Esistono molteplici franchise che si trascinano di capitolo in capitolo senza guizzi artistico-narrativi, contando solamente sull’abitudinarietà di una fetta del pubblico. A dispetto dei numeri, Yakuza non è tra questi.
Arrivato a quota dieci giochi principali, l’universo dei ragazzi del Ryu Ga Gotoku trova ancora il gusto di raccontare una storia vibrante, fresca e intrinsecamente giapponese. Poco importa che questo Lost Judgement non possa contare sulle dirompenti novità ludiche di Yakuza 7 Like a Dragon (che ha introdotto il combattimento a turni stile JRPG); il risultato è un gioco piacevole e mai stantio, che non fatica a catturare l’attenzione del giocatore per quasi venti ore. Parliamone nella nostra recensione!
La serie Yakuza ha sempre fondato le proprie storie sulla consapevolezza di quanto alcuni aspetti della società giapponese possano sembrare controversi, machiavellici o addirittura crudeli a un osservatore terzo. Questo Lost Judgement prende la tipica introversione che caratterizza molta gioventù locale e racconta come questa possa spingere a decisioni estreme quando si verificano degli episodi di bullismo in ambiente scolastico. In questo contesto, infatti, le vittime sono sempre doppiamente tali, in quanto prede degli aguzzini e deboli agli occhi di tutti gli altri.
In giappone il 99,9% dei processi giudiziari si chiude con una condanna
Il protagonista, Tak Yagami, titolare dell’omonima agenzia investigativa sita in quel di Kamurocho (versione fittizia ma fedele del quartiere a luci rosse di Tokyo, Kabukicho), si trova quindi a indagare le circostanze del suicidio di un giovane studente, iniziando a far luce su una complessa matassa di crimini. Il fascino di questo personaggio, a differenza del mitico Kazuma Kiryu (titolare dei primi 7 capitoli della serie principale Yakuza), non risiede nell’essere un cattivo ragazzo dal cuore d’oro, bensì nell’essere in perpetua lotta contro lo status quo e, per questo, perennemente nei guai.
In un paese in cui il 99,9% dei processi si conclude con verdetto di colpevolezza, Tak riesce a far assolvere il proprio cliente e questo diventa il suo peccato originale. Il tizio, infatti, esce di galera e, apparentemente, miete un’altra vittima.
Il protagonista, Tak Yagami, lotta contro lo status quo in cerca della verità
Ricca di colpi di scena e ben ritmata, la trama di Lost Judgement è tra le migliori della serie, pur non raggiungendo la vetta di Yakuza Zero, e migliora nettamente ogni aspetto del predecessore. La coralità del cast è senza dubbio fra i pregi più significativi: Kaito, HIgashi, Sugiura e Tsukumo sono una combriccola affiatata e divertente.
Dal punto di vista del gameplay, come accennato poc’anzi, Lost Judgement rappresenta la branca conservatrice dell’universo Yakuza. Il solito sistema beat ‘em up, che persiste dagli albori della saga, funziona ancora come intermezzo divertente tra fasi della trama e momenti di turismo giapponese. Tre stili di combattimento diversi garantiscono una sufficiente varietà e si nota anche una buona fluidità, senza dubbio ancora più evidente nella versione next gen del gioco.
La novità, se così la si può chiamare, introdotta dalla seconda avventura di Yagami-San è quella di ridimensionare la percentuale di gioco occupata dalle scazzottate in favore di fasi di esplorative che possono essere intermezzi di ricerca indizi con visuale in prima persona oppure sezioni di Parkour (quest’ultime non proprio fluidissime).
Le fasi esplorative donano varietà al gioco
Questa ricalibrazione è un cambiamento positivo in quanto consente di non spezzare mai il ritmo della trama e di costruire l’appetito per una rissa gigantesca che viene puntualmente servita nel gran finale. Anche i combattimenti casuali sono, al contrario della maggior parte dei primi capitoli della saga, interamente evitabili.
Alla ricca storia principale si aggiungono contenuti secondari in abbondanza e, come da tradizione, si tratta di un punto di forza chiave nell’economia del gioco perché in molte delle storyline opzionali si nascono delle perle di originalità e divertimento. Si può dunque scegliere di giocare Lost Judgement per godersi la trama oppure per fare turismo in un microcosmo ben caratterizzato e denso di sorprese.
Come tutti i suoi predecessori, quest’avventura di Yagami-San non ha particolari pregi tecnici da segnalare. Tuttavia tra le cose buone si annovera, oltre alla già citata fluidità, anche un’effettistica più audace, senz’altro concepita per brillare su next gen, una grande cura nella caratterizzazione dei volti dei personaggi ed una grande varietà di animazioni di combattimento (seppur inferiore per audacia a Yakuza 7 Like a Dragon).
Il mondo di gioco, diviso tra Kamurocho e Jincho, è sempre brulicante di persone e, nonostante si tratti di location già viste in altri giochi, presenta alcune sezioni particolarmente riuscite, come la scuola in cui Yagami-San svolge le sue iniziali indagini sui casi di bullismo. Il tallone d’Achille storico della serie, la musica, viene leggermente migliorata in Lost Judgement, tuttavia ancora non ci sono temi che siano tanto iconici quanti i personaggi e le scene a cui fanno da sottofondo.
Abbiamo giocato la versione PS4 di Lost Judgement su PS4 Pro con codice acquistato su Playstation Store. Durante l'intero gioco abbiamo scelto di ascoltare il doppiaggio originale in giapponese (e non in inglese), con sottotitoli in italiano.
DurataSarebbe perfettamente legittimo pensare che dopo l’ennesima iterazione Yakuza possa finire gli argomenti in favore della propria sopravvivenza. Eppure, capitolo dopo capitolo, anche i luoghi più familiari vengono rivitalizzati con una linfa fatta di personaggi e storie nuove e coinvolgenti. Il merito della scrittura e della fantasia di Ryu Ga Gotoku è quello di cucinare sempre piatti diversi pur utilizzando sempre i medesimi ingredienti, confezionando racconti autoconclusivi eppure pregni di tematiche ed archi narrativi che coinvolgono più giochi alla volta. Non abbiamo dubbi che ne vedremo ancora delle belle.
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