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L.A. Noire compie dieci anni, gli attori svelano molti retroscena

Nel maggio del 2011 debuttava L.A. Noire, un gioco molto particolare che viene tuttora ritenuto uno dei capolavori di Rockstar Games. Nell’anno di questo importante anniversario, il cast degli attori coinvolti nella realizzazione dell’avventura incentrata sul detective Cole Phelps è stato intervistato da The Hollywood Reporter per ripercorrere le fasi di lavorazione del gioco. Tra le testimonianze più rilevanti ci sono quelle di Aaron Staton, che ha prestato la sua interpretazione proprio al detective Phelps. Oltre a numerosi dettagli sulle fasi di motion capture, che hanno richiesto sessioni a quanto pare distruttive anche a livello di resistenza fisica, l’attore rivela di non aver mai finito L.A. Noire, un po’ per imbarazzo per la propria recitazione e un po’ perché si ritiene scarso con i videogiochi.

Tra le dichiarazioni c’è spazio anche per un riferimento a un possibile sequel del titolo, che i fan desiderano con tutto il cuore da anni ma di cui non c’è mai stata alcuna comunicazione ufficiale. “Non ho mai sentito niente a proposito di un sequel“, ha detto Staton. “Se dovesse esserci un’altra storia, sarei curioso di conoscerla, dal momento che Cole Phelps è morto.” Considerando che un eventuale secondo capitolo non potrebbe non avere almeno qualche richiamo al primo e alla figura del detective, il fatto che l’attore non abbia mai ricevuto alcuna informazione a riguardo è una prova abbastanza definitiva dell’impossibilità di vedere un L.A. Noire 2.

Per il momento dobbiamo accontentarci della versione migliorata del gioco uscita per PlayStation 4, Xbox One e Nintendo Switch nel 2017. Il decimo compleanno del gioco è anche una buona occasione per riscoprirlo o per giocarlo per la prima volta, nel caso non lo abbiate mai provato, in modo da unirvi alla schiera di coloro che sperano, ormai invano, in un seguito che mai vedrà la luce.

Jury Livorati

Classe '85, mi divido tra la moglie e i tre figli e le più svariate passioni. Ex fedelissimo di casa PlayStation, mi sono convertito a Xbox grazie al Game Pass, ma resto comunque con un piede in due scarpe. Adoro i giochi a forte componente narrativa e mi piace lasciarmi stupire dagli indie.

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  • Al tempo lo acquistai quasi al day-one (un mesetto dopo o giù di lì). Onestamente non mi piacque granchè, mi fece venire il latte alle ginocchia dopo circa il 25% di gioco. Se fino ad oggi non c'è traccia di un sequel, un motivo ci sarà. Rockstar pensasse ad un seguito del bellissimo Bully. Un secondo capitolo in salsa next-gen sarebbe altamente spettacolare.

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