Recensione

Gran Turismo 7, la nostra recensione diario

Di Polyphony e Kazunori Yamauchi sono letteralmente innamorato, perché fin dal primo Gran Turismo sono riusciti a trasmettermi a loro volta l’amore per l’automobilismo, il suo fattore porno e anche il voler andare oltre il puro e semplice gameplay all’interno dei loro giochi, anche a costo di accettare (talvolta troppi) compromessi in termini di qualità complessiva, con rinvii su rinvii e finendo per sconfessare il claim “Real Driving Simulator”. Poco importa, perché non sono stato l’unico a percepire questa volontà al punto che la serie è divenuta la serie racing più venduta in assoluto, se parliamo di quelli realistici, in generale seconda solo a quella del venerabile Mario Kart.

La mia empatia nei confronti di questo studio è stata alimentata anche dalla fortuna che ho avuto di intervistare Yamauchi san più volte nella mia carriera giornalistica, in giro per il mondo e nella sede di Tokyo di Polyphony. Una chiacchierata in particolare fu molto divertente, proprio in Giappone: mi trovavo nel suo ufficio, in cui spiccavano una serie enorme di obiettivi fotografici e una cantina di vini molto grande e chiusa con lucchetto; il tempo dell’intervista era finito, la PR americana aveva stoppato le domande ma io avevo provato a ribattere dicendo che avrei voluto parlare con Yamauchi della sua cantina di vini, destandolo dalla sequela di domande tutte uguali. Per una volta l’intervistato ha avuto la meglio e siamo rimasti a parlare altri 5 minuti sul tipo di vini che apprezza, quali sceglie e del perché la tiene chiusa a chiave.

Da allora ogni saluto negli incontri successivi è stato più caloroso, con la chiusura del cerchio nel 2018 quando a Yamauchi è stata consegnata la Laurea Magistrale Honoris Causa in Ingegneria del Veicolo per l’impegno e la competenza applicati al design di automobili Gran Turismo. Ero presente e non posso nascondervi che mi sono venuti gli occhi lucidi alla consegna dell’attestato.

Vabbè… eccoci alla Recensione Diario di Gran Turismo 7, rigorosamente in versione 25° anniversario, che mi ha regalato 1 milione di crediti di partenza in più.

Mercoledì 9 marzo

L’approccio che il gioco propone è proprio differente da tutte le altre simulazioni automobilistiche, c’è poco da fare: si parte con un filmato iniziale lungo e cinematografico con immagini di repertorio che scorrono e sequenze dinamiche prese dal gioco, menu estremamente curati ed eleganti accompagnati da buona musica (la colonna sonora – personalizzabile – è impressionante per quantità e qualità) e cura per il dettaglio.

L’inizio è piuttosto guidato (…), con la mappa di gioco, comprensiva di edifici e strutture che rappresentano le varie modalità, largamente bloccata per permettere a tutti, in maniera indistinta (e qua i più smaniosi veterani potrebbero storcere il naso), di prendere confidenza con le caratteristiche di gioco, in una sorta di campagna a obiettivi che sancisce il ritorno a quello che Gran Turismo era stato fino a prima di GT Sport. 

Si chiama GT Café, nome palesemente ispirato a G(ame)P(play) Café (…) – non sapete quante testate hanno sbagliato l’accentata! – e di fatto è un café, appunto, che propone diversi “menu” da portare a termine, in successione. Dalla vincita di macchine particolari al posizionamento minimo in alcuni campionati, passando per lo sperimentare le varie modalità che man mano vengono sbloccate.

Attorno al menu 14 si sblocca tutto, io prima di scrivere questo pezzo sono arrivato al menu 18: si gareggia, si compra qualche auto usata oppure nuova nella concessionaria Brand Central e così via, fino a sbloccare la modalità competitiva GT Sport e il multigiocatore classico, con stanze e lobby.

Ogni cosa è una goduria dal punto di vista stilistico e nozionistico, ogni macchina viene debitamente descritta nei particolari tecnici ma spesso anche storici, le case automobilistiche più importanti (o meglio, quelle più apprezzate da Polyphony) dispongono di un museo storico con numerosi reperti scritti e fotografici, in ogni santo menu trasuda una passione automobilistica che viene assorbita per osmosi.

