Recensione

Dragon Ball Z Kakarot: la recensione

Prima d’iniziare a scrivere la recensione di Dragon Ball Z Kakarot mi sono soffermato a ricordare il periodo della mia vita in cui la serie Dragon Ball mi accompagnava ogni giorno. Erano i primi anni delle superiori, avevo già visto la serie con Goku bambino rimanendone folgorato, per poi iniziare a leggere il manga divorandone il numero in uscita ogni settimana. Gadget, poster e tentativi di reperire tutte le versioni videoludiche di Dragon Ball accompagnavano la mia fame nei confronti di questa serie, così come quella di tante altre persone rapite dall’universo creato da Akira Toriyama.

Del resto, è difficile rimanere indifferenti nei confronti di Dragon Ball o di Dragon Ball Z. La sua storia, come certamente saprete, inizia col botto: la rivelazione di Radish sul passato di Kakaroth è una cosa che ancora oggi faccio fatica ad accettare senza ingoiare un groppo di saliva nel momento in cui mi trovo a riviverla, così come i tanti momenti topici di cui la serie è piena. Difficile ovviamente parlare di spoiler, visto che per non conoscere la serie Dragon Ball bisogna aver vissuto sulla luna per almeno tre decenni, ed è questa la prima sfida che il team di sviluppo CyberConnect2 ha dovuto affrontare nel dare vita a Dragon Ball Z Kakarot.

Al contrario di altre opere che hanno provato a immaginare storie alternative per attrarre così i fan più sfegatati del lavoro di Akira Toriyama, Dragon Ball Z Kakarot parte esattamente da dove ce lo aspettiamo, iniziando col raccontare per filo e per segno tutta la storia così come l’ha concepita il suo creatore, fino ad arrivare alla saga di Majin Bu con cui si conclude tutto. Una lunga cavalcata, destinata a far rivivere a tutti quanti la storia di Dragon Ball Z, ma anche un’arma a doppio taglio, in grado di scoraggiare dall’acquisto di Dragon Ball Z Kakarot chi conosce a menadito tutte le vicende in esso raccontate. C’è da dire che, se come tanti avete già riletto il manga e rivisto l’anime più volte, un modo diverso per tornare a farlo non può che essere il benvenuto, con la consapevolezza di avere a che fare con un prodotto concepito per i fan di Goku e compagni dove oltre all’inevitabile fanservice è possibile trovare della carne al fuoco.

Fedele nella rappresentazione e brillante dal punto di vista tecnico.

Dragon Ball Z Kakarot è un prodotto in grado di eccellere proprio nella fedeltà e nella rappresentazione dell’opera dalla quale esso è derivato. Non esente da difetti, che vedremo in seguito, la fatica di CyberConnect2 brilla infatti nell’aspetto tecnico legato al disegno e alle animazioni, in grado con l’uso sapiente di Unreal Engine 4 unito alla tecnica del cel-shading di regalare attimi di puro godimento agli amanti di Dragon Ball. È del resto evidente la fase di “studio” portata avanti dagli sviluppatori prima di mettersi al lavoro su questo gioco: in molte occasioni i dialoghi sono identici a come li ricordavamo, così come l’angolazione di alcune inquadrature riprende perfettamente quelle dell’anime, arrivando in alcuni casi anche a migliorarne la resa grazie alla tecnologia moderna.

Oltre a ripercorrere la storia, Dragon Ball Z Kakarot prova a fare di più, presentandosi ai nostri occhi come un gioco di azione che accoglie alcune dinamiche dei giochi di ruolo a mondo aperto. L’avanzamento della storia è quindi dettato da una linea di missioni principali, che ci vengono affidate dai vari personaggi coinvolti nella trama. Tra una missione e l’altra è possibile dedicarsi ad attività come la pesca o la caccia per farsi preparare un piatto succulento da Chichi, in grado di innalzare temporaneamente gli attributi del personaggio che stiamo usando. Sono presenti anche alcune missioni secondarie, con le quali approfondire aspetti particolari della trama. È purtroppo in queste dinamiche collaterali che Dragon Ball Z Kakarot scopre il fianco alle critiche, presentando un’impalcatura alla lunga ripetitiva. Le stesse missioni secondarie si possono suddividere in un paio di tipologie e vanno a concludersi abbastanza rapidamente senza particolari difficoltà, non offrendo nella fattura complessiva la stessa qualità di quelle principali.

