Battlefield V è probabilmente il progetto più ambizioso di DICE, non solo da un punto di vista tecnologico ma anche contenutistico, vista l’inclusione di nuove feature e di un comparto multigiocatore destinato a crescere e mantenersi sempre vivo nei mesi a venire grazie all’interessante piano per il supporto post-lancio del gioco denominato Venti di Guerra.
Ripartendo dalle basi di Battlefield 1, DICE ha migliorato la formula relativa alla giocabilità: pochi ritocchi ma buoni dove servivano per rendere più fluida l’azione, e dare al contempo una maggiore profondità di gioco.
E in effetti, giocandolo con una certa continuità in queste settimane, devo riconoscere che la mossa si è rivelata azzeccata, nonostante come vedremo nelle prossime righe il gioco non sia esente da difetti.
Contrariamente a quanto fatto dalla concorrenza con Call of Duty, il nuovo Battlefield integra una campagna per singolo giocatore. Intitolata Storie di Guerra, permette di vivere il conflitto attraverso le esperienze di più protagonisti all’interno di scenari differenti. Ma rispetto a Battlefield 1, stavolta ciascuna delle tre campagne disponibili al lancio prevede un approccio più libero all’azione, all’interno di scenari più ampi e di una struttura più aperta.
Sta al giocatore decidere come muoversi e come operare nei vari teatri di guerra, stimolato ad agire e a cambiare strategia in relazione all’ambiente in cui si trova, sfruttandolo a suo favore. L’episodio Nordlys, per esempio, “suggerisce” un approccio morbido, fatto di movimenti furtivi e azioni mordi e fuggi. Una formula ideale per la giovane protagonista, una partigiana norvegese che si batte per la liberazione del suo Paese e la sopravvivenza della sua famiglia.
Il set delle storie è abbastanza interessante per via di un cast e di ambientazioni spesso trascurati da altri progetti simili: nell’episodio Tirailleur il protagonista è Deme, un soldato senegalese delle forze coloniali francesi che combatte per liberare una “patria” che non ha mai visto prima e che non sente nemmeno “sua”. In Sotto nessuna bandiera è Billy Bridger, un criminale londinese che in Nord Africa, oltre le linee nemiche, cerca di redimersi agli occhi della giustizia e dell’opinione pubblica. Purtroppo però il potenziale di questa modalità non viene sfruttato a dovere: qualche storia in più, livelli meglio strutturati e variegati l’avrebbero resa certamente migliore.
Cuore pulsante dell’esperienza di gioco resta però la modalità multigiocatore. Battlefield V ne propone otto più altrettante mappe tra nuove e classiche, alcune con opzione fino a 64 giocatori. Queste ultime sono poche, ma ben strutturate e di generose dimensioni tali da offrire una buona varietà di situazioni.
Alle classiche sfide come Deathmatch a Squadre e Dominio, si affiancano Prima linea, che unisce meccaniche di Conquista, Corsa e della modalità Annientamento di Battlefield 4, Sfondamento, dove chi attacca deve occupare i settori della squadra in difesa uno alla volta e in un ordine preciso, e Conquista, dove bisogna occupare la maggior parte delle località strategiche e costruire delle difese con fortificazioni, armi trainabili e i rinforzi di squadra.
Ma il piatto forte della sezione è Operazioni su vasta scala, ovverosia una versione potenziata della modalità Operazioni di Battlefield 1 che è parte integrante di Venti di Guerra, il servizio dal vivo di Battlefield V. In questa modalità bisogna combattere in una serie di battaglie storiche su vasta scala articolate in più mappe, modalità e giornate, unite da un filo narrativo in un’unica sessione di gioco.
A seconda della fazione, il giocatore ha il compito di conquistare o difendere la mappa dopo una modalità di inserimento come Forze aeree. In base allo sviluppo del primo, nel secondo giorno di combattimenti cambiano il filo narrativo, la posizione delle squadre e le risorse. Una vittoria assicura più truppe, respawn ed equipaggiamenti, mentre una sconfitta risorse limitate.
