Stellaris è uno strategico 4X davvero difficile da domare, vuoi per le innumerevoli possibilità di sviluppare civiltà molto diverse tra loro, vuoi per i tanti DLC usciti in questi tre anni dalla pubblicazione vanilla. Cimentarsi in una recensione tecnica è fuori dalla mia portata per due motivi: là fuori c’è gente che ha speso migliaia di ore a scoprire nuovi sistemi solari, colonizzandoli con la decina di “specie” messe sul piatto da Paradox Development Studio – dai robot alle piante – per testare le dozzine di combinazioni possibili tra forme di governo, etica, religione e politiche regionali diametralmente opposte. In secondo luogo questo articolo non è destinato agli strateghi d’eccezione ma a quel pubblico che ama il genere, senza esserne fanatico, e scorge Stellaris tra gli sconti di Steam e GOG ma ha paura di spendere quei pochi euro richiesti solo per “dargli una chance”. Infine, il titolo svedese compie tre anni proprio in questi giorni e abbiamo pensato che fosse cosa buona e giusta parlarne anche qui su Gameplay Café, visto il suo essere ancora molto attuale nel panorama del genere in cui si colloca. Ecco, voglio chiarirlo subito anche se siete già andati a sbirciare il voto (ché vi conosco): vale ogni centesimo prelevato dalla vostra carta di credito anche solo per dedicargli quella trentina di ore necessarie ad avere un misero assaggio del menù completo.
Ipotizzando quindi che abbiate buttato il cuore oltre la siepe e selezionato una specie a caso, magari optando per un’oligarchia spiritualista e parsimoniosa che si avvale del potere delle gilde minerarie per far cassa, laddove ciascuna di queste scelte implica bonus e malus ad altre caratteristiche quali la crescita della popolazione, la facilità di integrazione con gli alieni, la quantità di risorse che si possono recuperare, la crescita dei leader, la velocità di produzione militare, il rapporto tra domanda e offerta di lavoro, l’abilità in campo scientifico… ma potrei continuare fino a domattina solo elencando variabili, vi trovereste al cospetto di una mappa in 3D, con telecamera semi-libera del vostro sistema solare natale, e un tutorial.
Stellaris vale ogni centesimo prelevato dalla vostra carta di credito
Avrete ovviamente installato la preziosa traduzione italiana di BoP Italia, che sempre siano lodati, quindi verrete guidati passo per passo nell’esplorazione dei territori circostanti, nella costruzione di basi orbitanti, nella scoperta di anomalie su planetoidi ormai sterili, nella colonizzazione di altri sistemi abitabili, nella costruzione di una flotta capace di perlustrare il perimetro o supportare i sistemi difensivi della capitale, ma anche nella scelta di quali distretti costruire nelle vostre città, che direzione dare alla religione (se ne avete adottata una), quali progetti di ricerca – ce ne sono più di trecento – siano prioritari per accelerare la vostra espansione anche da un punto di vista sociologico o come impostare una rotta commerciale.
Mi rendo conto, scrivendone, che in questa sede posso solamente proporvi qualche esempio dell’infinita equazione rappresentata dalla gestione della civiltà offerta da Stellaris, perché mentre digito “sociologico” penso alle ricerche di ingegneria sull’esoscheletro che ho avviato ieri; quando rifletto sulla fede ricordo di aver lanciato la prima partita optando per una democrazia laica; se ragiono sulla raccolta di risorse utili per una corretta progressione dei miei “mercanti dello spazio”, il desiderio di costruire una versione interattiva dei Razziatori di Mass Effect si fa cocente. Tutto questo senza aver ancora accennato alla diplomazia, alle battaglie spaziali, al design delle navi, alle faide interne generate dal malcontento della popolazione o… roba che al confronto, in termini di complessità, Civilization VI è un cartone animato per bambini della scuola materna. Insomma: l’aggettivo corretto per inquadrare Stellaris è “immenso”, laddove un’interfaccia pulita e una progressione poco incalzante permettono di assaporare con la dovuta calma l’espansione della nostra civiltà nella galassia generata proceduralmente con dimensioni e caratteristiche personalizzabili.
