Notte. Piove. Il buio copre i nostri passi. Le guardie staranno sonnecchiando, si spera. La nostra occasione per fuggire da questo posto infernale è qui, in questi ultimi metri del tetto della prigione.
“Dai, guarda bene dove punta il faro, se vai lì rischiano di vederti!”, “No, ho controllato! Qui la luce del faro non arriv-“, “DOOOOOOON!”. E fu così che fummo beccati dalla luce del faro sul tetto della prigione.
Questo è stato il momento in cui ho capito che la componente collaborativa di A Way Out non è semplicemente atta a far giocare due persone ad un videogioco, ma trascende dallo schermo, spingendo i giocatori a confrontarsi, aiutarsi, parlarsi, organizzarsi e, spesso, insultarsi.

Lasciate le tinte fiabesche di Brothers: a Tale of Two Sons (2013), Josef Fares, il regista, autore e sceneggiatore con meno peli sulla lingua della scena, ci mette ora nei panni di due carcerati che vogliono fuggire di prigione. Per farlo dovranno collaborare, dividersi i compiti, organizzarsi e sfruttare le proprie doti nel miglior modo possibile, se vogliono lasciarsi alle spalle quelle quattro mura infami.

 

Pochi istanti di presentazione e ci si ritrova già, pad alla mano, a dover scegliere il proprio alter ego. La scelta del personaggio è corredata di descrizione dello stesso, così da poter controllare quello più affine al nostro carattere. Guarda caso la personalità dei due personaggi combaciava con i caratteri dei giocatori: il mio personaggio, Vincent, più riservato, taciturno, più dedito al ragionamento e dall’approccio ben più pacato e tattico, mentre per mia moglie calzava a pennello Leo, testa calda sempre pronto alla rissa ed all’utilizzo delle maniere pesanti. E, dopo questa descrizione, probabilmente testerò ognuno di questi aspetti sulla mia pelle.

La parte dedicata alla fuga è strutturata in maniera intelligente ed interessante: preparazione, attuazione, ostacolo, recuperare uno strumento necessario a superare l’ostacolo, superare l’ostacolo, trovarne un altro e così via. Ogni ostacolo od impedimento incontrato sulla via della fuga, aprirà le porte ad un nuovo scenario il giorno seguente. Dal dover andare in lavanderia per le classiche lenzuola da legare, o nella sala dedicata ai lavori manuali per recuperare attrezzi specifici.

Intelligente da parte degli sviluppatori dividere queste sezioni, creando un buon dinamismo ed una notevole varietà, facendo inoltre riprendere il piano di fuga da dove lo si era interrotto prima dell’ultimo ostacolo, senza quindi  far ripetere ogni volta tutta la fase di evasione precedente.
Nessuna azione andata a buon fine sarebbe tale senza concertazione. Ogni risultato ottenuto è infatti merito della collaborazione, sia a schermo, sia fuori, dei due giocatori. Ci sono situazioni in cui bisogna decidere chi deve distrarre la guardia facendo passare l’altro inosservato, oppure aiutarsi in una scazzottata, far passare una chiave inglese da una cella all’altra, afferrare il compagno al momento giusto o arrampicarsi premendo i tasti in sincrono. Questi sono solo alcuni esempi della varietà che il gioco propone.
Ogni azione ed ogni risultato è quindi frutto della collaborazione tra i giocatori, che impareranno a comunicare tra loro e a supportarsi a vicenda il più possibile.

A Way Out non si esaurisce però alla mera evasione dal carcere e poi ognuno per la sua strada, ma nasconde una trama ed un crescendo di situazioni davvero inaspettato. Io stesso, una volta usciti di prigione, non immaginavo minimamente che il racconto si sarebbe sviluppato tanto, regalando poi un ventaglio di situazioni così vario. Situazioni che mutano sia il ritmo, sia il genere stesso del gioco, passando dallo stealth, all’action o allo sparatutto in terza persona. Gli avvenimenti fuori dal carcere sono talmente ben congegnati ed intriganti che sarebbe veramente un peccato svelarvene qualcuno, vi basti sapere che il meccanismo di collaborazione dura per tutto il gioco e la formula della fuga dalla prigione va ad evolversi via via con lo sviluppo della trama.

Tutti questi aspetti positivi pagano però un prezzo che per alcuni potrebbe essere fatale: la semplicità. A Way Out è un gioco tanto vario, quanto semplice. Salvo erroracci o la totale noncuranza della situazione (come nell’esempio iniziale!) sarà difficile trovarsi di fronte al Game Over. Anche se fosse, non viene percepito nessun tipo di malus, si riprende a giocare un istante dopo ripartendo dall’ultimo checkpoint. La scelta ha senso nel caso in cui si giochi con una persona non proprio giocatrice provetta (il miglior modo di godersi il gioco, secondo il mio parere), ma che diventa una lacuna notevole se a giocare sono due giocatori esperti. Soprattutto perché si perde un po’ di quella tensione palpabile che accompagna le primissime fasi del gioco, accorgendosi man mano che, in fondo, le cose si possono fare con calma e senza troppa ansia. Peccato, perché il senso di apprensione che si avverte durante i primi enigmi è veramente impareggiabile.

