Recensione

La recensione di Judgment, spin-off della serie Yakuza

Bianco e nero, due colori che – dissolvendosi come i protagonisti nel filmato d’apertura – si mescolano, dando vita al grigio. Quest’ultima tonalità rappresenta ambiguità, incertezze, punti ciechi e quella linea lungo la quale uomini di legge tendono a danzare. Tra un senso tutto personale di giustizia e l’utilizzo di metodi poco ortodossi troviamo appunto Yagami, il protagonista della nostra avventura. Poco tempo prima dell’E3 2019, Judgment diede già modo ai fan di Yakuza Studio di saggiarne una piccola porzione, presentando più zone d’ombra che luminose certezze. A distanza di qualche mese abbiamo finalmente potuto mettere le mani sullo spin-off della serie Yakuza in via definitiva. Dopo aver testato in lungo e in largo la nuova creatura di Toshihiro Nagoshi, siamo pronti a formulare il nostro giudizio: fugati gli interrogativi preliminari e confermate le alte aspettative in termini di narrazione, potremmo comodamente consigliarvi l’acquisto di Judgment. Questo ovviamente solo dopo aver letto la nostra recensione.

Takayuki “Tak” Yagami è un brillante avvocato in erba, con capacità argomentative fuori dal comune e un avvenire apparentemente in discesa. Allevato dal patriarca Matsugane, capo di una famiglia minore affiliata al potente clan Tojo, il protagonista ha avuto modo di apprendere le arti marziali, il combattimento di strada e le basi della vita criminale, il tutto riuscendo a portare a termine gli studi in legge presso le scuole serali. Una volta intrapreso il proprio cammino nel mondo della giurisprudenza, Yagami entra a far parte del piccolo studio legale di Genda-San, una delle tre figure paterne per il nostro eroe. Dopo aver ottenuto l’assoluzione per un caso d’omicidio – evento più unico che raro in Giappone – Tak vive il suo momento di gloria, suscitando anche l’invidia di Shintani, membro più anziano dell’ufficio. Il tempo per adagiarsi sugli allori ha però vita breve, poiché Shinpei Okubo, l’uomo appena scagionato dalle accuse, è tornato a macchiarsi del medesimo crimine, stavolta togliendo la vita alla propria ragazza e dandone alle fiamme l’appartamento. Dilaniato dal senso di colpa per non averne riconosciuto la folle indole assassina, Yagami decide di appendere la giacca al chiodo, ponendo di fatto prematura fine alla propria carriera d’avvocato. Assieme a Kaito, vecchio luogotenente dei Matsugane ora normale cittadino, nasce l’ufficio d’investigazione privata Yagami. All’orizzonte una nuova guerra tra il Tojo Clan e un gruppo del Kansai minaccia di portare ferro e fuoco a Kamurocho, mentre una gang di giovani ladri acrobatici mette in fila una serie di furti con destrezza.

Famiglie criminali, giustizieri corrotti e losche multinazionali costituiscono i fili di cui la trama è composta.

Tocca quindi a noi venire a capo della situazione, svelando complotti e scenari ben più grandi di quanto ci si possa aspettare. A cavallo tra il cinema hard boiled e le avventure holmesiane, Judgment si è rivelato essere una vera perla della narrazione, con una trama che non fatica nell’uguagliare la qualità di quanto visto in Yakuza 0 (a oggi il miglior episodio in termini di storytelling). Dopo un corposo primo capitolo e una serie di parentesi d’ambientamento più lente, l’ex Judge Eyes (il titolo precedente della produzione, n.d.r.) inizia a scoppiettare nel suo crescendo, in direzione di un finale esplosivo. Coi suoi eventi al sapor di “effetto seppia”, questo nuovo episodio ha saputo rapirci e stupirci, andando a toccare non solo la superficie del mondo criminale ma anche scavando nel marciume dei poteri forti. Famiglie criminali, giustizieri corrotti e losche multinazionali costituiscono i fili di cui la trama è composta. Con un simile potenziale sfideremmo chiunque a non restare minimamente intrigato dall’oscurità che si cela nei vicoli di Tokyo.

