Hands on

Unravel Two, impressioni dopo averlo giocato

Il colosso Electronic Arts si è dunque palesato in quanto prima entità apripista all’interno dell’E3, la fiera videoludica di maggior rilievo nel contemporaneo universo del videogioco di natura internazionale, offrendosi in un delicato ruolo introduttivo la cui collocazione si rinnova al seguito dell’iterazione scorsa interpolando in sé l’intestazione di EA Play, nome che diede vita ad una conferenza passata il cui esito suscitò perplessità e sopori responsi parimente a quella conclusasi poc’anzi, esibendo tuttavia, parallelamente ad essa, il merito di aver applicato alla propria pedante canonicità uno spiraglio dai tratti inaspettati, insubordinati ad un tono borioso ed industrializzato al fine di volgere il proprio sguardo verso progetti dalla caratura interamente radicata attorno a concezioni personali e liberali del videogioco, legate a doppio nodo al solo obiettivo di conferire unicità alle proprie opere; accadde in passato per mezzo della sezione EA Originals, ove divenne conosciuto, al contempo di altri titoli, il poi apprezzato Unravel per poi riasseverarsi alla rivelazione del suo secondo capitolo dal titolo Unravel Two, un momento capace di suscitare clamore quanto le parole su di esso che ne seguirono.

L’opera si introduce con un trailer presentativo, visibile anche in calce a questo approfondimento, magniloquente e poeticamente esplicativo, una rivelazione in movimento le cui intime immagini raffigurano il lanoso protagonista destabilizzato da un naufragio, dal cui devastato smarrimento prende vita un fortunato incontro con un essere a sé identico ed una letterale unione che scaturirà un’inossidabile co-dipendenza il cui esito vedrà entrambi intraprendere un’avventura scandita qui dalle rocambolesche note di Queendom dell’artista Aurora, un percorso comune ed ineditamente cooperativo, i cui brillanti virtuosismi creativi si rifrangono nuovamente in ambientazioni dallo spiccato realismo magico, la concretezza della natura a contatto con l’eterea natura della storia e del proprio obiettivo, dato dalla ricerca di una simbolica scintilla vitale come seguito e fine ultimo di questa unitiva vicenda. La sua conclusione lascia un dovuto respiro all’intervento di Martin Sahlin, direttore creativo della casa sviluppatrice nonché figura ricorrente dopo l’emotiva presentazione dell’anno precedente, il quale riferisce diverse informazioni e si rende partecipe di un divertito gameplay cooperativo, abbandonando infine il palco nella fibrillazione di poter saggiare immediatamente questo titolo in un rilascio subitaneo, opportunità colta dal sottoscritto il quale vi descriverà a breve le proprie impressioni sui primi attimi dell’ultima opera di Coldwood Interactive.

Una dolce sensazione mi accoglie al prologo di questo gioco, la cui presentazione figura gli stessi brevi ma turbolenti attimi assistiti nel video ufficiale, imbastendo quindi un’atmosfera pericolosa e, naturalmente, ingigantita a rapporto delle fragili e minute dimensioni di Yarny e del proprio inedito compagno, una tenera incursione capace di dare vita ad un incredibile viaggio dalle molteplici comunanze con il proprio passato ed un bilanciato ricorso alla condivisione come metodo di evoluzione artistica, nelle modalità che potremo dispiegare nel corso dell’articolo; tutto ciò che visiono riporta alla mente un’accorata esperienza sensoriale la cui identità fu esattamente il primo Unravel: persino qui è nuovamente possibile respirare l’aria fredda del l’opprimente realismo di oggetti ed elementi materici in contrapposizione tattile e cromatica ad un’identità altrettanto reale ma incantato e fiabesco di fattori maggiormente simbolici o metafisici quali la natura, gli animali, gli spazi ed il tempo corrente, tematica filosofica e figurativa oramai ciclica del concetto creato da Coldwood Interactive, al soave e rarefatto suono di una colonna sonora che diviene personaggio la cui espressione diviene intrecciata all’intricato sentiero dei due personaggi, con toni compassati e riflessivi che donano un letto garbato e sottile su cui poggiano i loro passi, costruendo un clima peripatetico ma gentile e soppesato, come i loro curiosi gesti.

Il metodo di racconto intelaiato dallo studio svedese assorbe tratti di partecipe contemplazione che si tesse su una scrittura meno aleatoria e più compatta al netto di una maggiore continuità logica che, pure in una sparsa collocazione dello spazio-tempo, crea una doppia narrazione, scissa tra eventi umani ed antropomorfi della medesima natura, i cui universi convergono, comunicando e rispecchiandosi al pari di un doppelgänger dimensionale, in una soluzione narrativa particolare, una reale propaggine progressiva dall’idea proposta alcuni anni addietro. In ultimo luogo, tutto viene cesellato da un’ossatura di gioco sensibilmente rinvigorita dalla centrale presenza del gioco cooperativo e dai propri naturali risvolti, che portano il design di gioco e la morfologia del level design a tangibili differenze atte a rendere il ruolo dei giocatori egualmente rilevante, in un sistema vertente attorno a composizioni più ampie e articolate il cui scopo principe è la creazione di azioni concatenate ritagliate sull’elaborato sistema di fisica del gioco, elemento creativamente malleabile alle più disparate sezioni di gioco, assumendo i connotati di un perpetuo enigma ambientale ove diverse circostanze ripercorrono meccanismi conosciuti, quale l’utilizzo della lana come corda per basculare da un punto al successivo o come legaccio a comporre un ponte di passaggio al fine di attraversare ostacoli, ma anche nuove dinamiche annodate sulla collaborazione dei personaggi dalla letterale condivisione di un filo comune, tra cui interconnessi aiuti o distanti coordinazioni imposti da ostacoli o singolari rompicapi sublimemente adattati a contesti e momenti, la cui brillante esecuzione non lesina nel mostrarsi con misurata cura e che compone, dunque, le mie positive prime impressioni rispetto a questo inatteso titolo; un gusto del gioco ispiratissimo ha vellicato il mio interesse allo stesso modo attraverso il quale conobbi il primo capitolo, e una rievocazione di tale valore non potrebbe che garantire il suo proseguimento, dal mio punto di vista, verso un nuovo e persuadente episodio di ricordi e ricerca interiore.

Anthony Gatto

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