La prima partita, poi un’altra, poi un’altra ancora, e così via per ore. Una vera e propria trance videoludica dettata dal pieno coinvolgimento, di quelle che non mi prendevano da tempo. Se dovessi riassumere in poche parole il mio rapporto con Dead Cells lo farei così, ma visto che ci troviamo su Gameplay Café per la recensione è doveroso andare per gradi.
Introduciamo innanzitutto questo gioco, probabilmente già noto a qualcuno prima della sua uscita vista la permanenza per circa un anno in early access. Per chi invece non ne dovesse avere mai sentito parlare, Dead Cells è un fortunato roguevania sviluppato da Motion Twin e seriamente candidato al titolo di gioco dell’anno, perlomeno nel panorama indipendente. È già da subito disponibile per PC e console di ultima generazione, Nintendo Switch compresa, per cui avete davvero poche scuse per perdervelo.
Un’esperienza esaltante, che riesce ad abbattere completamente sentimenti negativi come frustrazione e noia
Se siete appassionati dei generi che abbiamo appena citato, saprete già che col termine roguevania si va a indicare l’incontro tra i due tipi di videogioco che portano il nome di roguelike (o roguelite, come va di moda da qualche tempo per individuare delle dinamiche più alleggerite) e metroidvania, mescolando nel caso di Dead Cells la generazione procedurale dei livelli e la necessità di ripartire da “zero” del primo con gli elementi di esplorazione e azione caratteristici del secondo.
Nel titolo sviluppato dal team di Bordeaux, il giocatore è chiamato a vestire i panni di un misterioso essere senza nome, tornato in vita dopo aver subito una decapitazione grazie a un ammasso di cellule che ha preso il controllo del suo corpo. Con una specie di fiammella al posto della testa dobbiamo provare a scappare da quella che sembra essere un’enorme prigione, tentando allo stesso tempo di capire qualcosa in più su quanto accaduto al nostro eroe facendoci largo tra creature di ogni tipo.
Un’esperienza esaltante, che riesce ad abbattere completamente sentimenti negativi come frustrazione e noia anche quando questi ultimi sembrerebbero avere il diritto di bussare alla nostra porta. Il merito va senza dubbio ai membri di Motion Twin, abili nel mettere a punto delle trovate particolarmente indovinate a fare da collante tra i due generi sopra citati.
Non crediate che Dead Cells faccia sconti: la sconfitta arriva infatti più e più volte, anche quando meno ce lo aspettiamo, facendo imprecare non poco chi ha il controller in mano. La morte si rivela però parte di un progresso necessario per migliorarsi e superare così tutte le sfide proposte dal gioco. Nel suo farci ripartire da “zero”, Dead Cells ci riporta dritti all’inizio, conservando alcune abilità e nelle fasi più avanzate anche parte di ricchezze e ottenuti nel nostro andare in giro tra i livelli.
Oltre alle monete, i nemici forniscono alcune cellule che possono essere date a tale Collezionista, ottenendo in cambio potenziamenti destinati appunto sopravvivere alla nostra morte. In modo simile, alcune rune sparse per la dozzina di livelli che compone Dead Cells sono in grado di dare al protagonista abilità speciali, grazie alle quali raggiungere luoghi che gli erano fino a quel momento preclusi.
A questo punto, è chiaro il modo in cui funziona il gioco nel momento in cui ci troviamo a ripercorrere un livello già visto: la generazione casuale garantisce che non si trovino mai elementi uguali tra un passaggio e l’altro, mentre l’acquisizione di nuove abilità permette di esplorare nuove parti. L’esempio principale è dato proprio dal primo livello, dal quale è possibile accedere al Sentiero dei Condannati oppure alle Fogne Tossiche, ma per passare attraverso queste ultime è necessario acquisire la runa che fa nascere piante rampicanti in alcune parti della mappa.
Prima di passare alle conclusioni e al box riepilogativo, è d’obbligo dare un’occhiata alle armi che abbiamo a disposizione e soprattutto a come esse vengono usate. Dead Cells ci mette a disposizione un numero davvero spropositato di alternative, da combinare a seconda della casualità con cui possiamo venire in possesso di alcuni oggetti. Il segreto per andare avanti è infatti combinare i bonus che si hanno a disposizione con gli oggetti trovati lungo il percorso, accumulando così possibilità di infliggere punti danno.
In linea generale, il gioco ci offre tre tipi di equipaggiamento, potenziabili con apposite pergamene disseminate lungo i livelli: il colore rosso contraddistingue spade e altre armi da mischia insieme alle granate, il colore viola individua trappole e armi da usare a distanza, mentre il colore verde infine rappresenta gli oggetti da difesa, cioè gli scudi. Raccogliere tutti quanti i progetti necessari a realizzare le armi non è facile, e richiede davvero tanto tempo oltre che una buona dose di fortuna nel trovare il bottino che ci serve.
Ho giocato a Dead Cells per circa dodici ore, apprezzandole le qualità a ogni singolo tentativo.
DurataIn un panorama particolarmente affollato, Dead Cells riesce a ritagliarsi un’importante posto nel cuore di chiunque abbia modo di giocarlo. Non si tratta insomma di pane buono solo per i denti di chi già ama i generi da cui attinge Motion Twin. Come dicevamo in apertura, siamo senza dubbio di fronte al potenziale miglior gioco dell’anno, quantomeno nel panorama indipendente. Non mi stupirei però di vederlo nominato anche in altre categorie: provare per credere.
Se state cercando un po' di sollievo dallo stress quotidiano e volete immergervi in mondi…
Ho sempre visto la pizza come mezzo di aggregazione e condivisione, oltre il piacere estremo…
Sono passati tre anni e mezzo dall'uscita della grandiosa Parte II di The Last of…
Le festività natalizie sono il momento perfetto per scartare regali e rilassarsi con una sessione…
Kojima Productions ha confermato che l'adattamento cinematografico live-action del gioco Death Stranding dello studio è…
The Game Awards 2023 ha svelato una lista di vincitori molto interessante, con Alan Wake…