Il terzo giorno di guerra si lotta per conquistare ciò che è rimasto. In caso di parità si attiva un quarto giorno con il Momento decisivo, dove i superstiti si affrontano con poche munizioni, una sola vita e nessun rientro, fino all’ultimo uomo. Questa modalità verrà aggiornata in futuro tramite il servizio gratuito Venti di Guerra con nuove mappe, eventi a tempo multi-settimanali, incarichi speciali e specializzazioni. DICE pubblicherà anche il quarto e ultimo capitolo di Storie di Guerra intitolato L’ultimo Tiger (a dicembre), e modalità inedite come Tempesta di fuoco, la battle royale sviluppata in collaborazione con Criterion Games, e quella cooperativa per cinque giocatori chiamata Forze Combinate.
Per quanto mi riguarda l’esperienza è stata positiva: la sensazione di far parte di un reparto militare e di partecipare a una vera battaglia è reale, e mi sono divertito a combattere passo dopo passo fino allo stremo. Molto dipende in questi casi dai giocatori che ti ritrovi a fianco.
Abbastanza soddisfatto, in generale, anche del matchmaking e della stabilità del client di gioco: dopo qualche difficoltà iniziale, grazie a una serie di aggiornamenti fatti da DICE sul sistema, non ho più avuto problemi di disconnessioni o di accesso ai server. Per il resto non ho riscontrato particolari problemi, a parte qualche glitch tipico di questi giochi, facilmente risolvibile con futuri update.
Un’altra importante novità di Battlefield V è la Compagnia, la collezione di soldati, armi e veicoli personalizzati per ogni fazione utilizzabili in tutte le modalità multigiocatore e in quella cooperativa Forze Combinate. Per ciascun membro del team possiamo caratterizzare ogni aspetto, da quello fisico fino alle armi e alle abilità.
In tal senso tornano le classiche classi Ricognitore, Supporto, Assalto e Medico, ognuna con armi e gadget specifici ma arricchite da un’importante novità, quella relativa ai cosiddetti Ruoli, specializzazioni che definiscono più chiaramente i compiti all’interno della squadra e garantiscono una maggiore profondità di gioco.
Ognuno di questi archetipi offre a sua volta due tratti che migliorano aspetti specifici della relativa classe offrendo una maggiore flessibilità in combattimento. Per esempio nella classe Assalto il Ruolo predefinito è quello di Fanteria leggera, utile per rigenerare più salute e ottenere munizioni aggiuntive depredando i cadaveri grazie ai Tratti Sciacallo e Temprato dalla battaglia.
L’assenza di casse premio e microtransazioni valorizza la dinamica di progressione dei livelli e dei personaggi in maniera “naturale” e senza inganno.
Una soluzione che ho apprezzato particolarmente. Per migliorare la compagnia e sbloccare nuove opzioni e abilità per ogni Classe, perfino per le armi e i veicoli, che possiedono un loro ramo di talenti, bisogna giustamente impegnarsi sul campo racimolando PE e Monete Compagnia. DICE introdurrà delle microtransazioni in futuro, ma dovrebbero riguardare solo elementi estetici e non trasformare il titolo in un pay to win.
Il fulcro del gameplay di Battlefield V è il gioco di squadra, quindi è necessario giocarvi imparando a interagire con altri utenti e a muoversi di continuo aggiungendo un nuovo strato alle dinamiche di difesa e offesa del multiplayer. Per spingere i giocatori alla collaborazione e ridurre fenomeni come il camping, DICE ha quindi introdotto il sistema di Logoramento che da un lato poggia sulle abilità dei singoli membri di una squadra, dall’altro riduce la quantità di munizioni disponibili e limita la rigenerazione automatica della vita.
Anche le mappe sono strutturate per dare spazio a tattiche e strategie adeguate alle forze in campo, nonché a un maggior dinamismo nei combattimenti. La loro struttura base, ma anche la distruttibilità degli elementi che ne può modificare la conformazione, spingono a non restare fermi troppo a lungo in una postazione o agire sempre da soli, obbligando a muoversi spesso alla ricerca di rifornimenti e nuovi ripari, e a cooperare con i compagni di squadra per sfruttarne le abilità esclusive.
