Recensione

Streets of Rage 4 – La recensione

Quante volte gli ammiratori di una serie si sono sentiti dire che non si poteva fare un nuovo capitolo perché un determinato genere arcade non andava più di moda? Quasi come se al tramonto delle sale giochi come modello commerciale, anche certe giocabilità avessero smesso di essere divertenti. Parte di questa confusione creativa
ha spesso bloccato i grandi studi dal produrre episodi nuovi delle loro saghe storiche, almeno sino a quando la scena indie non ha fatto il suo fragoroso ingresso nel mercato videoludico, urlando invece “SI-PUO’-FARE!” con lo stesso vigore della celebre scena di Frankestein JR. I metroidvania hanno così trovato un ritorno di fiamma proprio tramite gli sviluppatori indipendenti, che anche grazie ad un pubblico famelico di nuove esperienze, sono diventati uno dei generi più popolari nelle produzioni di piccola fascia.

Quanto ai picchiaduro a scorrimento, forse è arrivato il loro turno di ritornare in scena proprio grazie a Streets of Rage 4, fortemente voluto per lungo tempo da una schiera di giocatori e ora concretizzato ad opera dello studio francese DotEmu e dagli sviluppatori di LizardQube e Guardcrush. Ciascuno di questi ha lavorato su di uno specifico aspetto del gioco per far sì che l’operazione di rilancio fosse la migliore possibile, presentando un titolo convincente non solo per gli estimatori dell’originale, ma anche in grado di catturare un pubblico nuovo, amante dell’approccio arcade e che magari non ha mai giocato la saga su MegaDrive.

Senza troppi preamboli, la trama parte con l’ennesima presa della citta di Wood Oak da parte del sindacato criminale, questa volta comandato da Mr. e Mrs. Y, successori del padre alla guida del suo impero malavitoso. Per fermare i due e restituire l’urbe alla legalità, si riunisce ancora una volta una squadra di eroi, unendo al fianco di personaggi classici, anche dei volti nuovi. Oltre a ripresentare la squadra del primissimo capitolo, con gli iconici Axel, Blaze e Adam, la rosa si espande con gli inediti Cherry e Floyd. La prima è la figlia rocker di Adam, armata di chitarra elettrica, usandola come strumento offensivo per le sue tecniche speciali, al pari di come il pattinaggio  diventava uno stile di combattimento per suo zio Skate nei precedenti episodi.
Floyd invece è l’allievo del Dr.Zan, lo scienziato specializzato in ingegneria robotica apparso in Sor3 e come il suo maestro, anche Floyd dispone di protesi cibernetiche per effettuare potenti mosse. Il numero di personaggi selezionabili è quindi piuttosto elevato, garantendo stili di gioco versatili anche all’interno della stessa tipologia, spaziando tra i picchiatori più a lungo o corto raggio, nel caso di Floyd e Adam, così come i personaggi rapidi più specializzati sul gioco terrestre o aereo, vedasi Blaze e Cherry. Rimane Axel nel ruolo mediano, per chi voglia cominciare con qualcuno adatto un pò a tutto.
Questa varietà si fa particolarmente apprezzabile in diverse situazioni, non soltanto per chi gioca da solo, in quanto potrà dedicare una partita a ciascuno senza incorrere troppo nella ripetitività, ma anche in cooperativa a quattro giocatori disponibile in locale, dando libertà di scelta a ciascuno. E’ comunque possibile affrontare l’avventura online, con un amico, ma in questa modalità la cooperativa si restringe a due persone, comunque più che sufficienti per ricreare l’essenza dei picchiaduro multigiocatore.

