Quando nel 2016 Ubisoft annunciò un periodo di pausa per la sua serie Assassin’s Creed, in molti gioirono per la notizia. Da tempo, ormai, la serie sembrava essersi ancorata su certe posizioni “statiche” in termini di giocabilità, non riuscendo più a portare novità di rilievo a delle meccaniche considerate in molti casi troppo antiquate. Ecco quindi che smettere di produrre ogni anno un nuovo capitolo per concentrarsi sullo sviluppo venne visto da tanti, me compreso, come una scelta saggia.
Personalmente gli ultimi capitoli li avevo giocati più perché rapito dalle ambientazioni e dall’atmosfera, che dalla giocabilità o dalla storia in sé. Tant’è che con lo stesso spirito, lo ammetto, mi sono messo poi a giocare anche ad Assassin’s Creed: Origins, salvo poi rimanere piacevolmente colpito e in parte sorpreso dalle novità.
A cominciare da una struttura a mondo aperto all’interno di un’ambientazione tra le più affascinanti che potessero essere scelte: siamo infatti in Egitto, nel 49 A.C., nel pieno della guerra tra Cleopatra e suo fratello Tolomeo, che affiancato dal misterioso Ordine degli Antichi rischia di portare al declino un regno che fino a quel momento sta vivendo un’epoca di splendore. In questo scenario il giocatore interpreta Bayek di Siwa, un servitore del Faraone ma vicino al popolo, accecato dalla rabbia e dal dolore per la perdita di un figlio. Per vendicarne la morte è disposto a tutto, perfino a esplorare ogni angolo del vasto impero egiziano, in una storia coinvolgente che si dipana anche attraverso una serie di sottotrame narrate nelle missioni secondarie, sullo sfondo delle origini del Credo e dell’eterna lotta tra Assassini e Templari.
La forza di Assassin’s Creed: Origins risiede di fatto nei suoi scenari evocativi e in una struttura libera che restituisce proprio quel senso di avventura ed esplorazione che è sembrato mancare nelle produzioni più recenti della serie. Il mondo creato da Ubisoft è vivo come non mai, con tantissime attività da svolgere, tesori nascosti e luoghi da scoprire. Tutto è esplorabile e c’è anche un ciclo giorno/notte che influenza le azioni e le attività di tutti i personaggi non giocanti e le specie animali che popolano le terre e le acque del Nilo.
Per spostarsi però nelle varie regioni in cui è suddivisa la mappa, occorre migliorare le caratteristiche di Bayek facendolo salire di livello tramite dei classici punti esperienza in stile GDR, e attraverso l’equipaggiamento indossato, che va a influire su alcuni suoi parametri. Salire di livello significa anche ottenere un punto abilità da spendere in uno dei tre rami di potenziamento disponibili, ovverosia Guerriero, Cacciatore e Veggente, che vanno a sbloccare particolari azioni legate a essi e utilissimi all’interno di un sistema di combattimento finalmente più dinamico e tattico, caratterizzato da colpi, schivate e parate, e in generale da un buon livello di sfida determinato da avversari più attenti del solito.
Pad alla mano si “sente” una maggiore “presa” sul personaggio, a tutto vantaggio del divertimento, della fluidità e di un gameplay che se da un lato è riconducibile agli altri capitoli della saga, dall’altro è stato parecchio rinnovato anche nei comandi.
Su PlayStation 4 vengono proposti due metodi di controllo, uno personalizzabile e l’altro fisso, dove vengono favoriti l’utilizzo dei dorsali per l’attacco leggero e le parate, i due grilletti per gli attacchi pesanti e la mira libera, R3 per agganciare invece un bersaglio specifico, il pulsante Quadrato per le schivate e così via. Ho trovato questa mappatura particolarmente efficace e “comoda” da utilizzare, molto intuitiva una volta abituatosi allo schema.
Altra novità di rilievo è la presenza di Senu, che sostituisce l’Occhio dell’Aquila. Questo volatile può essere richiamato in qualunque momento per fargli ispezionare dall’alto le aree circostanti in modo tale da segnalare eventuali luoghi nascosti e pericoli, oltre a elementi con cui poter potenzialmente interagire per sfruttarli in qualche duello o incursione. La colonna sonora, realizzata dalla compositrice Sarah Schachner, fa poi il resto, fungendo da perfetto contrappunto al gameplay, accompagnando l’incedere della storia con musiche che richiamano alla memoria sonorità nordafricane e mediorientali, esaltando poi i momenti topici dell’avventura con picchi di epicità.
I brani che compongono la colonna sonora sono decisamente evocativi, degni compagni di viaggio del giocatore all’interno di ambientazioni e situazioni particolarmente affascinanti.
L’opera propone in tal senso un comparto tecnico di tutto rispetto anche per l’aspetto grafico. Da questo punto di vista il titolo offre scenari molto curati e dettagliati, con scorci mozzafiato capaci di lasciare più di una volta a bocca aperta e invogliare il videogamer a scattare qualche fotografia con l’apposita modalità foto, utilizzabile premendo contemporaneamente i tasti L3 e R3 sul controller. La ciliegina sulla torta è il supporto per l’HDR su PlayStation 4 Pro, in grado di esaltare ancora di più i panorami e il sistema di illuminazione. All’interno delle opzioni è possibile regolare due parametri per ottimizzare l’effetto dell’HDR, cioè a dire la Luminanza massima e il Bianco carta.
Più di una volta non nego di essere rimasto “bloccato” per ammirare con calma un tramonto nei pressi della Piramide di Giza, o l’alba sorgere in un angolo della città di Menfi.
Unica nota stonata sono i personaggi secondari, molti dei quali sono realizzati con un livello di dettaglio inferiore rispetto a quelli principali, anche a livello di animazioni ed espressioni facciali.
Ho giocato Assassin’s Creed: Origins sia su PlayStation 4 che, in parte, su PlayStation 4 Pro
DurataAssassin’s Creed: Origins è certamente uno dei migliori giochi della serie. E lo è sotto parecchi punti di vista. Appare evidente che l’anno in più utilizzato dagli sviluppatori per ripensare in parte schemi e meccaniche di gioco sia stato sfruttato a dovere e sia servito per restituire al pubblico un titolo vasto, con una miriade di attività da svolgere, elementi GDR, un sistema di combattimento finalmente divertente e una storia ben raccontata. Il tutto incastonato all’interno di un’ambientazione a dir poco affascinante, rappresentata in maniera spettacolare attraverso un ottimo comparto tecnologico. Tutti elementi che pongono in secondo piano quei difetti marginali che sono presenti, ma che del resto non pregiudicano la fruibilità del titolo.
Se state cercando un po' di sollievo dallo stress quotidiano e volete immergervi in mondi…
Ho sempre visto la pizza come mezzo di aggregazione e condivisione, oltre il piacere estremo…
Sono passati tre anni e mezzo dall'uscita della grandiosa Parte II di The Last of…
Le festività natalizie sono il momento perfetto per scartare regali e rilassarsi con una sessione…
Kojima Productions ha confermato che l'adattamento cinematografico live-action del gioco Death Stranding dello studio è…
The Game Awards 2023 ha svelato una lista di vincitori molto interessante, con Alan Wake…