Grazie al vigoroso sostegno, e dai risultati straordinari ottenuti, gli sviluppatori indipendenti hanno oramai trovato in Nintendo Switch un terreno fertile e rigoglioso. Non stupisce più infatti leggere di come un determinato gioco indie, uscito in contemporanea su tutte le piattaforme, faccia registrare su Switch i suoi migliori numeri di vendita. Visto l’andazzo, e colta la palla al balzo, sono stati tanti i giochi (e tanti altri lo saranno) con qualche anno sulle spalle ad essere rilanciati grazie all’ibrida console Nintendo. Tra questi nuovi vecchi giochi a cercar riscatto c’è anche il piccolo gioiello grezzo di RunicGames.

In Hob veniamo catapultati in un mondo apparentemente abbandonato, a noi il compito di scoprire di più su questo mondo

The Legend Hob Ico

Hob ha una fortissima ispirazione Zeldiana, va detto. Il suo mondo, le sue meccaniche, l’eroe integerrimo, gli enigmi ed un sistema di progressione che va a braccetto con l’esplorazione, sono gli elementi che i ragazzi di RunicGames hanno preso di peso dalla saga Nintendo; modellandoli, stravolgendoli ed adattandoli in maniera del tutto personale al loro gioco. In Hob veniamo catapultati in un mondo apparentemente abbandonato, a noi il compito di scoprire di più su questo mondo e, magari, capire anche come salvarlo dal sempre più evidente collasso che, chissà quanti anni prima, lo ha colpito.
Già, perché la narrazione di Hob è ermetica, lenta, suggestiva. Solo dopo diverso tempo di gioco mi sono accorto di quali reazioni le mie azioni stavano provocando.
Il mondo e la sua storia si dipanano davanti ai nostri occhi in base alle nostre capacità, ai nostri poteri, alla nostra abilità di risolvere gli enigmi e alla nostra sensibilità. Ed in questo, forse nemmeno volutamente (o forse si, dai), il gioco va ad attingere a piene mani da giochi come Ico e Shadow of the Colossus, dove la solitudine e l’incertezza accompagnano l’eroe per tutta la sua epopea, lasciando al giocatore solamente il compito di guidarli ed apprendere assieme a essi il loro destino.

INFO UTILI

Ho giocato ad Hob Definitive Edition per Switch per una decina di ore, raccogliendo quasi tutti i collezionabili. Ho preferito giocarlo in modalità TV in quanto la modalità portatile pecca un po' troppo sul fronte tecnico.

Durata
  • Difficile stare sotto le sette/otto ore per arrivare al finale. Dedicarsi alla ricerca dei collezionabili o incaponirsi su qualche enigma, porta ad impiegare anche dodici ore per raggiungere il 100%
Struttura
  • Classico stile Zeldiano
  • Nuovi poteri ed abilità permettono di sbloccare nuove aree e risolvere nuovi enigmi
  • I vari collezionabili sono utili alla progressione ed allo sviluippo del personaggio: i globi servono per le abilità ed i pezzi di spada per forgiare spade più potenti
Collezionabili e Extra
  • Sono presenti diversi tipi di collezionabili sparsi per tutto il mondo e spesso molto ben nascosti
  • Ci sono tantissime torrette/totem che contengono i vari bonus (globi, nuove tecniche, nuovi costumi)
  • Frammenti di spada per forgiare e potenziare la spada
  • Fiori nascosti che servono a potenziare o apprendere nuove tecniche
  • Frammenti di cuore e cuori meccanici che servono rispettivamente ad aumentare la vita e la barra del "potere magico"
  • "Punti Panorama" che sbloccano bozzetti preparatori
Scheda Gioco
  • Nome gioco: Hob Definitive Edition
  • Data d uscita: 17 Maggio 2019
  • Piattaforme: Nintendo Switch, PC, PlayStation 4
  • Lingua doppiaggio:
  • Lingua testi: Italiano

Datemi una leva…

Fortemente basato sulla risoluzione di enigmi ambientali, Hob ci costringe a ragionare per leve, pulsanti e massi da spostare grossomodo per tutta la durata dell’avventura. La diversità delle macro aree che dividono il mondo di gioco diversifica, oltre che la struttura stessa dell’area, anche i vari enigmi, proponendo soluzioni sempre più stratificate e stimolanti. Non ci si sente mai frustrati nel non arrivare immediatamente alla soluzione di un dato rompicapo, piuttosto il tempo in più che serve per alcuni enigmi, permette di esplorare la zona in maniera più minuziosa.
Ogni area è infatti caratterizzata anche da una mezza infinità di enigmi minori e passaggi segreti, atti a farci recuperare i tantissimi oggetti nascosti. Che siano questi sfere per il potenziamento delle tecniche, pezzi di spada, frammenti di cuore, panorami che sbloccano bozzetti, fiori per sbloccare tecniche e così via.
Come è facile intuire, non tutte le zone sono raggiungibili istantaneamente, sarà infatti necessario proseguire nel gioco per sbloccare passaggi altrimenti invalicabili. Nuovi poteri e nuove attrezzature permetteranno man mano di continuare ad esplorare il mondo e svelarne i segreti.