in termini di complessità, Civilization VI è un cartone animato per bambini della scuola materna
Sviluppare un’economia efficiente, promuovere buone (o cattive) politiche o macinare progressi scientifici non sono comunque azioni sufficienti ad avere la meglio sulle specie aliene. A volte l’uso della forza bruta è inevitabile, con battaglie in cui, se anche non si ha il controllo delle singole unità che costituiscono la flotta in stile RTS, si può assistere a veri e propri scontri campali dove, alla mal parata, si potrà solo darsela a gambe levate. In questo senso, la fase di preparazione è quella fondamentale: tra la scelta di armi, reattori, scudi e tipologia di scafo c’è di che sbizzarrirsi. Sarebbe inutile fare un elenco di tutto ciò che può occupare gli slot delle navi o quali motori possono essere equipaggiati, perché la fase di customizzazione ricalca l’impressionante varietà delle altre caratteristiche del gioco e finirei per citare solo quello su cui ho messo mano nelle prime trenta ore di gameplay. Resta il fatto che Paradox ha puntato molto su questo aspetto anche per prendere le distanze da altri suoi prodotti come Europa Universalis: i limiti imposti dal contesto storico in Stellaris non esistono e la fantasia può prendere “letteralmente” il volo. Ben più intrigante, però, è il risvolto diplomatico: si possono costituire federazioni, rapporti di vassallaggio, barattare beni primari, effettuare scoperte scientifiche congiunte, annettere sistemi solari già rivendicati, dichiarare guerra… un ecosistema di cui, lo ammetto, ho visto solo una piccola parte dato il suo “perdersi” tra le maglie di una longevità per certi versi a me finora ignota.
Ho giocato a Stellaris, versione vanilla, grazie a un codice fornito dal publisher per circa 30 ore terrestri provando due razze differenti e due forme di governo diametralmente opposte.
DurataCercare difetti nell’impressionante variegato ludico di Paradox sarebbe come incistirsi nel voler contare tutti gli aghi di quel famoso pagliaio di cui parlava mio nonno: cui prodest? È ovvio che qualcuno possa non trovare comoda l’interfaccia, che qualcun altro lamenti l’assenza di un albero delle tecnologie o l’impossibilità di gestire i movimenti delle navi in battaglia, arrivando finanche a pretendere un ritmo più incalzante… ma qui siamo tra casual gamer che si stanno chiedendo se Stellaris valga o meno quei dieci euro richiesti per far partire il download, quindi: no. Non ci sono sbavature così evidenti da sconsigliarne l’acquisto a patto di avere il desiderio di sperimentare un po’ di sana strategia in tempo reale. Prima di salutarvi, anticipandovi che ho in coda di download anche Imperator: Rome, ci tengo a ribadire che in questi tre anni sono usciti numerosi DLC che hanno aggiunto specie, vascelli, politiche, anomalie e un numero indefinito di altre variabili, senza contare il mare magnum delle mod. È un vero e proprio universo, condensato in poco meno di 8 GB, in cui, come diceva quella pubblicità degli anni ‘90, “c’è da perdersi”.
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Wow, io sono un (ex) giocatore di strategici, e mi hai fatto quasi venir voglia di prenderlo... Purtroppo ora ho talmente poco tempo per giocare, però, che accumulo 30 ore in un mese almeno, ed ho paura che passerò il tempo a deprimermi per non riuscire a godere appieno delle potenzialità del gioco 😅vedremo!
Come scrivevo, vale i 10 euro che ti chiedono durante i saldi anche solo per il tutorial. :)
La recensione mi ha incuriosito, ma al momento su steam si trova a prezzo pieno € 39,99.
Attenderò qualche sconto per riflettere meglio sull'acquisto
Su GOG, per i saldi estivi 2019, è a 10 euro. :)
https://www.gog.com/game/stellaris
Off topic: io metterei a inizio pagina un box che dice costo, piattaforme fra cui quella provata, data d'uscita, se è disponibile in digitale o fisico, e publisher