Platinum Games sa fare giochi fighi. Lo ha sempre dimostrato: da Madworld nel 2009 fino al recente Nier: Automata, lo sviluppatore di Osaka ha affinato costantemente la sua passione e maestria per gli action, genere di cui ha saputo costantemente ridefinire i confini. Tuttavia c’è da considerare una costante che viene insegnata in ogni scuola di Game Design: non creare qualcosa solo perchè pensi che sia figo. Le idee che possono sembrare clamorose nell’immaginazione, spesso si provano poi complesse e irrealizzabili durante lo sviluppo, concludendosi in sprechi di budget e tempo. Nonostante questo, Takahisa Taura (director del titolo) in barba alle scuole di game design, ha creato un gioco che ha fatto dell’essere figo il suo mantra di creazione: questo è Astral Chain, la nuova esclusiva Nintendo Switch targata Platinum Games.
Lo sviluppo di Astral Chain è cominciato a seguito della cancellazione di Scalebound, esclusiva Microsoft, nel gennaio 2017. Il titolo fantasy a base di draghi proponeva un’interessante dualità tra il protagonista ed il suo compagno volante, in grado di creare delle situazioni di gameplay che sfortunatamente abbiamo potuto solo sognare. L’idea del doppio personaggio da controllare non è però andata sprecata: il cuore di Astral Chain è totalmente basato su questa meccanica. In una Terra del futuro straziata dall’invasione ostile di esseri interdimensionali chiamati Chimere, la divisione della Polizia detta Neuron ha assunto il controllo di alcune Chimere addomesticate, dette Legion. Il nostro protagonista, a scelta tra due gemelli dal sesso opposto, ha una particolare affinità con queste creature e sarà quindi suo compito combattere il nemico. La trama di Astral Chain non è certo tra le migliori mai viste, eppure riesce a mantenersi abbastanza interessante specialmente nella seconda metà, senza però mai toccare le vette di introspezione psicologica di Nier: Automata, dove l’intervento narrativo di Yoko Taro si fece decisamente sentire. Un punto forte della produzione sono però i personaggi: ben caratterizzati, sia esteticamente che narrativamente, essi sanno regalare dei momenti decisamente divertenti ed interessanti. Un grande lavoro è stato inoltre fatto sul world-building del titolo: chiacchierare con i passanti, osservare i dettagli ambientali, oppure leggere le innumerevoli pagine del database della polizia restituisce nel complesso un immaginario cyberpunk futuristico ben architettato.
Astral Chain è una strana bestia: un ibrido tra action game con sezioni investigative, puzzle ed esplorazione, finora quasi ignoto nel portfolio Platinum Games. Questa sua varietà gli permette una dinamicità di situazioni e di ritmo che rende estremamente godibili tutte le ore (realisticamente tra le venti e le venticinque) che si accumulano per giungere alla fine. Giocare ad Astral Chain è quasi come passeggiare in un museo della storia del suo sviluppatore: le radici dell’engine e dei controlli risiedono chiaramente in Nier: Automata (al punto che, senza avere prove dirette, sono abbastanza certo nell’affermare che ci sia stato un minimo riciclo di asset); il combattimento ha un sapore più tattico che tecnico, più da Okami (opera dell’allora Clover Studio, il grembo natale di Platinum Games) e The Wonderful 101 piuttosto che da Bayonetta; alcune manovre ricordano però quelle della strega di Umbra nonché quelle di Raiden di Metal Gear Rising: Revengeance. Le sezioni investigative sono invece materiale nuovo per Platinum Games e nonostante siano piuttosto semplici e spesso fini a se stesse, riescono a calare il giocatore nei panni del poliziotto di quartiere piuttosto efficacemente. Ben più interessanti sono invece alcuni puzzle ambientali ed esplorativi che si incontrano nella progressione nei livelli: questi sono dei mini-sanbox in cui si avanza verso missioni principali e secondarie in maniera abbastanza libera. Concluso un livello si passa direttamente al successivo, ma i precedenti rimangono rigiocabili per inseguire il classico rango di punteggio dei titoli Platinum Games. Grazie a questa caratteristica, Astral Chain è un titolo facilmente rigiocabile, nonostante possa diventare tedioso superare tutte le sezioni esplorative ed investigative per una seconda volta, dato che esse non propongono patti alternativi. Proprio questa mancanza è ciò che più mina la credibilità della fase da detective del gioco: la sensazione che si percepisce costantemente è che risolvere o meno i casi sia totalmente ininfluente al proseguimento della narrazione o del gameplay. Queste sezioni risultano comunque piuttosto interessanti, dato che impiegano efficacemente la dualità del controllo del protagonista e dei suoi Legion con idee sempre nuove e fresche che vengono presentate progressivamente nei livelli. Se tutto questo non fosse sufficiente, il gioco ha anche un sistema di crescita di stampo RPG sia del personaggio (solo come potenziamento delle armi) che dei Legion, modificabili nell’aspetto e nelle abilità che imparano progressivamente con punti abilità assegnabili.
