Recensione

Il giudizio su Persona 5

Persona 5 rappresenta lo stato dell’arte dei JRPG, perché esibisce fieramente i tratti che hanno sempre contraddistinto i giochi nipponici ma, al contempo, ambisce ad un pubblico universale.

Con l’ascesa della serie The Elder Scrolls, nei primi anni duemila, e la conseguente fioritura dei giochi di ruolo occidentali, si è parzialmente eclissata la supremazia orientale nei giochi a forte componente ruolistica. Sebbene una fetta del pubblico globale sia sempre rimasta fedele all’iconografia di titoli quali Final Fantasy e Kingdom Hearts, è probabile che altri trovassero alquanto indigeste determinate meccaniche e, al primo avvistamento di un’alternativa all’interno del mondo RPG, abbiano preferito guardare altrove.

Dopo anni di riassestamenti e piccole o grandi correzioni di rotta, è arrivato un titolo giapponese che può far contenti tutti.

Come recentemente mostrato da The Witcher 3: Wild Hunt, la storia può essere l’elemento trainante di un gioco di ruolo, a patto che si riesca ad instaurare ed alimentare una genuina empatia verso i personaggi. Persona 5 riesce splendidamente in questo intento, dipingendo un gruppo composto da giovanissimi emarginati, ai confini della spietata società giapponese.

Ciascuno di questi ragazzi convive con gli abusi, i pregiudizi, i maltrattamenti e le offese perpetuate dagli adulti: ad esempio, il protagonista, ossia il personaggio da noi controllato, finisce nei guai per aver difeso una donna dalla tentata aggressione da parte di un uomo molto potente. La ricompensa per questo suo onorevole gesto non è delle migliori: un anno di probazione, l’esilio da parte dei genitori verso una nuova scuola in un nuovo quartiere e la diffidenza, disumana ed insensata, che in Giappone accompagna sempre chi, a torto o a ragione, ha una macchia nella fedina.

Da vittima a presunto carnefice, i ruoli sono facili da invertire nella realtà perché le prospettive ed i metri di giudizio sociali sono gravemente distorti.

In Persona 5, tuttavia, la realtà non è l’unico mondo esplorabile: esiste anche la Realtà Cognitiva, o Metaverso, in cui il nostro protagonista viene catapultato attraverso un’applicazione misteriosamente comparsa sul suo cellulare. In questo mondo cognitivo tutto appare esattamente come viene percepito da una specifica persona, la quale è portatrice di desideri o pulsioni talmente depravati da essersi materializzati in un Palazzo della Mente. Ad esempio, un ex olimpionico divenuto insegnante di pallavolo del liceo Shujin Academy, dove il nostro personaggio è mandato durante il periodo di probazione, è solito abusare fisicamente dei propri studenti e sessualmente delle proprie studentesse: li percepisce come sottomessi che devono ripagare con la condiscendenza il privilegio di giocare nella sua squadra . Nel Metaverso, la scuola diviene il suo Palazzo: una regia piena di schiavi. E’ interessante notare come, per quanto degenerata, questa visione rifletta lo stato d’animo autentico del suo creatore, il quale si mostra per ciò che realmente è: un prepotente ed un sadico, non certo un rispettato professionista. Ho spesso avuto l’impressione che il gioco suggerisca che la vera distorsione avvenga nella realtà e non nel Metaverso: nel mondo reale il comportamento dell’insegnante di ginnastica viene insabbiato ed inglobato nel funzionamento regolare della scuola, senza che nessuno intervenga. La degenerazione viene accettata e silenziosamente tollerata: nessun Palazzo può esprimere tanta bassezza.

Un’altra caratteristica della narrativa di Persona 5 è la vividezza e la precisione, fattuale ed emotiva, con cui ogni situazione viene raffigurata. Inoltre, sebbene le immagini non siano mai particolarmente esplicite, si ha la sensazione di assistere ad una storia narrata senza l’omissione dei dettagli più spiacevoli. Mi chiedo se le questioni sociali descritte dal gioco, in modo tanto stilizzato quanto brutalmente onesto, siano conosciute in seno alla società giapponese. E, se la risposta è si, come può un tale livello di auto-consapevolezza non dare luogo ad un tentativo di miglioramento?

Non divaghiamo. I nostri protagonisti, questo gruppo di giovani ribelli che va allargandosi di avventura in avventura, hanno la possibilità di rettificare delle ingiustizie: rubando il Tesoro, fonte del desiderio distorto, custodito nel Palazzo, ogni criminale può essere indotto a redimersi e confessare le proprie malefatte. Può avere un “cambiamento di cuore”, se volessimo tradurre meccanicamente dall’originale “change of heart”. Esattamente secondo quanto teorizzato dal film Inception, questi Palazzi creati dal subconscio sono armati ed ostili: rappresentano i Dungeon del gioco.

Il sistema di combattimento è un altro fiore all’occhiello di Persona 5: gli scontri con le Ombre che pattugliano i Palazzi sono tattici, divertenti e soddisfacenti. Il sistema è quello a turni, da sempre pilastro dei JRPG. Ogni membro del nostro gruppo, o party, può eseguire un attacco attraverso la sua Persona: una materializzazione del subconscio che compare nel momento in cui il personaggio opera l’atto di risvegliarsi. Il risveglio coincide con la presa di coscienza delle ingiustizie che accadono nel proprio microcosmo e con la nascita della ribellione contro di esse.