In termini di giocabilità, l’esperienza rimane godibile in ogni condizione, a prescindere dal numero di amici. Gli sviluppatori hanno infatti effettuato un lavoro meticoloso per fare sì che in questo versante tutto funzionasse in modo perfetto, curando la compresenza di fluidità, senso di pesantezza dei colpi e allo stesso tempo anche precisione degli hitbox, per garantire che ogni singolo pugno risultasse accurato nel creare una collisione. In Streets of Rage 4  ogni impatto risulta impeccabile, privo della legnosità che ha spesso contraddistinto tentativi malriusciti di rilanciare il genere in altri giochi provati negli scorsi anni. La formula base rimane comunque invariata, si attraversano dei livelli a scorrimento in cui sconfiggere ondate di nemici, raccogliendo armi od oggetti utili e utilizzando un nutrito campionario di attacchi e cazzottoni sino ad arrivare al boss di fine area.
In particolare ciò che diede un notevole valore aggiunto a Sor2 e 3 rispetto alla concorrenza, fu proprio la presenza di diverse mosse speciali, per dare al giocatore qualcosa di diverso dal solo premere ripetutamente un pulsante per ore. Ciascuna di queste rimane di semplicissimo utilizzo ed è ora illustrata nel menù tutorial, risultando tutto molto chiaro da imparare al volo. Per il resto sono state adoperate solo alcune modifiche, come implementare un sistema di recupero dell’energia persa con le super o col fuoco amico, oltre che l’aggiunta di collisioni aeree per effettuare combo “juggle”, ovvero quelle con cui si può colpire un nemico anche mentre si trova in aria. L’effetto generale è di una profondità di gioco molto elevata, ma comunque scorrevole. Un miglioramento della formula di Final Fight, ma senza mai sconfinare in una complessità tale da compromettere l’immediatezza tipica dei picchiaduro a scorrimento.

Graficamente parlando Streets of Rage 4 si presenta in modo eccezionale, con una grafica di qualità sorprendentemente elevata, rispetto una scena indie che spesso si appoggia a scadenti pixel art con la scusa di voler “omaggiare” titoli retrò. Il livello qui raggiunto è simile a titoli come Cuphead o il rifacimento di Wonderboy, sempre di DotEmu e Lizardcube e rappresenta il punto di arrivo che si desiderava fosse raggiunto nel salto generazionale, all’epoca dei pixel e dei bit. Le animazioni sono molto buone, ma ciò che colpisce maggiormente è la rifinitura dei disegni e del dettaglio che permea da ogni singolo personaggio e arena. Ogni schermata è un tripudio di colori, sfumature, effetti grafici aggiunti per dare ulteriore impatto alle mosse speciali. Forse soltanto in alcuni fondali non c’è sempre una minuzia paragonabile ad altri, ma l’insieme rimane comunque di altissimo pregio e tra gli esempi migliori raggiunti dalla “umile” scena indie.

La colonna sonora è un’altro punto di eccellenza. Molte musiche sono firmate dall’autore francese Olivier Deriviere, ma come ospiti di eccezione sono stati coinvolti nomi prestigiosi di questo settore. Primo tra tutti, lo Yuzo Koshiro che si era occupato del comparto audio della saga originale, nonché colui che viene considerato un pò l’Hans Zimmer delle colonne sonore videoludiche nipponiche. Assieme a lui anche Yoko Shimomura, autrice delle musiche di Street Fighter 2, poi di Kingdom Hearts e altri giochi di Square-Enix, tra cui anche Final Fantasy XV, a cui si aggiungono compositori storici di Capcom e di saghe 8 bit come Ninja Gaiden. Il risultato omaggia le musiche degli originali, proponendo sonorità capaci di mescolare influenze diverse in tracce molte eleganti e dotate di ritmo. Stona leggermente la presenza di effetti audio campionati dai capitoli 16bit, producendo delle urla gracchianti, sgradevoli al punto da invalidare l’effetto citazionistico.

La durata si assesta tra le tre le quattro ore a seconda di come si giochi, se da soli o in cooperativa, o in base alla difficoltà selezionata, risultando piuttosto flessibile e in grado di offrire una sfida a chiunque.  Concludere l’avventura in cooperativa rende le cose più veloci, ma aumentando la difficoltà e abilitando il “fuoco amico” le cose iniziano a farsi leggermente più complicate, quel tanto che basta per vivacizzare il gioco e dividere i compiti tra giocatori, allungando di un pizzico la longevità. Per quanto tale numero possa sembrare esiguo, rimane adeguato al genere di riferimento, che rimane comunque molto rigiocabile per una partita saltuaria.

