Dall’E3 2018 ci si aspettava di vedere qualche novità su The Division 2, che alla fine non ha tradito le attese. Il seguito dello “shooter RPG” (come lo chiama Ubisoft) si è infatti mostrato anche più di una singola volta nel corso delle conferenze tenutesi nei giorni scorsi, debuttando sul palco di Microsoft per poi segnare la propria immancabile presenza anche in occasione dell’evento Ubisoft.
Alcuni dei presenti alla fiera di Los Angeles hanno anche avuto modo di toccare con mano The Division 2, per il quale la data d’uscita è stata fissata per il 15 marzo 2019: circa tre anni dopo il suo predecessore, del quale si è ormai parlato in tantissime occasioni (compresa la nostra recensione postuma) per testimoniare un lancio un po’ zoppicante, al quale ha però fatto seguito un grande impegno da parte di Ubisoft per aggiustare il tiro.
Proprio alla luce della lezione impartita da The Division, dal suo sequel ci si aspetta di vedere soprattutto un gioco che porti con sé tutta l’esperienza accumulata nel corso di questi tre anni, soprattutto per quanto riguarda l’endgame. Qualcosa iniziamo a saperne, quindi non perdiamo tempo in ulteriori indugi e vediamo un po’ che cosa sta preparando Massive Entertainment per il nostro piatto.
Partiamo subito dall’ambientazione di The Division 2, che da New York passa a Washington D.C. Personalmente non nego di avere avuto un piccolo moto di delusione nel vedere il trailer con cui è stata svelata la città, perché in cuor mio speravo in un salto in una capitale europea, in grado di pareggiare la Grande Mela in quanto a fascino. Ma è a questo punto chiaro che invece dell’attacco su scala globale Ubisoft intenda raccontarci di un’America (intesa come Stati Uniti) in ginocchio, e quale scelta migliore quindi se non a questo punto il centro del potere di Washington D.C.?
The Division 2 confermerà la presenza di una modalità campagna, utile per prendere confidenza coi luoghi di Washington D.C.
Nell’immaginario cospirativo alle spalle di The Division, l’epidemia da New York è arrivata fino al luogo dove sorge non solo la Casa Bianca, ma anche il quartier generale della Divisione, finito in un completo silenzio radio. The Division 2 si collocherà temporalmente circa sette mesi dopo il suo predecessore, passando così anche da un’ambientazione invernale a una estiva, con tutto quello che ne potrà seguire sulle meccaniche di gioco.
Dovremo quindi ristabilire l’ordine della capitale, messo in ulteriore subbuglio da voci su un possibile colpo di Stato imminente. Una situazione estrema, da affrontare con la consapevolezza che se Washington D.C. dovesse cadere, sarebbe la fine per tutta la nazione. La città promette di essere riprodotta in scala 1:1, con dimensioni pari a circa il venti per cento in più rispetto alla mappa Midtown Manhattan di The Division. Non mancheranno visuali dettagliate dei monumenti più famosi, i quali saranno presumibilmente oggetto di trasformazioni in seguito allo scoppio dell’emergenza.
Per quanto riguarda il gioco nel senso più stretto del termine, The Division 2 confermerà la presenza di una modalità campagna, utile per prendere confidenza coi luoghi di Washington D.C. che ci accompagneranno fino al raggiungimento del livello trenta da parte del nostro personaggio. Nel corso della storia impareremo a conoscere e combattere la fazione dei True Sons, gruppo paramilitare guidato da un ex membro della JTF.
Se avete visto i contenuti arrivati dall’E3 2018, nei vostri occhi ci sarà sicuramente la fase di gioco di The Division 2 all’interno della quale ci è stato mostrato uno scontro nei pressi dell’Air Force One precipitato. In questa occasione abbiamo avuto modo di vedere che il gioco sarà molto simile al suo predecessore nelle dinamiche, basate su copertura e comunicazione tra i membri della squadra. Se vi aspettavate qualcosa di diverso, dunque, meglio lasciar perdere da subito.
Aspettando di poter magari toccare con mano il gioco con la beta (le registrazioni sono già aperte), in questi passaggi mi è sembrato di vedere dei nemici un po’ meno resistenti ai colpi sparati dal giocatore e dal suo team, uno degli aspetti criticati agli inizi del primo The Division. Credo sia più probabile quindi ritrovarsi ad affrontare scontri con forze più numerose che in passato, guidate sì da boss particolarmente resistenti ma meno assorbitori di proiettili rispetto a quelli visti in quel di New York.
Sull’endgame si giocherà buona parte della partita dedicata a The Division 2, in quanto si tratta di un nervo lasciato scoperto in occasione dell’uscita del primo capitolo. Non credo che Ubisoft possa ripetere gli errori fatti in passato, in quanto sarebbe un vero e proprio suicidio. Per il momento si sa davvero poco sul fronte PvP del gioco, che comunque dovrebbe esserci con una Zona Nera (o analoga) anche in Washington D.C., mentre per quanto riguarda gli altri aspetti qualcosina ci è stato concesso di sapere.
Arrivati al livello trenta potremo sbloccare tre diverse specializzazioni per il nostro personaggio, sulle quali costruire la build e lo stile di gioco che abbiamo in mente. Il Survivalist si occuperà di piazzare trappole per tenere sotto controllo la zona circostante, il Demolitionist di buttare a terra qualsiasi cosa gli si pari davanti e infine lo Sharpshooter sarà il cecchino della situazione, in grado di abbattere nemici dalla distanza senza che essi siano nemmeno in grado di accorgersi della sua presenza.
Sarà possibile a quanto pare organizzare la propria presenza online facendo parte di un clan, insieme al quale sostenere i raid che The Division 2 introdurrà per un numero massimo di otto giocatori a comporre la squadra. L’aggiornamento dei contenuti sarà garantito a quanto pare da uno “Year One” per il quale Ubisoft ha già chiarito i propri piani: tre contenuti aggiuntivi completamente gratuiti, coi quali vivere missioni che estendano la storia in aree nuove della mappa.
Di elementi per avere buone aspettative su The Division 2, insomma, ce ne sono a sufficienza. L’importante è sapere che il titolo targato Massive Entertainment non andrà a discostarsi più di tanto dal suo predecessore, puntando invece a limarne i difetti e a colmarne le lacune.
Quest’ultima attività è da leggere soprattutto in ottica di un endgame in cui ci possa essere la possibilità di giocare seguendo la propria vocazione, sia in PvE che in PvP con assenza di bug che rendano quest’ultima modalità poco fruibile. Per il momento ci crediamo.
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