“Vidi allora la bestia e i re della terra con i loro eserciti, radunati per muovere guerra contro colui che era seduto sul cavallo e contro il suo esercito.” Apocalisse 19:19
Nel 2016 accogliemmo il reboot di Doom con lo stesso entusiasmo con il quale si potrebbe accogliere un cacodemone sull’uscio di casa, imbracciando un canne mozze. Un plebiscito, un consenso unanime per un titolo capace di sconquassare il mercato degli FPS con la stessa forza di un BFG sparato tra i denti. I ragazzacci di Id Software avevano dimostrato di avere ancora ben più di qualcosa da dare al genere ed era chiaro a tutti che quello fosse solo il primo passo. E infatti rieccoci qui, quattro anni dopo, con un nuovo episodio alle porte e un’Apocalisse da sventare.
Il giorno del Giudizio è arrivato: la nostra recensione di DOOM Eternal!
E’ con una breve cinematica che si alza il sipario su Doom Eternal, con lo Slayer che dall’alto della sua fortezza volante osserva i demoni mettere a ferro e fuoco la Terra. Una vera e propria dichiarazione d’intenti da parte degli sviluppatori, verrebbe da pensare col senno di poi, che mostrano fin dai primi istanti di voler concedere un respiro narrativo più ampio alla loro ultima fatica. Nulla che non si esaurisca nel giro di sessanta secondi eh, non preoccupatevi! La cosa più simile al copione di Doom, per peso e profondità, resta probabilmente la sceneggiatura di un film di Siffredi, ma preparatevi, se lo vorrete, a scoprire e sviscerare una mitologia tutta nuova per la saga.
Più che a costruire una trama vera e propria, comunque presente e in continuità con quella dell’episodio precedente, il team si è impegnato nel dare forma e spessore a un immaginario finora solo abbozzato. Il nostro testosteronico Doom Guy acquisisce in Eternal delle origine chiare, la sua furia omicida ha un significato e il conflitto che lo vede protagonista arriva a coinvolgere questa volta persino delle creature celestiali millenarie, fautrici dell’universo stesso. Satanismo e cristianesimo si intrecciano per dare vita a un ultra-violento divertissement che mescola fede, divinità e tradimenti.
Doom Eternal getta le basi per la costruzione di una vera e propria mitologia legata a doppio filo alla figura dello Slayer
L’idea di fondo è valida e crediamo che la saga avesse decisamente bisogno di una connotazione marcata in questo senso, una caratterizzazione nuova che dopo 25 anni riuscisse ad andare oltre le iconiche fattezze dei suoi personaggi. L’obiettivo è stato senza dubbio centrato, ma non senza qualche difficoltà.
Lo sviluppo della lore è stato affidato in toto ai documenti che si trovano sparsi per i livelli, una scelta perfetta in teoria, ma problematica nella realizzazione. L’intento è permettere ai giocatori di tirare dritto per dritto senza tante digressioni, nella non remota ipotesi che al fandom di Doom di tutta sta roba freghi poco o niente. Peccato però che il gioco non faccia nulla per aiutare questi ultimi a capirci qualcosa di quello che diamine succede, anzi! Le prime ore risultano oltremodo confusionarie anche a chi si sofferma su qualsiasi stralcio di codex. E se è vero che leggendo tutto con attenzione si riesce infine a tirare le fila, stentiamo a credere che i due o tre flashback presenti nella campagna bastino da soli per crearsi un quadro chiaro della situazione.
Nulla di troppo grave nel bilancio complessivo del titolo, che vive di ben altro, ma resta comunque un po’ di amaro in bocca per una gestione del racconto decisamente troppo caotica.
Pur senza stravolgere la strepitosa formula alla base del reboot, il gioco si prende una discreta dose di rischi nel tentativo di perfezionare ulteriormente la sua struttura ludica.
Come ricorderete, il precedente episodio aveva trovato la sua carta vincente nel trasporre 1:1 il cuore delle meccaniche del capostipite (1993), ammodernando il tutto e pompando il ritmo dell’azione a livelli impensabili per gli FPS. Gran parte del merito era da attribuirsi alla riproposizione della non-ricarica delle armi, capace da sola di donare un incedere unico alle battaglie, pur senza nulla togliere alle inedite e coreografiche eliminazioni corpo a corpo. Caratteristiche queste che ritornano tali e quali anche in Eternal, valorizzate ed esaltate stavolta da una cornice tattica inedita per la saga.
