Vi sembrerà forse strano trovare la recensione di The Division tra gli articoli di un sito appena nato, e non si può negare che lo sia. Eppure, il gioco sviluppato da Massive Entertainment merita oggi più di sempre considerazione, soprattutto da parte degli amanti del suo genere. A distanza di oltre due anni dalla sua uscita, The Division può infatti contare adesso su una serie di contenuti in grado di solleticare il palato di chi vuole provare a percorrere le strade della sua New York, in attesa che ne arrivi tra un po’ di mesi il già annunciato seguito.
Pur privato della mente del compianto Tom Clancy dietro la sua ambientazione, The Division abbraccia perfettamente lo stile dello scrittore di cui porta il nome, raccontandoci di una Manhattan completamente stravolta rispetto a come la conosciamo. Nel giorno del Black Friday alcune banconote infettate col virus del vaiolo fanno infatti diffondere la malattia all’interno della città scatenata nella corsa agli acquisti, lanciando nella disperazione la sua popolazione.
New York sprofonda così nella completa anarchia, mentre alcune fazioni nate dopo l’epidemia iniziano a venire fuori per tentare di prendere il controllo: si rende quindi necessaria l’azione governativa, attraverso l’uso delle forze speciali della Divisione.
Il primo gruppo di agenti speciali inviati sul luogo non riesce però a portare a termine il proprio compito, lasciando quindi alla seconda ondata (e al giocatore) il compito di scoprire cosa è successo.
Non è il caso di soffermarsi ulteriormente sulla trama visto che è tra gli aspetti di The Division di cui si è parlato sin dal primo momento, ma a beneficio di chi si avvicina per la prima volta a questo gioco vale comunque la pena andare a vedere che cosa esso riserva prima di affacciarsi al cosiddetto endgame. Lo scopo iniziale è quello di arrivare al livello numero trenta, attraverso il completamento di una serie di missioni affrontabili teoricamente anche da soli, ma per le quali veniamo fortemente incoraggiati a cercare dei partner che compongano la squadra da quattro persone.
Portando a termine questa serie di incarichi si vanno a scoprire i dettagli sulla storia del gioco, ma soprattutto si va a ricostruire il quartier generale della JTF, destinato a diventare il punto nevralgico di partenza per quasi tutte le attività una volta raggiunto il livello massimo col proprio personaggio.
Di tempo da quando ho fatto la scalata al livello trenta ne è passato, ma posso dire di avere un ricordo piacevole di quanto messo a disposizione da Massive Entertainment. Chi si ritrova ora al primo approccio col gioco ha probabilmente anche più alternative per andare avanti, rimediando così all’iniziale ripetitività di alcune missioni.
Il vero problema di The Division al momento della sua uscita era proprio il già citato endgame. Completare il giro di tutte le zone di Manhattan presenti nel gioco portava il giocatore all’unica valvola di sfogo costituita dalla Zona Nera, un’area PvEvP troppo acerba per poter essere ritenuta accettabile. Ancora peggio andando a guardare il PvE, praticamente inesistente.
Come nel caso di Rainbow Six Siege, Ubisoft da allora ha deciso di rimboccarsi le maniche e non ha abbandonato The Division al suo destino. Anzi è addirittura arrivata a convocare a Malmö un gruppo di giocatori fedelissimi, insieme ai quali sono stati definiti i piani per il gioco nei mesi a venire. Inutile ripercorrere tutti i passaggi per filo e per segno, meglio fare una fotografia allo stato attuale.
La Gold Edition permette innanzitutto di portarsi a casa con circa 25 euro i tre contenuti aggiuntivi principali, vale a dire Underground, Lotta per la Vita e Fino alla Fine. Il primo ci porta tra le gallerie della metropolitana di New York in un’interessante modalità PvE modulare, il secondo in condizioni estreme di sopravvivenza, mentre il terzo ha aggiunto qualcosa all’esperienza PvP della Zona Nera.
Ubisoft ha deciso di rimboccarsi le maniche e non ha abbandonato The Division al suo destino.
