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Shazam! – Azione e commedia nell’ultimo film DC

Che la trasposizione cinematografica dell’universo DC abbia attraversato – e non ancora superato – momenti di evidente stato confusionale appare chiaro subito anche ai non addetti ai lavori. Il singhiozzante tentativo di costruire un universo narrativo complesso e organico, la pessima ricezione (specie del pubblico) di alcune delle pellicole di punta del progetto e l’infausta debacle con Justice League avevano tutti contribuito a piazzare un gigantesco punto interrogativo sul futuro della continuity avviata da Zack Snyder nel 2013 con L’Uomo d’Acciaio.

Presa dunque coscienza dell’impossibilità di emulare un’architettura simile a quella del Marvel Cinematic Universe, la direzione di Warner Bros. ha inevitabilmente virato verso la produzione di film autonomi ed indipendenti, citazionisti verso un aleatorio immaginario DC Comics e consapevoli di farne parte, ma mai in verità collegati uno con l’altro. Shazam! segue quindi l’incredibile successo di Aquaman nell’impresa di stagliare questo nuovo percorso, che proseguirà in futuro – al netto delle troppe incertezze –  con diverse nuove aggiunte (Wonder Woman 1984, ad esempio). Tutto ciò senza considerare una nuova serie di pellicole volte ad esplorare un insieme di narrazioni alternative, di cui The Joker con Joaquin Phoenix farà da apripista quest’anno.

Carne al fuoco insomma non manca e l’importanza di Shazam! nel controverso quadro del futuro delle produzioni DC non è in assoluto da sottovalutare, specie se osservato come un’importante conferma del potere commerciale dimostrato con Aquaman. Se dunque siete curiosi di scoprire cosa ne pensiamo del film dedicato al mortale più potente della Terra, non vi resta che proseguire nella lettura della nostra recensione! Prima di iniziare, vi ricordiamo che Shazam! – diretto da David F. Sandberg (Annabelle 2: Creation, Lights Out) arriverà nelle sale italiane a partire dal 3 aprile, distribuito da Warner Bros. Pictures.

 

 

Segnato dalla mancanza di una vera e propria famiglia e “intrappolato” nella rete dei servizi sociali, Billy Batson (Asher Engel) è un irriverente ed indisciplinato adolescente di Filadelfia, completamente assorbito dalla ricerca della madre perduta e per questo refrattario a qualsivoglia rapporto affettivo. Una volta affidato alla casa famiglia di Rosa e Victor Vasquez, il ragazzo fa la conoscenza del coetaneo Freddy Freeman (Jack Dylan Grazer), entusiasta dei supereroi – matrice di buona parte del fan service del film – e nerd nel più radicale senso della parola. In fuga da due bulli in seguito ad una zuffa, Billy si trova improvvisamente trasportato in uno strano tempio coronato da sette troni (la Roccia dell’Eternità), dove l’ultimo dei Maghi – acerrimi nemici della reificazione dei Sette Peccati Capitali – decide di donargli in fin di vita i suoi immensi poteri; gridando “Shazam!” Billy acquista quindi capacità sconfinate (in primis legate all’elettricità), assumendo tra l’altro sembianze adulte (Zachary Levy).

In Shazam! si ridimensiona la figura del supereroe attraverso l’ottica di un adolescente

Sviluppando un impianto narrativo da queste basi e rispettando la classica struttura da origin story – culminante con lo scontro con il perfido Dottor Sivana (un Mark Strong molto in forma), Shazam! è a tutti gli effetti una commedia d’azione, al cui interno l’elemento ironico e parodico si pone come pietra fondante dell’intera formula. Vuoi anche grazie all’eccellente e frizzante interpretazione di Zachary Levy, vuoi pure un materiale originale già incanalato verso quella deriva, la sceneggiatura di Henry Gaiden spinge l’acceleratore (non sempre) con successo sulla battuta e la risata, massimizzando con scaltrezza l’efficacia di una grande moltitudine di riferimenti pop – ormai onnipresenti – e valorizzando scelte di casting non banali.

