Centottantaquattro minuti – poco più di tre ore – sono serviti a Raphael Bob-Waksberg e Kate Purdy, produttori di BoJack Horseman, per spararci in endovena la loro nuova creature Undone, un viaggio psichedelico che galleggia costantemente tra realtà e finzione, malattia e soprannaturale.
Undone ruota attorno alla vita di Alma Winograd-Diaz (interpretata da Rosa Salazar), una ragazza americana di ventotto anni nelle cui vene scorre sangue messicano che conduce una routine frustrante fatta di lavoro, conversazioni vuote e soprattutto senza brividi. La sua relazione col fidanzato Sam (Siddharth Dhananjay) agli occhi di chiunque potrebbe sembrare felice: tra i due c’è feeling e si amano, ma il passato di Alma si ripercuote sul loro futuro. Poco alla volta conosciamo il tarlo che la tormenta, la tragica scomparsa durante l’adolescenza del padre Jacob (Bob Odenkirk, il Saul di Breaking Bad) che ha lasciato una profonda cicatrice nella sua psiche, portandola negli anni a tentare il suicidio ed a sviluppare un carattere molto chiuso.
A scuotere la monotonia del presente ci pensa Becca (Angelique Cabral), sorella minore di Alma, che le annuncia il suo fidanzamento scatenando in lei un ciclone di emozioni. Dopo un’accesa discussione ne consegue un grave incidente stradale che riduce Alma in fin di vita. Dopo alcuni giorni passati nel limbo tra la vita e la morte finalmente si risveglia, ma la sua esistenza è cambiata per sempre quando si accorge non solo di riuscire a vedere suo padre, ma anche di poter viaggiare nel proprio passato.
Esiste un limite tra realtà e finzione? O è solo un’illusione?
L’incipit di Undone ricalca quei film come Hereditary – Le Radici del Male (2018) in cui lo spettatore è tenuto in sospeso dall’interrogativo di fondo: Alma è schizofrenica a causa dei geni paterni o riesce effettivamente a viaggiare nel tempo? Quel che è sicuro è che per arrivare ad una risposta c’è da assecondare l’unico desiderio di Jacob, ritornare a quella notte in cui è misteriosamente morto. La tensione tra passato e presente/realtà e illusione è il motore che manda avanti la serie arrivando a confondere lo spettatore che finisce per ritrovarsi proprio come la protagonista perso e confuso in quel flusso di emozioni che è la vita, senza certezze ma affrontando un momento alla volta, dando nulla per scontato.
La trama si scioglie razionalmente durante il corso degli otto episodi svelando il mistero a poco a poco, dando allo spettatore più di una chiave di lettura per ogni scena e ciò si ripercuote sul finale. La scrittura dei personaggi è ottima, ma questa non è una novità dato che parliamo dei produttori di una serie eccezionalmente verbosa (ma perfetta) come BoJack Horseman, rispetto al quale si perde la componente ironica quasi in toto in favore di una sceneggiatura più reale che non manca di far sorridere lo spettatore. L’anima drammatica di Undone è chiara e Alma ne è l’esempio più lampante, una ragazza profondamente frustrata che riversa la sua insofferenza nei confronti di chi ama cosa che spesso la fa apparire una stronza, con cui però lo spettatore riesce ad empatizzare nella maggior parte dei casi.
La caratterizzazione dei personaggi rappresenta un punto di forza grazie ai loro comportamenti spesso fuori dalle righe, umani e bizzarri. La relazione con Sam in tal senso rappresenta uno dei punti forti della serie che spesso si appoggia su questo continuo tira e molla fatto di vorrei ma non posso, bugie ed un amore fuori dagli schemi.
Tecnicamente Undone si ritaglia un suo spazio personale nel cosmo delle serie animate grazie all’uso del rotoscopio, che consiste nel sovrapporre degli “strati” al girato con attori in carne ed ossa – pittura ad olio in questo caso – rendendo l’immagine plastilinosa ed a tratti buffa quando si concentra sugli interpreti, ma che dà una marcia in più quando ci sono delle transizioni surreali come nei vortici usati per passare dal reale al sogno. Questa tecnica ha trovato un grande estimatore in Richard Linklater, che l’ha adoperata per i suoi Waking Life (2001) e A Scanner Darkly – Un Oscuro Scrutatore (2006).
Quel che è certo è che Undone è un prodotto con una fisionomia ben delineata capace di ritagliarsi uno spazio importante all’interno del catalogo Prime Video e nel panorama delle serie animate internazionali. Matura e ben raccontata, la vicenda di Alma riesce a conquistare lo spettatore ed a portarlo al termine della narrazione senza che questo possa mai realmente dire “ah, lo sapevo!” raccontando in primis una storia verosimile e quotidiana che per certi versi chiunque di noi potrebbe dire di aver vissuto, impreziosita da elementi sovrannaturali inaspettati e suggestivi che culminano in un finale tutto da scoprire.
Ascoltate un consiglio, se volete staccare dalle solite serie date un’occhiata ad Undone, mal che vada avrete buttato tre ore della vostra vita. Così non fosse, vi sarete trovati a guardare un’ottima serie come non se ne trovano facilmente, che avete da perdere?
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