Il coraggio è da sempre uno degli aspetti più positivi che contraddistingue l’animo umano, e in linea di massima un buon metro di giudizio nella complessa scala di valori che fin dagli albori della civiltà contemporanea caratterizza gli individui. Il coraggio può rappresentare una fonte di energia quasi illimitata, se lo si riesce a sfruttare nel modo corretto, magari mischiato (in parti rigorosamente uguali) ad una buona dose di fortuna e dedizione.

Avere coraggio, quindi, può rappresentare un eccellente biglietto da visita qualora si decida di evolversi ad un grado più alto, di puntare a traguardi diversi ed a migliorarsi sempre, senza timore di trovarsi faccia a faccia col più spaventoso dei nemici: il fallimento.

In quel di Blizzard, quando è iniziata a svolazzare in testa agli sviluppatori l’idea “Overwatch”, dev’essere capitato proprio questo: un’esplosione di coraggio, mista ad una gran voglia di cimentarsi in qualcosa di nuovo, qualcosa di impensabile ma che fosse capace di spaccare in due il mercato videoludico, come forse solo loro sanno fare.

Nonostante l’attitudine a creare brand iconici come nessun’altro, però, il rischio di fallire o, più correttamente, non riuscire appieno rappresentava per i ragazzi di Blizzard, decisi più che mai a gettarsi nella mischia da bar dell’affollatissimo mondo degli FPS competitivi, un ospite indesiderato, di quelli che si imbucano alle feste e creano scompiglio tra i presenti, e dunque da evitare il più possibile, tenendo bene gli occhi aperti, senza lasciarsi sfuggire niente, nemmeno il più piccolo dei dettagli.

Del resto, ogni qual volta (e non capita spesso) ci troviamo di fronte al lancio di un titolo Blizzard, l’attesa, quasi sempre pesante e papabile, viene puntualmente ripagata da prodotti di qualità elevatissima ed Overwatch non si è sottratto a tale legge, anzi. Che si trattasse di un prodotto capace di spaccare in due il mercato ludico lo si è capito fin dai primi minuti delle primissime beta di gioco, in cui un’unica volontà spingeva anche il più scettico dei videogiocatori: continuare a giocare.

La forza del titolo, però, non si basa unicamente su un gameplay a tratti perfetto, ma anche sulla solita qualità del team di sviluppo nel saper creare storie, personaggi e luoghi iconici ed indelebili nella mente, ma anche e soprattutto nel cuore, di tutti gli appassionati.

 

Scoprire ogni dettaglio delle linee di dialogo dei vari eroi, nel mentre si scorta un carico nella più classica delle partite “payload”, risulta quindi già di per sé materiale più che sufficiente per sviscerare il titolo, che ha sin da subito messo in evidenza il proprio fascino irresistibile, proprio come una bella donna che decide di indossare il suo vestito migliore già al primo appuntamento.

Con queste premesse, è chiaro che Overwatch, ancor prima di debuttare ufficialmente sul mercato, portava con sé un fardello bello pesante, con all’interno tante responsabilità ed idee di ottima qualità, ma da far funzionare bene nel corso dei mesi e degli anni successivi. La più grande delle sfide è sicuramente rappresentata dalla volontà degli sviluppatori di cimentarsi nel mondo degli eSport con un titolo del genere, sfida che, al netto di un esplosione clamorosa, culminata con tanto di mondiali, Overwatch League e tantissime altre iniziative su scala mondiale, può considerarsi più che vinta, testimoniando ancora una volta la qualità sopraffina dei ragazzi di Blizzard.

Che siate appassionati di eSport o del genere, comunque, la realtà dei fatti è uguale per tutti: Overwatch rappresenta, al netto di qualche piccolissimo problema, uno degli FPS migliori di sempre, capace di rivoluzionare il concetto di Arena Shooter e di ergersi senza timore alcuno ad icona del mercato videoludico contemporaneo.

