L’innovazione è una delle caratteristiche più affascinanti della nostra epoca, un qualcosa che agisce direttamente sulla vita quotidiana e ci spinge, in modo più o meno esplicito, a metterci in gioco, ad adeguarci, a tenere il passo con una società in continuo mutamento. Saper innovare è un’abilità dannatamente elitaria, e non tutti, quindi, hanno la stessa capacità di rivoluzionare, di far gridare al miracolo e di saper far mettere le mani tra i capelli (a chi li ha, ovviamente) con trovate spesso geniali, incredibili ed impensabili per i più.
In ambito videoludico, la compagnia che meglio rispecchia tutto ciò è senza dubbio Nintendo, da tempo immemore fautrice di grandi rivoluzioni, capaci di cambiare e stravolgere la concezione stessa dei videogiochi più e più volte, con una sicurezza invidiabile nei propri mezzi e spesso e volentieri ben riposta. La compagnia nipponica ha da sempre saputo creare come pochi altri, ma ha anche subito alcune brutte battute d’arresto molto pesanti, in particolare nell’ultimo decennio e più precisamente sul versante delle console home. Urgeva dunque un cambiamento, cambiamento che è arrivato lo scorso anno. E che cambiamento!
Soltanto un anno fa, Nintendo ha ancora una volta stravolto le regole del gaming, lanciando nella mischia una delle sue creature più riuscite degli ultimi anni: Nintendo Switch. L’ibrida della compagnia di Kyoto è giunta sul mercato come un vero e proprio asteroide degno del miglior film d’azione a stelle e strisce, in modo repentino, e spazzando via ogni singolo dubbio passato per la testa di tutti gli appassionati e gli addetti ai lavori. I dubbi erano provenienti non tanto dalle specifiche o dalle caratteristiche della macchina in sé, ma dalla ferita ancora fresca generata dalla grande delusione chiamata Wii U.
L’arrivo di Switch sul mercato videoludico ha portato con sé una ventata d’aria fresca incredibile, grazie non solo alla sua formula ibridata, certo, ma anche ad una quantità di titoli, sviluppati più o meno apposta sfruttando le caratteristiche della nuova macchina, di grandissimo spessore e charme. Uno di questi, poi, è probabilmente una delle pochissime cose realmente salvabili ereditate della complicata gestione Wii U, un titolo coraggioso, innovativo e bello da vedere come pochi e che quindi rispecchia alla grande i parametri della grande “N”: stiamo parlando, ovviamente, di Splatoon 2, seguito diretto di quel Splatoon uscito proprio su Wii U nei suoi ultimi momenti di vita e che per questo non ha mai raggiunto il successo che avrebbe meritato.
Proprio per questo motivo, è giusto fare una doverosa premessa: Splatoon 2 è un signor gioco, e se siete o meno dei “calamari di vecchia data” non cambia assolutamente nulla. La premessa è d’obbligo, anche perché il titolo eredita pesantemente dal suo precedessore in maniera molto marcata tutte le varie peculiarità, nel bene e nel male, risultando più un’estensione riveduta e corretta del primo capitolo piuttosto che un vero e proprio seguito. Va anche detto che, proprio a causa della scarsa quantità di Wii U installate, il gioco per la maggior parte degli utenti Switch rappresenta una novità vera e propria, un po’ come Mario Kart 8 Deluxe, uscito sempre per Switch in versione riveduta e corretta ma comunque proveniente dal catalogo Wii U.
Inutile girarci intorno: nonostante la difficile situazione in cui versava Wii U al momento del suo arrivo sul mercato, il primo Splatoon rappresentò un successo clamoroso, complice un misto perfettamente riuscito di tanti fattori positivi tutti incredibilmente attaccati tra loro da un legame indissolubile. La formula di gioco, in primis, ha rappresentato un’innovazione incredibile per Nintendo, mai cimentatasi in un titolo simile, un vero e proprio shooter in terza persona, con tanto di partite rapide, classificate e tutte le caratteristiche del genere, ma impreziosito dal solito marchio di fabbrica inconfondibile dei creatori di Mario & co. Il risultato, manco a dirlo, è stato clamoroso: del resto, come si fa a non adorare un titolo che mette di fronte dei ragazzini umanoidi, metà umani metà calamari, che si sfidano a colpi di inchiostro?
Analizziamo però il tutto con ordine e, tra una splattata e l’altra, cerchiamo di fare il punto della situazione nel modo più chiaro possibile.