Per quanto ufficialmente in rovina, il mondo di gioco si presenta, ad un primo sguardo, un posto magnifico.

A spada tratta

Come ogni avventura che si rispetti, il nostro compito non sarà solo quello di tirare leve ad azionare piattaforme. Il protagonista è quindi dotato, oltre che di un braccio robotico indispensabile e multifunzione, di una (stilisticamente strepitosa) spada.
Questa spada ci consente di combattere la notevole quantità di nemici presenti, che siano offuscati anche loro da una qualche sorta di corruzione o semplicemente desiderosi di veder scorrere sangue (si spiegherebbe il perché ballano dopo aver ucciso l’eroe), i combattimenti saranno inevitabili ed all’ordine del giorno.
Ecco, magari nei combattimenti non è stata riservata la stessa cura dedicata agli enigmi, risultando facilmente confusionari e poco precisi, ma l’aggancio del nemico ed il sistema di difesa/schivata/attacco (non solo tramite la spada) riescono comunque a far tenere sotto controllo la situazione e a trasmettere una buona sensazione di combattimento fisico. Come accennavo prima, tra i vari “collezionabili” ci sono anche i pezzi di spada ed ognuna delle quattro spade disponibili è composta da tre pezzi, forgiabili poi nella “caverna-base”. Ovviamente trovare questi reperti farà sì che la spada acquisti sempre più potenza in vista delle sempre più impegnative battaglie.

Un mondo deliziosamente in rovina

Per quanto ufficialmente in rovina, il mondo di gioco si presenta, ad un primo sguardo, un posto magnifico: ci sono fiori, alberi, prati sconfinati ed è tutto musicalmente accompagnato da cinguettii e versi degli animali più disparati.
Guardando con più attenzione si capisce però che ciò che ora è coperto da un bellissimo prato, era prima una città, un villaggio, un monumento. Ora non c’è più nulla.
Lo stile e l’ottimo design, vengono supportati da una bellissima e validissima resa grafica. Magari non di prim’ordine, ma sicuramente piacevole e funzionale.
Su Switch la resa generale in modalità TV è assolutamente degna e godibile, a peccare piuttosto evidentemente è la resa in modalità portatile, andando a peggiorare in maniera significativa il rendimento del gioco.
Nonostante la conversione sia stata fatta da Panic Button! che di conversioni su Switch se ne intende -ed ha sempre compiuto mezzi miracoli (Wolfenstein II, Rocket League, Doom)- lo stesso non si può dire per Hob.

Una storia non raccontata

Come avrete notato, non ho accennato alla storia del gioco se non fosse propedeutico a spiegare una meccanica o un concetto di gioco. Questo perché ho trovato la narrazione (non narrata) un qualcosa di privato ed unico.
Come dicevo in apertura, ci ho messo un po’ a capire il perché ed il percome delle mie azioni e a cosa queste servissero. Sparuti elementi e pochissimi personaggi recitano la loro parte a piccoli gesti, lievi rumori e grandi silenzi. Arrivato alla fine mi sono sentito sperduto, ma ho realizzato che tutto il viaggio fatto, le dieci ore spese per arrivare all’epilogo, erano state spese per portarmi a quella sola ed unica verità.
Poi ho scelto un altro finale, ma quello racconta tutta un’altra storia, non la mia.
Come consiglio finale, oltre a quello di giocare assolutamente Hob, vi invito a leggere (o meglio, visionare) il fumetto che RunicGames ha preparato come da anteprima al gioco. Qualche pagina per estirpare o concretizzare i pensieri e le sensazioni sulla storia del gioco e che potete trovare qui. Per un maggiore effetto lacrimoni, pur essendo definito “preludio”, consiglio di guardarlo dopo aver finito il gioco.

Oscar

Videogiocatore a tutto campo da quando aveva un Amiga500 in casa. Senza curarsi della mancanza di tempo cronica, si dedica anche al disegno ed allo scrivere di videogiochi.

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