A caratterizzare infatti la maggior parte dei tempi comici del film è in particolare la chimica tra Billy e Freddy, attraverso la quale si ridimensiona la figura del supereroe attraverso l’ottica di un adolescente, non ancora gravata dal peso della responsabilità ma bensì esaltata dalla marea inarrestabile dell’entusiasmo. A fare da cassa di risonanza all’incostante legame tra i due sono gli altri bambini della casa famiglia Vasquez, tra i quali spicca il nome della Darla Dudley interpretata da Faithe Herman, la più piccola del gruppo e perciò la più infantile, simpatica e vivace.

 

 

Shazam! scivola rovinosamente sui timidi accenni a stratificazioni drammatiche

Laddove quindi Shazam! incassa un discreto successo nel casting e nella caratterizzazione dei suoi componenti da commedia, scivola invece rovinosamente sui timidi accenni a stratificazioni drammatiche, le quali cercano di porsi a sostegno del personaggio di Billy e finiscono al contrario per demolirne la consistenza. Lo studio della famiglia, della sua essenzialità nella crescita dell’individuo e alcuni importanti messaggi morali a questo correlati non riescono ad emergere da una scrittura pigra nell’elaborarli e anzi aperta a topos prevedibili. Proprio in questa seconda e – in parte – trascurata natura di Shazam! si radicano diverse forzature di sceneggiatura talmente paradossali e prive di qualsiasi senso logico da infrangere in mille pezzi la sospensione dell’incredulità dello spettatore (e su queste idiosincrasie è scritto un personaggio, per dire). Tuttavia, tralasciate ingenuità clamorose di scrittura e accettata una certa superficialità nello sviscerare ed esporre temi sensibili, Shazam! sciorina una serie di eventi che nel complesso mirano a definire divertimento e puro intrattenimento,  centrando in partenza il suo bacino di pubblico e sviluppando un’identità in qualche modo propria, figura di quella adolescenza – magari fastidiosa – che non deve in fin dei conti rendere conto a nessuno.

Tra le righe del doppio percorso tra commedia e costruzione drammatica non ci sono però che qualche sparute e limitate sequenze d’azione, la cui totalità si concentra in pratica solo nei quaranta minuti finali. La poca esperienza di Sandberg sul genere si esplica in una messa in scena che negli scontri non convince a pieno, sia nel ritmo (non aiuta la problematica coreografia e la computer grafica a medio budget), sia nella percezione dei combattimenti, spesso avviluppati nell’approccio comico e parodico del film. Pescando all’opposto dal talento nel cinema di genere di Sandberg, Shazam! vanta un paio di momenti ansiogeni e macabri estremamente ben diretti (per quanto edulcorati), con il risultato di contribuire ad una soluzione eclettica interpretata in modo da essere suggestionata da molti generi diversi.

In conclusione, Shazam! vince la sfida del divertimento e dell’intrattenimento, preferendo puntare tutto su uno script efficace nei momenti leggeri, ma semi-fallimentare nei timidi spiragli drammatici. A tale riguardo, un casting perfetto viene inficiato da scelte di sceneggiatura contraddittorie e prive di coerenza logica, abbastanza evidenti da potere essere notate persino dall’occhio meno esperto. A fronte di un budget non proprio stellare l’azione ne esce invece purtroppo ridimensionata, costretta in una direzione non eccelsa e in effetti speciali fin troppo artificiosi; le poche sequenze macabre fanno tuttavia ben presente il talento di David F. Sandberg alla regia, per il resto del tempo evidentemente spaesato in un contesto a lui perlopiù alieno. Shazam! si piazza dunque un gradino sotto Aquaman, ma raggiunge il suo obiettivo di pubblico ed intenti: solo per questo siamo già oltre la sufficienza.

 

Simone Di Gregorio

Da sempre cinefilo e videogiocatore, passioni di una vita e forza propulsiva nel quotidiano. Scrivo, guardo e gioco, ormai da 2 anni a questa parte. Responsabile sezione cinema.

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