Buttarsi subito a capofitto solo in pista si può fare e c’è tutta la componente competitiva per gli appassionati – con qualche bug di troppo qua e là – ma Gran Turismo 7 è anche un metagioco quando si passa tanto tempo tra i menu, nel guardare i replay, scattare foto, fare tuning delle macchine, utilizzare l’editor oppure apprezzare i numerosi contenuti creati da altre persone.

Livree complete, adesivi, caschi, tute, foto di gara o negli scenari: tutto può essere aggiunto alla propria raccolta e utilizzato, se il proprietario lo rende disponibile; anche noi abbiamo creato qualcosina, ovvero livrea e adesivi ufficiali di Gameplay Café! Potete scaricarli nel gioco cercando l’utente “Tonydream” o l’hashtag #gameplaycafe: nei prossimi giorni aggiungeremo anche caschi, tute e livree complete per diverse macchine oltre a quelle Alfa Romeo e Fiat.

C’è ovviamente anche la modalità creata appositamente per me, quella Scapes con la possibilità di inserire il proprio parco macchine in migliaia di foto reali scattate dai programmatori Polyphony, macchine che reagiscono all’illuminazione proiettata dallo scenario immortalato dalla foto stessa: presto una galleria fotografica parecchio corposa su Gameplay Café, il progenitore di GT Café.

Malus in fundo, la Music Rally poteva essere la mia modalità definitiva e invece è un po’ pigra anche se interessante sulla carta, con poche tracce disponibili in attesa di nuovi aggiornamenti. Nel mentre sto scrivendo questo articolo ho raggiunto il menu 18, patente B e A e portato a termine una quindicina di missioni. Quasi 5 ore reali alla guida, altrettante se non di più nel fare altro: è questo lo spirito di Gran Turismo 7, se si vuole solo guidare in maniera più hardcore non mancano alternative di livello, su piattaforme PlayStation ma anche Xbox e PC.

Detto questo, le gare da fare sono tante oltre quelle personalizzabili e fino a campionati che diventano(-eranno) sempre più lunghi e complessi, tra meteo dinamico finalmente (quasi) dappertutto e condizioni atmosferiche che mi sono parse incidere in maniera più convincente sulla tenuta del veicolo.

Ci troviamo dinnanzi sempre a un modello di guida con diverse concessioni, ma anche molto personalizzabile negli aiuti, indicatori e il resto. La fisica della macchina appare più complessa, così come tutte quelle reazioni delle sospensioni e dell’abitacolo alle forze applicate, contatto con i cordoli ma anche asfalto in diverse condizioni. Insomma, il feeling è quello del solito Gran Turismo ma con diversi elementi di realismo aggiuntivi qua e là che restituiscono una guida appagante dove la padronanza del circuito e dello stesso mezzo permettono poco alla volta di lesinare secondi sul giro e affrontare le curve nella maniera più profittevole possibile (fate le patenti e seguite i consigli e le dimostrazioni disponibili, possono aiutarvi non poco a capire talune dinamiche di guida.).

Scordatevi grandi danni estetici e meccanici, anche se su questi ultimi ci ritornerò dopo aver partecipato a gare più avanzate; Gran Turismo rimane Gran Turismo ma il modello di guida non è mai stato così soddisfacente a tutti livelli ovvero per tutti, senza picchi simulativi estremi ma comunque in grado di dare parecchie soddisfazioni anche in chiave di realismo.

Il lavoro fatto col DualSense è eccellente, con una vibrazione totalmente rinnovata e peculiare per il passaggio sui cordoli, piccoli saltelli, aquaplaning; la migliore ergonomia, solidità e analogici fanno il resto per provare a giocare a livelli interessanti, ma permane sempre uno scarto in relazione al volante: anche se personalizzabile, la sensibilità degli stessi grilletti non permette di essere troppo precisi nell’affrontare le curve, anzi spesso viene naturale fare piccoli tocchetti nervosi per aggiustare la traiettoria, col rischio poi di non imbeccare o uscire dalla curva in maniera corretta. Purtroppo in questo momento non ho a disposizione un volante né il budget per coprire questa mancanza; in uno dei prossimi aggiornamento alla recensione-diario, però, arriverà un box di un collega dedicato al Fanatec GT DD Pro.