Quello che è più importante però è il lavoro svolto coi vari aggiornamenti gratuiti, arrivati al momento fino alla patch 1.8. Quest’ultima ha introdotto la nuova area West Side Pier, all’interno della quale i giocatori possono misurarsi con gruppi delle fazioni che popolano New York anche attraverso la nuova modalità Resistenza, concepita per mettere alla prova i più duri a morire. Si tratta infatti di una modalità a ondate, che fa leva su una serie di scontri adrenalinici con nemici controllati dalla CPU, ormai arrivati a un livello di maturità che rende la sfida molto ben bilanciata, oltre che varia nel suo proporre diverse tipologie di ondate per evitare che il gruppo resti ancorato sempre nello stesso punto.
Le dinamiche di gioco di The Division si sono anch’esse evolute col tempo, pur restando fedeli alla natura massiva online del gioco. Nemici che un tempo richiedevano un considerevole numero di pallottole per essere eliminati sono stati progressivamente ammorbiditi dagli sviluppatori, nell’ottica di un bilanciamento complessivo richiesto a gran voce dai giocatori. I controlli sono quelli che ci aspetteremmo da un gioco del genere, con R2 destinato allo sparo e X per posizionarsi dietro le coperture individuate tra auto, muri e altri elementi presenti sulla scena.
Pur non avendo una suddivisione in vere e proprie classi, The Division conta sulla sua componente ruolistica per offrire varietà nel costruire le proprie build, partendo da una serie di talenti sbloccabili andando avanti fino al livello trenta. È possibile equipaggiare due abilità secondarie, attivabili con la pressione dei tasti L1 e R1, più una primaria e speciale da attivare con l’uso combinato dei due pulsanti.
Una volta arrivati all’endgame, tutto ruota intorno ai bottini e all’equipaggiamento ottenuto. Già da qualche tempo The Division è diventato particolarmente generoso in questi termini, offrendo ricompense a pioggia ai giocatori per il completamento di modalità e missioni introdotte via via coi vari aggiornamenti. Le attività disponibili allo stato attuale sono davvero tante, e la penuria di alternative è diventata ormai solo un ricordo. La ricerca del set che meglio si addice al proprio stile di gioco è solo il punto di partenza: grazie alla stazione di ottimizzazione introdotta con l’aggiornamento 1.8, si possono infatti migliorare le caratteristiche dei vari pezzi fino ad arrivare al top.
Dal punto di vista tecnico, The Division resta un gioco di circa due anni fa e come tale va preso. Si difende comunque piuttosto bene, tenendo presente che anche da questo punto di vista Ubisoft non è stata a guardare, come conferma l’ottimizzazione per Xbox One X in dirittura d’arrivo. Girare per la New York apocalittica pensata da Massive Entertainment è in grado di offrire scorci davvero emozionanti, soprattutto nel caso in cui li abbiate vissuti di persona con un viaggio nella Grande Mela.
La cura per i dettagli da parte degli sviluppatori è riscontrabile non solo negli elementi del paesaggio, ma anche nei vari pezzi di equipaggiamento di cui il gioco si è arricchito via via, compresi alcuni elementi puramente estetici per dare al proprio personaggio un tocco unico. Un po’ meno ispirate in generale le ambientazioni interne, anche se coi contenuti più recenti The Division è andato a migliorare abbastanza pure sotto questa ottica. Completamente dimenticabili, infine, tutti i problemi tecnici che hanno afflitto il gioco per qualche tempo dopo la sua uscita.
Ho giocato The Division per la recensione che ho scritto alla sua uscita. Di volta in volta ho seguito i vari aggiornamenti pubblicati da Ubisoft, fino a quello più recente.
DurataDopo la falsa partenza di due anni fa, per primo non immaginavo che mi sarei ritrovato a parlare di The Division a distanza di così tanto tempo. A Massive Entertainment e Ubisoft va senza ombra di dubbio riconosciuto il merito di aver creduto nel progetto, coinvolgendo la comunità nel modo giusto.
Se l’azione e i giochi online vi piacciono, concedete a The Division una seconda chance (o una prima): non ve ne pentirete.
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