Dato il pedigree di Platinum Games, non è sorprendente che il combattimento sia il più grande pregio di Astral Chain. Dimenticatevi le infinite ed intricate combo di Bayonetta 2: Astral Chain sfrutta sequenze di tasti molto più semplici e facili da imparare, che vanno però sapientemente ordinate, combinate ed azionate nel momento corretto. Come detto, il combattimento si basa sull’utilizzo del Legion, una creatura richiamabile in qualsiasi momento che aiuta il protagonista. Di fatto, in Astral Chain si comandano due personaggi allo stesso tempo, e se questo potrebbe sembrare solamente figo sulla carta, lo è anche nei fatti. Il sistema di controllo è infatti studiato alla perfezione e permette delle possibilità di movimento negli scenari assolutamente esaltanti, senza troppa confusione. Ci sono cinque Legion totalmente diversi tra loro nell’utilizzo in combattimento. Dall’arciere allo spadaccino, dal segugio da combattimento al picchiatore con i guantoni, le azioni esercitabili dai Legion ricordano moltissimo le peculiarità degli eroi del mai troppo apprezzato The Wonderful 101. Schierare un Legion o un altro non è però una scelta di preferenza personale: alcuni sono totalmente inefficaci contro determinate Chimere, che possono invece essere sconfitte alternando i propri alleati. I nemici di Astral Chain sono vari, scaltri e capaci di attaccare in gruppo rendendo alcune situazioni di gioco invero troppo caotiche, anche a causa di una telecamera e di un sistema di targeting spesso inefficaci. Questo rappresenta tuttavia l’unica critica al sistema di combattimento. Per il resto, tutto fila meravigliosamente grazie a momenti adrenalici e boss ben disegnati sia esteticamente che nel comportamento.
Astral Chain incomincia con una sezione estremamente adrenalica, che poco ha di relativo con il resto del gameplay del titolo: una sequenza di inseguimento in moto seguita da un’intro che è una vera e propria sigla da anime giapponese (con tanto di canzone tamarra, credits e spoiler). Nel gioco si possono trovare gatti persi per strada, vestire i panni di un gigante cane mascotte che rallegra i poliziotti, raccogliere cartacce, andare alla toilette, curare persone malate per strada ed assistere alle classiche stranezze a cui i giochi dalla forte identità giapponese ci hanno sempre abituato. Questo perché, come detto in apertura, il team di Taura non si è mai fermato di fronte alla paura di rovinare l’equilibrio del gioco, così delicatamente appeso tra il serioso tema della guerra per la Terra e l’assurdità delle situazioni di un commissariato di polizia composto da giovani esaltati. Nel gioco si respira quindi un’aria da anime shonen, da un lato desideroso di raccontare la sua storia, dall’altro capace di far sorridere e divertire in maniera scanzonata ed esagerata.
