Nella generazione videoludica corrente, trovarsi dinanzi al termine espansione è divenuto ormai una costante. Non c’è gioco che si rispetti, infatti, che non arrivi sul mercato quasi “a metà”, pervaso da quell’aura di incompletezza a volte eccessiva, che rende necessario un successivo completamento. Non sempre avviene tutto questo, e non sempre le tanto temute (ma anche amate) espansioni riescono nel loro compito, risultando vacue e inconcludenti e – in alcuni casi – capaci anche di gravare sulla valutazione generale di un videogioco.
Per fortuna, questo non è assolutamente il caso di Iceborne, gigantesca espansione – che di gigantesco ha anche il costo – messa in piedi da Capcom per il suo Monster Hunter: World. Il gioco, che di mostruoso ha ben oltre il nome, giacché è riuscito a diventare il titolo di Capcom più venduto di sempre, superando così i Resident Evil e gli altri iconici brand dell’azienda nipponica, ha saputo lasciare un segno indelebile nella mente dei cacciatori che hanno deciso di dedicarsi alla causa, noncuranti delle grandi differenze strutturali che il primo capitolo pensato per essere un simil-open world avrebbe apportato alla serie. Perché Capcom, per il primo Monster Hunter pensato per le console casalinghe – il primo almeno dopo tantissimi anni – ha voluto prendere di petto la situazione, e osare tanto, fino a rischiare il linciaggio da parte dei veterani. Per fortuna, però, l’azienda nipponica (che ultimamente non sbaglia veramente un colpo) ha avuto ragione, ed ha saputo portare la stessa energia e le stesse qualità creative anche quando, ad un certo punto, si è sentito il bisogno di riprendere per mano la situazione.
Lentamente, il numero dei giocatori sui server stava iniziando a calare, a causa non solo di un livello di sfida non troppo entusiasmante per i veterani e forse troppo eccessivo per i novellini, ma anche dell’assenza di un endgame veramente soddisfacente. Per questo motivo, è arrivato, insieme alla sua ventata d’aria gelida, Iceborne, a ricordarci ancora che Capcom ha ripreso la retta via e non vuole assolutamente smarrirla.
Mostri! Mostri freschi, mostri belli!
L’analisi di ciò che ha saputo portare con sé Iceborne in quel pazzo mondo di Astera, non può non partire proprio dal pezzo più pregiato: i mostri da cacciare. L’espansione, infatti, si fa portavoce di un rinvigorimento del roster del bestiario imponente, se non per numero, sicuramente per varietà e per qualità. E se non tutti sono proprio originali, magari pescati dai vecchi capitoli della saga, e ammodernati per l’occasione, tutti sono in grado di fare la loro bella figura, compresi gli “originali”, quelli cioè pensati ad hoc per World. Quello che accomuna tutti loro, comunque, è la loro fame di sangue e di carne di cacciatore, che spesso si manifesta con le sembianze di un’aggressività generale disarmante. Il primo impatto con Iceborne, infatti, è quello che la difficoltà generale sia stata settata sensibilmente verso l’alto, complice sopratutto – appunto – la presenza delle nuove creature, tutte molto aggressive e che tendono ad attaccare il giocatore con un po’ qualsiasi mezzo a disposizione.
Che sia il gigantesco Banbaro o l’agile e scattante Barioth, i mostri nuovi sfruttano l’ambiente circostante per arrecare ingenti danni al cacciatore, costringendo così a prestare maggior attenzione non soltanto al corpo della creatura, ma anche ai suoi movimenti. Ciò aumenta a dismisura col passare del tempo, e diventa una caratteristica quasi obbligatoria di un po’ tutte le specie in circolazione. Non tutto è incentrato, però, sullo sfruttamento dell’ambiente locale. Così come i “vecchi”, anche i nuovi mostri possiedono abilità uniche, qui se vogliamo ancor più decisive e di impatto rispetto al passato. C’è ad esempio chi può generare melme esplosive che si attaccano addosso, come il Brachydios, o si può avere a che fare con il temibile Glavenus, la cui coda diventa praticamente una lama incandescente. La varietà delle creature è ingigantita anche da un “semplice” re-skin di buona parte dei mostri già presenti nel gioco base. Cacciando per Astera, o per la nuova – enorme – mappa di gioco, chiamata Distese Brinose, vi capiterà di imbattervi in un Anajanath Tonante, versione con danni da fulmine del gigantesco dinosauro, o in un Paolumu Onirico, splendido coi suoi attacchi che generano, appunto, lo status sonno nel giocatore e nel suo aiutante a quattro zampe.