Splatoon 2, come dicevamo poc’anzi, è uno sparatutto in terza persona mosso da un animo tutto suo e che non fa niente per nasconderlo. Il titolo, infatti, calcia via con forza i dogmi e le caratteristiche più note ai fan del genere, risultando così un vero e proprio pioniere del settore e creatore di un genere a sé. Ad una prima occhiata, il gameplay di Splatoon 2 può sembrare facile ed immediato, cosa, però, vera solamente in parte. Già, perché, dietro al tripudio di colori che caratterizza ogni match dello sparatutto Nintendo, c’è molto più di ciò che sembra. Imparare a muoversi all’interno delle macchie d’inchiostro (da buon calamaro, ovviamente), a sfruttare le armi secondarie o le armi speciali è un compito più arduo di quanto si possa immaginare, e dare per scontate le meccaniche del gioco può rappresentare un errore madornale. Ci troviamo di fronte ad un titolo profondo ed appagante, che basa le sue fondamenta sulla competizione ma che riesce a soddisfare ogni tipo di palato. In Splatoon 2, ad esempio, è possibile concludere i match al primo posto senza uccidere nessuno o morendo venti volte, semplicemente colorando il più possibile la mappa di gioco, ancora una volta in barba ai luoghi comuni. Il tutto, poi, grazie anche alle dinamiche legate ai viaggi nell’inchiostro, caratterizzato da una velocità d’azione elevatissima e che rende ogni partita maledettamente divertente.
Il solido gameplay del titolo viene affiancato di pari passo dall’ottima quantità di modalità di gioco disponibili, sia single player sia multiplayer. Innanzitutto, il gioco gode di un’ottima campagna in singolo, utile principalmente a prendere dimestichezza con le varie meccaniche e l’arsenale di gioco, ma che comunque si rivela di ottimo livello. Grazie anche ad un grado di sfida di tutto rispetto, la campagna single player di Splatoon 2 può portarvi tranquillamente via oltre dieci ore, nel caso voi siate (come il sottoscritto) non esattamente dei calamari modello.
Terminata la campagna (vi consigliamo caldamente di farlo prima di cimentarvi col multiplayer) vi si apriranno diverse porte e tutte dello stesso spessore: in Splatoon 2 sono presenti le classiche partite veloci (chiamate Mischia Mollusca), le Partite Pro e le Partite di Lega, con le ultime due accessibili soltanto dopo aver raggiunto degli specifici requisiti. Per disputare le Partite Pro, ad esempio, è necessario raggiungere il livello 10 (e credetemi, crescere non è affatto facile in Splatoon 2), cosa che di fatto vi aprirà la strada a tante modalità di gioco molto divertenti e ben curate. Se, infatti, nella classica Mischia Mollusca vince semplicemente (si fa per dire) chi pittura di più la superficie della mappa di gioco, nelle Partite Pro, invece, le modalità di gioco sono completamente differenti ed offrono un approccio al gioco completamente nuovo. Le tipologie di match che potremmo affrontare in questa modalità sono ben quattro: zone splat, torre mobile, bazookarp e Vongol gol, tutte molto diverse tra loro e che si sviluppano su obbiettivi e dinamiche di gioco completamente differenti.
Le modalità di gioco, però, non finiscono qui e rispetto al primo Splatoon si arricchiscono di una nuova e graditissima chicca che saprà sicuramente fare la felicità di tanti appassionati. Oltre ad un ricco arsenale di nuove armi, tra cui lo spettacolare Sparasole, un ombrellone che spara con grande veemenza grosse quantità (con conseguente ingente danno arrecato agli avversari) di inchiostro e che sembra essere uscito direttamente da Gears of War (sembra Gnasher ma non è, serve a darti l’allegria!), Splatoon 2 si arricchisce, ancora una volta ispirandosi allo sparatutto targato Microsoft, della modalità Salmon Run, una vera e propria modalità Orda da giocare in cooperativa. Le ondate, chiaramente, diventano sempre più complesse man mano che si avanza e portare a casa la vittoria sarà tutt’altro che semplice. La modalità Salmon Run, però, non è sempre disponibile. Trattandosi di una sorta di mini evento, l’orda mollusca verrà resa disponibile in modo casuale, ma verrete comunque prontamente avvisati quando sarà possibile giocarci, una volta avviato il gioco, dalle simpatiche conduttrici del mondo di Coloropoli: Alga e Nori.
Oltre alle modalità standard il gioco può vantare una quantità di eventi, a cadenza più o meno regolare, chiamati Splatfest che risultano sempre divertenti e geniali nella loro grande semplicità. In questi eventi, strutturati nell’arco di una o due giornate, occorrerà scegliere una fazione tra le due proposte (Batman o Superman? Ketchup o maionese?) e gareggiare semplicemente fino a scalare la classifica dell’evento. Il tutto vi offrirà delle ricompense, seppur minime, spesso riconducibili ad una valuta utile per acquistare o modificare i potenziamenti sui propri accessori preferiti.
Oltre all’ottima varietà di modalità di gioco, impreziosite come al solito dall’ottimo gameplay di fondo, in Splatoon 2 è anche possibile ritrovare un’ottima struttura di progressione, legata però forse eccessivamente alla customizzazione del proprio eroe. Il nostro avatar, chiamato Inkling, può infatti essere vestito a festa come meglio crediamo, grazie ad una quantità di vestiario elevatissima reperibile nei vari negozi di Coloropoli. C’è il negozio di scarpe, quello di magliette, quello di cappelli e così via, ed ogni oggetto che acquisteremo (ed indosseremo) ci darà accesso a diversi bonus (da 1 a 3, a seconda della qualità dell’oggetto) che renderanno le cose più semplici una volta gettatici nella mischia.