Come bonus sono sbloccabili le versioni 16 bit dei personaggi selezionabili apparsi in ogni capitolo della serie. Qui bisogna sottolineare come gli sviluppatori abbiano deciso di cesellare la loro opera per fornire il miglior prodotto possibile. Ogni protagonista infatti è stato implementato nel gioco nuovo con i dovuti accorgimenti, riprogettandone le hitbox per far si che si integrino nel sistema attuale e aumentando l’efficacia dei personaggi di Sor1 per supplire al loro set di mosse più ristretto. Come nota finale è presente una modalità arcade (a sfida maggiore) e una versus, la quale era presente già negli episodi per MegaDrive. Qui ci si può sfidare con ciascuno dei diciassette personaggi in arene dove è presente qualche ostacolo ambientale che rende i duelli più vivaci. Pur senza essere niente di eclatante, risulta una simpatica aggiunta per trastullarsi in modo spensierato, magari non volendo posare il pad giunti al termine di una partita della campagna. Forse l’unica vera pecca è una sequenza finale molto sbrigativa e sin troppo sobria. Considerando che il gioco è zeppo di riferimenti e fan service attento all’ambientazione, ci si sarebbe potuto aspettare qualcosa di più. I toni rimangono comunque molto alti, grazie ad un’azione sempre densissima e ad una serie di luoghi e boss che segnano un crescendo verso il finale.

Francesco Dovis

Complice una formazione professionale nel settore, decide di adottare l'approccio giornalistico anche nel trattare un argomento che oggi è diventato di costume al pari di musica o spettacoli. Da sempre videogiocatore multipiattaforma, in virtù di questo definisce la sua esperienza in materia "caleidoscopica".

View Comments

  • "Mi piace l'odore di belle recensioni di mattina" :D
    Bella recensione, è da un secolo che aspetto uno Street of Rage 4.
    Ci giocavo dal 'amico col megadrive' alle medie; ai tempi il picchiaduro a scorrimento era il mio genere preferito, che sarebbe stato soppiantato poi dal picchiaduro 1vs1; ricordo al baretto della piazza, c'erano il cabinato di Street Fighter II a fianco a Knight of The Round. Bei tempi

    • Ti ringrazio. Poi quando lo provi questo quarto mi dici come ti sembra. Quanto a Capcom è stata attiva a tutto tondo nei picchiaduro, sia ad incontri che a scorrimento. Se ripensi alla raccolta dei beat'em'up che hanno fatto lo scorso anno, sono tutti titoloni. e ne mancano pure parecchi sotto licenza, tipo Alien Vs Predator o D&D, che forse sono stati il loro punto più alto come produzione in questo genere. il secondo lo hanno riproposto la scorsa gen con supporto online, ora mancherebbe AVP con coop a 4 in rete. il massimo.

  • Il primo capitolo per Mega Drive me lo rigioco spesso. In SoR4 ho anche ritrovato lo stesso feeling, gli stessi comandi e comunque uno stile grafico accattivante che, lo ammetto, inizialmente non mi aveva colpito. Bello!

Recent Posts

10 videogiochi da godersi in completo relax

Se state cercando un po' di sollievo dallo stress quotidiano e volete immergervi in mondi…

9 mesi ago

Pizza e Videogiochi come strumento di condivisione

Ho sempre visto la pizza come mezzo di aggregazione e condivisione, oltre il piacere estremo…

10 mesi ago

The Last of Us Parte II Remastered: la Recensione

Sono passati tre anni e mezzo dall'uscita della grandiosa Parte II di The Last of…

10 mesi ago

5 videogiochi da giocare durante il periodo Natalizio

Le festività natalizie sono il momento perfetto per scartare regali e rilassarsi con una sessione…

11 mesi ago

Kojima Productions e A24 confermano l’adattamento live-action di Death Stranding

Kojima Productions ha confermato che l'adattamento cinematografico live-action del gioco Death Stranding dello studio è…

11 mesi ago

The Game Awards 2023: la lista dei vincitori nelle rispettive categorie

The Game Awards 2023 ha svelato una lista di vincitori molto interessante, con Alan Wake…

12 mesi ago