La maggiore distruttibilità degli edifici e un rielaborato sistema balistico per tutte le armi, rendono per esempio indispensabile l’opera della classe Supporto, che può ricostruire velocemente la difesa di punti sensibili con sacchi di sabbia, filo spinato, trincee e altro ancora. Allo stesso modo il doversi spostare spesso col rischio quindi di essere colpiti più facilmente impone nelle vicinanze la presenza del medico, visto che è l’unico che può rivitalizzare velocemente i commilitoni rispetto agli altri archetipi, che possono farlo in maniera molto più lenta e rischiosa.
Le battaglie si svolgono così in maniera credibile, risultando piacevoli per via dell’ottimo sistema che regola gli scambi di colpi, che tiene in considerazione aspetti quali velocità, traiettoria balistica, coefficiente di resistenza aerodinamica e danni base dell’arma per determinare accuratamente il tipo di impatto dei proiettili sulle diverse superfici, e il conseguente danno inflitto.
Così come la cadenza di fuoco, la dispersione e il rinculo, in modo da restituire la giusta “sensazione” di pesantezza e potenza in base all’arma utilizzata.
Oltre al sistema che regola le sparatorie, ho apprezzato il bilanciamento del time-to-kill, la velocità con cui è possibile abbattere un nemico utilizzando una determinata arma, che personalmente reputo ben calibrato.
A voler essere pignoli si potrebbero semmai ottimizzare meglio alcune armi, come quelle a fuoco rapido, per migliorare il loro time-to-death, ovverosia quel sistema che regola la velocità con cui si viene uccisi in relazione a diversi fattori quali la propria salute e il proprio equipaggiamento, o il tipo di arma implicata. Da questo punto di vista mi è sembrato che mitragliatrici come la SIG KE-7 siano per esempio un po’ sbilanciate indipendentemente dall’efficacia dei colpi sparati e andati a segno.
A deludermi è stato invece il respawn, che a mio parere non funziona a dovere. Questi dovrebbe avvenire in modo più intelligente, magari con una sorta di immunità temporanea che mi permetta, una volta riapparso in gioco, di fare il punto della situazione e di non essere abbattuto subito. Invece accade il contrario e spesso mi sono trovato al centro dell’azione in situazioni complicate.
Sul fronte tecnico Battlefield V poggia le sue solide basi su frostbite, offrendo una prestazione non dissimile da quella vista nel suo predecessore.
Il titolo gira a 30 FPS costanti senza particolari esitazioni, a parte qualche saltuario effetto di pop-in e di ritardato caricamento delle texture, offrendo una visione d’insieme comunque abbastanza compatta degli scenari. Sul comparto audio non c’è molto da dire, nel senso che i rumori di sottofondo, dai proiettili che fischiano vicino alle orecchie dei combattenti, al suono delle varie armi, fino alla colonna sonora, tutto contribuisce bene a rendere immersiva l’esperienza.
Ho giocato a Battlefield V su Xbox One liscia, completando le tre storie che formano la campagna in singolo del gioco. Ho anche partecipato a diverse partite multigiocatore, compresa una in modalità Operazioni su vasta scala.
DurataBattlefield V è uno sparatutto robusto, bello da giocare e da vedere, che riparte dalle basi di Battlefield 1 per migliorare una campagna singolo giocatore che cerca di favorire un approccio meno lineare, rendere più bilanciata la giocabilità e consolidare un multiplayer da sempre fiore all’occhiello della serie. Dinamico senza però per questo rinunciare a un certo tatticismo e realismo, il titolo dà il meglio di sé proprio nel comparto multigiocatore, grazie a modalità e mappe pensate per valorizzare il gioco di squadra nel rispetto delle classi. In questo modo offre al giocatore un ampio ventaglio di possibilità, stimolandolo sul campo ad agire e a cambiare strategia e soldati in relazione al terreno, alle caratteristiche sue e a quelle dei suoi compagni.
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