L’Intelligenza Artificiale nel gioco, al punto dove sono arrivato, non è un fattore, sembra quasi un elemento esterno da gioco arcade, messa lì per scalare posizioni più o meno rapidamente in base al livello di difficoltà e sfida scelto. Ovviamente questo non significa arrivare sempre primi ma ci si concentra molto di più sul migliorare il proprio tempo e guidare senza sbavature che sul battagliare contro avversari che spesso mantengono la propria posizione iniziale, con pochissimi sorpassi tra di loro o traiettorie sporche. Magari la situazione migliorerà andando avanti, ma la IA è così estranea al nostro guidare che non riesco a vederla nemmeno come un difetto particolare nel contesto del gioco (che punta al perfezionamento del proprio stile di guida, al completamento di tutte le gare e poi magari alle competizioni online), ma più un’assenza.

Parliamo di tecnica

A memoria non ricordo un Gran Turismo così stabile e “pulito” come questo settimo capitolo, dal punto di vista stilistico, come detto, ma anche nella parte tecnica e quindi grafica. Le macchine sono semplicemente incredibili in tutti i dettagli, una vera e propria gioia da vedere in gara e, ancora di più, nei replay, vetrine varie e scenari fotografici. Una sorta di  porno su quattro ruote, sto addirittura pensando di fare un account Instagram dedicato. Il gioco viaggia a una risoluzione nativa di 4K (figo!), 60 fotogrammi al secondo per gran parte del tempo: ci sono però situazioni che portano a cali percepibili, per fortuna poche ed estreme, tipo al tramonto, sotto la pioggia e con venti macchine tutte in scia tra loro. Estremamente apprezzata la presenza del Motion Blur per aumentare il senso di velocità e la morbidezza dello scenario attorno alla macchina, compreso l’asfalto.

Il sistema di illuninazione e nel particolare l’HDR sono semplicemente sontuosi e più intervengono in particolari condizioni atmosferiche o passaggi di luce, più rendono il gioco un vero piacere per gli occhi. Si nota indubbiamente lo stacco con una buona parte degli scenari, ma la loro realizzazione “artistica” mitiga in parte una complessità poligonale figlia della precedente generazione di console. Alcune piste hanno un’ottima densità di vegetazione (come la mitica Trial Mountain, che ritorna dopo un po’ di assenza in una veste grafica adeguata!) e sempre una pulizia invidiabile, e quando entrano i fattori di illuminazione sopraelencati, anche qui non ci possiamo lamentare particolarmente, seppur senza rimanerne colpiti.

Fino a questo punto Gran Turismo 7, da giocatore di sempre della serie, mi è sembrato un porto sicuro ma anche estremamente ricco, ammaliante, bello e splendente. Non osa, non delude i fan, non cambia il suo obiettivo né insegue altre simulazioni, ma esalta i suoi pregi proponendo una quantità importante di contenuti, anche in termini di tracciati e macchine; considerando il supporto che ha avuto GT Sport, sicuramente la situazione migliorerà ulteriormente. Io nel frattempo gioco un titolo nel quale non ho fretta di scendere subito in pista in ogni momento, anche se poi magari passo un’ora a prendere l’oro in quella dannata prova patente o per rosicchiare un secondo sul giro e sfottere gli amici.

A presto con una nuova pagina del diario!


Gameplay Café ama i progetti indipendenti come il nostro: la copia del gioco ci è stata fornita da Gamestore Bolzano, che opera da 20 anni nella cittadina altoatesina. Se dovete acquistare un gioco in versione pacchettizzata, fatevi un giro sul sito ufficiale e supportate le realtà piccole che lavorano da tanti anni nel settore!

Tanzen

Patron di Gameplay Café, Senior Editor Dissapore.com, ex Multiplayer.it. Direttore culturale videogiochi Napoli COMICON / Sommelier 🍷/ dispensatore di capate in bocca!

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