Sono trascorsi la bellezza di sei anni dall’uscita di Metro Last Light, secondo capitolo della saga videoludica basata sui romanzi dello scrittore Dmitry Glukhovsky, che pareva aver scritto la parole “fine” all’epopea di Artyom e di tutti gli altri “spartani”.
A cambiare le carte in tavola, però, ci ha pensato Metro Exodus, terzo ed ultimo capitolo della saga, arrivato di gran carriera a rispolverare con forza le avventure post-apocalittiche dei pochi sopravvissuti della metro e a concluderle nel migliore dei modi. Basato sugli avvenimenti narrati nel romanzo Metro 2035, Metro Exodus rappresenta, sotto diversi punti di vista, una netta separazione col passato. Sia l’ambientazione sia la struttura generale del titolo si mostrano nettamente diverse rispetto ai primi due capitoli, ma ci basteranno pochi minuti per sentirci subito a casa, nel bene e nel male.
Vogliamo subito liberarci dell’elefante nella stanza: tutte le novità funzionano a dovere e il finale offerto è di grande impatto. Del resto, ci troviamo ancora una volta di fronte ad un prodotto che si fa quasi beffe del suo genere di appartenenza, mettendo di nuovo la narrazione davanti al puro gameplay e ci riesce perfettamente. Gli svarioni, però, ci sono ma non inficiano più di tanto la qualità complessiva del prodotto che, senza mezzi termini, si erge come uno dei migliori FPS single player dell’attuale generazione di console.
Siete curiosi di sapere perché? Ebbene, mostrateci il biglietto: l’ultimo viaggio vi attende!
La sceneggiatura di Metro Exodus è frutto di un lavoro a quattro mani da parte di di 4A Games e dallo stesso Glukhovsky e funziona, manco a dirlo, alla perfezione. La storia narrata è di quelle impossibili da non amare, anche se si “macchia” di una partenza fin troppo spedita, che lascia poco spazio alla comprensione da parte del giocatore.
Calatici ancora una volta nei panni del buon vecchio Artyom, la nostra missione, stavolta, sarà inseguire il suo sogno. No, non è un jingle promozionale, ma una sorta di riassunto di cosa ci aspetta una volta iniziato l’esodo. Da sempre ossessionato dalla volontà di trovare il modo di sopravvivere e vivere al di là delle fredde mura sotterranee delle stazioni della metro, Artyom riesce a trovare traccia di luoghi abitabili, dove l’aria è respirabile, in cui poter condurre una vita degna di chiamarsi tale. Una volta convinti gli altri “spartani”, tra cui il Colonnello Miller, il più restio di tutti, Artyom e gli altri, sui binari dell’Aurora, inizieranno un vero e proprio viaggio alla ricerca della terra promessa, in una marea di eventi e colpi di scena continui ed emozionanti. Il trascorrere degli eventi, per forza di cose, appare molto rapido, giacché, dall’inizio alla fine dell’avventura, vi lascerete alle spalle più di una primavera. Questo si traduce in un racconto che procede spedito ed inesorabile, ma che non si dimentica mai di offrire uno spaccato anche più intimo della quotidianità dei vari membri dell’equipaggio e delle loro problematiche, tutte diverse ma egualmente rilevanti.
La trama di Metro Exodus rappresenta il fiore all’occhiello della produzione
Il tema principale rimane quello della ricerca di un mondo nuovo dove vivere, un mondo che, al netto a tutte le bugie raccontate, è sopravvissuto – seppur portandosi dietro tantissime ferite – alla catastrofe nucleare già abbondantemente raccontata nel corso dei precedenti capitoli. Al di fuori delle fredde mura della metro, però, ad attendere i protagonisti della storia non c’è solamente la speranza, ma anche la paura, la follia e la disperazione, che spesso e volentieri rappresentano più volti della stessa medaglia. Quello che più spaventa non sono le gigantesche creature o gli “zombie” che pullulano nelle le strade, bensì le persone, i sopravvissuti. Spesso, infatti, la loro visione di sopravvivenza si traduce in una furia omicida, ma non solo. Questo, però, vogliamo lasciarvelo scoprire per conto vostro.
