Se Metro 2033 Redux ha avuto il compito di introdurre – nel migliore dei modi – una storia tanto affascinante quanto sorprendentemente ricca, il secondo capitolo della saga si porta dietro un importante fardello: concluderla, o comunque completarla, nel migliore dei modi.
Vogliamo subito liberarci dall’elefante nella stanza: Metro: Last Light (Redux) riesce pienamente nell’impresa e, anzi, riesce a migliorare l’esperienza complessiva del primo capitolo. Tutto questo viene fatto con grandissima cura da parte dei ragazzi 4A Games, che si affidano ciecamente all’ottima formula ludica di Metro 2033 e la perfezionano il più possibile, senza snaturare minimamente l’esperienza globale.
Una volta avviata la partita, infatti, ci sentiremo subito a casa, e non soltanto “pad alla mano”: anche sul piano narrativo il titolo riprende in tutto e per tutto dagli eventi conclusivi del primo capitolo.
Mosca, 2034 – È passato un anno dall’impatto del missile lanciato da Artyom sul covo dei Tetri. Le voci sul ritrovamento del D6 e delle ricchezze in esso contenute si sono diffuse a macchia d’olio. Khan, un misterioso vagabondo, informa il protagonista, divenuto ormai un Ranger, che c’è un sopravvissuto. Il vagabondo ritiene che il Tetro rimasto sia la chiave per il futuro dell’umanità e vuole trovarlo per comunicare con lui; Miller, invece, il capo dei Rangers, vuole eliminarlo perché ritiene sia una minaccia.
Ciò lo spinge a mandare Artyom in superficie, affiancandogli sua figlia, Anna, il miglior cecchino dei Rangers. Una volta trovato il Tetro, un bambino, e scoperta una sconvolgente verità sul suo passato, Artyom decide di fare ammenda per l’orrore che ha commesso sterminando i Tetri proteggendone l’ultimo rimasto. Il protagonista si troverà così a dover combattere duramente per portare a casa le pelle e riuscire a tenere al sicuro il piccolo. La storia, sempre ben scandita tramite la divisione in capitoli e il racconto in prima persona, non è più tratta dal romanzo di Glukhovsky, ma si presenta comunque solida, interessante e ricca di colpi di scena. Il mondo è lo stesso, vecchio, luogo corrotto e pericoloso, qui arricchito dall’orribile peccato commesso nei confronti dei Tetri. Artyom si presenta come un personaggio divorato dai sensi di colpa, nel momento in cui comprende l’errore che ha commesso, e determinato per questo ad aiutare il piccolo e indifeso sopravvissuto.
La verità è diversa da ciò che appariva prima, e le scoperte che vengono fatte nel corso della storia lo affermano a gran voce: non sono mai stati i Tetri la minaccia, ma lo sono gli esseri umani stessi. Il nemico qui, infatti, non sono più quelle misteriose creature umanoidi ma la Linea Rossa, un’organizzazione paramilitare disposta a tutto pur di vincere. La storia si mantiene solida e convincente, per certi versi anche più del primo capitolo, in cui alcuni dettagli erano solo abbozzati.
Metro: Last Light Redux non si discosta minimamente dal suo predecessore, nel bene e nel male. Livello di difficoltà, varietà dei mostri e tutto il resto, è assolutamente in linea col primo capitolo, aumentando ancor di più la sensazione di “continuità” offerta dalla produzione.
Al netto di un lavoro – in verità piuttosto modesto – di rifinitura per quanto riguarda la varietà e la qualità delle bocche da fuoco, il gameplay di Metro: Last Light Redux non compie miracoli, dimostrandosi comunque solido, attuale e, soprattutto, funzionale. Ci troviamo quindi ancora una volta di fronte a un FPS dinamico e divertente, caratterizzato da una buona quantità di approcci alle battaglie, da un livello di sfida tirato verso l’alto e da un fattore esplorativo piuttosto limitato.
Non ci aspettavamo grandi rivoluzioni sotto questo aspetto, certo, e forse nemmeno le avremmo volute: del resto, già il primo capitolo funzionava perfettamente, e snaturarne la formula di gioco avrebbe potuto rappresentare un passo falso non trascurabile.
Ciò in cui Metro: Last Light differisce – seppur leggermente – da Metro 2033 è nella varietà delle ambientazioni, decisamente superiore rispetto al primo e, per la precisione, maggiormente caratterizzate da sezioni all’aperto molto piacevoli.
Il vero difetto del primo era probabilmente quello di ritrovarsi quasi sempre negli oscuri cunicoli della metropolitana, e questa pecca è stata sensibilmente ritoccata in questo secondo capitolo. Alcune sezioni di gioco sono veramente ispirate – soprattutto quelle riguardanti i flashback di Artyom – e ci offrono uno spaccato della vita preapocalittica inaspettato e nostalgico più che mai. Anche le varie sequenze in cui il nostro protagonista si lascia seguire dal piccolo Tetro sono molto toccanti e ci hanno strappato una lacrima in più un occasione.
Queste due soluzioni stilistiche hanno anche avuto la funzione di allungare leggermente la durata del titolo, che supera, seppur di poco, il primo Metro in termini di longevità. Anche stavolta, però, per completare il titolo basteranno poco più di dieci, undici ore, seppur meno “schematiche” rispetto a quelle del suo predecessore.
Graficamente parlando, Metro: Last Light Redux non si discosta più di tanto da Metro 2033 Redux, ma offre un comparto tecnico-artistico decisamente superiore.
Su Xbox One X, versione da noi utilizzata per la prova, il titolo gira solidamente a 1080p e 60 FPS, pressoché stabili, sebbene non esenti da cali vistosi in alcune circostanze. In generale, comunque, la pulizia complessiva effettuata su modelli poligonali, vegetazione e texture appare più curata e funzionale, senza però far gridare al miracolo. Il colpo d’occhio globale, comunque, è di tutto rispetto, come dicevamo anche poc’anzi, ed è avallato da una quantità maggiore di sezioni all’aperto, che abbiamo apprezzato non poco.
Niente da dire sul comparto sonoro: anche stavolta il lavoro svolto sul doppiaggio è di pregevole fattura, il suono delle armi è credibile e in generale le musiche sono adeguate e pertinenti alle varie situazioni.
Metro: Last Light riesce nell’arduo compito di diventare uno dei pochi sequel che riescono a migliorare rispetto al proprio predecessore, e non soltanto nell’ambiente videoludico.
La storia imbastita per questo secondo (e all’apparenza conclusivo) capitolo della saga si dimostra anche superiore a quella del primo, graziata poi da una pulizia tecnica e una vena artistica più ispirata.
Peccato per un finale forse un tantino criptico e per una formula ludica fin troppo legata a quella del suo precedessore: con qualche piccolo sforzo in più, sotto questo aspetto, avremmo potuto trovarci per le mani un capolavoro su tutta la linea. Resta, comunque, un FPS solido e intrigante, caratterizzato da una storia appassionante e da una qualità narrativa fuori scala, specialmente se si considera il genere in questione.
Abbiamo rigiocato recentemente a Metro: Last Light Redux su Xbox One X complice l'introduzione nel catalogo di Game Pass dopo averci già giocato su PlayStation 4 al momento della pubblicazione.
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