Splatoon 3 rappresenta una prosecuzione dell’esperienza di gioco multiplayer Nintendo. Quasi più di Mario Kart e forse perfino più di Smash Bros., questo spara-inchiostro ha rappresentato per molti uno svezzamento al panorama dei videogiochi competitivi. Personalmente, da collaboratore e poi player (seppur con scarsi risultati perché scarso sono) di un campionato nazionale di questo gioco, ho vissuto le dinamiche di questa esperienza multigiocatore comprendendo che Splatoon non è una semplice orgia di colore tra amici, ma un complesso e tattico shooter che forse troppe volte è sottostimato.
Dopo il primo capitolo di prova su Wii U e il secondo di perfezionamento e ampliamento su Nintendo Switch, Splatoon 3 nuota nuovamente sulla console ibrida cercando probabilmente la sua consacrazione soprattutto nel panorama competitivo anche grazie all’aggiornamento dei server di gioco che Nintendo ha operato anche in previsione di questa nuova esperienza multiplayer. Il test di gioco di fine agosto ha già dato buone sensazioni soprattutto sulla stabilità di rete. Vedremo se il gioco finale saprà dare delle sensazioni positive.
Cartuccia inserita e gioco avviato, Splatoon 3 sembra leggermente diverso dalle battaglie di colore cui siamo abituati. Parte lento, sommesso, come se non volesse più tentare di scioccare con il colore ma di dare un tono diverso. Per uno come me che ha consumato il controller su entrambi i capitoli precedenti il primo impatto è stato un po’ destabilizzante, poiché sembrava voler essere troppo serioso rispetto al passato. Ma in un attimo tutto il colore di Splatoon è tornato, e già dopo qualche ora si è a cavallo di un arcobaleno. La luminosità degli ambienti è molto migliorata, il grigiore cupo, un po’ metallico un po’ della consistenza del cemento armato visto nel capitolo precedente, è molto più luminoso e sfaccettato. Chiaramente i colori tenui la fanno ancora da padrone nelle arene e nei livelli del single player per poter ospitare senza sovrapporsi il colore che verrà spruzzato, ma si percepisce che è stato fatto qualcosa in più per renderli meno artificiali e più ricchi di particolari da scoprire.
Nel single player di Splatoon 3 si sente l’aura di Super Mario
Le mie mani fremevano dall’entrare subito in lobby e fare il diavolo a quattro nel multigiocatore. Ma sono passati mesi dalla mia ultima partita online tra Inkling e allora ho preferito deviare verso il single player. Per un gioco dalla forte componente multiplayer cooperativo una sezione in solitaria sembra essere un’appendice buona solo a riempire i ritagli di tempo. Ma in Splatoon 3, come negli altri e più degli altri capitoli, questa rappresenta un utile banco di prova per saggiare le qualità delle armi e il loro feedback. Questo è vero, ma c’è di più. La cura che si può notare in questa parte di gioco – prosecuzione del buon lavoro fatto con il DLC Octo Expansion del secondo capitolo – non solo fa apprezzare le potenzialità del gameplay, ma rappresenta una sfida, fatta di piccoli livelli, nei quali si nota una matrice platform di buona fattura. Si sente un po’ ovunque l’aura di Super Mario (soprattutto del capitolo Sunshine) il che dimostra che Nintendo ha cercato di riempire di contenuti questo terzo capitolo, non limitandosi al compitino. Ho completato il single player senza troppi patemi in meno di dieci ore, ma per completarlo e sbloccare tutto, soprattutto oggetti estetici per gli armadietti, ci vuole ancora qualche ora in più. Tempo ben speso sicuramente, anche solo per capire come funzionano le nuove armi inserite in questo capitolo. Ma già a questo punto del gioco, attraversando solo questo grande tutorial e palestra d’addestramento, Splatoon 3 riempie le prime giornate di gioco.
Con il single player divorato, ho passato le ultime settimane a fare quello che Splatoon 3 fa meglio (almeno nelle intenzioni): giocare partite multiplayer con amici e sconosciuti. Il ritorno a inchiostrare in lobby è stato come tornare a pedalare in bicicletta dopo un inverno passato chiuso in casa. La familiarità e la sensazione di continuum che si percepisce fa quasi dimenticare di essere davanti a un nuovo capitolo. Splattare nemici e colorare inchiostro hanno ancora le stesse regole, le stesse dinamiche del capitolo precedente. More of the same direbbe qualcuno e in effetti non si sente un reale cambio radicale: le prime partite vanno via veloci e dopo qualche attimo di ambientamento nella nuova piazza-hub (ancora una volta molto ricca di particolari ma anche molto dispersiva e poco chiara) si vola veloce a provare a raggiungere il rango più alto nelle partite classificate.