Ultimate le dovute premesse, dunque, è tempo di analizzare nello specifico i vari aspetti principali della produzione e non si può non iniziare col punto forse più carismatico del titolo, vale a dire il comparto narrativo che accompagna le diverse (divertentissime) partite. L’immaginario creato da Blizzard, come al solito, è di una bellezza rara e difficilmente trovabile altrove, seppur caratterizzato da uno storytelling “frammentato”, che si sorregge sulla capacità del videogiocatore di andare carpirne i vari riferimenti che saltano fuori, tra una scazzottata e l’altra, dalle simpatiche linee di dialogo di alcuni personaggi. I vari eroi e cattivi che compongono il roster di Overwatch una volta incontratisi sul campo di battaglia, daranno vita a dei veri e propri siparietti, sempre accompagnati da una vena di humour che non guasta mai, cose che messe insieme finiscono col raccontare una storia adulta, fatta di cospirazioni, tradimenti, rivolte ed associazioni segrete dai loschi fini.

Tutto ciò viene accompagnato da altri mezzi di informazione, utili ad ampliare in modo sensibile tutto ciò che riguarda la conoscenza del mondo di gioco.

 

Stiamo parlando dei fumetti, ma anche e soprattutto dei vari cortometraggi realizzati in CG e che risultano, alla fine, fondamentali per accrescere la nostra conoscenza di ciò che realmente circonda ognuno dei protagonisti del gioco. La storia dei fratelli Shimada, ad esempio, raccontata in quello che, per gusto meramente personale, rappresenta forse il corto più affascinante finora rilasciato, è davvero spettacolare, capace di mettere a nudo in pochi minuti un’intera esistenza, fatta di tradimenti e gesti al limite, che hanno alla fine segnato le loro vite.

Sostanzialmente, comunque, le vicende di Overwatch si svolgono sullo sfondo di un mondo devastato dalla rivolta degli Omnic, una razza di androidi pacifici, ma che ad un certo punto ha deciso di ribellarsi al genere umano, per tutelare i propri diritti. Un manipolo di eroi, capitanati dai purissimi cuori di personaggi come Winston, Mercy, Reinhardt, Tracer, il Comandante Morrison e tanti altri, sono stati incaricati dalle nazioni unite di sedare il conflitto che stava iniziando a prendere pieghe di grosse dimensioni e che iniziava a mietere fin troppe vittime, sia tra gli umani sia tra gli ominic stessi.

Col passare del tempo, però, la corruzione, gli intrecci politici e più semplicemente le varie incomprensioni tra i diversi membri del team, hanno portato allo scioglimento dell’organizzazione stessa ed al formarsi di nuove e più disparate unità, tutte con interessi e fini diversi ma pericolosamente intrecciati tra loro.

Nonostante ciò, la divisione tra bene e male, buoni e cattivi, giusto e sbagliato, seppur “addolcita” da toni quasi sempre scherzosi e scanzonati, è ben chiara, ed alcuni eroi rispecchiano in modo più o meno marcato il loro ruolo in questa battaglia senza tempo.

Parliamo ad esempio di Junkrat, uno dei villain più cattivi ed iconici del cast, che agisce in modo talmente ironico e scanzonato da risultare simpatico, magari anche più degli eroi. Questo è solo un esempio della maestria con la quale Blizzard ha saputo costruire il background del titolo, reso sempre vivo ed in continua evoluzione anche dalla continua introduzione, e tutto ciò che ne consegue anche a livello narrativo, di nuovi eroi, tutti perfettamente calzanti e costruiti ad arte.

Venendo al cuore pulsante della produzione, vale a dire il gameplay, l’asticella della qualità del titolo riesce miracolosamente ad alzarsi ancora. Ci troviamo di fronte ad uno dei giochi più divertenti, ben strutturati ed alienanti degli ultimi anni, capace di tener incollato al televisore (o al monitor) anche il più scettico dei giocatori. Le dinamiche di gioco, seppur molto semplici, risultano fin dai primi minuti intriganti ed affascinanti, grazie anche all’influenza ruolistica, seppur minima, su cui il gioco si poggia per quanto concerne le abilità e le peculiarità degli eroi.