Le possibilità di personalizzazione sono poi aumentate, seppur moderatamente, dal supporto agli amiibo che il titolo offre. Acquistando una delle simpatiche statuine sarà possibile sbloccare in gioco outfit esclusivi, ma che non incidono più del dovuto sulle dinamiche di gioco vere e proprie.
La coloratissima magia del mondo di Splatoon 2 è poi supportata a dovere da un comparto tecnico solido e di tutto rispetto, capace di offrire al titolo una qualità grafica non indifferente. In modalità Dock il gioco mantiene tranquillamente i 1080p (con sporadici e quasi impercettibili cali, ma mai sotto ai 900p) ed i 60 FPS. Discorso leggermente diverso per la modalità portatile, che garantisce comunque i 60 FPS (ma con maggiore incertezza) e che si ferma alla risoluzione massima di 720p. Il tutto è impreziosito da una resa egregia degli shader che rendono ogni colore più vivace che mai e da un sistema di effetti e luci che funziona alla grande.
Anche il comparto sonoro di Splatoon 2 fa il suo ottimo lavoro. Le musiche sono divertenti ed enfatizzano alla grande le varie situazioni di gioco ed il doppiaggio, seppur i vari residenti di Coloropoli non si esprimono esattamente con un linguaggio chiaro e ritrovabile altrove, risulta molto divertente e, grazie anche ai sottotitoli, vi strapperà più di una risata durante la vostra permanenza nel posto più colorato del mondo.
Dunque è tutt’oro quel che luccica? La risposta è no, perché Splatoon 2 non è assolutamente esente da problemi, seppur non clamorosi e che non ledono più di tanto alla formula complessiva che vince e convince. In primis va citato un sistema di matchmaking che spesso e volentieri risulta lento e disordinato, sia durante le partite normali sia durante gli eventi. Ci è capitato spesso di ritrovarci a disputare partite semplici anziché quelle dell’evento solo perché il sistema non ha trovato abbastanza giocatori e non offre la possibilità di annullare il matchmaking a proprio piacimento. Anche in squadra con amici si verificano strane situazioni: nonostante il team, è possibile finire in squadre diverse ogni volta e, come dicevamo poco sopra, senza possibilità di scegliere se disputare o meno il match.
Altro problema, risolto però successivamente (in parte), è quello della chat vocale sempre latitante in quel di Nintendo. In modalità come Salmon Run o nelle Partite di Lega, coordinarsi è importante e senza il supporto alla chat vocale risulta veramente complicato. Per sopperire a tale lacuna, è stata lanciata un’app per smartphone, Nintendo Switch Online, poco dopo l’arrivo del titolo sul mercato. L’applicazione serve proprio a creare stanze per comunicare con gli amici, ma risulta mal funzionante per varie ragioni. Veniamo subito al sodo: la chat vocale è disponibile solo all’interno delle lobby e risulta comunque non idonea per una miglior fruizione del titolo in compagnia degli amici. L’app, in generale, è molto complessa da utilizzare ed il nostro consiglio è quello di utilizzare altri sistemi di comunicazione durante le partite per comunicare con i vostri amici. Altro fattore negativo da tenere in considerazione è quello legato allo sbilanciamento di alcune armi, davvero troppo potenti rispetto ad altre (sì, dico a te, Aerografo!), che getta un pochino di ombre su una struttura complessivamente più che luminosa.
Al netto delle inezie più o meno gravi di cui vi parlavamo poco sopra, ci troviamo di fronte ad un titolo dalla grossa valenza, capace di regalare a tutti quelli abbastanza coraggiosi da cimentarsi nella mischia centinaia di ore di puro divertimento. Ancora una volta, Nintendo ha saputo creare ed innovare, andando ad attingere ad una struttura apparentemente intoccabile come quella degli sparatutto in terza persona, regalandoci un’altra perla dallo stile unico, dal gameplay sopraffino e che sprizza (o schizza) carattere (e colore) da ogni poro.
A distanza di quasi un anno dal lancio, a testimonianza di quanta fiducia Nintendo abbia riposto nel titolo, il gioco è stato continuamente supportato con l’aggiunta di tante novità, più o meno rilevanti, ma che hanno contribuito pesantemente all’ascesa ormai inarrestabile dei simpaticissimi calamari colorati. Il mese prossimo, poi, è previsto l’arrivo della prima espansione a pagamento, la Octo Expansion, che siamo sicuri saprà regalarvi e regalarci ancora tanto divertimento.
Benvenuti a Coloropoli, cari Aspolpatori!
Ho giocato (e continuo a farlo) Splatoon 2, ovviamente su Nintendo Switch, principalmente con la console connessa al televisore e con un Pro Controller. Nel momento in cui vi scrivo ho raggiunto le 90 ore di gioco sul titolo, di cui circa una quindicina spese nella campagna single player, ed il resto trascorse ad imbrattare muri qui e lì.
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