Prima di scrivere questa recensione di Ratchet & Clank: Rift Apart volevo ottenere il trofeo di platino, visto che è piuttosto facile da raggiungere. Per centrare l’obiettivo serve però trovare dieci craiggerbear – degli orsetti peluche – sparsi nei livelli e creati dagli sviluppatori Insomniac per celebrare la memoria di Craig Goodman, un collega dello studio tristemente scomparso nel 2019. Ora, senza voler mancare di rispetto alla lodevole iniziativa, il mio cervello da giocatore serale stanco dalla giornata lavorativa non aveva tutta questa voglia di scovare i ben celati orsetti.
Quindi, senza alcun rimorso, ho aperto una bella guida online con indicazioni millimetriche sulla posizione dei collezionabili in questione e mi sono lanciato verso il ripetitivo e poco premiante compito. Ed è qui che ho compreso una cosa: non ho mai giocato a un videogioco veloce e reattivo come Rift Apart. Saltare da un pianeta all’altro per cercare gli orsetti è stata una questione di un battito di ciglia, la navigazione nei livelli è fluida e priva di intoppi grazie a rampini, teletrasporti e stivali-razzo. Neanche fossero Sonic, Spider-Man o il Doom Slayer, Ratchet e Rivet – la nuova co-protagonista del gioco – sono diventati campioni del ritmo e della dinamicità nel turbinio di eventi breve ma intenso che è Ratchet & Clank: Rift Apart.
Rift Apart è il gioco più veloce, dinamico e privo di frizioni che abbia mai giocato
Ho una PlayStation 5 in salotto da ormai otto mesi e, dopo l’incredibile illuminazione dinamica Demon’s Souls, pochi titoli hanno saputo davvero farmi capire quanto la nuova console fosse diversa da quella vecchia. Oggi è però arrivato finalmente quel momento: Rift Apart è la nuova freccia nell’arco di Sony, pronta ad essere scoccata verso i possibili acquirenti di PS5 che, una volta reperita la rara merce, potrebbero abbinarla proprio all’esclusiva Insomniac Games. Ray-Tracing, caricamenti istantanei da SSD, 4K, Audio 3D, vibrazione aptica e grilletti adattivi dimostrano finalmente tutte le potenzialità delle tech-demo di Astro’s Playroom in un gioco completo e parte di una serie amata dai fan del brand PlayStation.
Rift Apart è infatti uno spettacolo sia da vedere che da sentire: ho giocato il titolo con le cuffie Pulse 3D e sono rimasto assolutamente spiazzato dalla ricchezza sonora e dalla posizionalità delle fonti per un’esperienza immersiva che si batte davvero in un altro campionato. Il viaggio tra bizzarri pianeti, tutti unici nel loro aspetto e modellati con una perizia dei particolari senza pari, è costellato da scene d’azione dinamiche, boss-fight esplosive ed un corollario di animazioni ed effettistica chiaramente impossibili per la cara vecchia PS4.
Tutto questo a 60fps, con Ray-Tracing nella modalità Performance RT (la scelta più bilanciata), giusto per ridefinire qualche altro standard tecnico del mondo console. Potete ammirare ulteriori dettagli visivi del gioco nella nostra galleria fotografica. Lodevole anche la presenza di una grande varietà di opzioni per rendere il gioco più accessibile, un argomento del quale abbiamo incominciato ad occuparci maggiormente anche su Gameplay Café con la rubrica “Mondi accessibili e cultura interattiva”.
Tutto questo spettacolo è a supporto di un gameplay che evolve tutto il possibile da Ratchet & Clank (2016). Schivata, rampino e sprint evolutivo sono solo alcune delle nuove mosse di un repertorio che tanto impara della altre esperienze di Insomniac per restituire al giocatore un feeling ludico immacolato. I collezionabili sono interessanti e poco intrusivi ed il ritmo di gioco è semplicemente perfetto nel suo alternare esplorazione, puzzle leggeri e combattimento.
Strutturalmente tuttavia il gioco non impressiona: completabile in una dozzina di ore, Rift Apart presenta una progressione quasi totalmente lineare in mondi giusto un filo più aperti del passato. Gli stessi protagonisti così ben delineati dalla trama non presentano alcuna differenza ludica, perdendo così un’occasione interessante per sperimentare un dualismo alla Peter Parker – Miles Morales. Altro tasto dolente sono i tanto decantati Rift: eccezionale innovazione tecnica figlia dell’SSD di PS5, questi non sono poi così ben sfruttati quantitativamente ma nemmeno qualitativamente. Il vecchio blink di Dishonored non era poi tanto diverso, per essere proprio chiari.
Un gameplay tarato alla perfezione non è supportato da un’evoluzione sufficiente nella struttura della progressione
Se a queste mancanze aggiungiamo una trama che, senza ricercarne chissà quale spessore culturale, delude nella sua inspiegabile mancanza di risoluzione di alcuni punti chiave, troviamo infine un prodotto che forse pecca di eccessiva semplificazione. A favore di quel ritmo perfetto che porta dall’inizio alla fine tutto d’un fiato senza il minimo momento di stanchezza, Insomniac ha di fatto creato un titolo troppo sottile, con poco contenuto e ridotto spessore ludico nonostante le meccaniche di base lo avrebbero assolutamente permesso.
Gli upgrade ai livelli del protagonista o i continui punti di Raritanium speso per migliorare le proprie armi sembrano non influire minimamente sulla capacità del giocatore di completare o meno i livelli, troppo semplici nella difficoltà normale. In buona sostanza: Non mi importa sbloccare il milionesimo potenziamento per le mie trenta armi diverse se non mi dai abbastanza cose contro le quali sparare.
Ho completato Ratchet & Clank: Rift Apart in circa tredici ore, con una copia acquistata personalmente.
DurataScovati i teneri craiggerbear ho infine platinato il gioco, la solita semi iniezione di autostima shakerata con giustificazione psicologica per i 69,99 € spesi, e devo purtroppo ammettere che mi ha lasciato molto poco. A fronte dello spettacolo visivo e sonoro senza pari, Rift Apart è un gioco che non spicca il volo, non matura particolarmente il comparto ludico dei titoli passati della serie e non offre una quantità di contenuti degna di saziare il mio appetito di spaccatore di dimensioni immedesimato in una lombax-roditore che non trova la via di casa.
Insomniac Games ha in mano le chiavi del suo destino creativo, e al prossimo giro dovrà saper evolvere ludicamente tutto ciò che è stato fatto di tecnicamente superlativo in questo episodio.
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Buona recensione anche se io sul gameplay avrei alzato il voto ed anche di parecchio. Non inventa nulla ma fa tutto dannatamente bene e l'implementazioni col DualSense è perfetta. Nel complesso ritengo questo Ratchet&Clank, insieme a Returnal, il primo vero assaggio di next-gen nonché la miglior esclusiva attualmente disponibile.