Proprio gli eroi rappresentano (non solo a livello di caratterizzazione) un pilastro del titolo Blizzard, data la loro diversificazione, stratificazione ed il loro effettivo impiego durante una determinata partita di una determinata modalità di gioco. I vari personaggi sono suddivisi in quattro categorie: attacco, difesa, supporto e tank, che ne caratterizzano pesantemente le abilità ed i parametri di base. Ogni personaggio ha a disposizione il proprio bagaglio di tecniche uniche, più o meno adeguate in alcuni frangenti, che lasciano proprio all’utente la capacità di saperle riconoscere, distinguere ed utilizzare nei momenti più adeguati.

L’appartenenza ad una o ad un’altra classe influisce, come dicevamo poco sopra, anche sui parametri degli eroi: un tank avrà salute  ma farà meno danno, un attaccante avrà meno punti vita ma infliggerà più danni, il supporto ripristina poco a poco la propria salute dopo aver subito danni e così via. Insomma, seppur il titolo non rappresenti un vero e proprio pioniere in tal senso, la sapiente mano di Blizzard si nota anche da questi piccoli dettagli, che rendono sempre più piacevole l’esperienza di gioco.

Proprio la diversa caratterizzazione dei vari personaggi ed in particolare delle loro skill va pesantemente ad influire sulla scelta dell’eroe giusto da utilizzare nelle varie modalità di gioco. Che sia una semplice modalità “controllo” o una “payload”, scegliere l’eroe giusto in base all’obbiettivo che si deve perseguire è di fondamentale importanza, specialmente quando si affrontano le partite classificate che richiedono, inoltre, uno sforzo ed un’applicazione più marcati.

A questo si aggiunge anche un altro importante fattore da tenere in considerazione: quasi tutti gli eroi sono strutturati in modo tale da risultare più forti contro un determinato nemico e più deboli contro un altro, rendendo ancora più affascinante la scelta di affezionarsi o meno ad uno specifico eroe rispetto ad un altro. Successivamente, poi, in pieno stile Blizzard il gioco è stato impreziosito della modalità Arcade che di fatto ha aggiunto diverse tipologie di gioco, la maggior parte di esse più divertenti e meno pretenziose e che cambiano spesso e volentieri settimana dopo settimana ed in base ai vari eventi ricorrenti.

Questa mossa, però, è da considerarsi più che altro mirata al semplificare la vita dei collezionisti: Overwatch è caratterizzato dalla presenza delle cosiddette loot box utili soltanto su un piano puramente estetico. Nelle casse, infatti, è possibile reperire solamente materiale cosmetico e che non influisce minimamente sulle capacità dei vari eroi presenti.

Gli eroi stessi, però, a testimonianza ulteriore del fatto che rappresentano il cuore pulsante della produzione, sono continuamente controllati, revisionati e più o meno pesantemente modificati in base ai feedback raccolti dalle varie segnalazioni degli oltre 35 milioni di giocatori. Questi update, sebbene spesso non facciano la felicità di tutti, sono comunque da considerarsi ancora una volta un motivo di vanto da parte di Jeff Kaplan e di tutta la sua divisione, per la cura con la quale il gioco viene continuamente supportato.

Tutto qui? Ovviamente no, perché le mirabolanti avventure di Soldier-76 e tutta l’allegra famiglia sono supportate da un comparto grafico davvero eccellente. Nonostante sia uscito ormai da due anni, infatti, il gioco si dimostra uno dei più solidi sul mercato, garantendo i 1080p e, soprattutto, i 60 FPS su praticamente tutte le console presenti. Chiaramente, la versione PC offre ben altre vette qualitative, ma questo è un discorso abbastanza comune nel medium videoludico recente. Vedere, invece, una simile qualità e solidità su console ha rappresentato (giustamente) un gran motivo di vanto per la Blizzard, che con l’uscita di PlayStation 4 Pro e soprattutto di Xbox One X ha deciso di rifare il trucco alla propria creatura per renderla ancor più bella.

 

Partiamo subito, però. con la nota dolente: su PlayStation 4 Pro la risoluzione è stata ritoccata verso l’alto solamente per quanto riguarda i menù di gioco e non il gioco in sé. Ad accrescere la qualità grafica del titolo, infatti, sono stati alcuni aggiustamenti marginali ad illuminazione ed effetti vari, ma che comunque non ne hanno modificato più di tanto l’aspetto. A godere di questo update è stato principalmente il frame rate, già granitico di suo, reso ancora più solido dalla maggiore capacità di calcolo della PlayStation 4 potenziata.

