliere o meno, venendo retribuita e migliorando l’affidabilità dei propri vettori tramite punti esperienza).

 la beta di Mars Horizon mi ha sedotto

Nella mia presunzione ho scartato gli incarichi non rilevanti, non ho fatto test pre-lancio e ho ignorato gli avvisi prima del conto alla rovescia che mi elencavano chiaramente le probabilità con cui sarebbero potuti occorrere dei guasti. Per farla breve: il razzo con il povero animale a bordo è esploso senza nemmeno essersi sollevato da terra. Ci tengo a scrivere che nessuna scimmia, gatto o cane è morto davvero: è solo un videogioco (anche se ha ucciso il mio orgoglio). Incredulo per quanto accaduto ho assistito a un calo del consenso (maledetti russi!), a un numero inferiore di entrate (senza considerare le perdite economiche causate dall’esplosione) ma, sopra ogni altra cosa, la beffa: tre mesi (turni) dopo è stata la Nasa a mandare il primo animale nello spazio (io non avevo più tempo, mi ci sarebbero voluti altri sei turni). Poi si erano fatte le tre del mattino quindi ho spento tutto, ho preso ottanta gocce di valeriana e sono andato a dormire incazzato nero.

Primo maggio, 2020: notte fonda
Non poteva finire così: no. Avevo anche riflettuto sul mini gioco che si deve superare per concludere con successo una missione. In soldoni, quando il modulo raggiunge lo spazio e inizia a danzare tipo Johann Strauss che ascolta Sul bel Danubio blu si devono ricevere dati e informazioni, scambiandoli con energia o combinazioni di questi tre elementi. Una sciocchezza, detta così, ma quando ho sbagliato la prima volta ho perso mezzo milione di crediti tra ricerca e investimenti mancati, quindi c’è poco da prenderlo alla leggera. Beh, tornando a monte: senza ripartire da zero (magari scegliendo i russi) ho provato a raddrizzare il tiro – volando alto – scegliendo di sviluppare la missione “il primo uomo nello spazio”. Turno dopo turno ho continuato indomito a ricercare componenti, a creare vettori e abitacolo, perdendomi anche a sbeffeggiare gli avversari che avevano micro successi nelle missioni secondarie. C’è infatti anche tutta una parte in cui si può decidere la condotta politica, magari complimentandosi per un successo (dei russi) o snobbare la convention internazionale in cui le altre agenzie avrebbero condiviso alcune informazioni e dati. Non che mi avrebbero regalato qualcosa eh, però partecipando avrei potuto trovare nuovi investitori e farmi conoscere sul panorama globale ottenendo consenso e articoli dedicati. Invece no: “Stavolta faccio tutti i test pre-lancio – mi son detto – e non ho tempo per queste cose“.

quando il modulo raggiunge lo spazio inizia a danzare tipo Johann Strauss che ascolta Sul bel Danubio blu

Arrivo al sodo: il razzo vettore funzionava alla grande, lo stesso si poteva dire del modulo abitacolo. Avevo per le mani un’affidabilità dell’86% e il successo sembrava in cassaforte: pianifico il lancio, perdo un paio di mesi per costruire una nuova struttura nel campo base (che non mi serviva, in realtà, ma volevo capire come funzionavano le meccaniche da city-building) e do l’ok all’avvio della missione. Sarei tornato in auge, alla faccia dei russi! Tre, due, uno… no. Il sistema mi restituiva tutte luci verdi tranne una: non avevo equipaggio.

Ok, adesso lo compro. Tipo i lavoratori stranieri in Tropico 6: tempo un turno e arrivano con l’imbarcadero di Jurassic Park. Quanti ne prendo? Facciamo quattro, per sicurezza? Come non arrivano? In che senso devo addestrarli? Non li vendono già formati? Ok, dai: costruisco l’accademia. Ah, no, niente accademia: ho cinque ricerche precedenti da concludere senza le quali non posso costruire l’accademia. Mi stai dicendo che non posso lanciare il vettore? Tra sei mesi (sei turni) ci proverà la Russia? Perché me lo stai notificando? Sei tu forse comunista!?

3 maggio 2020: notte fonda
Se vi piacciono i gestionali dal retrogusto adrenalinico dovete metterlo in wishlist su Steam (fatelo, ora!): Mars Horizon sembra avere le carte in regola per offire un gameplay stratificato e saturo di decisioni da prendere per arrivare là dove nessun uomo è mai giunto prima. Esteticamente è molto piacevole, per quanto limitato e ripetitivo nei menù, ma essendo in beta nessuno lo può giudicare (nemmeno tu). Io lo confesso: ci sono rimasto abbastanza sotto, se mi passate l’espressione da fine anni ’90, perché si è acceso in me il forte desiderio di riprovare, stavolta con calma e cum grano salis, convinto di essere abbastanza intelligente da poter scegliere la strada giusta per schiacciare la chiara supremazia russa in ambito aereospaziale. Mi permetto un’ultima nota sulla localizzazione, perché dovrebbe esserci anche l’italiano nonostante Steam mi dica di no… ma lo vedremo, perché chi l’ha duro la vince.


Questa anteprima contribuisce a sostenere la ricerca scientifica sulla sindrome di Rett. Trovate i dettagli dell’iniziativa a questo link.

 

Roberto Turrini

Per 10 anni sulle pagine di The Games Machine ha sognato una vita a tre con Lara T'Sioni ed Elena Fisher; poi ha scoperto che non sapevano cucinare e si è dato all'autoerotismo.

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