La parola “oscurità”, nella sua semplicità, può racchiudere in sé un’infinità di significati, tutti diversi e diversamente interpretabili. Per tale motivo, ad una serie TV tanto complessa e dalla difficile collocazione non soltanto temporale, ma anche narrativa e nel genere di appartenenza, nessun titolo sarebbe stato più adeguato. Dark – sorprendente show di stampo tedesco – approdato quasi dal nulla sulle reti del colosso dello streaming Netflix, ha rapidamente attirato a sé, quasi come un buco nero, una marea di consensi, fino a diventare lo spettacolo “non in lingua inglese” più seguito del palinsesto.
Le ragioni dietro al successo di Dark, invero, sono molteplici. Oltre alla complessa e altrettanto apprezzabile trama di fondo, a rendere la serie tv targata Netflix un vero e proprio best buy – per usare un termine di diversa provenienza – è anche la sapiente messa in scena di essa, scandita quasi a singhiozzi – su più linee temporali – e raccontata attraverso le gesta e le parole di una quantità smisurata di personaggi, tutti più o meno coinvolti nelle infauste vicende. La prima stagione, infatti, si era chiusa con un colpo di scena importante, un twist di quelli difficili da dimenticare, a conclusione di una massiccia dose di avvenimenti sempre più, appunto, oscuri, capaci di trascinare l’intera cittadina di Winden – teatro delle vicende – in un vortice senza fine di paura, dolore e lacrime.
La seconda stagione di Dark, perciò, ha il delicato compito di andare a puntellare tutti i – tantissimi – enigmi e quesiti lasciati in sospeso, provando a far luce su una storia che, nel suo frantumare le leggi del tempo, ha dato vita ad un circolo infinito dal quale sembra impossibile sfuggire.
Manifestazioni temporali
Se ben ricordate la scena finale della prima stagione, Jonas (Lousi Hoffmann) – quello che potremmo definire il protagonista vero e proprio della storia – si è ritrovato, suo malgrado, catapultato nel futuro. O nel presente? Già perché, il 2052, anno in cui il giovane è rimasto bloccato potrebbe in realtà essere la linea temporale di partenza, ma questo è ancora presto per poterlo affermare. Il se stesso del futuro, ritornato indietro nel tempo per cercare di “sistemare” il corso degli eventi, ha finito col compromettere la linea temporale, una linea temporale che però, lentamente, sembra voler gridare con forza di essere inattaccabile e che, anzi, ogni singolo evento sembra contribuire a delineare. A differenza della prima, lineare nella sua ricerca del “male comune”, la seconda stagione di Dark si dimostra già dalle primissime battute molto più complessa, e in essa la verità, ormai venuta a galla, ha costretto un po’ tutti i giocatori in campo a giocare a carte scoperte. Via le maschere un po’ per tutti, con conseguente accelerata sul ritmo generale, in realtà sempre lento – ma mai noioso – e riflessivo, in cui la bontà dei dialoghi la fa sempre e comunque da padrona. L’aria che si respira, però, è sempre molto pesante.
Nonostante una verità sui fatti ormai ben più visibile e tangibile, l’accettazione è un qualcosa di molto estraneo alla natura umana e in Dark non fa eccezione. Tutti, quindi, sono chiamati a scontrarsi con i propri demoni interiori, ma non soltanto. In una linea temporale talmente distorta da diventare quasi inesistente, ognuno dei protagonisti, come ad esempio Claudia Tiedemann (Julika Jenkins) o dall’enigmatico e crudele Noah (Mark Woshike), è tormentato (ma non per forza) da azioni potenzialmente non ancora compiute. Ciò, inevitabilmente, genera un meccanismo di autodistruzione collettivo, in cui persino i più giovani sono dei potenziali nemici, dei futuri oppressori, e soprattutto niente risulta come sembra. Lentamente, col progredire degli episodi di Dark (abbiamo avuto modo di vederne “soltanto” quattro in anteprima per questa seconda stagione), tutti i pezzi del complesso mosaico sembrano volersi attaccare, per ritornare ad essere un’unica forma, senza però mai riuscirci. Ogni dialogo riesce ad essere tanto esaustivo quanto incredibilmente sterile, a testimonianza della grande dedizione in fase di scrittura da parte degli sceneggiatori.
Passato, presente e futuro hanno lo stesso sapore
Malinconiche rivelazioni
Seppur enigmatica, la seconda stagione dello show non manca di sbandierare con forza una grande quantità di colpi di scena, più o meno importanti, già dalle primissime puntate. Per farlo, gli sceneggiatori hanno deciso di affidarsi ad una serie continua di flashback e flashforward che dà vita così ad una narrazione scandita su diversi piani temporali. Una soluzione non esattamente nuova, né per quanto riguarda la serie né in termini di originalità, ma che qui torna con forza, molto più che nella stagione precedente. Ci troveremo spesso a viaggiare con la mente, ipotizzando chi sia la versione giovane o adulta di uno dei personaggi che si muovono sulla scena, cosa che aumenta esponenzialmente sia la complessità dell’intreccio narrativo sia – e soprattutto – quel senso di angoscia che pervade il telespettatore, episodio dopo episodio. Un’angoscia sempre più forte, che non smette mai di estendere le proprie radici, a causa anche delle tante – quasi sempre dolorose – rivelazioni che la seconda stagione ci ha già saputo sbandierare con forza o, se vogliamo, con maggior forza, quando siamo arrivati solamente al giro di boa.
