In Italia abbiamo bisogno di recuperare il gap con il resto del mondo per quel che riguarda lo sviluppo di videogiochi. Siamo diversi anni indietro se si escludono alcune sporadiche eccellenze e c’è bisogno di rendere vivace il movimento. Ma non tutti i mali vengono per nuocere e l’essere indietropermette di ispirarsi a quell’ancestrale ingegno che “costringe” a puntare su idee e soluzioni di gameplay meno convenzionali e con quel guizzo di estro creativo in più per sopperire ai limiti tecnici. È su questo binario che si muove Waking Violet, puzzle game 2-D sviluppato dall’italiano Marco Mastropaolo e pubblicato da MixedBag, publisher di italica provenienza che da tempo punta a dare spazio alle piccole ma qualitativamente valide produzioni della nostra penisola. Il gioco è disponibile su Playstation 4, Playstation Vita, PC via Steam, Apple Store e Nintendo Switch. Ed è proprio su quest’ultima piattaforma che ho avuto modo di provare il gioco.
Già dalla prima accensione ho avuto la sensazione che il gioco fosse adatto ad un’altra stagione. I colori, la trama e lo scenario in cui sono calati i 42 livelli di Waking Violet sono ideali per una serata d’autunno o d’inverno piuttosto che per un’afosa estate come quella in cui il gioco è stato pubblicato. Superata questa prima sensazione di spaesamento, la trama giunge a piccoli passi a raccontare di Violet e del sogno profondo e onirico dal quale deve disperatamente svegliarsi. Un sogno fatto di strane e oscure presenze, trappole e misteriosi poteri nelle sue mani. Un plot non certo nuovo per il mondo dei videogiochi che sostiene con un po’ d’incertezza tutto il prosieguo narrativo del gioco, concedendo piccoli frammenti di storia attraverso pergamene sparse nei livelli e finendo sotterrato presto dalla maggiore consistenza del gameplay.
Attenzione, consistenza non vuol dire longevità perché siamo ben lontani dal definire il gioco longevo. 2 ore o poco più sono sufficienti per completare tutto a patto di avere una minima capacità di ragionamento logico e di gestione delle abilità a propria disposizione. Ma sono proprio queste abilità speciali che danno valore al gameplay. Non sarà quindi solo sufficiente spostare oggetti, attivare interruttori o azionare meccanismi nella giusta sequenza, ma anche attirare oggetti, creare propri cloni e attraversare le acque facendo così raggiungere a Violet il punto in cui attivare il portale d’uscita per poi arrivare a completare il livello.
Una sfida che nelle prime battute richiede poco impegno, ma successivamente si è dimostrata a tratti complessa al punto da richiedere più di qualche minuto di ragionamento. Nonostante questo, la curva di difficoltà è oscillante e si passa spesso da livelli facilmente comprensibili ad altri in cui occorrerà una più approfondita e lungimirante pianificazione dei movimenti. Ad aiutare il giocatore c’è una riavvolgimento del tempo che permette di ritornare facilmente sui propri passi per correggere eventuali errori e qualche criptico indizio nel caso ci si trovi in difficoltà.
Nell’economia del gioco però pesano anche i comandi che, purtroppo, in molti casi sono apparsi imprecisi e tarati male. Mi è capitato spesso di trovarmi ad aver fatto un passo in più nel gioco o ad aver spostato troppo un blocco non per mio errore ma a causa di un input lag. Non è chiaro se questa sia una prerogativa della versione Nintendo Switch o sia qualcosa che accomuna anche le altre piattaforme.
Dove Waking Violet delude un po’ è sotto l’aspetto grafico. Nonostante non si possa che apprezzare il lavoro completo svolto da un singolo sviluppatore, è evidente come la ridondanza di alcuni elementi sia dello scenario che degli oggetti impedisca allo stile grafico di essere apprezzato come merita. Un dispiacere questo considerato la gradevole, seppure autunnale, palette di colori usati e lo stile pennellato della realizzazione dei modelli di gioco. Le differenziazioni di scenario sono rare e i modelli sono ripetuti così tante volte da apparire agli occhi del giocatore come semplici cubi anonimi utili solo a delimitare l’area d’azione o a identificare un oggetto mobile rispetto a uno statico. E non aiuta certo la scelta di rendere tutti questi elementi piatti e privi di volume con una quasi totale assenza di ombre e profondità tramutando l’azione di gioco in un collage di figurine semoventi su di un disegno con un’interazione apparentemente nulla. Per fortuna di contro la minimalista ma valida realizzazione degli effetti di luce e particellari risolleva il comprato grafico illuminando l’azione. Un po’ poco, ma abbastanza per dare vivacità e dinamismo allo spettacolo di messo in scena dalle marionette.
Waking Violet risveglia un po’ l’animo quando si chiudono gli occhi e ci si concentra sulla colonna sonora. Le tracce di sottofondo hanno sonorità misteriose e ricche di sonorità graffianti e inquietanti che rendono più profonda l’immersione nel sogno di Violet e nella distorta realtà dei tuoi sogni. Peccato che anche qui la ripetitività sia la norma e la differenziazione sia davvero minima. Solo il bilanciamento dell’audio fa in modo che il monotematico sottofondo sonoro sia appena percepibile.
Mi sono immerso nell’onirico sogno di Waking Violet su Nintendo Switch attraversando tutti i suoi segreti prettamente in modalità TV, nonostante il gioco si presti maggiormente a brevi partite in portatile.
Struttura
Collezionabili e Extra
Scheda Gioco
La differenza tra modalità portatile e modalità TV di questa versione di Waking Violet è praticamente nulla e il gioco si può godere senza problemi comodamente sdraiati sul letto oppure davanti al televisore. Nonostante la mia prova si sia svolta per lo più su monitor, posso dire che nelle poche volte che mi sono avventurato in Waking Violet in portatile ho trovato l’esperienza più piacevole, vista anche l’inclinazione del gioco a essere goduto per brevi sessioni proprio per evitare quell’effetto ripetitività che lo affligge. Un difetto che il nostro Marco Mastropaolo potrà sicuramente risolvere nei suoi prossimi lavori con un team più nutrito alle spalle e l’esperienza maturata con questo progetto.
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