Ancora una volta Yakuza Studio ha partorito un immaginario solido, sorretto da un intreccio di elevatissima qualità e da un cast d’indubbio spessore. Viene quasi da chiedersi come sia possibile che Nagoshi-San e compagni non abbiano quasi mai “cannato” un personaggio, sia nella saga principale sia negli episodi slegati. Sarà per il suo stile eccentrico, la sua visione della vita o per tutti quei tratti comportamentali e per gli stilemi che hanno fanno l’immensa fortuna di manga e anime, ma fidatevi quando vi diciamo che ogni singolo volto riuscirà a imprimersi nella vostra mente. Anche senza l’intervento di nomi storici per la serie, il cast di Judgment riesce comunque a mantenere intatta quell’atmosfera di epicità mista alla più becera esagerazione, lasciando germogliare ancora una volta un prodotto unico nel suo genere. Gli attori che hanno donato le proprie voci e fattezze a Yagami, Kaito, Hamura e tanti altri hanno svolto un lavoro encomiabile. Per questo motivo, sebbene il doppiaggio in lingua inglese sia di buon livello, vi consigliamo di portare a termine l’avventura con audio puramente in giapponese. Infine sottolineamo deo gratias la presenza dei sottotitoli in italiano: ora non avete proprio nessuna scusa per rinviare la vostra entrata nelle strade di Kamurocho.

Sebbene in prima battuta l’assenza del Dragone di Dojima possa farsi sentire, il giovane investigatore saprà come conquistare i giocatori

Tak Yagami non è Kiryu Kazuma e non lo sarà mai. Questo è un dato di fatto che va accettato e interiorizzato, pena il non godere pienamente di un protagonista più che valido. Sebbene in prima battuta l’assenza del Dragone di Dojima possa farsi sentire, il giovane investigatore saprà come conquistare i giocatori, lasciandoci speranzosi per una sua futura apparizione. Ampiamente distanti sui piani di personalità e potenza fisica, i due condividono alcuni tratti che tanto hanno fatto innamorare i fan della serie targata Sega. Perché diciamocelo, Judgment è uno “Yakuza” in tutto e per tutto: narrazione, combattimenti, attività secondarie, dinamiche di gioco, location, assets, tutto è in condivisione col filone principale del brand. Se in un primo momento il gioco decide di calarci nei panni di un detective furbo e riflessivo, il nucleo tipicamente d’azione esplode, dando il via a un turbinio di eventi veloci e mozzafiato. Dall’intrufolarsi travestiti in un edificio allo sfondare le porte con una serie di poderosi calci, il passo è davvero breve. Le meccaniche investigative sono state promosse come il vero punto di differenza del titolo dagli altri episodi di Yakuza, ma su ciò vi è da fare un po’ di chiarezza. Alcune di queste possono risultare piacevoli e divertenti, come l’utilizzo del drone e gli inseguimenti, mentre altre – ad esempio il pedinamento e le sezioni fotografiche – soffrono lo sfruttamento di stratagemmi ludici davvero troppo antiquati. Il cambio d’abito infine è forse l’artificio meno gettonato, poiché il giocatore viene chiamato a effettuarlo solo un paio di volte durante l’intera campagna.

A mantenere vivo e fresco il nostro ruolo ci pensano i casi secondari, vale a dire l’evoluzione delle Substories che già abbiamo avuto modo di conoscere in precedenza. Esattamente come nella serie televisiva Sherlock, i clienti vengono a trovarci presso lo studio, esponendo i propri drammi e sospetti. Una volta accettato il caso dobbiamo pedinare, raccogliere prove e affrontare ogni sorta di nemico, dai mariti fedifraghi ai più strampalati e libidinosi maniaci sessuali. Assieme agli eventi principali, le missioni di contorno costituiscono una fetta importante del pacchetto, riuscendo non solo a rapire la nostra attenzione ma anche divertendoci con una sana dose di risate. Il numero di casi secondari dipende anche dalla reputazione di cui gode Yagami in città, dettata dal livello d’intesa con potenziali amici sparsi per tutta la mappa di gioco. Portando a termine le richieste più disparate negli Eventi Amico, il legame con questi ultimi va consolidandosi, permettendoci di sbloccare oggetti bonus, tomi delle abilità e nuovi clienti per lo studio.  Il nostro telefono cellulare assume ancora una volta grande importanza, sia per scattare le foto all’interno delle indagini, sia per gestire inventario, tecniche di combattimento e contatti. L’app KamuroGo va infatti a ricoprire il ruolo della famigerata Completition List, una sequela di obiettivi da completare prima di considerare terminata al 100% la nostra esperienza a Kamurocho. Col nuovo servizio di messaggistica invece è possibile mantenere vivi i rapporti coi nostri amici ma anche le relazioni amorose: le fiamme di turno possono trasformarsi in compagne di vita, reagendo in maniera credibile ai commenti di Tak, il tutto dandoci l’impressione di trovarci in un dating simulator, genere tanto caro a una ristretta cerchia videoludica filonipponica. Come di consueto torna la pletora di attività ricreative, le quali spaziano dalle partite al maledetto Mahjong alle lunghe sessioni nei saloni brandizzati Sega con Virtua Fighter 5, passando per le corse coi droni a una versione VR de Il gioco dell’oca. Pur non raggiungendo le vette di Yakuza Kiwami 2 in termini di contenuti e qualità, Judgment possiede tutti i numeri per catturare gran parte del vostro tempo libero, sempre che le altre uscite del mese di giugno siano state clementi in tal senso.


