Hands on

Pro Evolution Soccer 2019: provata la demo

Perdere la Champions League è, con ogni probabilità, una delle esperienze più drammatiche che un calciatore possa vivere. Specialmente se giunti alla tanta agognata finalissima, poi, vedersi sfuggire il sogno di alzare al cielo la “coppa dalle grandi orecchie” dev’essere veramente traumatizzante.

Un’esperienza dalla quale è difficile rialzarsi, ma a cui bisogna guardare in faccia con forza, per non lasciarsi sprofondare e per tentare di reagire. Con ogni probabilità (seppur con le dovute differenze) la stessa sensazione del buon Karius quest’anno l’hanno provata anche ai piani alti di KONAMI.

Dopo quasi dieci anni di collaborazione esclusiva, il calcistico nipponico e la competizione regina del calcio mondiale hanno preso strade diverse, con quest’ultima che è passata, come una sorta di colpo di grazia, nelle mani del già fin troppo temibile nemico di sempre. La compagnia nipponica, però, ha incassato bene il colpo, continuando la propria marcia senza sosta e senza lasciarsi abbattere dagli eventi.

Proprio per questo motivo, l’edizione 2019 di Pro Evolution Soccer rappresenta un importante spartiacque, un banco di prova importante per KONAMI, che negli ultimi anni è stata capace di risalire la china e ridurre sensibilmente il gap con il temibile rivale di sempre. Così, appena resa disponibile sugli store di Microsoft, Sony e Steam, ci siamo subito fiondati a provare la Demo di gioco, curiosi – ed appassionati – come non mai di testare con mano il lavoro svolto dagli sviluppatori.  Scopriamone insieme, dunque, pregi e difetti emersi da questo primo contatto con il titolo.

Siete pronti? Palla al centro e fischio d’inizio: la partita sta per iniziare!

Sul piano strettamente contenutistico, la demo di gioco offre la possibilità di selezionare dodici squadre (dieci club e due nazionali), due stadi e tre diverse modalità di gioco. È possibile scendere in campo disputando una Partita Veloce online o offline o prendendo parte ad un match 3 vs 3 sfruttando la modalità Co-op inaugurata lo scorso anno.

Nel cimentarsi in una delle sopracitate tipologie di gare è possibile prendere il possesso di club come Inter, Milan, PSG, Shalke 04, Liverpool, Monaco, San Paolo, Flamengo, Colo-Colo, Palmeiras e le nazionali Argentina e Francia.

I palcoscenici che ospitano le nostre/vostre scorribande sulle fasce sono lo splendido Camp Nou del Barça, riprodotto nei minimi dettagli con una cura maniacale, e la VELTINS-Arena, stadio di casa di quella che sarà, purtroppo, una delle poche squadre tedesche riprodotte su licenza ufficiale.

Un po’ com’è accaduto spesso ultimamente, le rose dei club non sono aggiornate al mercato estivo, ma risalgono alla scorsa stagione. Ci auguriamo che KONAMI riesca a fare come nella passata stagione, quando al day one di PES 2018 riuscì ad aggiornare tutte le rose con un update apposito. Speriamo, dunque, di ricevere lo stesso trattamento il prossimo 30 agosto, giorno in cui il titolo debutterà ufficialmente sul mercato.

Venendo al nocciolo della questione, vogliamo subito partire elencando gli aspetti positivi del titolo e non potremmo non cominciare col comparto tecnico di cui la produzione gode. Una volta iniziata la partita, la sensazione di aver sbagliato uscita video e di aver messo una partita di calcio vera è papabile e sempre presente.

Graficamente parlando, infatti, Pro Evolution Soccer 2019 mostra dei bei muscoli, sfiorando di poco le vette del foto-realismo. Ogni singola cosa lavora in direzione di una resa visiva impressionante, che offre un colpo d’occhio al top, difficilmente ritrovabile altrove. Quello che ci ha colpito maggiormente, rispetto agli scorsi anni, è la resa del manto erboso, finalmente realizzata con maggior cura e molto più credibile a livello cromatico. Anche l’illuminazione, con l’introduzione della tecnologia definita Enlighten, in generale ha fatto dei passi avanti sensibili, contribuendo attivamente al rendere il calcistico KONAMI uno dei titoli graficamente più importanti degli ultimi anni.

Tutto questo, senza soffermarsi più di tanto sull’ormai solita realizzazione dei giocatori, incredibilmente fedele alla realtà. Gli atleti più importanti sono riprodotti nel minimo dettaglio e non ci sarà bisogno del replay con tanto di zoom per riconoscerli. Già soltanto ad “occhio nudo”, e vale a dire durante il corso delle azioni in tempo reale, ogni atleta è perfettamente distinguibile, grazie allo splendido lavoro svolto in fase di modellazione poligonale sia dei volti sia dei corpi.

Per intenderci, riconoscere l’uno o l’altro atleta sarà veramente semplice, tant’è la loro fedeltà alla controparte reale.

A rendere questa nuova iterazione di Pro Evolution Soccer 2019 un vero gioiellino non è soltanto un comparto grafico da capogiro, ma anche – e soprattutto – uno splendido gameplay, sempre più curato e perfezionato.

Il ritmo di gioco mi è parso splendidamente bilanciato, né troppo lento né troppo veloce, e capace di accompagnare nel migliore dei modi le nostre/vostre gesta videoludiche. Non soltanto il ritmo di gioco, però, è motivo di vanto per il calcistico KONAMI. Ad esempio, le animazioni hanno fatto un passo avanti tangibile, risultando ora molto più credibili e realistiche, ben lontane da quella legnosità generale che ha da sempre accompagnato la serie.

