L’idea alla base del personaggio di Venom è sempre stata mutevole, almeno per quanto riguarda i fumetti. Per anni visto come uno dei nemici di Spider-Man (complice anche la sua nascita), solo dopo è riuscito a staccarsi dal tessiragnatele andando a crearsi un mondo tutto suo. Avanzando nel tempo il personaggio di Venom, insieme a Eddie Brock (ma non sempre) si è ritagliato un universo di storie tutto suo, passando dal recente King in Black fino a tutto ciò che riguarda eventuali Anti-Venom e affini.
Uno dei personaggi nato in questo modo (nato nel 1991) è proprio Carnage, simbionte fuso con il pluriomicida Cletus Kasady e iconico per il suo colore rosso. Venom: La Furia di Carnage – come recita il titolo – avvicina al personaggio di Venom proprio Carnage, in una pellicola che abbiamo visto e che, nonostante delle trovate geniali e una scorrevolezza piacevole, manca molto di sceneggiatura.
Venom: La Furia di Carnage porta in scena Cletus Kasady (Woody Harrelson) che, dopo averlo visto durante l’ultima scena del precedente film, torna stavolta come antagonista principale della pellicola, pronto a rompere le uova nel paniere a Eddie Brock e Venom (Tom Hardy), che al momento sono alle prese con la ricerca di un equilbrio che conceda a entrambi di vivere bene, a metà tra una vita umana e una che necessita costantemente di fenilalanina (presente nei cervelli e nel cioccolato).
Ciò che penalizza Venom: La Furia di Carnage è la mancanza di una trama
Se la storia di Venom lascia spazio a molte sfaccettature, al punto da poter rendere plausibile la sua anima da “simpaticone” descritta nel primo film e che in questo Venom: La Furia di Carnage torna preponderante, la back story di Cletus non convince e subito torna a omologare un personaggio che, invece, avrebbe potuto portare uno spessore maggiore. Interessante invece il suo rapporto con Shriek (Naomie Harris), che poteva lasciare maggiore spunti di sceneggiatura e che invece si riduce a una macchietta, soprattutto verso il finale.
Ciò che infatti penalizza di molto Venom: La Furia di Carnage è proprio la mancanza di trama: se infatti ciò che avviene nel corso del film ha un senso logico, le vicende sembrano comunque slegate, caotiche, come se avvenissero per forza di inerzia. Se a questo aggiungiamo la voglia di Sony di mettere in scena una pellicola più “family friendly” di quanto potessero essere le storie originali, ecco che allora il tutto diventa un fantastico teatrino di battute divertenti, giochi di parole e qualche parolaccia.
Fortunatamente le doti attoriali del cast risollevano la pellicola, grazie anche al fatto che questi interpreti riescono a calarsi molto bene nei panni dei rispettivi personaggi; anche i secondari come l’ex ragazza di Eddie (Michelle Williams) e il suo nuovo ragazzo (Reid Scott) sono ben posizionati e hanno funzioni specifiche nel corso dello svolgimento (seppur ridotte in confronto al precedente film).
Altra storia invece la CG: il primo Venom giocava molto sulle luci scure per mascherare qualche limite evidente tecnico, mentre questo Venom: La Furia di Carnage accende le luci per mostrare meglio i proprio simbionti. Se nelle riprese in cui questi sono fermi si riesce a vedere un dettaglio che denota un considerevole salto in avanti, d’altra parte i movimenti non sono il massimo (e si nota soprattutto nella scena della prigione). Il problema sembra essere il contatto tra CG e attori reali, perché poi negli scontri diretti tra i due simbionti tutto torna qualitativamente alto e eccezionale.
Alla fine il divertimento è assicurato, ma non pensiate di ricordarvi di questa pellicola per qualche dialogo geniale: proprio il film, in alcune scene, si prende poco sul serio scherzando più sul fatto di basarsi su storie degli anni ’80 riguardanti il Protettore Letale che parlando di qualche concetto serio. La voglia di Sony, degli sceneggiatori (tra i quali spicca anche il nome di Tom Hardy) e di Serkis è stato quella di proporre una pellicola veloce, non troppo lunga e che riesca a intrattenere il pubblico.
Venom: La Furia di Carnage è tutto ciò che si può volere da un sequel (se il primo Venom vi è piaciuto): azione, adrenalina, battute divertenti e rapporti disfunzionali tra umani e simbionti. D’altra parte, la pellicola diretta da Andy Serkis non eccelle per sceneggiatura, che risulta assente ingiustificata all’interno di un film che alla fine, seppur non ci piaccia ammetterlo, funziona anche senza trama. Per il resto siamo davanti a poco più di 1 ora e mezza di combattimenti e dialoghi ben congegnati, che riescono a mettere in risalto le doti attoriali del cast. Di certo Venom non abbandonerà molto presto le sale cinematografiche.
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