Proprio nelle partite classificate Splatoon 3 mostra di essere notevolmente cambiato
Perché è di ranked che vive l’Inkling. Ed è proprio nelle partite per scalare i ranghi del gioco che questo terzo capitolo mostra di essere cambiato. Non cambiamenti radicali, ma sostanziali perfezionamenti all’impianto di gioco: i diversi modi in cui si può salire di livello, le regole leggermente perfezionate per le varie modalità di gioco, una maggiore difficoltà di progressione dei ranghi, la gestione più diversificata della lobby e di come si può entrare o invitare in una partita. Le novità sono potrebbero sembrare poco evidenti, ma i giocatori esperti della serie noteranno nuovi particolari partita dopo partita. A questo si aggiunge un sistema di progressione dello sblocco delle armi e dei ranghi più lento che costringe a giocare tanto e quindi a provare armi diverse nel corso del tempo.
Anche le armi non sono state stravolte, ma hanno ricevuto delle piccole modifiche e qualche nuova bocca di fuoco – anzi d’inchiostro – che amplia il ventaglio delle opzioni d’attacco. Ma sono soprattutto le armi speciali aggiunte che fanno tante novità e che in queste prime settimane di gioco sembrano essere leggermente troppo sbilanciate se combinate nella giusta maniera. Il meta sicuramente subirà dei cambiamenti in futuro per essere bilanciato a dovere e offrire una scena competitiva di tutto rispetto. Perché Splatoon 3 ha bisogno prendersi il suo spazio nel panorama degli e-sport, quello spazio che nemmeno il secondo è riuscito a prendersi.
A voler spiegare le differenze di feedback di ogni arma servirebbe forse un libro e non è questo il luogo adatto. In generale ho avuto una sensazione di maggiore fluidità dell’azione così come una maggiore differenziazione del “peso” delle armi sui movimenti e sulle statistiche nascoste dei set equipaggiati, sui quali sembra che anche le abilità degli abbigliamenti abbiano un impatto leggermente maggiore. Altro aspetto che non va sottovalutato è la stabilità dei server dell’online. Giocando con una connessione tutt’altro che stabile ho comunque notato qualche miglioramento rispetto alle numerose disconnessioni di Splatoon 2. Certo qualche errore di comunicazione è avvenuto lo stesso, ma si sente che qualcosa è cambiato rispetto al passato e i problemi legati al lag sembrano essere diminuiti.
Ho ancora qualcosa da esplorare prima della fine di questa recensione diario di Splatoon 3, ma ad ogni partita sento quel brivido di familiarità e il piacere della scoperta per le novità che via via si schiudono davanti ai miei occhi su Nintendo Switch.
Ho aspettato un po’ prima di chiudere questa recensione diario di Splatoon 3. Tempo che mi è servito a sviscerare tutti i cunicoli nascosti del gioco. Tempo per saggiare il multiplayer e la frequenza ed efficacia degli aggiornamenti post lancio. E dopo due mesi di gioco, posso dire che Splatton 3 riserva molte scoperte inaspettate, sia in positivo che in negativo. Parto subito con l’aspetto che mi ha convinto di meno. Sarò un anziano giocatore, ma trovo molto inutile tutta la schiera di oggetti estetici per l’armadietto. La reputo troppo fine a se stessa questa novità di Splatoon 3 che permette di comporre e abbellire un proprio armadietto con adesivi, armi e gadget come se fossimo studenti di un college americano. Di certo hanno provato a dare un senso ai milioni di crediti che si possono ottenere giocando continuativamente a Splatoon e che permetteranno questa volta di avere sempre nuovi oggetti da “collezionare” nel corso dei mesi e degli update. Tuttavia trovo tutto questo aspetto fine a se stesso e anche un po’ limitato negli spazi. La personalizzazione si estende anche al tag del giocatore che si può personalizzare nella livrea e in altri piccoli dettagli e che permette di rendere più riconoscibile la propria presenza nell’arena. Questo è sicuramente più funzionale e utile.
La sorpresa più grande è stata la Splattanza: un minigioco uno contro uno basato su carte collezionabili – che si recuperano come premi in gioco – che è una droga. Un po’ come il gioco di carte Gwent di The Witcher, questo minigame riempitivo si è rivelato profondo e ben strutturato. Mi è dispiaciuto averlo scoperto solo così tardi perché il gameplay – un po’ tetris un po’ puzzle – è semplice ma sfaccettato e la possibilità di sbloccare e incastrare via via carte diverse lo rende molto più di un semplice passatempo tra una partita e l’altra. Purtroppo il gioco con amici è praticamente assente. Un’occasione sprecata che speriamo venga recuperata con aggiornamenti successivi perché ne vale davvero la pena.