Per ravvivare e stratificare il gioco sono state inserite una discreta quantità di attività secondare. Non abbiamo idea di come abbiano fatto ad inserire minigiochi, minimissioni e altre chicche in un contesto del genere, ma durante la fuga avrete modo di aiutare anche qualche persona: si tratta proprio di missioni estremamente semplici, dove basta parlare con un paio di NPC o raccogliere qualcosa per qualcuno. Oppure potrete giocare a freccette, a baseball, suonare il pianoforte,  e così via, il tutto corredato da una tabella di punteggio per ognuno dei due giocatori. Aggiunta simpatica che aiuta a smorzare il ritmo del gioco, gareggiando col partner di fuga, stimolando quindi i giocatori più esperti.

Dal punto di vista tecnico il lavoro di Hazelight Studios fa il suo dovere, sfruttando per bene l’Unreal Engine e regalando scorci e paesaggi davvero notevoli, con una resa di colori e materiali ed espressioni davvero piacevoli, soprattutto se si considera il fatto che, se pur distribuito da Electronics Arts, è un gioco indie. A far storcere un po’ il naso, ogni tanto, sono le animazioni. Non sempre al top e con qualche incertezza durante i salti e durante la corsa. Inoltre quando Vincent e Leo sono vicini, si nota maggiormente che i loro movimenti  sono esattamente gli stessi, cosa che rende alcune situazioni un po’ grottesche.
Anche per il doppiaggio ed il sonoro vale lo stesso discorso: un doppiaggio di qualità ed una colonna sonora ottima, rovinati da alcuni effetti sonori decisamente stonati. Ho ancora nelle orecchie il rumore che fanno le scarpe di Vincent mentre scende dalla montagna. Ogni masso un saltino, ogni saltino un “TOC” decisamente stonato. Niente di grave, sia chiaro, ma in un contesto decisamente positivo una criticità del genere è veramente fuori luogo.

INFO UTILI

Ho giocato A Way Out su PS4 per una decina di ore, tutte passate in compagnia della mia fedele compagna di cella: mia moglie. Ho acquistato il gioco a qualcosa meno del prezzo suggerito, un affare che fa sorridere il portafogli e che con tre decine di euro scarse, regala delle bellissime ore di divertimento in compagnia.

Durata
  • Si riesce a finire in 6 o 7 ore. Passeggiando un po’ in giro, giocando ai minigame e curiosando ovunque si può arrivare comodi alla decina di ore.
Struttura
  • Doppiaggio in inglese, sottotitoli e menù in italiano.
  • Col gioco viene dato un codice download da passare ad un amico, così da poter giocare online ad A Way Out con una sola copia.
  • A Way Out viene proposto ad un irrinunciabile prezzo budget di 29.99€.
Collezionabili e Extra
  • Ci sono minigiochi nascosti che possono sbloccare, talvolta, dei Trofei
  • Ad alcuni personaggi sparsi per gli scenari sono legate chiaccherate simpatiche o minimissioni legate a dei Trofei
Scheda Gioco
  • Nome gioco: A Way Out
  • Data d uscita: 23 Marzo 2018
  • Piattaforme: PC, PlayStation 4, Xbox One
  • Lingua doppiaggio: Inglese
  • Lingua testi: Italiano

A Way Out è un titolo piacevole ed interessante, che merita di essere giocato con gusto e passione, la stessa con la quale è stato creato e che traspare dalla qualità molto buona dell’intera opera. Al netto di qualche incertezza grafica e di una semplicità piuttosto evidente, rimane un titolo piacevole, godibile ed originale.
Il consiglio è quello di giocare ad A Way Out con chi non è un giocatore appassionato, così da avvicinare quella persona a questo mondo, facendogli scoprire che, tutto sommato, i videogiochi possono nascondere tanto divertimento e trame interessanti: un bellissimo modo di passare qualche serata assieme insomma. Io ci ho giocato con mia moglie, ma sarebbe altrettanto divertente giocarci con i propri genitori, figli e compagni. Non ve ne pentirete.

Oscar

Videogiocatore a tutto campo da quando aveva un Amiga500 in casa. Senza curarsi della mancanza di tempo cronica, si dedica anche al disegno ed allo scrivere di videogiochi.

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