Seppur senza raggiungere le vette di Kiwami 2, Judgment è uno Yakuza in tutti i sensi.


Le differenze tra Yagami e quella leggenda dal cuore d’oro chiamata Kazuma Kiryu non si esauriscono al semplice ruolo ricoperto nella società giapponese. Laddove il buon Kazuma sopperisce con una forza innaturale alla mancanza di grazia, Tak trova nel combattimento acrobatico la sua vera vocazione. Un po’ Akiyama un po’ Goro Majima, il nostro detective può utilizzare due stili diversi di combattimento, vale a dire quelli della gru e della tigre: il primo è più indicato per affrontare gruppi numerosi di nemici, mentre il secondo ottiene risultati migliori negli scontri uno a uno. Piroette, vortici di calci volanti e salti sulle pareti sono solo una piccola parte del repertorio a nostra disposizione. Le Heat Action – stavolta chiamate mosse EX – tornano in grande stile e come sempre sopra le righe. Con la pressione del tasto triangolo in determinati contesti, si da il via a una breve animazione con la quale stendere il malcapitato di turno nei modi più assurdi. Il grilletto destro è invece dedicato all’attivazione del potenziamento, uno stato in cui si infliggono danni maggiori e si sbloccano tecniche altrimenti inutilizzabili, con tanto di aura colorata tipo Saiyan. Per acquisire nuove mosse e poteri è necessario spendere i propri PT (i punti esperienza) in ben tre liste differenti, la prima dedicata alla forza e alla nostra costituzione, la seconda alle tecniche e alle mosse EX mentre l’ultima racchiude tutte quelle chicche utili alle attività sociali e d’indagine. Nonostante si possano come sempre raccogliere oggetti sul campo di battaglia, non sono purtroppo presenti le armi che tanto ci hanno divertiti in Kiwami 2 e Yakuza 0. L’inventario è quindi perlopiù dedicato alla gestione delle medicine, dei kit di pronto soccorso – indispensabili per curare le ferite mortali – e dei componenti per il drone. Il sistema di gioco in Judgment non è quindi così curato come il alcuni capitoli precedenti, ma tanto basta per mantenere vivo il coinvolgimento.

 

Così come per gli episodi successivi al remake del primo capitolo, anche Judgment sfrutta il Dragon Engine, l’attuale motore grafico di Yakuza Studio. Davvero piacevole alla vista dopo un primo impatto, il dragone non riesce purtroppo – almeno per questa volta – a impressionare come in Kiwami 2 e i motivi sono presto detti. Come ben sappiamo, il quartiere fittizio di Tokyo ha sempre saputo affascinare il giocatore con le sue luci al neon quasi onnipresenti: nel caso di Judgment, i toni più cupi hanno finito col penalizzare questo fattore, rendendo le camminate notturne di Tak meno evocative delle scazzotate di Kiryu al chiaro di luna. Anche dal punto di vista delle performance, il comparto tecnico mostra il fianco ad alcune criticità, su tutte alcune texture piuttosto lente nel caricamento e in bassa definizione. Sebbene quest’ultime non diano particolare fastidio durante le fasi di gioco volte all’azione, è innegabile come la loro presenza faccia storcere il naso nelle missioni fotografiche, dove si passa a un’inquadratura in prima persona per la ricerca d’indizi. La stabilità del framerate anche nelle situazioni più frenetiche resta invece uno dei punti di forza delle produzioni di Nagoshi, ma il vero plauso va fatto alla modellazione dei personaggi principali, particolarmente fedeli alle controparti reali e al comparto sonoro. Il doppiaggio è difatti di altissimo livello (ottimo quello giapponese, buono quello inglese), mentre le tracce musicali riescono a coprire degnamente i vari passaggi della trama. A eccezion fatta del tema d’apertura – “Arpeggio” degli [Alexandros] per gli interessati – non aspettatevi però brani memorabili come in Yakuza Zero, Yakuza 6 o Kiwami 2.