Ho giocato Astral Chain per circa venticinque ore, procedendo con abbastanza calma e cercando di completare la maggior parte degli incarichi secondari. Nonostante la risoluzione in modalità docked non sia altissima ho preferito giocarlo così, data la comodità aggiunta dal Pro Controller di Switch, utile soprattutto nei combattimenti più complessi che sopraggiungono verso la fine del gioco.
Durata
In termini artistici e tecnici, Astral Chain è tra i migliori titoli del catalogo Nintendo Switch. La linearità del titolo ha permesso ai tecnici ed agli artisti di Platinum Games di raggiungere vette di effettistica ed illuminazione quasi inedite sulla console, e lo stile visuale scelto non potrebbe che esaltare ulteriormente le caratteristiche del gioco. La meticolosamente modellata ambientazione cyberpunk è ricoperta da shader e texture dall’aspetto lucido e bagnato, costantemente riflettenti ed illuminati da neon, esplosioni e particelle create dagli esseri quasi eterei del titolo. Il character design, seppur soggetto a gusti personali, è di ottimo livello ed è stato realizzato dal mangaka Masakatsu Katsura (autore, tra gli altri, di Video Girl Ai). Il valore produttivo del titolo è assolutamente alle stelle per la console Nintendo, con un’abbondanza di filmati ben diretti, dialoghi doppiati (in inglese o giapponese) ed una quantità e qualità di animazioni eccezionale. Il titolo appare come una vera perla in handheld, mentre in modalità docked si scontra con un limite evidente di risoluzione, che si attesta certamente al di sotto del Full-HD, rendendo l’immagine piuttosto sfocata. Nulla di drammatico, ma lo stile artistico è in questo caso marginalmente minato dai limiti tecnici della console. Limiti che si palesano anche nel frame-rate del titolo che, seppur stabile nel 99% dei casi, non supera i 30 FPS. Queste considerazioni ci portano inevitabilmente a pensare che, senza voler scatenare console war e facendo finta di dimenticare che il titolo è stato pubblicato e finanziato da Nintendo, il suo eccezionale stile artistico avrebbe goduto di maggiore glorificazione su altre console a risoluzioni e frame-rate più alti. Da lodare è invece la cura dimostrata da Platinum Games per la modalità portatile del gioco: l’interfaccia è studiata alla perfezione, con caratteri chiari e leggibili. Essa è inoltre completamente personalizzabile, così come i controlli, in maniera slegata tra portatile e docked: qualcosa di praticamente mai visto perfino nei titoli first party. Le ultime parole sono per il sound design: la colonna sonora è composta da Satoshi Igarashi (già autore di quella della serie Bayonetta) e, seppur non memorabile, accompagna efficacemente l’azione con temi che spaziano dal rock cantato, alla musica orchestrale strumentale fino a pezzi ambient elettronici nei momenti più calmi. Buona anche l’effettistica sonora, di cui mi sento di citare come molto particolari ed evocativi i suoni prodotti dalle apparecchiature elettroniche della sede del Neuron, che le fanno sembrare come dotate di personalità. Nota di demerito invece per la sincronizzazione labiale del doppiaggio inglese, praticamente mai ben implementato.
Astral Chain è insomma un titolo imperdibile, che cementifica il già solido rapporto di collaborazione tra Nintendo e Platinum Games. Le piccole critiche emerse non minano assolutamente la complessiva qualità di un gioco che tutti gli appassionati di giochi action non possono assolutamente perdersi. Nintendo Switch si aggiudica così l’ennesima ottima esclusiva in un catalogo che nel 2019 si sta facendo sempre più interessante.
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Davvero un gran bel gioco, l'unico peccato è la durata che effettivamente poteva essere più corposa.
In realtà è perfino maggiore di quella di altri titoli Platinum (tranne Nier) e secondo me è assolutamente soddisfacente. La longevità non la metterei nei difetti del titolo :)
Davvero un gioco epico e gran bel pezzo! ;)
epico è la parola giusta! e grazie
preso ... bellissimo!!