Recensione

The Descendant: la recensione col senno di poi

The Descendant è un’avventura grafica episodica, lineare e piuttosto corta: per completarla ci vogliono al massimo sei ore. La prima caratteristica da segnalarvi è che se la longevità di ciascun capitolo è sempre più ristretta, lo stesso non si può dire della sua qualità. The Descendant sembra infatti tradire la tradizione imposta da altri esponenti del genere che spingono il giocatore ad acquistare tutta la stagione dopo averne assaggiato un paio di episodi. Arrivato ai titoli di coda, infatti, ho subito pensato al rapporto inversamente proporzionale tra il tempo trascorso su ogni sezione e la sua capacità di emozionarmi. Con questa premessa vi invito a non tenere in considerazione la media offerta da Metacritic, su cui peraltro sono state caricate pochissime recensioni, ma di riflettere su questa domanda: cosa volete, oggi, da un’avventura grafica?

La mia risposta è univoca: pochi hotspot, un mistero accattivante, enigmi che non hanno bisogno di una guida scritta da altri giocatori, una bella grafica, dialoghi maturi, nessuna digressione o backtracking. Ecco, The Descendant può vantare tutte queste caratteristiche pur non eccellendo in nessuna. In realtà gli ultimi due episodi si giocano senza fiato o interruzioni, spinti dal desiderio di scoprire cosa si celi dietro alla mancata riattivazione dell’Arca-01.

detesto offrire spunti che possano rovinarvi l’esperienza

L’incipit è semplice: un conflitto nucleare ha decimato la popolazione mondiale ma gli Stati Uniti d’America, nei mesi prima della guerra, ha costruito una cinquantina di rifugi in cui ibernare una piccola percentuale di abitanti – rigorosamente selezionati – che avrebbero visto l’alba del nuovo mondo dopo secoli di sonno criogenico. Spiegarvi il processo di selezione, le modalità di manutenzione e gestione di queste “arche” o il perché due sopravvissuti, centinaia di anni dopo il fallout, si siano recati in Alaska per riattivare l’unico sito rimasto dormiente equivarrebbe a spoilerarvi tutto l’ordito narrativo. Sapete (o dovreste) già che detesto offrire spunti che possano rovinarvi l’esperienza offerta da un titolo, quindi vi suggerisco di andare su Steam e scaricare gratuitamente il primo episodio, tenendo a mente che si tratta di quello meno ispirato.

Il bello arriva con Episodio 3, ossia quando si inizia a capire che il problema dell’Arca-01 non è solo di natura tecnica; quando le vicende dei quattro protagonisti iniziano a legarsi, influenzandosi, in un susseguirsi di eventi a cavallo dei secoli trascorsi dal lancio delle prime bombe alla fine dell’inverno nucleare. Chi si aspettasse di vedere la ricostruzione di un mondo aperto verrà irrimediabilmente deluso: tutto (quasi) accade sottoterra, nel bunker che fa da teatro alla storia. Lo ripeto: è un videogioco breve ma senza fronzoli, senza dialoghi stupidi, senza enigmi assurdi o incoerenti. Tutto fila via liscio fino alle battute conclusive.

è un videogioco breve ma senza fronzoli

Tecnicamente The Descendant non fa gridare al miracolo pur restando piacevole da guardare, anche se al tempo della pubblicazione (2016) sono stati segnalati diversi bug e glitch. Con i vari aggiornamenti tutto si è sistemato e quel cel-shading utilizzato per dipingere i volti dei personaggi giocanti ha tuttora un suo grande “perché”. Ci sono pochi enigmi, un inventario a scomparsa con al massimo due oggetti da conservare contemporaneamente e qualche bivio morale che va imboccato con un minuscolo margine temporale. Si tratta di biforcazioni che definiscono solo parzialmente il concatenarsi degli eventi, come nello spirito delle avventure grafiche moderne. Tutto si traduce nella possibilità di scegliere differenti approcci al cospetto di un “problema” da risolvere, ma quanto raccontato dai ragazzi di Gaming Corps ha un suo capo e una sua coda predeterminati.

The Descendant è comunque una produzione senza grossi mezzi alle spalle e lo si nota nei dettagli delle varie ambientazioni, spesso lontani dalla cesellatura dei tripla A. Poco importa, in realtà, giacchè il gameplay non si incistisce mai su elementi non rilevanti e l’attenzione viene catturata dall’incalzante evolversi degli eventi. Ci sono alcuni difetti che potrebbero far storcere il naso ai raffinati, come l’inconcludenza del pixel hunting o l’inesistente livello di difficoltà… e non ci sarebbe niente di strano a farlo notare con insistenza: questa è un’avventura grafica da toccata e fuga, lontana anni luce dai capolavori che hanno fatto grande il genere (anche quelli più recenti). Dalla sua ha il grande vantaggio di costare poco, essere immediata e curiosa, specie nelle battute finali dove si susseguono cliffhanger capaci di tenere il giocatore incollato allo schermo.

INFO UTILI

Ho giocato The Descendant sul mio fido Ryzen 5 1600, con 16 GB di RAM, SSD e l'inarrivabile 1050ti di Nvidia. Ho acquistato The Descendant a pochi centesimi sullo store di Humble Bundle e non me ne sono pentito.

Durata
  • Cinque ore ad andare tranquilli; sei ore se non si riescono a risolvere quei pochi enigmi presenti.
Struttura
  • È la classica avventura grafica punta e clicca in ambiente tridimensionale, senza backtracking o inventario.
Scheda Gioco
  • Nome gioco: The Descendant
  • Data d uscita: 24 Marzo 2016
  • Piattaforme: PC
  • Lingua doppiaggio: inglese
  • Lingua testi: italiano

Devo fare una menzione particolare al doppiaggio inglese, perché mai mi sarei aspettato di ascoltare voci di attori professionisti in una produzione di così piccola portata. Sarà anche per questo che il racconto di The Descendant ha calamitato la mia attenzione. Sì, perché il più grande complimento che si può fare a questo gioco è proprio quello di essere capace di tessere una narrazione che dal generale (il fallout nucleare) arriva al particolare (l’egoismo dell’individuo) senza fare alcuna morale o proporre etiche alternative o virtuose. Quindi chiudo questa mia breve recensione consigliandovi di aspettare i prossimi saldi o qualche bundle che lo contenga, acquistarlo e provare a giocarlo in due o tre giorni, quindi di tornare qui a confrontarci: magari è piaciuto solo a me!


Questa galleria contribuisce a sostenere la ricerca scientifica sulla sindrome di Rett. Trovate i dettagli dell’iniziativa a questo link.

Roberto Turrini

Per 10 anni sulle pagine di The Games Machine ha sognato una vita a tre con Lara T'Sioni ed Elena Fisher; poi ha scoperto che non sapevano cucinare e si è dato all'autoerotismo.

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