Atteso tra smentite e riconferme da praticamente un decennio, già solo il fatto che Zombieland – Doppio colpo sia arrivato nei cinema di tutto il mondo è di per sé un piccolo miracolo. Dal 2009 ad oggi molto è cambiato, e membri del cast come Jesse Eisenberg e la divina Emma Stone sono diventati nel mentre tra gli attori più noti e riconosciuti di Hollywood, emersi non a caso grazie in primis alle interpretazioni nel primo film della serie.
Non deve essere insomma stato semplice mettere in piedi produzione e risorse annesse per un sequel di una commedia demenziale che comunque tenta in ogni modo di mantenersi fedele alla propria natura originale.
Prima di iniziare, vi ricordiamo che Zombieland – Doppio Colpo è disponibile nelle sale da ieri venerdì 15 novembre.
Anche per Columbus , Tallahassee , Wichita e Little Rock sono trascorsi dieci anni dall’insorgere dell’epidemia
Parallelo al trascorrere reale del tempo, anche per Columbus (Jesse Eisenberg), Tallahassee (Woody Harrelson), Wichita (Emma Stone) e Little Rock (Abigail Breslin) sono trascorsi dieci anni dall’insorgere dell’epidemia e quindi dagli eventi del primo film, con il gruppo ormai confidente nelle proprie abilità e deciso a stanziarsi definitivamente a Washington nella sobria Casa Bianca.
Una vita intera all’interno di un edificio può però non convincere chiunque, e Wichita e Little Rock decidono di fare fagotto e partire all’esplorazione, la prima per paura dell’amore verso Columbus, la seconda per il carattere protettivo e paterno di Tallahassee nei suoi confronti.
Questo dunque l’incipit di un racconto di equivoci, capovolgimenti, caricature e relazioni paradossali, sempre nel nome di un carattere esilarante, satirico e bombastico, qui supportato anche dalle nuove aggiunte della esplosiva Nevada di Rosario Dawson e della ingenua Madison di Zoey Deutch.
L’intento non è come ovvio quello di sorprendere o comunque costruire una trama particolarmente interessante od elaborata, ma semplicemente eccedere con l’azione e premere sull’acceleratore di un’ironia al limite del grottesco. Sangue e splatter a volontà si accompagnano a figure mai coerenti con il contesto, generando una costruzione sì funzionante, ma – come detto sopra – sostanzialmente identica sia nei modi, sia nelle intenzioni a quanto già fatto nel 2009.
Zombieland – Doppio colpo come sequel, lo ribadiamo, si piazza chiaramente come un voluto riproporre tutti quei temi capovolti e quelle situazioni stereotipate tese all’inverosimile che avevano reso cult il precedente; impossibile scindere qualitativamente i due progetti, che si mantengono totalmente sulle stesse corde, se non per una volontà maggiore di Doppio Colpo nel volere osare sulla messa in scena.
All’interno di una impostazione simile, Ruben Fleischer infatti certo non lesina nelle parentesi d’azione soluzioni artificiose fatte di continui slow-motion e accelerazioni, con pochissimi stacchi (se non proprio assenti) e coreografie elaborate, senza dimenticare lo stile posticcio del tutto. Ricorda molto Kingsman, la tecnica di questo secondo Zombieland, che tanto quindi si adatta agli scontri scanzonati ed eccentrici del genere.
Corona l’operazione il ritorno di un cast stellare
Corona l’operazione il ritorno di un cast stellare, con un Woody Harrelson sempre in gran forma (sembra nato per il ruolo, ma l’abbiamo visto anche in ambiti molto diversi e drammatici, come in Tre Manifesti A Ebbing), una Emma Stone che si conferma davvero versatile e un Jesse Eisenberg che torna con abilità nei panni nerd di Columbus. Rosario Dawson completa il quadro con un personaggio speculare a quello di Harrelson, seppur nemmeno lontanamente memorabile come il secondo. Non avremmo nulla da eccepire lato cast, se non fosse per la mediocrità di un doppiaggio che tende a rovinare i tempi comici all’interno del gruppo di protagonisti (sulla voce della Stone avremmo molto da dire).
La cosa che sopra ogni cosa va sottolineata di Zombieland – Doppio colpo (a costo di risultare pedanti) è che non è un film per chiunque. Le commedie demenziali viaggiano su binari specifici di battute spesso scontate, limitandosi in primis all’eccesso e mettendo da parte l’equilibrio del materiale. Doppio colpo, come l’originale, è un lungometraggio privo di stabilità, ricco di eccessi da ambo le parti, pieno di non sense fine a sé stesso e di personaggi iper – caricaturali.
Per un pubblico italiano magari vergine dell’apripista, è come vedere una esasperazione degna del Qualunquemente di Antonio Albanese, sotto steroidi, con una base (molto) di sottofondo horror, a metà tra quello che potrebbe essere La Casa di Raimi e il Kingsman già citato di Matthew Vaughn.
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Aspetterò con tranquillità che esca su qualche piattaforma di streaming.