Passiamo a questo punto al combattimento, per forza di cose uno degli aspetti principali di Dragon Ball Z Kakarot. Pur attingendo dal mondo dei picchiaduro elementi come la barra dell’energia vitale e le combo, la fatica di CyberConnect2 prende un po’ le distanze dall’ottimo Dragon Ball Z FighterZ e precedessori, conservando anche in questo ambito la propria anima da gioco d’azione. A una difficoltà non proprio elevata salvo alcuni rari casi legati a boss con cui ci si può ritrovare a doversi confrontare qualche volta in più, si accompagna una spettacolarità destinata in primis a riprodurre le lotte che abbiamo visto tra manga e anime di Dragon Ball, contraddistinta dai tanti colpi speciali in possesso dei vari protagonisti.

Tanti personaggi o c’è il rischio monotonia?

Sparare la prima Kamehameha con Goku è godimento puro, così come portare a segno il primo Masenko di Gohan o il Makankosappo di Piccolo con il quale viene sconfitto Radish. Anche la serie di combo e colpi dell’anima offrono una buona spettacolarità oltre che fluidità d’azione, soprattutto quando il giocatore inizia a diventare abile nel concatenare i vari colpi. Bisogna però stare attenti allo stesso tempo a parare o schivare quelli dei nemici, attenti soprattutto nel cercare di evitare di subire soltanto effettuando contrattacchi che possono dare qualche grattacapo se non affrontati a dovere. Non mancano ovviamente tecniche speciali come il Kaioken, fino alle trasformazioni in Super Saiyan, coprendo così tutti gli elementi più famosi della serie.

Passando a quelli che sono i difetti delle fasi di combattimento che, accantonate le fasi di entusiasmo iniziale i personaggi iniziano a dare un po’ tutti l’impressione di non essere poi così diversi l’uno dall’altro. Insomma, al netto dei i colpi speciali che li differenziano, essi si muovono infatti in modo abbastanza simile, non dando al giocatore la sensazione che ci si aspetterebbe nel passare da Goku a Vegeta o a Gohan. È un po’ un peccato anche la scelta di relegare personaggi come Crilin al ruolo di semplici comprimari, laddove nell’arco della storia anche l’amico di vecchia data di Goku assume una certa importanza. L’allievo della Scuola della Tartaruga fa infatti parte dei personaggi che in alcuni combattimenti possono essere usati come “assist” controllati dalla CPU, ai quali possiamo chiedere al momento giusto di eseguire colpi particolari o dare il via a una combo in due particolarmente efficace.

Arrivati a questo punto, andiamo a esplorare le dinamiche ruolistiche di Dragon Ball Z Kakarot. Senza voler strafare nella gestione di attributi e parametri vari, il gioco ci permette di gestire a mano i potenziamenti dei personaggi, usando le sfere Z raccolte andando in giro per il mondo per potenziare i colpi di cui essi sono già in possesso. Il potenziamento avviene tramite un classico albero della abilità, attraverso il quale scegliere quindi a quale di esse dare la proprità. Con alcune fasi di allenamento è poi possibile sbloccare via via altre mosse speciali, anche in questo caso spendendo le medaglie nascoste all’interno della mappa. Completando missioni principali e secondarie è possibile ottenere i cosiddetti emblemi dell’anima legati a tutti i personaggi del gioco, da usare poi nelle Comunità. Il loro impiego è abbastanza facile da spiegare: popolando la comunità dei guerrieri Z si può per esempio ottenere un bonus sui parametri di combattimento, mentre aggiungendo personaggi alla comunità della cucina si possono avere ulteriori benefici sugli effetti temporanei offerti dai pasti. Non manca neanche la comunità “adulta”, guidata ovviamente dal Maestro Muten.

