In queste ore, sta facendo il giro del web il resoconto del report di Jason Schreier sullo sviluppo di Cyberpunk 2077. Se non sapete di che cosa stiamo parlando, vi rimandiamo all’ottima sintesi che abbiamo pubblicato poche ore fa. I dettagli che emergono mettono CD Projekt Red in una luce piuttosto cattiva. Tra accuse di crunch, esempi di organizzazione interna pessima, rallentamenti nello sviluppo, promesse non mantenute e persino demo falsificate, ce n’è davvero per tutti i gusti. Persino le scuse pubblicate qualche giorno fa da Marcin Iwiński assumono un significato diverso alla luce di queste novità.
Come era lecito attendersi, però, lo sviluppatore polacco non è rimasto in silenzio. Dai piani alti di CD Projekt Red, è proprio Adam Badowski a inviare una prima risposta a Schreier. Con un tweet nel quale ringrazia il giornalista per il suo reportage, Badowski esprime alcune obiezioni sotto forma di “pensieri”. Il primo riguarda le accuse alla demo mostrata alla stampa, che sarebbe stata del tutto falsa. Badowski sottolinea come qualunque progetto videoludico debba affidarsi a demo che, forzatamente, non possono rispecchiare al 100% il prodotto finito e che proprio per questo riportano l’avviso di “work in progress”.
Detto questo, la versione mostrata alla stampa e poi al grande pubblico riporta molte delle meccaniche e delle caratteristiche presenti nel gioco finito. Alcuni tagli sono stati fatti, come sempre avviene quando si scopre che cosa funziona e che cosa in fase di sviluppo, ma nel complesso Cyberpunk 2077 gira meglio di quanto la demo abbia mai fatto. Anche i voti ottimi ricevuti dalla versione PC testimonierebbero la bontà del lavoro svolto. Per quanto riguarda i bug su console, che Badowski riconosce, non serve ribadire ancora che i problemi sono stati presi in carico seriamente per risolverli quanto prima.
Altra stoccata di Badowski a Schreier riguarda il campione di intervistati su cui si basa il report. Si tratta di venti persone, tutte anonime tranne una e molte ormai ex-collaboratori. Sebbene Schreier parli di una maggioranza di sviluppatori che sapeva che Cyberpunk non sarebbe mai stato pronto per il 2020, pensare agli oltre cinquecento individui coinvolti nei lavori rende il suo bacino di riferimento decisamente minoritario.
Sulle accuse legate all’uso della lingua polacca in presenza di collaboratori che non potevano comprenderla, infine, Badowski estende il discorso su scala globale. Anche se le linee guida di CD Projekt Red impongono l’uso dell’inglese in presenza di persone di nazionalità diverse, non è escluso che connazionali di uno dei quaranta Stati da cui provengono i membri dello staff abbiano parlato tra loro usando il proprio idioma. Il problema non è solo di CD Projekt Red, insomma, ma di ogni azienda nel mondo.
La questione sembra ancora aperta. Indipendentemente dalla parte da cui avete deciso di stare, l’impressione è che le cose si stiano protraendo un po’ troppo e stiano valicando i limiti dell’accettabile. Il rischio è che la questione si trasformi in un “tutti contro CD Projekt Red” e che i botta e risposta assumano i contorni di un litigio tra bambini. Vediamo comunque come proseguirà la vicenda nelle prossime settimane.
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Concordo pienamente quando scrivi che la questione sta assumendo davvero contorni al limite del litigio tra bambini e comunque tutto sta diventando esagerato. Ricordo che anche The witcher 3 all'uscita aveva grossi problemi, per non parlare di giochi di altre grandi SH ma qui sembra ci sia una sorta di accanimento mediatico che non ha precedenti. Io sono un'utente PS4 e giocherò il titolo quando saranno rilasciate le patch fondamentali ma non mi sono mai sentito in dovere di criticare così aspramente la situazione. Speriamo che le cose non degenerino.