Tiny Tina’s Wonderlands arriva un po’ in sordina in questo marzo segnato dalle uscite di Elden Ring, Gran Turismo 7 e Horizon Forbidden West (qui, qui e ancora qui le recensioni diario curate dal Tanzen). Lo spin-off della serie Borderlands si pone il difficile obiettivo di rinnovare una struttura rodata ma anche un po’ stantia attraverso l’ibridazione con il genere RPG.
Sarà riuscita Gearbox nell’arduo compito di svecchiare il suo celebrato looter-shooter? Solo la prova del pad può dirlo e, ovviamente, la nostra recensione diario.
Le prime due ore abbondanti (delle circa cinque attualmente all’attivo nella mia run) sono state, devo ammetterlo, piuttosto confusionarie. Da conoscitore superficiale della saga di Borderlands, della quale ho provato solamente il secondo capitolo, il primo impatto con Tiny Tina’s è stato soverchiante. Ma andiamo con ordine!
Il gioco setta subito la folle premessa narrativa attraverso un breve filmato: Tiny Tina, vecchia conoscenza della serie, è la dungeon master di una partita a Bunkers and Badasses, chiara parodia del più famoso Dungeons & Dragons, ed è quindi la voce narrante delle nostre gesta ludiche e non. La prima sorpresa infatti è stata quella di trovarmi davanti a un editor del personaggio piuttosto generoso in termini di opzioni e personalizzazioni. Qui sono anche chiamato a scegliere una classe tra le sei disponibili (non aspettatevi niente di tradizionale e le descrizioni sono fondamentali per capire bene le caratteristiche di ciascuna classe): sarò uno “stilomante“.
La mia classe, come le altre, possiede un’abilità attiva, una passiva e un albero delle abilità acquistabili, come da tradizione, attraverso l’investimento di punti esperienza. Insomma il gioco di ruolo sembra non essere solo una cornice narrativa, bensì una componente preponderante nella struttura ludica del gioco. A conferma ulteriore, infatti, il gioco mi chiede di assegnare un tot di punti statistica per personalizzare ulteriormente la mia build (ulteriori punti statistica si acquisiscono anche in seguito, livellando) prima di poter finalmente giocare.
Il primo livello è sostanzialmente un tutorial e serve a prendere confidenza con i comandi: il gunplay è immediato e soddisfacente, con le varie bocche da fuoco ben differenziate in termini di modalità di fuoco e di sensazioni restituite. Comprendo subito che l’uso delle armi da fuoco può anche essere limitato qualora si scelga una build orientata verso la magia o il combattimento corpo a corpo; le magie e le abilità sono infatti devastanti, soprattutto quando i nemici attaccano in massa, inoltre il tempismo nel loro uso è fondamentale, in quanto ognuna ha un tempo di ricarica che ne impedisce l’utilizzo di continuo.
Mi trovo meno a mio agio al momento con gli attacchi melee che – almeno per quanto riguarda il mio prode Leoberto – risultano meno incisivi di quello che vorrei e lasciano troppo esposti ai contrattacchi. In ogni caso l’avvicendarsi di fuoco, magie, abilità e armi bianche garantiscono una varietà che giova decisamente al divertimento.
Quello che davvero mi ha lasciato confuso, sulle prime, è l’enorme quantità di armi, incantesimi, oggetti e armature. Non si fa in tempo a prenderne una che subito se ne trova un’altra pochi metri dopo. All’inizio ho passato più tempo a confrontare le armi tra loro che a randellare i nemici. Questo loot eccessivo, al momento, mi sembra quasi possa penalizzare il ritmo. Purtroppo la gestione decisamente confusionaria dell’inventario non migliora la situazione.
Passato il primo livello il gioco mi ha mostrato quella che è la seconda grande novità: l’Overworld. Come avveniva nei vecchi Final Fantasy, quando si esce da un’area maggiore ci si trova su una world map con il personaggio in versione super deformed e si è liberi di esplorare tra incarichi secondari, incontri casuali (all’inizio non l’ho presa benissimo, ammetto) e quant’altro. Una soluzione che mi sembra serva a garantire un minimo di libertà al giocatore, anche considerata l’estensione ridotta dei primi livelli, tutti piuttosto lineari.
Nei primi giorni post lancio ci sono stati un po’ di problemi sull’online, che ora parrebbero risolti. Tiny Tina’s Wonderlands, come i suoi predecessori, è un gioco che moltiplica il divertimento in co-op, pertanto proverò nei prossimi giorni ad unirmi ad altri giocatori. Vi racconterò delle nostre scorribande nelle Wonderlands nella prossima pagina di diario.
Giunto alla decima ora della mia avventura ruolistica nelle Wanderlands purtroppo un po’ di stanchezza comincia a farsi sentire. La struttura ludica, infatti, al netto della continua costruzione della build del personaggio (oltre un certo livello si può scegliere anche una classe secondaria) rimane abbastanza piatta. Passate le prime due o tre missioni principali i livelli si fanno più aperti ed esplorabili e all’interno è possibile trovare incarichi secondari e collezionabili, tuttavia il level design non brilla così come la scrittura delle quest secondarie che, a conti fatti, sono sostanzialmente un riempitivo.