Ogni Persona è capace di determinati attacchi, caratterizzati da una natura particolare: ad esempio, fuoco, vento, ghiaccio e cosi via. Nel corso dell’avventura il giocatore impara a gestire l’efficacia dei propri attacchi sfruttando le possibili affinità. Inoltre, parallelamente alle scorribande nel Metaverso, i membri del party possono essere frequentati svolgendo una regolare vita da studente a Tokyo: approfondendo i legami con tali personaggi, attraverso lo svolgimento di attività fra le più disparate, si sbloccano bonus e mosse da sfoggiare in battaglia. Ad esempio, il baton pass consente di concatenare molteplici attacchi, nel caso in cui si sia riusciti ad infliggere un colpo critico.

Giocando a modalità normale, la curva d’apprendimento relativa al sistema di combattimento garantisce un alto livello di sfida e, al contempo, una percezione di miglioramento tangibile, continua e soddisfacente. A fianco della ricca ed avvincente trama principale, vi sono storyline secondarie altrettanto affascinanti: esse sono legate ai cosiddetti confidant, ovvero i compagni del party ed altri personaggi secondari. In ognuna di queste storie vi sono malcelate critiche alla società giapponese che, unite alla narrativa principale sulla riabilitazione del nostro protagonista, donano al gioco una coesione tematica eccelsa che è pareggiata (e forse superata) solamente dalla strepitosa coesione stilistica.

Al di fuori dei combattimenti nel Metaverso, il gioco offre la possibilità di gestire il tempo a disposizione per lo svolgimento delle attività con i confidant. Il tempo è scandito dal passare dei giorni, ciascuno diviso in mattina, pomeriggio e notte, che separano una scadenza dalla successiva: ogni Palazzo deve essere completato entro una certa data, coerentemente con gli avvenimenti della storia principale. Questo stratagemma impone al giocatore di imparare a gestire il tempo a propria disposizione per approfondire le giuste relazioni e prepararsi cosi adeguatamente alla battaglia. Ovviamente, come recita il motto del gioco, “Take your Time” (“Prenditi il tempo necessario”), Persona 5 non è guidato dal tempo effettivo di gioco: il tempo scorre nel momento in cui si intraprende un’attività e, pertanto, il giocatore può pianificare con calma le proprie mosse, esattamente come avviene in battaglia.

In termini di durata, Persona 5 offre circa un centinaio di ore di gioco per essere completato né con superficialità né con particolare velleità di fare tutto. Come si diceva prima, il tempo da investire in attività è limitato e comporta delle scelte, pertanto non è possibile portare a termine tutte le storie secondarie offerte dagli sviluppatori. Data la qualità elevatissima della narrazione, ciò può essere interpretato come un incentivo per rigiocare Persona 5.

Della fantastica colonna sonora abbiamo già discusso su Gameplay Cafe qui, pertanto non mi dilungo in tal senso se non per dire che la musica sposa alla perfezione la direzione artistica del gioco ed è una delizia per le orecchie.

Non avete ancora letto nulla che riguardi i difetti di Persona 5: questo è perché la sottoscritta crede che non ve ne siano, perlomeno nulla che intacchi sostanzialmente la godibilità del titolo. Come evidenziato in apertura di recensione, il gioco, pur avendo una forte identità ruolistica e nipponica, riesce a smussare gli elementi storicamente fisiologici ma indigesti di questo affascinante sottogenere: non troverete, ad esempio, scontri casuali sfiancanti, in quanto gran parte dei Palazzi possono essere esplorati in modalità furtiva, evitando numerosi faccia a faccia. Gli sviluppatori avrebbero potuto essere leggermente più generosi nel distribuire le stanze di salvataggio, le cosiddette safe rooms, all’interno dei dungeon, aumentando cosi i checkpoint e minimizzando ulteriormente il tragitto da ripetere in caso di sconfitta. Tuttavia, le decisioni strategiche prese nel gioco trovano piena giustificazione nella necessità di addestrare il giocatore, facendogli utilizzare in dose massiccia le ricche e complesse meccaniche di gioco.

INFO UTILI

Ho giocato Persona 5 con copia digitale acquistata su Playstation Store. Ho portato a termine l'avventura principale in circa 105 ore. Il gioco è stato completato con una PS4 Pro collegata ad un Samsung 40MU6120. Ottima resa audiovisiva. Il gioco era in versione inglese con sottotitoli: il doppiaggio, seppur di buon livello, è limitato alle conversazioni principali.

Durata
  • La storia principale può essere finita in un tempo compreso fra le 80 e le 100 ore, a seconda del livello di difficoltà scelto e delle attività extra che si portano a termine. La mole totale di contenuti disponibili incentiva a rigiocare il titolo.
Struttura
  • Cinque livelli di difficoltà, selezionabili da subito, compresa l'opzione "merciless" (spietata) aggiunta come DLC.
Scheda Gioco
  • Nome gioco: Persona 5
  • Data d uscita: 4 Aprile 2017
  • Piattaforme: PlayStation 4
  • Lingua doppiaggio: Inglese - Giapponese
  • Lingua testi: Inglese

Persona 5 è un titolo raccomandatissimo per i possessori di Playstation 4: culturalmente interessante, stilisticamente impeccabile, strategico, bello da guardare e da ascoltare e, soprattutto, avvincente. L’asticella per i giochi di ruolo, giapponesi e non, con sistema di combattimento a turno è stata alzata.

gmg215

Videogiocatrice a vita, fin dal giorno in cui Psycho Mantis ha provato a controllarmi la mente.

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