Discorso diverso su Xbox One X, dove il gioco ha ricevuto un vero e proprio supporto al 4K. Chiaramente, si parla di uno scaler dinamico che garantisce una risoluzione massima di 3840x2160p per la maggior parte del tempo ma che scende, inesorabilmente, fino ad un minimo di 2112x2160p nelle fasi più concitate e con più eroi a schermo. Si tratta, comunque, di un balzo in avanti impressionante rispetto ai 1080p di Xbox One standard e di tutte le altre piattaforme, che garantisce all’ultima arrivata in casa Microsoft lo scettro di miglior dispositivo, per quanto concerne il comparto grafico, sul quale vivere l’esperienza di Overwatch su console.

Plauso finale anche alla colonna sonora ed al doppiaggio: ogni musica, sia quella del menù sia quelle delle varie mappe, si dimostra piacevole ed orecchiabile, così come le voci dei vari personaggi, tutte perfettamente calzanti e mai fuori dal coro. Gran parte del merito, però, va anche all’ottimo copione scritto appositamente per i vari eroi che, come dicevamo in precedenza, con le loro continue battute, interazioni e punzecchiate varie, rendono il titolo ancor più ricco ed indimenticabile.

In conclusione, al netto di qualche difetto, da attribuire quasi esclusivamente ad un bilanciamento poco azzeccato di alcuni eroi, ci troviamo di fronte ad uno dei migliori FPS e titoli in generale degli ultimi anni, capace di regalarvi emozioni uniche e serate indimenticabili non solo se in compagnia di un gruppo di amici, ma anche nel caso voi siate dei lupi solitari. Consigliare Overwatch, dunque, risulta praticamente un dovere morale. Del resto, come direbbe Winston: “Il Mondo ha bisogno di noi…siete con me?”.

INFO UTILI

Il mio rapporto con Ovewatch è da considerarsi come una storia d'amore difficile, ma pregna di passione e sorretta da forti legami affettivi. In questi primi due anni di vita del gioco, mi è capitato più volte di prendere delle pause "riflessive" lontano da D.Va, Mei e Reaper, ma alla fine si sa, al cuor non si comanda. Ho sviscerato il titolo per oltre duecento ore tra Xbox One e PlayStation 4 (e successivamente One "X" e PS4 "Pro") dedicandomi ad imparare ad utilizzare più eroi possibili, cercando sempre di migliorare le statistiche con ognuno di loro.

Durata
  • La componente single player manca completamente. Essendo un gioco basato unicamente sull'esperienza competitiva online, la durata non è quantificabile numericamente. Se però ci si dedica al collezionare tutte le skin e gli oggetti vari, e soprattutto scalare le classifiche competitive stagionali, ci troviamo di fronte ad un titolo potenzialmente infinito.
Struttura
  • Supporto 4K tramite scaler dinamico su Xbox One X.
  • Supporto minimo al 4K su PlayStation 4 Pro (è stata aumentata la resa grafica solo dell'HUD).
  • 60 FPS granitici e costanti su tutte (o quasi) le piattaforme.
  • Struttura Arena Shooter moderna e colorata, in pieno stile Blizzard.
  • Partite Competitive, Partite Rapide, Modalità Arcade e tanti eventi a tema nel corso dell'anno.
  • Doppiaggio in italiano completo e di grandissima caratura.
  • La divisione degli eroi in quattro categorie (Attacco, Difesa, Tank e Supporto) funziona, vince e convince.
  • Personaggi unici, dall'invidiabile caratterizzazione.
Collezionabili e Extra
  • Presenza di Loot Box sbloccabili al raggiungimento di ogni livello, o in alcune determinate partite: skin, spray, animazioni e pose vittoriose per ogni eroe.
Scheda Gioco
  • Nome gioco: Overwatch
  • Data d uscita: 24 Maggio 2016
  • Piattaforme: PC, PlayStation 4, Xbox One
  • Lingua doppiaggio: Italiano
  • Lingua testi: Italiano

 

Salvatore Cardone

Scrivo, cucino, mangio. Spesso contemporaneamente. Necessito di più mani.

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