“La chiameremo… Distese Brinose!”
D’accordo, l’originalità non è certamente il pezzo più ricercato, né riuscito, in una produzione come Monster Hunter, né oggi con World, né in passato. E proprio questo particolare si palesa subito, quando cioè si iniziano a vivere le emozioni del nuovo arco narrativo. Per farla breve, e senza spoilerarvi nulla, vi diciamo subito che, ancora una volta, il comparto narrativo non è assolutamente il pezzo forte della portata, seppur non mancano quei momenti di genuina epicità che da sempre fanno parte del DNA dell’hunting game più famoso al mondo. Iceborne, infatti, vi porterà sulle tracce di una nuova specie, di una nuova creatura, la cui comparsa ha alterato il comportamento di buona parte della fauna presente nell’ecosistema di Monster Hunter: World. E, lentamente, tra una serie di missioni tutte molto simili tra loro, per fortuna scandite dalla presenza di boss fight assolutamente splendide, la storia ci porta ad esplorare una nuova terra, nettamente una delle novità più entusiasmanti di questa granitica espansione.
Le Distese Brinose, sono una location dal fascino fuori dal comune, una lunga piana innevata, a metà tra lande ghiacciate e cumuli di neve in cui anche soltanto muoversi è un gran bel problema. La beltà estetica non è l’unica arma che accompagna la cavalcata del cacciatore all’interno della nuova mappa. Essa, infatti, apre le porte a nuove interazioni – ma anche limitazioni – ambientali rispetto al passato, ma anche all’introduzione di nuovi oggetti, come la Bevanda Calda. Iceborne, comunque, aggiunge di più di una “semplice” nuova mappa alla formula ludica, e lo fa tenendo d’occhio anche il discorso ottimizzazione, di natura strettamente tecnica. Anche se porta con sé meccaniche più complesse, Iceborne mette in luce l’ottimo lavoro svolto da Capcom nell’ottimizzare il suo titolo, specialmente per quanto riguarda il concetto legato al frame-rate, vero tallone d’Achille della produzione. Per fortuna, anche su PlayStation 4 Slim, il titolo gira benissimo e, anzi, risulta molto più godibile che in passato. Ah, tutto questo senza contare che ora è possibile andare in giro utilizzando i mostri di piccola taglia come mezzo di trasporto. Un’idea semplice, certo, e anche poco utile, ma che nel complesso trova il nostro gradimento.
Nome in codice: Rampino Artiglio
L’aggiunta più interessante, sul piano strettamente ludico, è sicuramente quella del Rampino Artiglio, un potenziamento della poco utilizzata balestra. Questa nuova meccanica consente, per farla breve, di aggrapparsi alle creature ed attaccarle in modo violento e ravvicinato. Afferrando col giusto tempismo un mostro, infatti, è possibile iniziare a colpirlo, indebolendone quel punto specifico del corpo in vista degli attacchi successivi. Vista così, questa introduzione potrebbe sembra marginale, e invece non è così. A seconda del tasto premuto e del tempismo con il quale si portano gli attacchi, infatti, è possibile eseguire diverse manovre. Ad esempio, con un colpo caricato (R2) dopo aver fatto vacillare la creatura (con O) è possibile scaraventarla contro una parete, per fargli perdere tanti punti vita, l’equilibrio e, perché no, magari intrappolarlo.
