Quanta arte c’è nei videogiochi? Un controverso connubio che si tramuta spesso in un acceso dibattito in qualunque momento si lanci questo strale nelle discussioni. Mettendo da parte congetture, retorica e tesi varie ed eventuali, c’è qualcuno che ha deciso di dare forma a questo binomio e spiegarne l’intensa commistione.
A Torino, nella cornice della storica Reggia di Venaria – che negli ultimi anni è stata riscoperta e valorizzata attraverso tante attività culturali – è stata inaugurata lo scorso luglio la mostra Play – videogame arte e oltre, curata dal direttore del Consorzio delle Residenze Reali Sabaude Guido Curto e da Fabio Viola, game designer, saggista e fondatore del collettivo internazionale TuoMuseo che lavora proprio sull’intersezione tra arte e videogiochi.
Le dodici sale del percorso espositivo di Play offrono diverse sfaccettature attraverso cui intravedere e comprendere l’intenso scambio di influenze con cui i videogiochi e le altre arti comunicano e si compenetrano. Dalla sala in cui si possono ammirare le tele del pittore De Chirico affiancate alla copertina del gioco ICO – le cui influenze sono evidenti -, fino alle sale che celebrano i titoli che hanno rappresentato con le loro tematiche un forte impatto culturale sulle generazioni contemporanee – come ad esempio Death Stranding (che arriverà a breve su Game Pass). Non mancano sale dedicate ai grandi sviluppatori come ad esempio Andrea Pessino, amico di Gameplay Cafe che in passato ci ha raccontato un po’ di retroscena del suo lavoro durante una pizzata.
Questi sono solo degli esempi della ricca offerta che la mostra Play è pronta a offrire ai suoi visitatori, comprese anche aree in cui provare con mano alcuni videogiochi – dai cabinati ai più recenti titoli per console. Una serie di spazi dedicati a questa forma d’arte interattiva che viene fruita da quasi 3 miliardi di persone nel mondo con un peso specifico sulla cultura e società contemporanea che non può essere più considerato puro intrattenimento.
Play non è pensata solo per i giocatori o gli appassionati, ma vuole essere sia un modo per attirare i giovani verso una comprensione di quanto le arti classiche siano presenti nella loro vita attraverso i videogiochi, sia una maniera per far comprendere il valore sociale e culturale del medium videogioco a quanti ancora pensano che questo sia un mero divertimento (e qualche volta anche una nociva perdita di tempo).
La mostra è parte di un programma più ampio di percorsi espositivi aventi come filo conduttore quello del “gioco” e che hanno come obiettivo celebrare i 15 anni di apertura al pubblico della Reggia di Venaria, che in passato fu proprio un luogo dedicato all’intrattenimento dei suoi ospiti. Play – videogiochi arte e oltre rappresenta sicuramente una scelta ardita e temeraria “che punta a coinvolgere nuovi pubblici con l’utilizzo di linguaggi e strumenti di espressione attuali” come dichiarato da Michele Briamonte, Presidente del Consorzio delle Residenze Reali Sabaude, durante la conferenza stampa di presentazione. La mostra resterà aperta fino al 15 gennaio 2023 con possibilità di visitare con un solo biglietto tutte le altre mostre presenti all’interno della Reggia di Venaria.
Quanta arte c’è nei videogiochi? Siamo partiti da questa domanda ma è forse più giusto domandarsi quanto l’arte ha saputo ispirare i videogiochi, ma anche quanto i videogiochi siano diventati a loro volta ispirazione per l’arte. La risposta a questa domanda potrebbe trovarsi proprio alla fine del percorso della mostra Play – videogiochi arte e oltre. Non resta che scoprirlo alla Reggia di Venaria.
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