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G2A, alcune indagini interne hanno dimostrano che il sito ha venduto chiavi rubate

Molti giocatori preferiscono giocare su piattaforme PC soprattutto perché ci sono tanti marketplace che vendono giochi (anche recenti) a prezzi fortemente scontati. Uno di questi siti è G2A, società che ha sempre avuto una reputazione più “oscura” rispetto ad altri siti di videogiochi. Le voci, sul fatto che G2A vendesse chiavi di gioco rubate, circolavano già da qualche anno. Ma non era mai stato possibile dimostralo. G2A ha confermato queste voci.

Il tutto è cominciato lo scorso luglio. Alcuni sviluppatori avevano il sospetto che qualcosa non andasse e avevano accusato G2A di non controllare abbastanza il proprio marketplace e le chiavi che gli utenti vendevano sullo stesso. Di pronta risposta l’azienda ha fatto una sorta di scommessa, invitando gli sviluppatori interessati a dimostrare che le chiavi di alcuni giochi fossero effettivamente rubate.

Solo uno sviluppatore ha accettato la scommessa: Wube Software, i creatori di Factorio. Dopo un accordo reciproco tra i due secondo cui G2A avrebbe dovuto condurre un’indagine interna, è stato rivelato che 198 chiavi erano state vendute illegalmente sul sito. Da allora G2A ha promesso che Wube sarà risarcito per 10 volte il valore delle chiavi rubate (circa 40.000 dollari).

Tuttavia, è la parte successiva del post pubblicato da G2A che rivela i risultati di questa indagine e che quindi solleva ulteriori problemi. Continua dicendo: “La frode danneggia direttamente le persone che acquistano chiavi illegali, fa male agli sviluppatori di giochi e alla fine fa male a G2A perché siamo costretti – come tramite delle transazioni – a coprire i costi relativi alla vendita.”

Ma ecco il punto: questa è la prima e unica volta in cui G2A lo ha fatto. Mai prima d’ora un marketplace digitale aveva risarcito uno sviluppatore perché sul suo sito venivano vendute chiavi illecite. Non ci sono mai state prove per dimostrarlo prima d’ora. In questo momento, ogni singolo sviluppatore dovrebbe chiedersi se le proprie chiavi siano state vendute illegalmente su G2A oppure no perché ora è stato dimostrato che può accadere e deve essere verificato. Detto questo, è difficile dire se G2A sarà disposta ad avviare ulteriori indagini.

La società non è stata inoltre in grado di fornire dettagli su eventuali misure atte ad arginare il flusso di chiavi rubate. Il che renderebbe, in parte comprensibile la dichiarazione di Mike Rose, capo della casa editrice di giochi indie No More Robots, il quale aveva dichiarato che preferibile che la gente piratasse i giochi di No More Robot piuttosto che acquistarli da G2A.

Staremo a vedere come si concluderà la vicenda.

Riccardo Amalfitano

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