Recensione

Metro 2033 Redux: la prima fermata di un viaggio epico

Il 2019 videoludico, ormai l’abbiamo capito, è un anno ricco e che, sicuramente, lascerà parlare di sé per molto tempo. La mole di prodotti dalla sicura affidabilità – e successo – che vedrà la luce nei prossimi undici mesi è veramente impressionante. Già le prime due bombe pubblicate nel mese di gennaio – Resident Evil 2 Remake e Kingdom Hearts III – ne sono una prova concreta.

L’anno corrente, però, è anche l’anno dei ritorni importanti: come dicevamo poc’anzi, oltre ai due colossi citati, nei prossimi mesi ritornerà Devil May Cry, con quello che si preannuncia essere un roboante quinto capitolo, ma le sorprese non finiscono qui. Pur non godendo della stessa fama e notorietà delle produzioni elencate finora, il 2019 sarà anche l’anno del ritorno della serie targata 4A Games Metro, ispirata al romanzo dello scrittore russo Dmitry Glukhovsky (Metro 2033, appunto), che, di fatto, segnerà la conclusione di un’epica trilogia, che probabilmente non ha riscosso il successo che avrebbe meritato.

Il terzo e ultimo capitolo, del resto, porterà il nome di Metro Exodus e noi, onestamente, ci aspettiamo davvero grandi cose. Per l’occasione, abbiamo deciso di rigiocare per voi (ma anche per noi) i primi due titoli, rinfrescandoci la memoria e preparandoci, così, all’imminente esodo di massa. Mettetevi comodi: la Metro sta per arrivare!

Mosca, 2033 – Una guerra nucleare ha devastato la Terra e i pochi sopravvissuti sono costretti a vivere sottoterra, nelle metropolitane della capitale russa. Le varie stazioni sono organizzate con un loro “governo”, quasi delle vere e proprie città stato, e per recarsi da una stazione all’altra si devono attraversare le gallerie.

Nel buio si celano pericolose e misteriose creature, tra cui i Tetri. Essi sono esseri dalle fattezze umanoidi e dalle enormi capacità psichiche, destinati a ereditare la Terra, ormai devastata dalle guerra. Uscire all’esterno è pericoloso e l’aria è contaminata: senza maschera antigas e filtro  si va incontro a morte certa. Nel buio delle gallerie, d’altra parte, si nascondono numerosi nemici, pronti a eliminare chiunque osi invadere il loro territorio.

In questa atmosfera angosciante e opprimente, si snoda l’avventura del nostro protagonista, Artyom. Cresciuto sotto i quartieri settentrionali di Mosca, viene incaricato da Hunter, misterioso amico del suo patrigno, di portare un messaggio alla stazione più importante, Polis, volto a spiegare loro la minaccia dei Tetri. Venuto a conoscenza che il consiglio di Polis non ha intenzione di intervenire, per Artyom non resta altro da fare che recarsi presso il D6, bunker con annesso complesso missilistico in grado di distruggere il Giardino, principale punto di aggregazione delle creature.

La bellissima storia del titolo ci accompagna per tutta la durata dell’avventura, mantenendo vivi interesse e tensione: non sappiamo mai cosa può nascondersi nel buio e, più si prosegue, più si capisce quanto le cose potrebbero non essere come sembrano.

Gli esseri umani, poi, sono anch’essi una minaccia: molti si sono aggregati in vere e proprie bande di criminali, disposti a uccidere chiunque per i propri interessi. Letali quanto le creature che popolano l’affascinante mondo di gioco, mostrano quanto la natura di alcuni esseri umani sia corrotta e sempre disposta a dare il peggio di sé, qualora se ne presentasse l’occasione. Nelle basi, invece, ci viene messo davanti uno scenario completamente diverso: tra mercanti e soldati, ci sono bambini indifesi e affamati, disposti a fare da Cicerone ai viaggiatori per pochi proiettili (la valuta del gioco). Uscire all’esterno è poi ancora più insidioso che restare nelle gallerie: sebbene la luce offra uno spiraglio di speranza, ben presto ci si rende conto di quanto alcune creature che popolano il mondo siano pericolose e di quanto le gallerie della metropolitana non siano poi così terrificanti.

Miseria, fame, paura e tensione sono le emozioni predominanti all’interno di uno scenario desolante, che accompagna tutta la vita di Artyom, a partire dalla sua difficile infanzia, di cui ci viene occasionalmente offerto qualche sprazzo.