Dinamiche da gioco di ruolo interessanti ma non esenti da problemi.

Le dinamiche aperte del gioco trovano spazio soprattutto negli Intervalli, ovvero le fasi d’intermezzo tra una saga e l’altra di Dragon Ball Z. Tra la sconfitta dei saiyan sulla Terra e la partenza per Namecc possiamo per esempio girovagare nei panni di Gohan prima di recarci sul pianeta d’origine di Piccolo, completando così eventuali missioni secondarie lasciate in sospeso (occhio a non ignorarle per troppo, perché avanzando con la storia poi scompaiono) o raccogliendo i collezionabili che vanno poi a popolare l’Enciclopedia Z, accessibile dal menu di gioco per consultare tutti gli elementi che popolano l’universo di Dragon Ball Z.

Dal punto di vista tecnico, oltre a quanto già detto sulla realizzazione di scene e personaggi principali possiamo registrare un buon colpo d’occhio dall’alto per i riconoscibilissimi panorami, anche se scendendo nel dettaglio si comincia a fare caso alla perdita di qualità per le texture. I caricamenti sono purtroppo abbastanza frequenti, non solo nel passaggio da un’area all’altra del mondo ma anche tra scene consecutive, dando così origine a tempi morti che influiscono negativamente sullo scorrere della trama e del gioco stesso. Il sonoro può contare su tutti i brani più conosciuti della serie Dragon Ball Z, compresa la sigla Cha-La Head-Cha-La con cui si viene accolti quando si avvia il gioco dal menu della console. Il doppiaggio è disponibile in inglese o giapponese (consigliato), con sottotitoli in italiano.

INFO UTILI

Ho giocato a Dragon Ball Z Kakarot su PlayStation 4 Pro. Il gioco è classificato PEGI 12 ed è disponibile anche per PC e Xbox One.

Durata
  • Una trentina di ore per la linea di missioni principali con cui si porta avanti la storia. Dedicandosi a quest secondarie e collezionabili, si arriva facilmente anche a una cinquantina.
Struttura
  • Doppiaggio in lingua inglese o giapponese. Testi interamente in italiano.
Collezionabili e Extra
  • Tra i tanti elementi da raccogliere e attività varie come caccia, pesca e guida, gli elementi più simpatici da raccogliere sono le cartoline che raffigurano momenti particolari della saga con Goku bambino.
Scheda Gioco
  • Nome gioco: Dragon Ball Z Kakarot
  • Data d uscita: 17 Gennaio 2020
  • Piattaforme: PC, PlayStation 4, Xbox One
  • Lingua doppiaggio: Inglese
  • Lingua testi: Italiano

A conclusione di questa recensione di Dragon Ball Z Kakarot possiamo dire di ritrovarci di fronte a un prodotto completo e divertente nelle sue varie forme, che però non compie il salto necessario per essere ricordato come una versione videoludica dell’anime di Akira Toriyama veramente memorabile. I picchi più alti vengono senza dubbio toccati nella rappresentazione delle scene principali, in alcuni casi come già detto anche migliori rispetto a quelle viste in televisione. I fan più sfegatati potranno comunque chiudere un occhio nei confronti di alcuni difetti, tra i quali troviamo soprattutto una certa ripetitività di fondo, lanciandosi ancora una volta alla ricerca delle Sfere del Drago in compagnia degli eroi di tanti pomeriggi.

Rosario Salatiello

Padre fondatore di Gameplay Café, pizzaiolo casalingo autodidatta. Forza Napoli.

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