Wolfenstein II: The New Colossus si piazza quasi sicuramente tra i titoli più apprezzati di questa generazione, con una narrazione di altissimo livello e un gunplay ad oggi senza eguali, per feeling di shooting ed armi e per la quantità massiva di animazioni contestuali alla fisica di gioco. Dopo quasi un anno dalla prima release, Bethesda ha distribuito il (quasi) capolavoro di Machine Games anche su Nintendo Switch, affidando negli scorsi mesi l’oneroso porting all’esperto team texano Panic Button, già responsabili dell’apprezzata conversione di Doom.
Visto l’ottimo lavoro svolto con l’ultima opera di id Software, era lecito aspettarsi delle buone prestazioni per Wolfenstein II sulla console della grande N, visto pure il fatto che entrambe le produzioni utilizzano lo stesso motore grafico, l’id Tech 6. Nonostante dunque il successo fosse prevedibile, Panic Button è riuscita in un qualcosa di veramente miracoloso, consegnando un comparto grafico stupefacente sotto ogni punto di vista in modalità portatile.
Prima di continuare occorre una precisazione. L’articolo che state leggendo è un hands on, o meglio, un’analisi tecnica e contenutistica specifica della conversione Switch, NON una recensione. Per approfondimenti maggiori vi rimando quindi al pezzo del buon Federico Faraon.
Tralasciando per un attimo l’attenta disamina del comparto grafico, è necessario qualche accenno ai contenuti di questo pacchetto, manchevole per molti aspetti quando si punta lo sguardo alla sostanza. Non è difatti comprensibile il motivo che abbia spinto Bethesda – Zenimax (certo la colpa non è di Panic Button) a non inserire tutti i DLC de Le Cronache della libertà in questa versione, specie a fronte di un prodotto venduto a prezzo pieno e rilasciato in prima istanza ad ottobre (per PlayStation 4, Xbox One e PC).
Su Nintendo Switch si aggiunge di contro qualche chicca extra dedicata, godibile grazie alla tecnologia delle piccole periferiche Joy-Con. Parlo in primis della sempreverde tecnologia di vibrazione HD Rumble, in grado di accentuare la qualità del già osannato gunplay con feedback precisi e relativi al tipo di impugnatura scelto (singola o a doppia arma). In secondo luogo l’implementazione dei controlli di movimento, imprecisi ma in ogni caso utili a differenziare l’offerta e a divertire in serene session casual; dato l’elevato tasso di difficoltà dell’esperienza, vi sconsiglio un approccio troppo all’acqua di rose, persino con il pad vi troverete bloccati in molti trial & error. Uomo avvertito, mezzo salvato.
Croce e delizia di qualsiasi titolo per la piattaforma ibrida, ecco il momento di disquisire dell’incantesimo tecnico utilizzato da Panic Button per far girare Wolfenstein II: The New Colossus a 30 FPS su un hardware provvisto di un misero chipset Nvidia Tegra X1 (vecchio di ormai tre anni).
La cosa che più appare visibile in questa circostanza è sicuramente l’onnipresente effetto di blur applicato a ogni frame trasposto su schermo, fenomeno senza dubbio dovuto a una risoluzione dinamica piuttosto bassa, variabile tra i 720p e gli anacronistici 360p, sia in docked che in handled. Oltre a una definizione puntata verso il basso, contribuiscono al blur dell’immagine un forte utilizzo di temporal anti – aliasing (TAA) e diversi filtri applicati in post processing.
Per diminuire il carico sulla piattaforma ovviamente diminuisce il dettaglio delle texture, come dei modelli, rendendo le imperfezioni appariscenti in particolare durante le scene scriptate (non le cutscene, attenzione) e in generale su tutti gli elementi in primo piano (ve ne accorgerete dal dettaglio delle armi imbracciate). Risulta indenne invece la varietà delle texture, dando la possibilità agli ambienti di mantenere il loro aspetto originario.
Al netto quindi dei necessari compromessi, Panic Button si è concentrata nel consegnare un porting quanto più identico alla versione originale. Torna infatti un soddisfacente impiego della fisica (per l’interazione con l’ambiente e gli splendidi particellari) e una super gestione dell’illuminazione volumetrica, essenziale nella caratterizzazione di location chiave del gioco (New Orleans e Venere tra tutte). Per ultimo, il frame rate si mantiene per lo più costante, scendendo sotto i 30 frame per secondo in situazioni particolarmente concitate, nulla di compromettente per lo scorrere dell’azione.
In conclusione, i problemi – se così è lecito chiamarli – della conversione Switch sorgono quando si passa in modalità TV, laddove in handled il risultato è un’autentica meraviglia di programmazione. L’ho già scritto in altre sedi e lo ripeto qui: al tempo del mio primo playthrough su PlayStation 4 mai avrei puntato sulla possibilità di poter giocare a Wolfenstein II sul treno, in aereo o in auto; Panic Button non ha avuto problemi a smentirci tutti. Siete pronti a massacrare nazisti dove e quando volete?
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