Se la trama del gioco appare cardine ai fini della fruibilità del titolo, lo stesso si può dire soltanto in parte del gameplay. Il titolo si mostra come un classico FPS, con un livello di sfida piuttosto alto e con alcuni spunti ludici piuttosto interessanti.

Non ci troviamo di fronte a un prodotto che mostra i muscoli, sotto questo aspetto, ma nel complesso il tutto funziona a dovere. Il vero punto dolente della produzione è rappresentato dal sistema di shooting, dove le varie bocche da fuoco risultano spesso e volentieri fin troppo leggere e restituiscono un feeling acerbo e poco incisivo. Ad onor del vero, è giusto precisare che le armi sono tante e molto diverse anche nell’impiego, ma falliscono nel restituire quelle sensazioni ritrovabili in altre produzioni. Ci è piaciuta, ad esempio, la meccanica della maschera antigas: in superficie (ma anche in altri, numerosi, punti della mappa) non si può sopravvivere a causa delle radiazioni ed è compito del giocatore ricordarsi d’indossare lo strumento salvavita e di sostituire il filtro ogni volta che questo si scarica. Va precisato che il titolo offre diversi consigli sulla progressione e non disdegna nemmeno di offrire al giocatore la possibilità di approcciare in modo diverso le varie (numerose) sparatorie.

Artyom, ad esempio, può uccidere in silenzio i nemici (umani) avversari, preoccupandosi di spegnere le luci presenti durante la traversata; alcune creature non vi attaccheranno perché pacifiche e disinteressate nei vostri confronti, e così via. L’intelligenza artificiale, ci teniamo a dirlo, è molto carente, sia per quanto concerne gli sporadici alleati sia per quanto concerne i nemici, ad eccezion fatta di alcune bestie, seriamente preoccupanti da affrontare e abili nell’accerchiarvi.

Niente da dire sul discorso longevità: per completare la campagna principale occorrono circa dieci ore di gioco, senza però cercare di ritrovare tutti i collezionabili e preoccuparsi di accontentare le, a dirla tutta pochissime, richieste dei vari abitanti delle stazioni della metropolitana.

Graficamente parlando Metro 2033 Redux si difende piuttosto bene, ma non è certamente un prodotto che eccelle, sotto questo aspetto. La realizzazione tecnica del titolo, sia nella versione originale sia in questa versione rimasterizzata, è piuttosto modesta, ma comunque di tutto rispetto se si considera il periodo d’uscita.

Non ci ha convinti più di tanto la varietà delle ambientazioni, in verità fin troppo esigua, ma che, onestamente, va di pari passo alla natura del racconto, che ambienta la storia tra le cupe stazioni e poche altre strutture. Molto bella, ad esempio, è la Biblioteca, pullulante di affascinanti creature e ricca di stile. Ci sarebbe piaciuto ammirare più strutture di questo genere, certo, ma è una critica molto marginale e del tutto soggettiva. In generale, comunque, il titolo si comporta discretamente sia su PlayStation 4 sia su Xbox One X, su cui gira (ufficialmente) a 1080p e 60 FPS, ma in alcuni casi si espone a cali di frame rate abbastanza vistosi, capaci di rendere alcune sequenze ancor più ostiche del normale.

Niente da dire sul comparto sonoro: dialoghi, doppiaggio ed effetti vari sono di buona fattura, e rendono più facile lasciarsi catturare da un racconto tanto affascinante quanto inquietante.

Metro 2033 Redux è un prodotto carismatico e affascinante che riesce, senza mai allontanarsi dal materiale originale, a raccontare ottimamente una storia complessa e ricca di dettagli, combinandola perfettamente col piacere di una bella sparatoria, tra una sequenza e l’altra.

Ci troviamo di fronte a un FPS con grosse limitazioni strutturali, certo, ma che nel complesso funziona bene. Le note dolenti sono ritrovabili in un sistema di checkpoint fin troppo confusionario e in una longevità forse leggermente esigua ma, considerando la natura della produzione, tutto sommato giusta.

Se non lo avete ancora provato, in vista del prossimo arrivo di Metro Exodus, potrebbe essere il momento giusto per farlo, considerando anche il prezzo di vendita veramente modesto (il gioco è incluso anche nell’abbonamento Game Pass). Fidatevi di noi!

 

Salvatore Cardone

Scrivo, cucino, mangio. Spesso contemporaneamente. Necessito di più mani.

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