Un vecchio proverbio recita che “l’ospite è come il pesce, dopo tre giorni puzza”. Gli aforismi servono spesso a descrivere con un certo sarcasmo scene di vita vissuta e situazioni con cui noi tutti, ogni giorno, ci confrontiamo. Ma non sempre la saggezza popolare trova riscontro nella realtà.
Alcuni ospiti, infatti, puzzano fin da subito, ovverosia dal primo momento che mettono piede in casa nostra. Come Rico Rodriguez, probabilmente il più sgradito da ogni malvivente del pianeta, soprattutto considerando la sua capacità di ficcarsi sempre nei guai e di rovinare i piani dei criminali più incalliti. Non a caso giunto su Solís, un’isola fittizia del sudamerica oppressa dal governatore Oscar Espinosa, si mette alla guida della rivoluzionaria Armata del Caos e inizia a fare danni.
La saga di Just Cause non ha mai brillato per originalità o per una trama profonda e ricca di colpi di scena. Anzi, la serie ha sempre messo in piedi dei semplici canovacci narrativi per fornire un pretesto per seminare morte e distruzione, sfruttando i gadget del protagonista per consentire ai giocatori di dare libero sfogo alla loro creatività di devastatori. E Just Cause 4 di Avalanche Studios segue in tal senso gli stessi dettami dei suoi predecessori.
Questo quarto capitolo della saga è infatti un buon titolo, di quelli che senza eccessivi fronzoli sono in grado di offrire un adeguato divertimento e numero di ore di gioco, soprattutto alla luce del suo essere esclusivamente single player. La storia è semplice e scorrevole nei suoi alti e bassi, il gameplay è rigorosamente action vecchio stile, mentre tecnicamente non si presenta all’altezza delle aspettative al cento per cento.
Da questo punto di vista ci sono degli aspetti negativi che lo tengono lontano da una valutazione finale estremamente positiva. La trama, come scritto prima, è più che un espediente per tenere insieme gli scenari e giustificarne la presenza, la struttura di gioco presenta alcuni elementi che alla lunga risultano ripetitivi, e non mancano alcuni problemi tecnici, come vedremo più avanti.
Positivi invece i controlli e il sistema di combattimento, semplice, intuitivo e spettacolare: per liberare le aree di gioco e progredire nell’avventura bisogna eliminare decine di nemici sullo schermo, e per farlo occorre utilizzare una certa “machiavellica” creatività giocando letteralmente con i gadget a disposizione del protagonista.
Rico può infatti contare sul tradizionale rampino però potenziato con diverse funzioni a loro volta modificabili spendendo appositi punti che si ottengono portando a termine le missioni o le sfide. Si tratta del Riavvolgitore, del Sollevatore e del Booster che consentono rispettivamente di trascinare, sollevare e spostare (con un propulsore) qualsiasi cosa sullo schermo.
Dalla loro combinazione è possibile scatenare il caos, e personalmente mi sono parecchio divertito nello sperimentare soluzioni sempre più fuori di testa per venire a capo di uno scontro e per provocare ingenti danni. Ho sparato per esempio due propulsori sui fianchi di una macchina in movimento, l’uno opposto all’altro, davanti e dietro, col risultato di farla ruotare forsennatamente su se stessa fino al punto di esplodere, e agganciato un pallone aerostatico a un veicolo nemico fino a farlo volare verso il centro di un tornado.
Il tutto per l’emancipazione delle varie regioni dalla tirannia di Espinosa e della rediviva organizzazione militare privata Mano Nera, e porre fine a una serie di eventi correlati di volta in volta al Progetto Illapa, un’arma capace di manipolare il clima e generare fenomeni atmosferici dagli effetti terrificanti. Queste ultime sono a mio parere le missioni più divertenti, mentre quelle legate alla liberazione delle aree sotto il controllo della Mano Nera risultano alla lunga un po’ noiose, in quanto tendono a ripetere un certo schema. A fare da contorno a questi incarichi principali ci sono poi una serie di compiti facoltativi utili in particolare per ottenere punti per sbloccare potenziamenti o qualche bonus, e alcune sfide a tema distruzione.
Dal punto di vista grafico Just Cause 4 fa leva su una versione migliorata dell’Apex Engine di Avelanche: il gioco non raggiunge mai vette di eccellenza tali da lasciare sbalorditi, ma si lascia apprezzare. La bontà degli effetti atmosferici e il taglio artistico degli scenari, che si traducono in panorami spesso mozzafiato, riescono in parte a far digerire texture in bassa risoluzione, qualche effetto di pop-up e pop-in, e modelli poligonali dei personaggi poco definiti, più simili a quelli della passata generazione di console che a quelli delle attuali.
L’engine è invece in grado di restituire una fisica piuttosto valida e di controllare decine di interazioni in contemporanea, a tutto vantaggio della dinamicità delle scene alla cui spettacolarità contribuiscono anche gli ottimi effetti particellari con le esplosioni e le varie reazioni.
Giocate per esempio il livello dell’aeroporto, in cui il tetto sotto ai vostri piedi si frantuma e rischia di farvi piombare nel vuoto mentre tutt’attorno è il caos, coi nemici che vi sparano contro, il tornado che spazza via tutto e trascina su veicoli e avversari, le tubature che esplodono e frammenti di ogni genere che vi arrivano addosso.
In poche parole, spettacolo puro, nonostante un frame rate che talvolta zoppica un tantino.
Almeno nella versione PlayStation 4 da noi testata, dove non riesce a mantenersi sempre stabile sui sessanta frame per secondo a 1080p nelle situazioni più movimentate. Per quanto riguarda il comparto audio, è encomiabile il lavoro svolto sul doppiaggio italiano, ben recitato e con la giusta variabile di voci, tutte nella parte anche nei dialoghi stereotipati da film action anni ’80 e ’90. Ottimi anche gli effetti sonori e le musiche, con un paio di tracce che emergono sulle altre, in grado di dare la giusta carica o accompagnare i momenti di maggiore azione.
Ho giocato a Just Cause 4 su PlayStation 4 per oltre venti ore.
DurataJust Cause 4 rifinisce e migliora quanto di buono abbiamo visto nel precedente capitolo: il mix tra meccaniche sandbox e azione adrenalinica riesce a intrattenere il giocatore dall’inizio alla fine come in un giro sulle montagne russe, specie nelle missioni dove ci si trova in mezzo a dei terrificanti tornado. Il suo è un divertimento magari caciarone e di grana grossa, ma secondo me funziona grazie ai molti approcci all’azione garantiti dal rampino del protagonista e dalle sue decine di combinazioni possibili. Se avesse avuto una migliore intelligenza artificiale, un comparto tecnico all’altezza delle aspettative e missioni più diversificate ci saremmo trovati per le mani un titolo decisamente più bello.
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