Certo il tono sopra le righe e l’ottimo doppiaggio in lingua inglese (presente l’italiano solo nel sottotitoli) mi hanno strappato più di un sorriso ma le vicende dei nostri eroi intenti a salvare il regno della regina Cavallo da culo (si chiama proprio così) dopo svariate ore di gioco hanno perso per me di interesse. Lo shooting mi diverte ancora ma anche lato nemici si poteva certamente fare meglio.
C’è un grosso problema con l’IA
L’IA è ferma alla preistoria con gli avversari che, nella maggior parte dei casi, non si proteggono e si offrono ai colpi delle mie armi senza premura alcuna. Anche gli occasionali scontri con i boss non mi hanno coinvolto come avrei voluto: mancano totalmente di pathos e sono ludicamente fiacchi, quasi pigri oserei dire.
Pigro è in effetti un aggettivo che mi sento di estendere, al momento, a vari aspetti della produzione di Gearbox e, in generale, ho come la sensazione di trovarmi al cospetto di un titolo budget venduto a prezzo pieno. Anche dal punto di vista tecnico e artistico il gioco non mi ha lasciato particolarmente stupito. Lo stile cartoonesco di Borderlands è sempre affascinante ma, personalmente, trovo che funzioni meglio sullo steam/cyber punk del titolo originale che in questa declinazione fantasy, decisamente meno ispirata.
Tecnicamente invece il gioco gira decisamente bene su PS5 con l’aggiornamento alla versione 1.0.1.0b, mentre in precedenza avevo riscontrato cali di frame rate nella modalità risoluzione. Tiny Tina’s Wonderland offre infatti una modalità risoluzione a 60fps e una modalità prestazioni che, per i possessori di un pannello adeguato come me medesimo, si spinge fino a 120fps. Peccato che questa modalità prestazioni mi abbia quasi danneggiato le retine con un’immagine sporchissima che soffre di tutto il soffribile tra shimmering, aliasing e texture a bassa risoluzione.
A questo punto della mia run direi che la scintilla con Tiny Tina’s non è scattata come avrei sperato ma sarò felice di ricredermi prima del verdetto finale. Rimanete sintonizzati per la il prossimo aggiornamento.
Sono qui, con consapevole ritardo, a dirvi che alla fine questa famosa scintilla non è proprio scattata e che Tiny Tina’s Wonderland mi ha risucchiato in un vortice di noia come non mi capitava da parecchio tempo.
Con i miei 37 inverni sulle spalle, dei quali almeno 25 passati a videogiocare, non posso proprio chiudere un occhio sulla pigrizia che Gearbox ha riversato in questo titolo. E onestamente sono anche perplesso, devo dirlo, rispetto a quanto letto in giro su questo nuovo capitolo della saga di Borderlands, promosso a pieni voti da più parti.
Per carità è sempre una questione di gusti e di aspettative, ma come si fa a premiare la piattezza di una formula ludica che sarebbe a stento risultata fresca 10 anni fa? Come si fa ad accettare un’IA inesistente, un level design scialbo, la sostanziale inutilità delle centinaia di bocche da fuoco diverse, l’incedere senza picchi di una quest principale che dopo 3 ore ha già esaurito la sua verve?
Tiny Tina’s Wonderland è un gioco fuori dal tempo ma nella peggiore delle accezioni. Se l’avessi trovato nel cestone delle offerte, ad una cifra irrisoria, probabilmente la mia opinione sarebbe diversa. Ma qui si parla di un titolo uscito ad Aprile 2022, su console next gen, a prezzo pieno (80 euro sulla versione PS5 da me provata), fattore che mi sembra sacrosanto tenere in considerazione.
Tiny Tina’s non è un gioco brutto in senso assoluto, sarei disonesto nell’affermarlo, ma ripetitivo fino allo sfinimento e, conseguentemente, mi ha restituito quella spiacevolissima sensazione di “perdita di tempo”. Quella stessa sensazione che mi è capitata di provare negli ultimi anni con qualche open world particolarmente annacquato, magari alla quarantesima ora di gioco e che qui, invece, si è palesata ahimè molto prima. Questo nonostante il titolo non abbia una longevità particolare e si possa portare a termine in una ventina di ore.
Quando non ci si diverte giocando c’è qualcosa che non funziona e in Tiny Tina’s questo qualcosa va oltre la somma delle parti. Il gunplay è buono, l’umorismo sopra le riga diverte, la componente estetica ha la sua personalità ma alla fine l’amalgama è tanto confusionaria quanto tediosa.
In casa Gearbox urgono idee nuove, fresche e la voglia di rimettersi in gioco con un molto più impegno.
Gameplay Café ama i progetti indipendenti come il nostro: la copia del gioco ci è stata fornita da Gamestore Bolzano, che opera da 20 anni nella cittadina altoatesina. Se dovete acquistare un gioco in versione pacchettizzata, fatevi un giro sul sito ufficiale e supportate le realtà piccole che lavorano da tanti anni nel settore!
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70 euro x un DLC o poco più,senza manco il doppiaggio. Ma non esiste proprio. A 15 euro usato è questo il suo valore.