Avete presente John Wick e quel suo essere per buoni tratti volutamente caciarone, con lunghe sequenze d’azione ritmate dal suono delle pallottole? Blood & Truth si avvicina molto a quel tipo di filosofia da action movie nudo e crudo, sfruttando il coinvolgimento offerto da PlayStation VR per rendere il giocatore un novello Keanu Reeves. Non solo come si suol dire nei panni, ma anche nella testa.
Al di là del collegamento appena fatto, il modo in cui Blood & Truth è stato impostato dal suo team di sviluppo London Studio (gli stessi di London Heist, dal quale questo titolo deriva in modo evidente a partire dall’ambientazione londinese) ha molto in comune con il mondo cinematografico, risultando alla fine della fiera quasi come se fosse un lungo film da guardare tutto d’un fiato. Anzi da interpretare, perché raramente ho avuto modo di provare le stesse sensazioni che mi ha dato il vivere in primissima persona al centro delle sparatorie di Blood & Truth.
Sia ben chiaro: quella offerta da questo gioco non è un’esperienza destinata a restare scolpita per sempre nella memoria di chi la vive, ma è di certo divertente quanto basta per giustificare a pieno quelle cinque ore di gioco con PlayStation VR in testa. Tramite Blood & Truth Sony conferma inoltre di voler supportare la realtà virtuale quantomeno fino alla fine del ciclo di vita di questa generazione, sfornando una produzione di livello notevole che è sì composta prevalentemente da scene d’azione al limite del tamarro, ma anche da intermezzi molto ben recitati.
La trama non banale è condita anche da alcuni colpi di scena interessanti. Noi siamo tale Ryan Marks, un soldato tornato a casa a causa della scomparsa del proprio padre, impegnato quando era in vita in attività non proprio lecite insieme al resto della famiglia. La morte del padre di Ryan porta un nuovo boss a farsi avanti per cercare di prendere le redini degli affari, riuscendoci in un primo momento per poi scatenare l’ovvia ritorsione da parte del protagonista e della sua famiglia. Da apprezzare particolarmente anche il doppiaggio in italiano, che aggiunge indubbiamente valore a Blood & Truth per quanto riguarda noi abitanti della Penisola.
Come anticipato, giocare a Blood & Truth vuol dire calarsi in prima persona all’interno di un film d’azione dove sono i colpi di pistola a parlare per la maggior parte del tempo, attraversando scene in cui il nostro unico obiettivo è quello di mandare a terra tutti i nemici che si parano davanti prima che siano loro a fare la festa a noi. Per farlo possiamo avvalerci dell’uso del controller DualShock 4 o (consigliatissimo) dei due PlayStation Move utilizzabili con PlayStation VR, ognuno dei quali legato a una mano del protagonista. Nel caso in cui si usino delle pistole è anche possibile tenerne una per mano giocando così a fare il pistolero provetto, andando invece a sorreggere l’arma con la mano secondaria nel caso in cui si faccia uso di un fucile. In questo modo si possono migliorarne stabilità e precisione.
Nonostante l’azione sia spesso concitata, il tracciamento delle periferiche tiene abbastanza bene, confermando anche sotto questo aspetto il buon lavoro svolto da London Studio. L’importante è tenere presenti quelli che sono i limiti della piattaforma PlayStation VR nella sua completezza, facendo quindi in modo di rimanere sempre nell’area di rilevazione di PlayStation Camera evitando di finire col dare le spalle all’inquadratura.
L’esigenza di tenere alto il ritmo dell’azione finisce un po’ per limitare le possibilità di movimento che vengono date al giocatore. Blood & Truth non è uno sparatutto su binari nel senso stretto del termine, ma ci si avvicina: la decisione sul momento in cui avanzare resta infatti per la maggior parte del tempo nelle nostre mani, così come la possibilità di passare da un punto di copertura all’altro ma solo in orizzontale. Di fatto ci ritroviamo a percorrere un tracciato predefinito, sul quale sono disseminati alcuni punti di posizionamento da cui non è possibile muoversi liberamente per andarsene in giro o tornare indietro al punto precedente.
Una scelta condivisibile per i motivi appena elencati, ma anche per la sua capacità di offrire al giocatore la possibilità di concentrarsi sulle sparatorie che si trova ad affrontare, contro nemici che si presentano spesso in numero anche piuttosto elevato. Nulla che richieda l’elaborazione di chissà quale tattica in realtà, ma la necessità di precisione nello sparare agli avversari renderebbe troppo gravoso l’obbligo di occuparsi anche del movimento in modo attivo.
Lo spostamento da un punto all’altro non avviene tramite teletrasporto, permettendoci così di estrarre armi per puntare e sparare anche mentre il nostro personaggio cammina per raggiungere la nuova posizione. Le pistole possono essere estratte portando i PlayStation Move ai propri fianchi, mentre le armi più grosse si selezionano mimando la loro raccolta da dietro alla schiena. La ricarica avviene invece prelevando le munizioni dalla fascia che il protagonista ha in petto. Tornando al movimento, anche se mi ritengo abbastanza incline al malessere da realtà virtuale posso dire di non aver avuto nessun problema.
Anche se il numero di armi totale non è particolarmente sconvolgente, il loro tipo offre una buona varietà al gioco, anche grazie alla possibilità di personalizzazione introdotta dagli sviluppatori. Nei momenti di pausa tra una sparatoria e l’altra è infatti possibile accedere a un banco di lavoro, dove migliorare le armi con alcuni accessori o dare loro un tocco di personalizzazione con la pittura.
Blood & Truth è un ottimo prodotto, curato sotto ogni aspetto e coinvolgente soprattutto grazie al sapiente uso di PlayStation VR e delle periferiche di controllo. La caratteristica principale di questo titolo non è quella di permetterci di giocare a uno sparatutto come potrebbero essercene tanti altri, ma di calarci direttamente al suo interno per farci prendere a cuore la questione di Ryan Marks (che proprio un santo non è) e della sua famiglia, portandola avanti una pallottola alla volta.
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L'ho adorato e rigiocato già tre volte.