Tornando a parlare di multiplayer e classificate, nella fase d’attesa tra le partite si può fare allenamento con l’arma equipaggiata tramutando quei tempi morti – ancora un pelo lunghi in alcuni casi – in momenti costruttivi di allenamento e test delle armi. Tutto il sistema di contorno alle partite online è migliorato in diversi aspetti. I replay delle partite hanno una giusta combinazione di opzioni e sono davvero accessibili. Un ottimo strumento per le squadre che vogliono capire i propri punti deboli e studiare le strategie migliori in vista di composizioni. Anche l’accorpamento del rango delle classificate in un’unica linea di progressione è molto meno frammentata, così come è più lenta la possibilità di progressione con la quale si può salire di rango.
C’è ancora qualche aspetto da limare per poter offrire ai giocatori una grande stagione competitiva a base d’inchiostro
Il bilanciamento delle armi, soprattutto di quelle speciali, sembra essere per ora abbastanza equilibrato anche se qualche tipo di equipaggiamento sembra ancora troppo potente e di sicuro sul lungo periodo richiederà di essere corretto per sistemare il meta del gioco. Le nuove bocche d’inchiostro sono sufficientemente differenziate rispetto a quelle già viste in passato da permettere anche ai giocatori più esperti di cercare nuove vie e nuove combinazioni per le tattiche in singolo e in squadre. C’è tanto materiale da pro player, ma ancora una volta manca – per ora – qualche classifica e/o modalità esclusiva che possa essere un trampolino di lancio per rendere Splatoon 3 un vero e-sport. Quel pizzico di sale e infrastruttura da e-sport che possa dare al titolo per Nintendo Switch lo slancio definitivo nel panorama dei giochi competitivi. La speranza è che il gioco veda, come e più del precedente, una serie di modifiche nel corso dei mesi – per non dire anni – che ne possa tramutare l’aspetto da ottima prospettiva a concreta realtà competitiva.
Anche il PvE della Salmon Run è stato ampliato e arricchito di nuovi elementi e caratteristiche tali da rendere ancora più avvincenti le raccolte di uova in cooperativa. Forse però qui è mancato un guizzo di vero cambiamento che ci si poteva aspettare, magari creando qualche classifica anche per questa modalità di gioco. E poi c’è il nodo della chat vocale, ancora ancora all’applicazione Nintendo per smartphone. In una parola: scomoda. È vero che oramai i giocatori hanno imparato a usare piattaforme esterne per le comunicazioni a voce, molto più comode e versatili, ma è davvero un peccato non avere una soluzione all-in-one. A livello tecnico Splatoon 3, dopo qualche mese di gioco e qualche aggiornamento, appare ancora fluido in partita con solo qualche calo di frame all’interno dei menù. La stabilità dei nuovi server si è confermata, al netto di qualche disconnessione.
Spengo Switch dopo l’ennesima sconfitta per un paio di punti e mi fermo a guardare il quadro d’insieme. Splatoon 3 non è una novità assoluta. Il retaggio della serie c’è tutto e non si poteva pretendere che fosse stravolto. Ma le correzioni e aggiunte di questa terza incarnazione offrono un titolo fluido, intenso, piacevole da giocare e ricco di contenuti e gadget che gli danno un aspetto più accattivante e variopinto. Ma Splatoon 3 è soprattutto gameplay e competizione e anche qui le piccole migliorie lo hanno reso migliore. Migliore, ma non ancora perfetto. C’è ancora qualche aspetto da limare per poter offrire ai giocatori una grande stagione competitiva a base d’inchiostro. Il bilanciamento tra titolo accessibile a tutti e prodotto dedicato a giocatori che amano la competizione è anche troppo equilibrato. Serve capire se Nintendo questa volta non lasci troppo presto il competitivo in balia di se stesso e lo sostenga a dovere con gli aggiornamenti, ma soprattutto con una migliore organizzazione e supporto agli eventi e attività ad esso collegati. Manca ancora poco per la perfezione, ma ci siamo quasi.
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Niente per quanto reputi che molti dei titoli Nintendo siano spesso dei grandissimi giochi, molti di questi proprio non sono nelle mie corde e splatoon è uno di questi.
Comprendo è un'esperienza diversa, per certi versi lontana dalle convenzioni e tipologie di giochi cui siamo abituati a giocare. E' uno shooter che non può essere rapportato agli shooter di stampo occidentale. Però una volta superato lo scoglio ambientamento, è un titolo molto scalabile a diverse tipologie di giocatore e dalla grande intensità di gioco.
Lo prendo dopo gow