L’introduzione del First Touch Impact in quel di PES 2018 aveva già fatto registrare grandi passi avanti sotto questo aspetto, ora sensibilmente migliorato con questo nuovo capitolo della saga, il primo sviluppato unicamente su console di attuale generazione. La possibilità di concentrarsi solo sulle console più recenti, a detta di KONAMI stessa, si è rivelata fondamentale al fine di donare un’esperienza di gioco sempre più realistica e simulativa.

Inoltre, mi ha colpito particolarmente la fisica della palla, che appare pesante al punto giusto e che assume quasi sempre una traiettoria più che credibile. In generale, comunque, tutta la fisica che accompagna il titolo sembra rigare nella giusta direzione, rendendo il gameplay di questo nuovo Pro Evolution Soccer 2019 un vero toccasana.

Ci troviamo di fronte ad un prodotto esente da difetti? Chiaramente no. La lista di cose che non mi sono piaciute particolarmente è bella carica, ma procediamo con ordine. L’aspetto che più mi ha fatto storcere il naso è senza dubbio quello legato, in particolare, all’intelligenza artificiale degli avversari, ma non solo.

A livello medio e basso, sembra seriamente di giocare contro un album di figurine, mentre a livello massimo diventerà molto complicato anche soltanto superare il centrocampo. Si tratta di un cattivo bilanciamento dei livelli di difficoltà a cui, purtroppo, la serie ci ha abituati fin troppo negli ultimi anni e che avrei preferito non ritrovare ancora una volta. Non soltanto, spesso e volentieri i compagni di squadra, specialmente gli esterni (sia di difesa sia di attacco), si rendono protagonisti di movimenti completamente inconcepibili e che mai vedremmo in una vera partita di calcio. La speranza è che questi piccoli dettagli possano essere limati in futuro, cercando così di non macchiare un comparto ludico altrimenti quasi perfetto.

Altro problema storico è quello legato al comportamento degli arbitri. Per carità, non ci troviamo ai livelli della scorsa edizione, in cui per vedere un fallo bisognava ammazzare direttamente l’avversario, ma desta comunque una certa preoccupazione l’operato dei giudici di gara. Ancora una volta sembrano fin troppo permissivi in certe occasioni, per poi diventare incredibilmente puntigliosi e fischiare anche un minimo contatto. Nulla da dire sui guardalinee, sempre precisi e puntuali a segnalare il fuorigioco.

Nota stonata è anche quella legata ai calci piazzati: escludendo i calci di punizione, molto piacevoli da provare (ma difficilissimi da calciare bene), i calci d’angolo e, soprattutto, i calci di rigore risultano davvero molto brutti. Questi ultimi in particolare sono realizzati in modo fin troppo approssimativo, ignorando quasi totalmente l’elemento umano legato alla bravura del giocatore. Ci sembrerà, insomma, di non essere realmente i padroni del tiro dal dischetto, che spesso si ridurrà ad un terno al lotto del tutto casuale legato unicamente alla bravura del portiere avversario.

Appunto finale sul comparto online del titolo, che mi è sembrato più che valido. Nelle varie partite disputate non ci è mai capitato di imbatterci in lag, disconnessioni varie o rallentamenti di sorta. Anche il matchmaking, seppur non velocissimo, sembrerebbe di buon livello, ma bisognerà poi accertarsi di questa cosa una volta avuto tra le mani il gioco completo.

Orfano della licenza della Champions League, cosa che va ad aggravare una già complicata situazione sotto l’aspetto legate alle licenze, Pro Evolution Soccer 2019 ha dimostrato di essere più vivo che mai. Grazie ad un comparto grafico semplicemente al top e ad un gameplay sempre più vicino alla simulazione perfetta, il calcistico KONAMI si mostra in grande spolvero e per nulla spaventato dalla sempre più agguerrita concorrenza.

Le novità di sorta provate grazie alle demo di gioco mi hanno convinto quasi del tutto, se si escludono alcuni fattori, citati poco sopra, che hanno fatto storcere il naso e non poco. Quel che è certo è che questo Pro Evolution Soccer 2019 sembra essere seriamente in grado di competere ad armi pari con il rivale di sempre, rivale sorretto però da una quantità di licenze incredibile e una quantità (ed una qualità) di modalità di gioco invidiabile. Per questo motivo, risulterà fondamentale scoprire le modifiche apportate alle modalità cardine della produzione, My Club e Master League, che avranno un ruolo chiave nella valutazione finale del titolo.

Per il momento, quel che posso dirvi è che il nuovo PES 2019 è un titolo afflitto da diversi difetti più o meno gravi, ma molto divertente, realistico e splendido da vedere. In attesa della release finale del titolo, prevista per il prossimo 30 agosto, il mio consiglio è quello di dare una chance al calcistico KONAMI, apparso quest’anno veramente in grande spolvero.

Peccato, ma questo ormai è un cliché, per la solita gravosa assenza di licenze ufficiali, soprattutto quelle riguardanti i campionati ed i club più importanti, che compromette parecchio la valutazione complessiva e finisce per diventare un tallone d’Achille ormai ai limiti dell’ingiustificabile.

Salvatore Cardone

Scrivo, cucino, mangio. Spesso contemporaneamente. Necessito di più mani.

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