Arriva finalmente ed ufficialmente in Italia la prima serie live-action ambientata nell’universo di Star Wars: The Mandalorian. Un evento quasi epocale ed un prodotto che nemmeno i fan credevano fosse ormai possibile, vista l’insistenza sulle serie animate nel franchise. Scritta principalmente da Dave Filoni e Jon Favreu e diretta, oltre che da questi ultimi, da Bryce Dallas Howard, Rick Famuyiwa, Deborah Chow e Taika Waititi, The Mandalorian è uno dei cavalli di battaglia di Disney+, la nuova attesissima piattaforma on demand Disney aperta finalmente anche in Italia da ieri. I primi due episodi sono già disponibili doppiati in italiano, mentre i prossimi saranno pubblicati settimanalmente fino al 1 maggio.
The Mandalorian racconta una storia raccolta, più intima e personale dell’epopea della Skywalker Saga, riportando lo spettatore a delle sensazioni più affini a quelle di Star Wars Rebels o dei primi momenti di Una Nuova Speranza, quando la posta in gioco non era ancora molto alta. Tornano quindi le atmosfere da Western spaziale, con deserti desolati, mantelli invecchiati dal tempo, cantine popolate da brutti ceffi e cacciatori di taglie proprio come il protagonista. Interpretato da Pedro Pascal, “Mando” è appunto un Mandaloriano, popolo già conosciuto a dovere in The Clone Wars e Rebels, personaggio principale misterioso e mascherato costantemente dal suo casco, che tuttavia non fa alcuna fatica a farsi apprezzare, grazie ad un’ottima presenza scenica e ad una scrittura coerente. Il mondo in cui deve muoversi è quello posizionato tra Episodio VI: Il Ritorno dello Jedi e Episodio VII: Il Risveglio della Forza, un periodo temporale ancora da approfondire nel franchise, narrato in parte dai romanzi Aftermath e Bloodline, in cui l’impero è sì dissolto e frammentato, pur essendo ancora al lavoro nell’ombra della Nuova Repubblica.
Episodi dal ritmo eccezionale si alternano purtroppo a filler poco ispirati.
Lo sviluppo della trama porta il protagonista a confrontarsi con le ombre del suo passato, contro delle nuove minacce e con l’insicurezza sul come gestire un nuovo improvviso ingresso nella sua vita burrascosa: l’ormai consacrata icona pop Baby Yoda – o “Il Bambino” giusto per rimanere canonici. Proprio il ritmo con il quale si sviluppano queste vicende è tuttavia una delle criticità della serie. Se alcuni episodi, come ad esempio il terzo dal titolo “Il Peccato”, tengono letteralmente incollati allo schermo, altri soffrono di dialoghi stantii ed archi totalmente superflui che fanno cadere nella fossa del filler tutta la parte centrale della stagione. Da lodare è invece la maestria con cui la serie è stata intrecciata nel canone di Star Wars, soprattutto nei collegamenti agli show animati che finalmente potranno essere apprezzati con comodità su Disney+. I fan sfegatati del franchise inoltre non potranno fare a meno di notare tanti piccoli rimandi, collegamenti e chicche che fanno ben sperare per un futuro universo di Star Wars meglio curato e connesso di quanto abbiamo potuto vedere finora.
Gli episodi che funzionano meglio sono quelli a cui è stato dedicato maggiore budget, sia dal punto di vista della scelta dei registi che dalla quantità e qualità di effetti visivi presentati. Se Taika Waititi è autore di uno splendido episodio finale ricco di personalità, suspence e la giusta dose di humor, gli altri suoi colleghi come Bryce Dallas Howard non sono stati in grado di mantenere lo stesso livello di qualità nella fase centrale della stagione confermando The Mandalorian come un prodotto purtroppo dotato di due facce completamente diverse.
Inutile girarci intorno: Baby Yoda è il colpo di genio.
Il cast si comporta generalmente bene. Pedro Pascal restituisce un Mandaloriano sempre mascherato ma incredibilmente umano nei suoi fallimenti, titubanze ed incertezze. I comprimari interpretati da Gina Carano, Carl Weathers e Nick Nolte supportano consistentemente la narrazione mentre Werner Herzog ed un’altra presenza a sorpresa negli ultimi episodi fungono da misteriosi e minacciosi antagonisti. Il colpo di genio della produzione è ovviamente Baby Yoda: realizzato in maniera tradizionalmente Lucasfilm con un pupazzo animato, il tenero esserino verde è in grado di reggere da solo intere scene, oltre alla fortuna sui trend dei canali social dell’intera serie. Purtroppo bisogna segnalare qualche scelta scellerata nel casting – come Jake Cannavale nei panni di Toro Calican – che non fa che peggiorare i già deboli episodi centrali con interpretazioni al limite del ridicolo.
Il feeling dello Star Wars originale è perfettamente ricreato.
Dal punto di vista produttivo, The Mandalorian è oggettivamente un grande risultato. Grazie alla collaborazione di autori e registi competenti, alcuni frame e alcune scene sono già oggi parte del catalogo delle migliori dell’universo di Star Wars. Gli effetti visivi, prodotti da una nuova divisione di Industrial Light & Magic, sono per la maggior parte convincenti, frutto anche dell’innovativo utilizzo di motori grafici per videogiochi come Unreal Engine 4 per la creazione, a metà tra digitale e scenografia vera e propria, di fondali poi proiettati in enormi set circolari. Qui potete guardare un video di questa tecnologia. La ricerca di un’estetica che sapesse richiamare quella delle origini del franchise partorito da George Lucas è riuscita in maniera perfino migliore di quanto sia avvenuto con J.J. Abrahams nelle fasi iniziali di Episodio VII sul pianeta desertico Jakku. La colonna sonora, composta da Ludwig Göransson, è semplicemente perfetta e soprattutto ben dosata lungo tutta la stagione, e l’eccezionale tema principale suonato con strumenti a fiato straripa Star Wars da tutti i pori pur allontanandosi dalle classiche composizioni di John Williams. Doppiaggio e localizzazione italiana sono assolutamente di buon livello.
The Mandalorian ha già una sua direzione precisa, il che lo rende automaticamente un prodotto meglio riuscito delle ultime produzioni Lucasfilm. Questa prima stagione è promossa grazie ad una storia semplice e contenuta, che fa ben sperare per una seconda, già annunciata per ottobre 2020 con l’ingresso praticamente dato per certo di Rosario Dawson nei panni della fan favorite Ahsoka Tano. Fatta eccezione per i tre deboli episodi centrali, che hanno seriamente rischiato di farmi allontanare dallo schermo, The Mandalorian propone una fase introduttiva ed un epilogo che funzionano a meraviglia confermando quanto di buono sia stato pianificato dalla menti creative di Dave Filoni e Jon Favreu. Ottobre 2020 arriva presto, grazie.
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Devo tenere a mente di attivare la prova gratuita di 7 giorni e guardarmi questo The Mandalorian M'intriga molto e dalla recensione ha le sue buone ragioni. Staremo e vedere.