Il grande pregio della realtà virtuale è da sempre quel senso di immersione che, anche nel caso di tecnologie obsolete come Playstation VR, surclassa completamente qualsiasi alta risoluzione, HDR o altre tecnologie da schermo piatto. Éric Chahi è un grande esperto di immersione: dal suo classico seminale Another World datato 1991, l’autore francese ha sempre dimostrato come videogiochi con mondi misteriosi e senza parole potessero intrigare gli utenti come pochi altri prodotti multimediali. A marzo 2020 è uscita la sua nuova opera, Paper Beast, che ancora una volta fa del feeling di trovarsi in un ambiente surreale il suo cavallo di battaglia.
Raccontare cosa accade esattamente in Paper Beast non sarebbe leale verso i lettori di questa recensione. Data la durata del titolo (intorno alle tre ore) e la grande ricerca di elementi di sorpresa ad ammaliamento del giocatore, è meglio attenersi ad una semplice descrizione del mondo e delle meccaniche di gioco. Paper Beast permette di muoversi all’interno di livelli perlopiù ambientati in un grande deserto popolato da strani esseri fatti di carta e nastri che interagiscono sia tra loro che con il giocatore. Proprio questo rapporto è il succo del gameplay del titolo: manipolando le bestie del titolo, forzandoli a compiere determinate azioni o guidandoli verso determinati punti dello scenario, si risolvono dei puzzle ambientali talvolta anche piuttosto complessi e non esattamente chiari. Sebbene ciò non sia nulla di particolarmente nuovo, ciò che sorprende è la naturalezza dei comportamenti delle creature: osservare una specie di canide correre verso il tuo personaggio con un atteggiamento difficile da anticipare è solamente un esempio del senso di straniamento e fascinazione che Paper Beast sa creare costantemente. Sia ben chiaro, però, che parte di questo grande fascino è donato dalla VR, senza la quale il titolo non avrebbe assolutamente funzionato allo stesso modo. Il resto dei puzzle ricorda vagamente un’altra opera di Chahi, quel From Dust che piacque a tanti giocatori su Xbox 360 grazie alle sue peculiari gestioni della fisica di sabbia e acqua che sono riproposte anche in Paper Beast.
Il titolo permette due sistemi di controllo, con Playstation Move e Dualshock 4, ed entrambi sono assolutamente soddisfacenti. Utilizzare la coppia di Move garantisce però più libertà nella gestione indipendente degli input verso gli esseri del gioco. Dal punto di vista dei controlli, Paper Beast permette di spostarsi nelle sue giganti, ma confinate, ambientazioni solamente tramite teletrasporto e rotazioni fisse della telecamera. Sebbene questo sia un punto a favore per le persone, come il sottoscritto, che mal sopportano la realtà virtuale, francamente sarebbe stata interessante anche un’opzione di spostamento libero che avrebbe influito meno nell’atmosfera da sogno lucido del gioco. Il comfort in VR è quindi totalmente assicurato grazie anche ad un frame rate che non perde colpi, nemmeno nelle situazioni con molti elementi fisici attivi a schermo.
Grazie alle sue peculiarità ed alla straordinaria gestione dell’ambientazione e della fauna, ammesso che così la si possa definire, Paper Beast regala emozioni contrastanti. Dall’assoluto senso di impotenza, alla paura dell’incertezza fino allo stupore e alla meraviglia, il titolo ha una costante atmosfera di opera d’arte interattiva che supera il confine del videogioco classico casalingo per andare ad accostarsi al pezzo museale. Grande complice è anche lo stile artistico: Paper Beast ha l’estetica di un dipinto surreale, alla Dalì o Magritte, in cui le ambientazioni vuote sono popolate da creature fluide, vive ed ammalianti nel loro essere sublimi origami in movimento. Inoltre, la palette colori e numerose scelte artistiche legate alla gestione dell’illuminazione meriterebbero di fare scuola. Nelle tre ore di gameplay totali la varietà visiva non manca, risultando insieme alla vera e propria interazione in un ritmo di gioco sicuramente lento, ma che non manca di dinamicità. Questa sensazione di viaggio interattivo e mutevole è inoltre potenziata dalla colonna sonora, talvolta muta e spesso invece criptica, inquietante ed affascinante allo stesso tempo nel descrivere la fortissima metafora di fondo del gioco, che non vogliamo svelare.
Ho giocato a Paper Beast su Playstation 4 Pro grazie ad un codice review fornito da Icomedia.
Durata
Paper Beast è un titolo dall’indubbio fascino che usa la realtà virtuale per creare ambientazioni surreali, con puzzle interessanti, anche se non sempre ben esplicati, e creature che sembrano davvero respirare dinanzi ai nostri occhi. La breve durata e la quasi totale assenza di fattori di rigiocabilità pregiudicano lievemente la riuscita del pacchetto, che tuttavia vuole e deve essere assorbito come una sorta di viaggio surreale in un mondo immersivo che Eric Chahi ed il team Pixel Reef hanno progettato alla perfezione.
Se state cercando un po' di sollievo dallo stress quotidiano e volete immergervi in mondi…
Ho sempre visto la pizza come mezzo di aggregazione e condivisione, oltre il piacere estremo…
Sono passati tre anni e mezzo dall'uscita della grandiosa Parte II di The Last of…
Le festività natalizie sono il momento perfetto per scartare regali e rilassarsi con una sessione…
Kojima Productions ha confermato che l'adattamento cinematografico live-action del gioco Death Stranding dello studio è…
The Game Awards 2023 ha svelato una lista di vincitori molto interessante, con Alan Wake…