Fantasy Combat Puzzle lo chiamano gli sviluppatori, con una scelta di termini quanto mai calzante. Il gameplay di questo nuovo Doom può infatti essere considerato come un vero e proprio rompicapo, la cui risoluzione richiede abilità, prontezza di riflessi e una buona dose di creatività.
Anche con l’aggiunta di un substrato tattico agli scontri, il ritmo dell’azione non conosce tregua
L’arsenale in dotazione allo Slayer è più vario che mai e necessita di essere padroneggiato con cognizione di causa. Ogni arma utilizzata o azione compiuta avrà un diverso effetto sui nostri nemici: ad esempio, riassestando i connotati a un cyberdemone con un pugno guadagneremo salute, dandogli fuoco rigenereremo corazza, squarciandolo in due ripristineremo le scorte di munizioni e così via. Considerata la generale povertà di approvvigionamenti esterni, e sommando ad essa un rinnovato sistema di debolezze dei nemici, diventa fondamentale eseguire la mossa giusta al momento giusto, in un fluire senza soluzione di continuità.
Complice un’intelligenza artificiale mai così incazzosa e indiavolata, ogni situazione risulta unica e irripetibile. Capiterà spesso di trovarvi messi alle corde, circondati dai nemici, senza vita e con poche cartucce in canna. Che fare dunque? Usare una granata congelante e provare a scappare? Sparare ancora qualche proiettile nella speranza che il nemico vacilli e possa essere eliminato a mani nude? Pregare gli antichi Dei? A voi la scelta!
Se questo ci legittimerebbe già da sé a parlare di evoluzione consistente del gunplay, sappiate che non è tutto. Con una buona dose di coraggio, gli sviluppatori hanno deciso di intervenire anche sulla velocità del protagonista, riducendola leggermente, ma compensandola con l’aggiunta di un doppio scatto direzionale. Una scelta rischiosa, poiché in grado di compromettere il perfetto equilibrio delle sparatorie. Pericolo scampato però, poiché tutte le novità messe in campo non fanno altro che giovare all’azione che ne esce rinvigorita, più frenetica ed assuefacente che mai, confermando una volta di più il talento del team texano!
Per spezzare il ritmo da cardiopalma degli scontri, i piccoli, timidi, accenni di platforming del reboot sono stati qui rivisti e approfonditi. Pareti da scalare, aste su cui roteare e scatti aerei sono alcune delle aggiunte che fanno trovare al level design una nuova dimensione, con ambienti più complessi ed estesi, tanto in orizzontale quanto in verticale. A giovare di queste novità sono le fasi esplorative, più divertenti e stimolanti, mai banali nella loro semplicità.
Le fasi platform sono state riviste e ampliate con un risultato tutto sommato piacevole
Anche in questi momenti più rilassati però, Doom Eternal non tradisce mai la sua anima squisitamente hardcore, imponendo al giocatore di calibrare i salti con buona precisione e riflettere sulla sequenza di movimenti da eseguire. Scordatevi perciò di inserire il pilota automatico, pena la morte immediata.
Il platform si rivela essere funzionale allo scopo, fungendo sia da diversivo per l’azione, con tempi e spazi adeguati, sia da valida aggiunta ai combattimenti. Imparerete infatti a sfruttare salti e volteggi per gestire gli spazi delle arene come mai prima d’ora, tanto in fase difensiva per rifiatare, quanto in offensiva per finalizzare un’uccisione. Il tutto a beneficio di un ritmo complessivo sempre perfetto.
Il sistema di progressione del 2016 si ripropone in Doom Eternal con qualche leggera e impercettibile variazione sul tema. Se il potenziamento di armi e armatura resta pressoché invariato (punti Praetor, punti arsenale, sfide maestria), a cambiare, poco, è il sistema delle rune, ora non più potenziabili, ma impossibili da mancare. Le sfide runiche sono state qui sostituite da fulminee missioni in cui eliminare tutti i nemici entro un tempo limite per guadagnare (altri) punti con cui aggiornare le armi.