Vi basti pensare che in Metro Exodus avrete a che fare con persone di ogni tipo, tra cui è possibile ritrovare anche un certo figuro che banchetta allegramente insieme a due cadaveri, per citarne uno.
Il netto distacco col passato, di cui vi parlavamo poc’anzi, è rappresentato principalmente dalla natura delle ambientazioni, ora più vicine a una sorta di open world, piuttosto che alle buie e lineari sequenze al chiuso a cui i predecessori di Exodus ci avevano abituati.
In verità, seppur ampie e bellissime da vedere, le aree di gioco non sono mai ricche di attività da completare o di oggetti da reperire, conservando così la natura marcatamente survival e lineare della produzione, ma offrendo uno spaccato sensibilmente diverso rispetto al passato. A rimpinzare la lista delle novità, ci pensa anche la presenza di inedite creature da affrontare che, unita alla maggior difficoltà nel reperire oggetti per la creazione di viveri e munizioni varie, tende a far salire notevolmente l’asticella del livello di difficoltà della produzione. Metro Exodus, del resto, si separa ancora una volta dagli altri capitoli della saga e lo fa, ancora una volta, strizzando l’occhio a produzioni più attuali. La natura del gioco, però, rimane sostanzialmente sempre la medesima: si procede da un punto A a un punto B, sterminando orde di mostri o nemici umani, rappresentati da diverse fazioni che popolano il mondo esterno. L’incedere della storia, a conti fatti sempre accompagnato da una sorta di linearità di fondo, è scandito anche dalla possibilità di svolgere attività secondarie, che, nella maggior parte dei casi, consistono nel ritrovamento di alcuni oggetti per conto di uno dei passeggeri dell’Aurora. Muoversi all’interno delle vaste mappe del gioco, però, non è così semplice, vuoi per la difficoltà di fondo dei vari scontri o per la poca chiarezza della mappa di cui ora Artyom dispone.
“Gli animali sono diventati mostri. Le persone sono diventate animali.”
In verità, comunque, il tasso di sfida è rappresentato più dal numero (spesso il titolo quasi vi costringe a un approccio stealth), che dalla potenza degli avversari che, anche in questo terzo capitolo, si presentano sorretti da un’intelligenza artificiale che definire carente sarebbe un pietoso eufemismo. Non soltanto: come già anticipato poco sopra, a dare filo da torciere ci penserà anche la questione rifornimenti e viveri. in Exodus non sarà più possibile acquistare dai venditori i beni di consumo o le munizioni varie, ma tutto, per enfatizzare maggiormente la questione crafting, va prodotto con le proprie mani. Si tratta, certamente, di un’aggiunta che potrebbe fare la felicità dei più avvezzi a questo tipo di soluzioni, ma che però, dal nostro punto di vista, rappresenta, probabilmente, un tentativo forse eccessivo di elevare la difficoltà del gioco, laddove non ce n’era veramente il bisogno. Anche perché alcuni oggetti si possono creare soltanto alla base o ai tavoli da lavoro, presenti in punti specifici della mappa. A questo, poi, si aggiunge una gestione del tasso di sfida mal gestita, per cui alcune sezioni risultano nettamente più ostiche di altre, senza un vero e proprio motivo.
Quello che non è praticamente cambiato è il sistema di shooting vero e proprio, ancora una volta lento e a tratti macchinoso – ma che comunque funziona da Dio -, accompagnato dalla solita schiera di combattimenti confusionari e dall’impiego di bocche da fuoco fin troppo simili tra loro e dalla scarsa credibilità sotto il profilo della pesantezza e del feedback. Non ci aspettavamo grandi rivoluzioni sotto questo aspetto, certo, ma forse, qualcosina di nuovo avrebbe giovato alla produzione.
Quello che ci ha piacevolmente colpiti, comunque, è l’introduzione di alcune meccaniche, come ad esempio quella dei nemici che, una volta ridotte sensibilmente le loro fila, decidono di arrendersi, e la possibilità di scegliere se risparmiarli o meno, giusto per citarne una.
Il lavoro più imponente, comunque, è stato svolto sicuramente sotto il profilo tecnico del titolo, in particolare per quanto concerne il comparto grafico.
