Recensione

Song of Horror: una ninna nanna da incubo

Terrificante e avvincente, Song of Horror è l’opera d’esordio di Protocol Games, un piccolo studio indipendente spagnolo. Nonostante il budget ridotto, il team ha dato vita a quello che vi anticipiamo essere un macabro gioiellino che farà la gioia degli amanti dell’horror. Ecco la nostra recensione dei primi due capitoli del gioco!

Questione di ritmo

Song of Horror viene descritto dai suoi creatori come un’avventura survival horror, il che è certamente vero, ma forse non sufficiente per descrivere l’esperienza che vi troverete davanti. Le origini strutturali del gioco sembrano infatti essere molto più simili a quelle di un’avventura grafica investigativa, con ambienti da esplorare minuziosamente, oggetti da raccogliere e tanti, tantissimi, enigmi da risolvere. Il ritmo compassato che di solito si associa a questo tipo di prodotti viene però sovvertito da adrenaliniche sequenze da puro survival, in cui la fuga diviene l’unica possibilità di salvezza. Con la costante sensazione di essere braccati da un’entità invisibile, ogni spostamento diventa ansiogeno e costringe l’utente a programmare con attenzione i suoi movimenti: dimenticare di appuntarsi un certo indizio o indagare con troppa superficialità potrebbe obbligarvi a tornare indietro, costandovi la pelle.

La morte in Song of Horror sarà una presenza costante, ma questa non si accompagnerà necessariamente al Game Over. Per ogni capitolo del gioco avrete infatti a disposizione un certo numero di personaggi e la storia proseguirà anche in caso di prematura dipartita di uno di loro. Questo fino a che ne manterrete almeno uno in vita, è chiaro.
I protagonisti sono tutti legati in modo diverso alle vicende narrate e possono contribuire con il rispettivo punto di vista a far luce sui misteri della storia. Ciascuno di loro è inoltre dotato di abilità e statistiche uniche (velocità, forza, etc…) con le quali far fronte alle minacce della Presenza e interagire in modo unico con alcuni (pochi) oggetti presenti.

L’IA dinamica e la morte permanente aumentano il tasso di rigiocabilità e mettono a dura prova la tenuta del vostro cuore

La morte permanente è un ottimo incentivo a rigiocare gli episodi per scoprire qualche dettaglio in più e osservare i diversi svolgimenti della vicenda. Questa meccanica trova inoltre il suo complemento perfetto nell’intelligenza artificiale dinamica della Presenza. L’oscurità apprende in tempo reale e reagisce alle azioni del giocatore. Ne consegue il crearsi di una persistente atmosfera di imprevedibilità che fa assumere ad ogni run un sapore unico, mantenendo sempre a livelli malsani il cortisolo dei più deboli di cuore.

Un carillon per ghermirli e nel buio incatenarli

Anche a livello narrativo, Song of Horror attinge dalle fonti più disparate, riuscendo nel non semplice intento di comporre un prodotto originale.
Il gioco prende le mosse da una serie di misteriose sparizioni che sembrano essere tutte collegate a un diabolico carillon di cui si sono perse le tracce. L’oscura melodia prodotta dall’oggetto sembra insinuarsi nella psiche di chi lo possiede, procurando al malcapitato delle terribili allucinazioni e minando pericolosamente la sua sanità mentale. L’unica possibilità di salvezza sembra essere la restituzione del box al suo precedente proprietario, fornendo così un pretesto per visitare diverse location nel corso dell’avventura.

Da The Ring ad Alan Wake, passando per It Follows e Silent Hill, il gioco è infarcito di un piacevole e stuzzicante citazionismo

Come potete notare, se siete amanti del genere, i rimandi cinematografici sono tanti e palesi, dal classico Ring/The Ring al più recente e acclamatissimo It Follows di David Robert Mitchell. I colpi di scena comunque non mancano e senza scendere nei particolari, vi garantiamo che i climax di fine episodio sanno alzare efficacemente le aspettative verso ciò che verrà. Anche sul fronte videoludico gli sviluppatori si sono divertiti a infarcire l’opera di richiami e citazioni a capolavori come Alan Wake e Silent Hill. 

Toglietecelo dalla testa!

In attesa di poter mettere mano ai restanti tre episodi, il nostro giudizio non può che dirsi estremamente positivo. Song of Horror ha tutto il potenziale per essere una delle migliori esperienze del genere degli ultimi anni, ma per la consacrazione definitiva dovrà dimostrare di avere ancora più di un asso nella sua manica.

Per scoprire se le ottime sensazioni preliminari verranno confermate, non ci resta che darvi appuntamento al 13 dicembre!

Giacomo Bornino

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