INFO UTILI

Abbiamo completato Judgment su PlayStation 4 e testato il comparto tecnico anche su PS4 Pro. Portata a termine la campagna principale, numerosi casi secondari e attività di contorno, siamo pronti a consigliare il titolo di Sega a chiunque non si sia mai avvicinato al mondo di Yakuza.

Durata
  • Circa trenta ore per la sola trama principale
  • Aggiungendo le missioni secondarie e le altre attività si raggiungono anche le sessanta ore
Struttura
  • Storia divisa in dodici capitoli
  • Mappa ampia, percorribile solo a piedi (se cercate GTA avete sbagliato palazzo!)
  • Strade dense di pedoni, negozi e attività da svolgere
  • Combattimento brawler con due stili differenti
  • Punti abilità da spendere
Collezionabili e Extra
  • Codici QR da fotografare
  • Tomi delle abilità
  • Componenti per il drone
Scheda Gioco
  • Nome gioco: Judgment
  • Data d uscita: 25 Giugno 2019
  • Piattaforme: PlayStation 4
  • Lingua doppiaggio: Giapponese - Inglese
  • Lingua testi: Giapponese - Inglese - Italiano

Partiti con una buona dose d’interrogativi, Judgment ha saputo fugare ogni nostro dubbio. La bontà della produzione di Toshihiro Nagoshi e di Yakuza Studio è constatabile grazie a una narrazione di altissima qualità, a un sistema di combattimento semplice ma solido, a un comparto tecnico di buona fattura e alla vasta offerta ludica. Il titolo di Sega vive più di luci che di ombre e – nonostante non raggiunga le vette di Kiwami 2 – non fatica nell’eguagliare la scrittura e il coinvolgimento emotivo di Yakuza 0, il che è tutto dire. Ne consigliamo quindi l’acquisto a chiunque, avendo il team di sviluppo finalmente aperto le porte anche a chi non mastica bene l’inglese coi sottotitoli in lingua italiana.

Farow

Un tempo avevo voglia di alzare il mondo. Ora al massimo alzo il volume alla TV.

View Comments

  • Gran bella recensione! Sono contento di vedere finalmente un titolo del genere localizzato in italiano, spero davvero che in questo modo abbia i riscontri che merita. Magari sarà utile per i prossimi capitoli di Yakuza...Quanto a Judgment, ne ho seguito lo sviluppo sin dagli esordi e mi ha pienamente convinto. Peccato solo sia uscito a poca distanza da Crash Team Racing a cui ho dato la precedenza. Lo recupererò anche io dopo l'estate.

    • Sì purtroppo la vicinanza con Crash non ha giocato molto a suo favore. Fortunatamente chi segue Yakuza non se l'è comunque lasciato scappare. Oggi inoltre sapremo qualcosa in più circa il futuro della serie su next gen e le mie speranze sono molto alte, poiché durante questa generazione Sega e Nagoshi non ne hanno sbagliata nemmeno una (ovviamente mi riferisco a Yakuza, il gioco su Ken è una cosa a parte xD).

  • Bella recensione!
    Io lo sto giocando da quando è uscito e ancora non l'ho finito.
    la storia è molto lunga, e mi sta prendendo di brutto.
    Finalmente hanno messo i sottotitoli in italiano, che mi stanno permettendo (a me che non mastico bene l'inglese) di godermi appieno il titolo non potendolo fare con i yakuza.
    Per ora sono completamente soddisfatto di averlo comprato e lo consiglio a tutti.😎

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