Metro Exodus è semplicemente magnifico da vedere, e su Xbox One X, versione da noi utilizzata in fase di recensione, si rende protagonista di scorci memorabili, un’encomiabile pulizia grafica e una gestione degli effetti di luce superlativa. Anche l’HDR è introdotto con grande cura, e la resa di alcuni ambienti, semplicemente meravigliosi , ne è la conferma. Il titolo gira splendidamente in 4K nativi sull’ammiraglia Microsoft, ancorato però sui trenta FPS, molto stabili, che soltanto in alcuni frangenti mostrano il fianco a cali improvvisi ma tutto sommato accettabili. In generale, comunque, il comparto grafico del titolo funziona a meraviglia, nonostante sia caratterizzato da alcuni compromessi, quali l’alternarsi qualitativo di alcune texture o la scarsa interazione ambientale. Questi però non intaccano più di tanto un lavoro imponente e che trasuda amore da ogni poro da parte del team di sviluppo. Abbiamo apprezzato poco, in verità, alcune scelte stilistiche, come l’aspetto dei sottotitoli, a volte veramente complicati da leggere, o la colorazione chiara degli indicatori di interazione. Nei vecchi capitoli questi erano di colore arancio e si notavano maggiormente. Per la serie: un passo avanti per lo stile, uno indietro per la comodità.
Metro Exodus è splendido da vedere, ma non da sentire
Se il comparto grafico è uno dei punti di forza più evidenti della produzione, lo stesso non si può dire di quello sonoro, vero e proprio tallone d’Achille di un cavallo vincente. La maggior parte delle problematiche è sicuramente attribuibile al doppiaggio italiano, sinceramente deludente, ma non soltanto: la traccia audio, spesso e volentieri, dà vita a sfasamenti impossibili da non notare, come il calo o l’aumento improvviso di alcuni suoni (o delle voci stesse) e il movimento delle labbra quasi sempre fuori sincrono. Si tratta di svarioni evitabili e difficilmente comprensibili, ma che in fin dei conti non compromettono più di tanto il giudizio complessivo sul prodotto.
Chiosa finale per la modalità fotografica, apprezzabile e funzionale, che rende possibile immortalare i numerosi scenari meravigliosi ritrovabili durante gli ottomila chilometri di viaggio intrapresi da Artyom, Anna, Miller, Alyosha e tutti gli altri protagonisti di Metro Exodus.
Metro Exodus è la degna conclusione di una saga importante, vero e proprio baluardo degli FPS single-player, che meriterebbe un maggior risalto all’interno dell’industria videoludica.
Le venticinque ore necessarie per completare la trama principale vanno giù che è un piacere grazie ad una trama ancora una volta predominante rispetto al gameplay vero e proprio, e a un gunplay semplice e a tratti macchinoso, ma che funziona, diverte e convince. Apprezzabile, ma non esente da difetti, la natura free roaming, capace di offrire una ventata d’aria fresca in una produzione che di fatto rappresenta la conclusione di un progetto durato quasi dieci anni. Il viaggio verso la terra promessa di Artyom e di tutti i suoi compagni è tanto romantico quanto drammatico e raccontato talmente bene da rendere impossibile non emozionarsi, specialmente nelle battute finali.
4A Games e Deep Silver hanno hanno avuto ragione ancora una volta: Metro Exodus è un titolo che ci sentiamo di consigliare senza remore non solo a tutti gli appassionati della saga, ma anche a quelli meno navigati in materia, un FPS solido ed appagante, accompagnato da una trama matura e mai scontata. Senza mezzi termini ci troviamo di fronte a uno dei migliori FPS di questa generazione di console, nonostante problematiche presenti ma che non inficiano troppo o in maniera troppo pesante, la godibilità del nuovo titolo degli sviluppatori ucraini.
Ho giocato a Metro Exodus su Xbox One X, collegata a un televisore da 43" con supporto al 4K e all'HDR 10+
Struttura
Collezionabili e Extra
Scheda Gioco
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un capolavoro in tutto nn ho parole mi e piaciuto molto in tutto
Vera delusione per me!