Alcuni momenti in particolare, tra cui certamente la sequenza finale del quarto episodio, ci hanno lasciati veramente di stucco, ma non vogliamo mentirvi: non troppo sorpresi. Non tutte le soluzioni tematiche risultano originali come altre, e alcuni esiti appaiono scontati e a volte quasi anche forzati. Ciò, chiaramente, non toglie alla serie le sue indubbie qualità, figlie anche di una direzione impeccabile e di una regia attenta e abile nel replicare su schermo quella stessa sensazione di asfissiante nostalgia che possiede ognuno dei protagonisti. Le atmosfere di Dark, infatti, tornano più cupe che mai nella seconda stagione, non soltanto in termini di dialoghi e situazioni, ma anche a livello puramente visivo. Ciò, ad esempio, è facilmente riscontrabile strizzando l’occhio al futuro in cui Jonas finisce catapultato. In quella linea temporale, infatti, il mondo appare pressoché distrutto e senza speranze, apparentemente controllato dal misterioso Adam e dai cosiddetti Viaggiatori, coloro cioè che si fanno beffe della già sin troppo fragile linea temporale.
Tutti saranno chiamati a fare i conti con la (distorta) realtà
Macroscopiche macchinazioni
Guardando i nuovi episodi di Dark la sensazione che più si manifesta con forza è quella che, in fin dei conti, tutto il materiale narrativo sia saldamente nelle mani di una forza superiore, non tanto per una questione di potere, ma di conoscenza, capace di dar vita ad una gigantesca macchinazione a cui nessuno sembra poter sfuggire. Lo show riesce sempre a generare nuovi quesiti, ad aprire nuove porte verso nuove strade, e ci riesce grazie anche ad un’ottima resa dei singoli attori, tutti calatisi in modo preciso e funzionale nei diversi ruoli.
Ad accompagnare le gesta dei vari “eroi”, oltre ad una solida direzione artistica – che mostra tutta la bellezza della cupa cittadina di Winden – c’è anche un comparto sonoro di primissimo livello. Ancora una volta, la colonna sonora che accompagna i viaggi di Jonas (e di tutti gli altri…) riesce letteralmente a rapire lo spettatore e anche a generare ulteriore inquietudine, accrescendo così esponenzialmente quella sensazione di pericolo costante in cui tutti sembrano costretti a muoversi. E, se il doppiaggio italiano risulta di ottimo livello, non si può non consigliare di guardare lo show in lingua originale, laddove, in tal modo, raggiunge vertici qualitativi ancor più elevati e, soprattutto, coinvolgenti.
La seconda stagione di Dark ha saputo porre risposta ai moltissimi punti interrogativi emersi durante il passato, generandone però altri, ugualmente importanti e dalla difficile comprensione.
Immersi fino al collo in un vortice di rivelazioni, sorprese e scoperte (seppur spesso un po’ troppo “telefonate”) dal forte impatto , non possiamo che aspettare, a questo punto, quella che sarà la terza e ultima stagione, chiamata a mettere la parola fine, una volta per tutte, sulla storia di Winden e dei suoi abitanti. A differenza della prima stagione, leggermente più “lenta” dal punto di visto dell’incidere della storia, questa seconda si differenzia proprio in particolar modo da questo punto di vista. Seppur mantenendo quello stile pacato e riflessivo, l’incedere dello show è ora nettamente più veloce, capace di non lasciare fiato a chi siede dall’altra parte del teleschermo. Peccato, però, per un’eccessiva dilatazione attraverso più linee temporali della trama. Ciò richiede un’attenzione quasi maniacale ad ogni dettaglio, per non perdersi proprio nulla, cosa che non a tutti potrebbe far piacere. Il tutto culmina in un episodio e più precisamente in una sequenza finale che riesce incredibilmente a riscrivere fortemente – pur ancorandosi col forza al passato – le sorti di Jonas e degli altri protagonisti, spalancando così le porte per un futuro (o presente? O passato?) tutto da scrivere. Insomma: la seconda stagione di Dark ha saputo mantenere buona parte dei punti di forza della prima, migliorando su alcuni aspetti e forse peggiorando su altri.
Tutto sommato, comunque, ci troviamo ancora una volta di fronte ad un prodotto di ottima qualità, impossibile da non consigliare a tutti quei telespettatori rimasti orfani di David Lynch e delle sue rocambolesche vicende, ma anche per tutti quelli che, semplicemente, sono alla ricerca di una bella storia. A patto, però, di tenere bella sgombra la mente. Ne avrete veramente bisogno!
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Io l'ho vista la prima serie e il difetto più grosso è che non sono riuscito ad imparare un nome che è uno (mannaggia al tedesco) . Ho fatto veramente fatica a collegare fatti e personaggi, però l'dea di fondo è buona. Nella prima stagione hanno centellinato le rivelazioni; attendo volentieri questa seconda