Vendetta! Tremenda vendetta! Questo è il febbrile obiettivo a cui punta Mr.Wolf in Bloodroots, tradito dai suoi stessi compari, i quali hanno dato fuoco all’intero villaggio per poi sparargli. Come scenario un’America western: non soltanto la frontiera polverosa dei deserti e dei cowboy, ma anche quella dei coloni che si avventuravano per regioni fredde e foreste innevate; i Davy Crocket che si coprivano con pelli di lupo e orso. Unica costante i regolamenti di conti siglati con sangue e piombo al posto di inchiostro e carta bollata.
L’introduzione, così come le altre sequenze di intermezzo, è raccontata con uno stile cartonesco molto simile a quello di serie animate tipo Adventure Time o Rick&Morty, ma impiegato per trattare una vicenda delle tinte truci e sanguinolente. Tale asprezza si fa ancora più forte una volta impugnato il pad e fatto ingresso nel primo dei tanti livelli che ospiteranno una carneficina folle e convulsa. L’azione si articola lungo una serie di stanze in cui affrontare molti nemici, passando di area in area sino ad arrivare al rispettivo boss rappresentato da un ex collega di Mr.Wolf. Le stanze a loro volta sono divise in alcune sottozone con dei punti di ripartenza indispensabili, data la facilità con cui si muore. Un solo colpo infatti è sufficiente a fermare la corsa del protagonista e costringerci a riprendere dal checkpoint precedente. Per far fronte a questa grossa vulnerabilità il giocatore è chiamato a non fermarsi neanche un attimo e saltare da uno scagnozzo all’altro. Troppa esitazione darà modo ad un cecchino di colpirci, oppure ad un gruppetto di circondarci, così come ad un antagonista di sferrare anche solo quel singolo cazzotto di troppo.
C’è un pò del Revenant di Inarritu, con Di Caprio, un pò di Hotline Miami in questo gioco, in quanto la medesima ambientazione si fonde con una giocabilità violentissima e frenetica.
Al pari del titolo di Dennaton Games, l’azione si articola in piccoli scenari, premiando il giocatore che inanella combo di eliminazioni sempre più alte. E su questo bisogna ammettere che gli sviluppatori hanno avuto una certa fantasia, in quanto è possibile raccogliere oggetti disparati da usare come armi e protrarre a lungo una sequenza. Senza scomodare le plausibili pistole o armi bianche, le quali, seppur presenti, sarebbero troppo scontate per raggiungere tale scopo, si può usare come oggetto contundente anche un carro da fieno, così come di una scala o persino uno spiedo con dei polli infilzati e una carota gigante. Ogni strumento però ha un numero limitato di utilizzi prima di rompersi, dopodiché bisogna subito afferrarne un’altro e proseguire prima che passi troppo tempo e il contatore delle combo si azzeri. L’alternativa nelle situazioni più disperate è quella di ricorrere ai cari vecchi pugni, i quali però richiedono un tempismo molto elevato per essere efficaci, risultando sempre disponibili, ma solo come risorsa estrema. Dall’elenco delle armi e dalle modalità con cui sbaragliare le ondate di scagnozzi, è evidente che Bloodroots è un titolo che vive di tinte forti contrastanti tra loro, aggiungendo un pizzico di umorismo noir. C’è una surreale venatura di ridicolo con cui mette in scena la sua truculenza, aspetto che vuole enfatizzare solo sino ad un certo punto, facendo sapiente uso del grottesco e della grafica a cartoni per non rendere il tutto disturbante. Effettuando determinati colpi di grazia con delle armi specifiche si attivano delle sequenze filmate, alcune delle quali mettono particolarmente in mostra questa dicotomia.
A complicare ulteriormente le cose sono presenti piccole fasi platform, in cui saltare su piattaforme di altezze diverse o evitare degli strapiombi, cosa più facile a dirsi che non a farsi, proprio a causa della caoticità dei combattimenti e l’obbligo di dover correre e saltare di nemico in nemico. Il ritmo di gioco si mantiene generalmente molto elevato, anche se in alcune situazioni si accusa un level design non sempre funzionale nel compito secondario di raggiungere una combo alta. La difficoltà è infatti elevata e nelle fasi avanzate basta davvero un piccolo errore per perdere, creando una spaccatura tra alzare l’indicatore combo e restare in vita. Questo è uno di quei titoli fondati su di una sfida brutale tanto quanto i suoi toni, capace di prendere a cazzotti virtuali il giocatore, salvo poi premiarlo con la soddisfazione nell’aver superato una sezione complicata. L’ approccio all’esperienza di gioco è paragonabile al già citato Hotline Miami, ma anche a titoli di altri generi, sempre basati su di un trial&error punitivo, ma studiato alla perfezione, come Super Meat Boy.
Tecnicamente i quattro atti possono essere superati in una manciata di ore, tuttavia proprio la non linearità nel domare la curva di difficoltà può allungare le cose in modo soggettivo. In ogni caso si tratta di un titolo che intrattiene e mantiene alta l’attenzione senza tempi morti, perfetto chi voglia qualcosa con cui sfogarsi o staccare da giochi più dilatati e riflessivi.
Bloodroots è disponibile in formato digitale per PC, Playstation 4 e Switch. Il prezzo a cui viene distribuito è molto concorrenziale per la media degli indie attuali: 15 euro.
Durata
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