Recensione

The Ballad Singer: una recensione per immagini

The Ballad Singer non è un videogioco in senso stretto. Assomiglia più a un librogame interattivo senza statistiche; una visual novel in cui il dipanarsi della trama – con quaranta finali possibili e oltre millesettecento diramazioni – viene lasciato al “buon senso” dell’utente che deve scegliere come affrontare una particolare situazione in base alla logica del momento. Per fare un esempio su tutti: sono davanti a un drago che devo arruolare tra le mie fila. Questo si sveglia, sputa fuoco e io devo deciedere se e come parare il colpo tra alcune opzioni disponibili. Non ci sono dadi, non ci sono probabilità: solo testo – recitato – senza indicazioni particolari sull’efficacia di una mia eventuale strategia. Le conseguenze di una scelta errata possono portare alla morte del personaggio che sto interpretando (ce ne sono quattro, ognuno con una storyline peculiare) oppure al fallimento di quell’operazione con ripercussioni sugli eventi futuri. In caso di una dipartita prematura il sistema di gioco ci viene in soccorso dandoci la possibilità di “tornare indietro”, optando quindi per un’azione diversa, oppure proseguire con un altro protagonista. C’è anche un numero limitato di salvataggi che varia in base alla difficoltà, da utilizzare per scoprire nuovi aspetti del racconto… ma resta una caratteristica da evidenziare solo per chi dovessere appassionarsi seriamente allo svolgersi degli eventi.

The Ballad Singer é una visual novel interattiva

La storia che fa da sfondo ai singoli vissuti è la stessa: un mago vuole impossessarsi del potere ma una ribellione organizzata vuole impedirglielo. Ci sono guerrieri, silfidi, assassini, draghi, elementari, assedi, battaglie in campo aperto, creature magiche, armi rare… un po’ di tutto, insomma, anche alla luce del suo essere frutto del lavoro di Alberto De Stefano, già autore dei libri della saga di Kalesin.

La narrazione avviene per immagini e testi, con un doppiaggio in italiano e inglese che, per quella che resta la mia opinione, non raggiunge mai la sufficienza. Al netto di alcuni errori e imprecisioni negli scritti, la cosa davvero fastidiosa è l’incedere flemmatico e annoiato del doppiatore di turno, incapace di coinvolgere davvero nell’ascolto. Ci tengo a precisare che ho giocato a The Ballad Singer per venticinque ore (25!), provando dozzine di strade diverse, completando tutte le quattro storie almeno due volte e catturando uno screenshot per ogni schermata di gioco. Per quanto qualsivoglia giudizio resti pur sempre un IMHO mi sento abbastanza preparato da esprimere un’opinione decisa sul fatto che se in un videogioco narrativo stricto sensu lo storytelling non è coinvolgente – anzi, a tratti è così ripetitivo da stancare – qualcosa nel prodotto finale non gira come avrebbe dovuto.

Lo storytelling, per forza di cose ripetitivo, non è coinvolgente

Non potendo allora scrivere di The Ballad Singer come di un normale videogioco, vista l’assenza di un vero e proprio gameplay, ho quindi scelto di offrirvi una panoramica sugli artwork realizzati grazie al successo della campagna su Kickstarter. Si tratta di immagini molto curate, alcune dotate di piccole animazioni come il bagliore delle fiamme di un focolare o le gocce della pioggia: nulla di strepitoso o che troverà spazio tra i wallpaper dei vostri desktop, ma una delle feature migliori di questa produzione italiana firmata Curtel Games.

In tutto questo è bene aggiungere che potete provare una demo gratuita su Steam, prima di procedere all’eventuale acquisto nel caso in cui gli eventi di Hesperia dovessero catturarvi.

 

 

Roberto Turrini

Per 10 anni sulle pagine di The Games Machine ha sognato una vita a tre con Lara T'Sioni ed Elena Fisher; poi ha scoperto che non sapevano cucinare e si è dato all'autoerotismo.

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