Il mondo è allo sbando e una minaccia aliena rischia di spazzare via l’umanità una volta per tutte. Il destino della nostra specie è nelle mani della Devtech, una startup incaricata di progettare l’Hypegun — blaster definitivo con cui vincere la guerra e riportare la pace sul nostro pianeta. Ma se di arma definitiva si parla, sarà il caso di non commettere errori valutando ogni cosa a dovere: per farlo, tocca testare diverse combinazioni di modifiche affrontando orde su orde di nemici, il tutto grazie ad un potente simulatore. Il compito ingrato di provare le possibili Hypergun? Tocca a Dewey, stagista neoassunto di cui siamo chiamati a vestire i panni. Sono queste le semplici (e a dir poco stravaganti) premesse che fanno da base ad Hypergun, FPS con una chiara impostazione rogue-lite dell’indipendente Nvyve Studios.
Avviato il gioco ci troviamo subito nell’ufficio della Devtech vero e proprio hub del gioco che si snoda in più stanze, tra cui quella del simulatore dove poter avviare le nostre partite. Oltre a questa, troviamo anche la sala mensa, la galleria delle armi e quella degli alieni, oltre che gli striminziti e deprimenti uffici dei nostri colleghi e quello immenso e soleggito del CEO dell’azienda. Hypergun non presenta cutscene o video di alcun tipo, così il contesto dietro agli avvenimenti del gioco ci viene spiegato da una serie di post-it disseminati per tutto l’ufficio, oltre che dalle email che troviamo nei computer dei nostri colleghi. Finito il giro della sede della Devtech possiamo finalmente gettarci nell’azione, recandoci nella sala del simulatore e avviandolo. Il gioco è diviso in sei stage: laboratorio, fabbrica, giungla, astronave, vulcanico e mainframe; ognuno di questi ha la struttura di un dungeon generato casualmente. Lo scopo del gioco? Farsi strada attraverso una moltitudine di stanze labirintiche eliminando ogni nemico che ci si pari davanti fino ad arrivare al boss del livello. Ogni volta che entriamo in una stanza, come in un classico dungeon, dovremo eliminare tutti i nemici presenti prima che le porte si sblocchino nuovamente permettendoci di procedere. L’esplorazione del livello ci viene facilitata dalla possibilità di ottenerne una mappa, che normalmente è custodita in una delle primissime stanze. Nel corridoio iniziale del primo stage troviamo il nostro primo accessorio per l’Hypergun, altri verranno lasciati in modo casuale dai nemici. In totale sono centosessanta e ognuno di questi modifica in modo diverso le statistiche dell’arma e del nostro personaggio, incidendo su velocità di movimento, precisione, tasso di fuoco e danni. Alla nostra morte perderemo tutto ciò che abbiamo con fatica accumulato, e ovviamente non ci sono checkpoint, si riparte sempre dal primo livello. Insomma, un rogue-lite con i fiocchi.
Oltre allo stagista Dewey è possibile giocare anche con una serie di altri personaggi, quattro in totale, ognuno dei quali dotato di perk e abilità attive o passive diverse. Il nostro stagista può aumentare per breve tempo la propria velocità scattando, così come incrementare il proprio tasso di fuoco attivando l’apposita abilità e, inoltre, può pure colpire gruppi di nemici con un attacco speciale a base di caffè bollente. Nuove abilità, così come i restanti tre personaggi, possono essere sbloccati utilizzando gli appositi hypercoin — valuta di gioco generata casualmente dai nemici e dai boss. Ma non è l’unica moneta presente, saltuariamente i nemici rilasciano anche i bit.
Questi possono essere spesi per l’acquisto di preziosi medikit o scudi nell’apposito negozio presente in ogni livello. Oltre al negozio di bit, altre stanze speciali sono quella del tesoro, che contiene un baule (in alcuni casi apribile esclusivamente con una chiave) e contenente un oggetto casuale, oltre che la stanza delle sfide; quest’ultima è una stanza decisamente più grande di quelle regolari e presenta una sorta di obelisco al suo centro. Sta a noi deciderlo se attivarlo o meno, in caso affermativo prepariamoci ad affrontare diverse ondate di nemici particolarmente impegnative. Nella remota opzione in cui dovessimo sopravvivere saremmo ricompensati con ben quattro oggetti tra accessori, rifornimenti per l’attacco speciale ed eventuali medikit. Nella mia esperienza di gioco è successo davvero poche volte che la ricompensa della sfida valesse lo fatica: quanto ottenuto è sembrato essere completamente casuale. Non è detto che si ottengano accessori particolarmente efficaci o rari, o anche solo medikit con cui ricaricare i punti vita — cosa di cui avrete particolarmente bisogno. Ma quello del drop rate degli oggetti, come vedremo, è proprio uno dei punti più traballanti del gioco. L’azione di gioco è un letale cocktail di nemici che ci attaccano in mischia, ed altri ancora che preferiscono colpirci da una lunga distanza, costringendoci ad un’azione estremamente frenetica. Per sopravvivere sarà infatti bene che impariate in fretta a rimanere in costante movimento per evitare i letali colpi dei nemici, ma anche a sparare in movimento e con estrema precisione. Dovesse mancare anche solo una di queste due abilità, la vostra sopravvivenza all’interno del simulatore sarà drasticamente breve. Voglio essere ancora più chiaro: Hypergun è un gioco piuttosto impegnativo, il livello di sfida si fa sentire, la barra della vita scende piuttosto rapidamente e i nemici caduti, almeno nella versione del gioco da me provata, sono davvero avari di medikit e scudi. E poco importa che li potrete comprare nell’apposita stanza presente in ogni livello, perché pure il rilascio di bit avviene con il contagocce. Questo finché non si incontra la partita giusta: più volte mi è successo, ad esempio, che dopo diversi tentativi in cui i nemici si erano dimostrati particolarmente parsimoniosi nel rilasciare i diversi oggetti, ne capitasse una dove fosse fondamentalmente triplicata rispetto al solito la generosità degli avversari. É da capire se, questa radicale aleatorietà —che pure in linea di massima, entro certi limiti, contraddistingue il genere—, sia una scelta intenzionale degli sviluppatori o se il il sistema debba in qualche modo essere rivisto. Mi viene da pensare la seconda.
Ho giocato ad Hypergun su un notebook Asus Vivobook Pro con una GeForce GTX 1050, processore Intel Core i7 7700HQ e 16GB di RAM. Configurazione che si è dimostrata adeguata per giocare al titolo con il livello dei dettagli al massimo senza alcun rallentamento o problema di sorta.
DurataLa ripetitività dopo una trentina-quarantina di partite inizia a farsi a sentire con una certa prepotenza, così, una volta riusciti a terminare tutti e sei i livelli, viene spontaneo chiedersi se, dopotutto, abbia davvero senso macinare le decine (centinaia?) di ore di gioco necessarie per sbloccare anche gli accessori per l’arma che non abbiamo ancora ottenuto. Consci che al di là di una leggera modifica alla stabilità o al raggio d’azione, non ci offriranno chi sa quale novità in termini di giocabilità. Una domanda che trova diverse risposte a seconda della motivazione del giocatore, perché, chiariamoci, Hypergun al netto delle sue debolezze è comunque un gioco che può piacere e che saprà indubbiamente intrattenerà per diverse ore gli amanti degli FPS più frenetici, dando loro pure un bel po’ di filo da torcere.
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