La vera novità è rappresentata però dall’aggiunta delle Stanze Slayer, sei missioni arena facoltative in cui il gunplay esplode in tutto il suo sanguinolento splendore, esprimendo il massimo potenziale. Tecniche e spietate, queste sfide metteranno alla prova tutte le vostre abilità da ammazza-demoni, ricompensandovi con delle chiavi utili a sbloccare una devastante arma segreta presente nella Fortezza del Destino, l’hub di gioco.
Abbiamo giocato a Doom Eternal Deluxe Edition grazie a un codice Steam fornitoci da Bethesda che, per l'occasione, ci ha reso disponibili in anteprima i nuovi driver ottimizzati per schede video AMD. La configurazione di prova (Ryzen 5 2600, RX 590 8GB, 16GB RAM) ci ha permesso di far girare il titolo in FullHD con quasi tutti i dettagli impostati a ULTRA a 60 frame granitici.
DurataUno degli aspetti che ci ha più sinceramente stupito di DOOM Eternal è senza dubbio il suo comparto artistico. L’abbandono delle grigie stazioni spaziali sembra aver rilanciato le ambizioni degli artisti che si sono sbizzarriti nel dare forma a mondi dal fascino indiscutibile. La raffinatezza dello stile architettonico di alcune città lascia sbalorditi e alcuni scorci di inizio missione tolgono il fiato. Complici le nuove possibilità di movimento dello Slayer, gli ambienti godono di una nuova imponenza, in linea con la “muscolarità” dell’opera.
Il world building non è mai stato così ispirato e contribuisce insieme al folklore a caratterizzare un immaginario tutto nuovo
Certo, non tutti gli scenari sono stati realizzati con la stessa cura. La marcescente Terra sa di già visto, così come tutte le sequenze all’interno di basi spaziali e non. Ma laddove il gioco osa, eccelle.
Memorabili anche i livelli di gore messi in scena, capaci di elevare l’esagerata violenza ad espressione artistica, proprio come in un certo cinema di genere. Squartare demoni è un piacere perverso a cui non sappiamo resistere!
Doom Eternal è tutto ciò che speravamo, forse anche qualcosina di più, ma allo stesso tempo, non tutto ciò che volevamo. Il ritorno dello Slayer è puro godimento ed esaltazione, ma giunti ai titoli di coda la sensazione è che manchi ancora quel quid per elevare il titolo a capolavoro totale. Allo stato attuale delle cose il gioco si conferma essere un validissimo more of the same, nonché uno dei migliori FPS in circolazione, ma di questo si deve accontentare… si fa per dire.
Alcuni svarioni di game design lasciano interdetti (ma chi ha approvato le sezioni subacquee radioattive?), così come la convulsa gestione della narrativa per le prime ore. Inoltre, al netto di una longevità della campagna più che soddisfacente, non ci sarebbe dispiaciuto vedere qualche altro contenuto secondario (tra l’altro, quando la formalizziamo sta nascita degli stylish FPS? E mettetelo un maledetto sistema di combo/punti!). Non ci resta che sperare che i livelli master arrivino in tempi ragionevoli e che il comparto multiplayer sappia placare la nostra infinita sete di sangue demoniaco.
Comunque sia, Doom è tornato e tanto basta. Che il Marchio della Bestia guidi la vostra doppietta amici, ci si vede all’Inferno!
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Che gioco mamma mia!
sangue e budella non sono la mia roba preferita, ma la recensione mi ha fatto venire voglia di provarlo, soprattuto visto il gameplay adrenalinico
Che bomba sto gioco. Bombissima!!!
Grazie per la recensione Top
Troppa frenetico per i miei gusti,preferisco gli sparatutto in stile Borderlands. Comunque magari tra quache mese,a prezzo ribassato,chissà che..
Ho dei ricordi splendidi e truculenti del reboot. Non sono un super fan degli fps, ma una chance gliela do eccome. Grazie Boss per avermi messo l'acquolina in bocca. 😂🍻
Davvero una recensione che stimola la voglia di giocarlo. Non sono un grande appassionato di giochi troppo frenetici ma credo che più avanti mi concederò la possibilità di giocarlo vista la voglia di "distruggere" nemici