La vera gioia per tutti gli appassionati del brand, però, a parte tutte le piacevoli introduzioni, è certamente quella legata all’introduzione del grado Maestro (l’equivalente del G rank degli altri Monster Hunter) e di conseguenza di una nuova gestione di elementi fondamentali, quali equipaggiamenti, armi, set, gioielli e soprattutto un nuovo e più complesso endgame. Mettiamolo subito per iscritto: resistere ai nuovi nemici sarà dura, e già dopo le prime missioni vi renderete conto di aver bisogno di mettere mano alle nuove armature e alle nuove armi. I nuovi oggetti, che raggiungono un grado di Rarità 12, rappresentano sia varianti di quelli già conosciuti sia delle novità assolute, il che rende tutta la progressione ancora una volta lunga, piacevole, ma non eccessivamente frustrante. Elementi come i gioielli, infatti, non saranno più così difficili da prendere e possono essere inseriti, tra le altre cose, anche su, per dire, il mantello, e faranno certamente la differenza, così come in passato. Le armi, poi, hanno subito una leggera rivisitazione per quel che concerne gli attacchi e alcune caratteristiche. Sebbene alcune siano state più “toccate” di altre, è bene sottolineare quanto ancora Monster Hunter: World riesca ad offrire la giocatore una grande varietà di soluzioni offensive, figlie di una generale ottimizzazione delle armi e del loro impiego sicuramente molto validi.
Parola d’ordine: Endgame
Discorso simile anche per il rango Master. Aumentare di livello è piacevole e mai frustrante, e consente al giocatore di sbloccare sempre nuove missioni, taglie e sfide varie. Ogni missione di storia vi farà verosimilmente fare un nuovo livello, ma non vedete tutto questo come una facilitazione, anzi. Salire troppo rapidamente di grado Maestro senza essere adeguatamente attrezzati potrebbe essere un suicidio, per questo torna di “moda” il tanto amato grinding, fondamentale ai fini di un nuovo e rinvigorito endgame. Senza anticiparvi nulla, vi diciamo solo che sul finale dell’espansione si spalancheranno le porte per innumerevoli ore di gioco aggiuntive, a causa dell’introduzione di una nuova area, ricca di sfide sempre più difficili da padroneggiare. Un omaggio ai veterani, ma anche un occhiolino bello in mostra ai più “piccini”, chiamati a tirar fuori gli attributi una volta per tutte.
E a coronare il tutto ci pensano altre piccole aggiunte, tutto sommato di contorno, ma che comunque risultano piacevoli. Capcom ha deciso di sistemare un po’ i menù di gioco, di semplificare la raccolta degli oggetti, ad esempio, piccolezze sì, ma sicuramente molto apprezzate. E se proprio non ce la fate da soli, il solito matchmaking di primissimo livello di World/Iceborne verrà in vostro soccorso. Almeno su PlayStation 4 il tutto funziona ancora a meraviglia, complice anche la forte affluenza dei giocatori, tornati con un ghigno di felicità in quel di Astera dal 6 settembre, giorno di lancio dell’espansione in questione.
Ho giocato l'espansione Iceborne su PlayStation 4 Slim prima e Pro poi, avendo fatto (nuovamente) l'upgrade alla console più potente in casa Sony. L'espansione in questione è acquistabile sia in formato stand alone, sia nella versione "Master Edition" che include anche il gioco base, adatta maggiormente ai novellini della saga. In ogni caso, se avevate un personaggio creato in precedenza, potete tranquillamente riutilizzarlo ora. Ah, e se siete fortunati potete trovare in vendita l'edizione con Steelbook (solo per PS4), davvero ben fatta.
Struttura
Collezionabili e Extra
Scheda Gioco
Iceborne è probabilmente una delle migliori espansioni mai rilasciate per un videogioco. Quantità, varietà e stabilità sono i simboli di un contenuto aggiuntivo scritto e diretto con saggezza, capace di migliorare un gioco base fautore di record su record, acclamato a pieni voti da critica e utenza. Se siete amanti del brand, non avete alcuna scusa per non essere già incollati allo schermo. Per tutti gli altri, beh, forse è il momento di lasciarsi trasportare da uno Pterowyvern e volare su Astera. La caccia vi aspetta!
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bella recensione, mi ha fatto venire voglia di tornare su monster hunter world, peccato non averne il tempo :(
Grazie mille! Beh, io ti consigliere di provare a ritagliare un piccolo spazio per la caccia. Merita! :)
Non mi dispiacque affatto la prova che feci tempo fa. Da neofita dei Monster Hunter tutto mi sembrava figo, ma senza amici con cui fare gruppo ho preferito acquistare altro. Davvero un peccato. 😔