Cominciamo questa recensione di Luca con una premessa: se dal nuovo film Pixar vi aspettate l’esistenzialismo di opere come Wall-E, Up o Soul (qui la nostra recensione) siete completamente fuori strada. Il primo lungometraggio dell’italianissimo Enrico Casarosa, già candidato al premio Oscar per il migliore cortometraggio con il pregevole La Luna del 2012, è infatti un’opera tanto classica nei temi quanto rarefatta nello sviluppo.
Luca è un film decisamente peculiare e personale, a metà tra il ricordo d’infanzia e il sogno, dove le sensazioni e i colori sono più importanti del plot, forse anche dei suoi personaggi.
Il protagonista del film, Luca Paguro, è una creatura marina (una sorta di mitologico tritone) che vive nelle profondità del Mar Ligure. Vive con la sua famiglia composta dal papà, dalla mamma e da una nonna con la quale sembra avere un rapporto privilegiato. La vita di Luca è scandita da una routine piuttosto monotona fatta di allevamento (di triglie) e famiglia, tuttavia la curiosità del protagonista verso l’ignoto lo porta ad avere una certa fascinazione per il mondo degli umani.
Un mondo che sulle prime sembra essergli fisicamente precluso e che invece, grazie all’incontro con Alberto Scorfano, diverrà improvvisamente a portata di mano. I due acquatici amici, infatti, una volta sulla terra ferma assumono in tutto e per tutto le sembianze di ragazzi umani. Un processo di trasformazione quasi istantaneo che però si inverte non appena entrano in contatto con l’acqua, dando vita a una serie di situazioni “imbarazzanti”.
Luca è una storia di formazione e amicizia piuttosto canonica
A fare da sfondo alle scorribande terrestri dei due amici, il cui principale obiettivo dell’imminente estate sembra essere quello di recuperare una Vespa Piaggio per fuggire alla scoperta del mondo, è il piccolo paesino di Portorosso, evidentemente ispirato alle cittadine delle Cinque Terre e, come dichiarato dallo stesso Casarosa, ideale tributo al capolavoro di Miyazaki, Porco Rosso.
A Portorosso Luca e Alberto faranno la conoscenza di Giulia Marcovaldo, una ragazzina amante dell’avventura e della lettura, che ospiterà insieme al burbero padre i due, ignara della loro natura. Qui faranno anche la conoscenza di Ercole Visconti e della sua banda di bulli, antagonisti un po’ macchiettistici e, per citare il sempreverde Stanis La Rochelle, “un po’ troppo italiani”.
Come detto nell’apertura di questa recensione di Luca, il nuovo film Pixar si muove su binari tematici non particolarmente arditi né originali. La storia di Luca, Alberto, e solo in un secondo momento Giulia, è una storia di formazione e amicizia abbastanza canonica. Chi si aspettava un Call Me By Your Name animato fantasticando sulla tematica dell’amore adolescenziale omosessuale rimarrà fortemente deluso. Niente di tutto questo appartiene a Luca, i cui giovani personaggi sono anzi completamente desessualizzati. Certo l’impressione di una sorta di legame speciale tra i due protagonisti maschili può anche rimanere ma non viene mai esplicitato un sentimento diverso dall’amicizia.
L’altro tema centrale è invece la paura del diverso, superabile solo attraverso lo sviluppo della curiosità e, conseguentemente, attraverso il viaggio, come nella più classica delle storie di formazione Disney.
In effetti Luca è, a conti fatti, un film più vicino ai classici Disney che ai più sofisticati lavori Pixar e i primi minuti della pellicola, in particolar modo, accenderanno negli spettatori meno giovani, reminiscenze del classico datato 1989, La Sirenetta.
Una scrittura timida che sembra aver paura di mettere a fuoco il racconto e i suoi interpreti
In questo edulcorato romanzo di formazione, purtroppo, risultano poco convincenti comprimari e antagonisti. Il cattivo Ercole Visconti, ad esempio, non rappresenta mai una vera minaccia e diventa quasi noioso, ingabbiato in una scrittura troppo stereotipata, incapace di evolverlo. Discorso analogo per i genitori di Luca che, dopo un notevole tempo a schermo speso per presentarli nel corso del primo atto, sembrano perdere forza e scopo, smarrendosi fino al prevedibile finale.
La scrittura in generale è, in effetti, il tallone d’Achille di Luca. Una scrittura davvero troppo timida, quasi manierista, che sembra aver paura di mettere a fuoco il racconto e i suoi interpreti, lasciandoli inafferrabili, quasi lontani, come in una sorta di sogno lucido. Una scelta con ogni probabilità ponderata ma che restituisce allo spettatore una sensazione di vacuità, di mancanza di contenuto, nonché di scarsa coesione tra le scene. Volendo essere particolarmente critici si ha, a fine visione, la sensazione che il plot di Luca fosse più idoneo a un cortometraggio che a un lungometraggio (peraltro di soli 95 minuti).
Da un punto di vista visivo Luca mostra di avere una fortissima identità, differenziandosi in maniera abbastanza palpabile dai canoni Pixar. La palette cromatica pastellosa, le proporzioni tra ambienti e personaggi, i volti più tondeggianti, tutto contribuisce a rendere un piacevole senso di novità e freschezza. Anche i diversi momenti onirici presenti nel film sono visivamente molto evocativi e ispirati, come ad esempio quello dedicato alla Vespa, nonostante alcune di queste sequenze risultino un po’ riempitive e poco funzionali al racconto. Eccezionale come sempre il lavoro sulle animazioni che qui adottano un tono più slapstick del solito.
Se dopo aver visto il trailer vi siete chiesti, come molti, se la rappresentazione dell’Italia e degli italiani fosse un po’ troppo stereotipata in Luca, la risposta è “ni”. Sicuramente ci sono delle “semplificazioni”, dei modi di rappresentare l’italianità che talvolta scade un po’ nel cliché, seppur bonario (la gestualità eccessiva delle mani, il tono di voce spesso alto, ecc.). Anche la colonna sonora è piuttosto “facile” nel portare in scena brani pop italiani particolarmente conosciuti, da Edoardo Bennato a Gianni Morandi, talvolta poco amalgamati alle immagini.
Da un punto di vista visivo Luca mostra di avere una fortissima identità
Sarebbe abbastanza pretestuoso urlare allo stereotipo razziale, a maggior ragione se si considera l’italianità del regista, ma siamo certi che qualche malumore in tal senso non mancherà.
Questa recensione di Luca, quindi, si conclude con una promozione non troppo larga. Ci troviamo di fronte a un film sicuramente minore nella gloriosa filmografia Pixar. Un film piacevole, che scorre via come un bicchier d’acqua ma che fatica a lasciare una traccia a lungo termine nel cuore dello spettatore. Luca è divertente, gioioso, onirico ma è un viaggio che percorre binari davvero troppo prevedibili e privi di mordente. Un po’ un peccato perché con una scrittura più densa e coraggiosa il risultato finale sarebbe potuto essere esponenzialmente migliore. Luca è un film che, probabilmente, troverà particolare favore in un pubblico particolarmente giovane ma deluderà quasi certamente chi da Pixar si aspetta una maggiore complessità tematica e strutturale.
Luca sarà disponibile per tutti su Disney+ a partire dal 18 giugno.
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