Recensione

Warsaw – I sessantatré giorni della rivolta polacca

“Giorno n°34, è passato poco più di un mese dall’inizio dell’insurrezione. Oggi è stato un giorno terribile. Judwiga, Anna e Florian erano in ricognizione per portare viveri ai civili nell’area del ponte nel distretto di Wola, un compito facile per cui sarebbero dovuti tornare all’ora di cena. Ed invece in tarda nottata il solo Florian ha bussato alle porte del rifugio, per di più in condizioni critiche – non so se ce la farà – a quanto pare si sono imbattuti in una ronda nazista che li ha colti di sorpresa facendo fuori le nostre compagne e ferendo lui gravemente. Il prete non riesce più a tenere conto dei volontari, degli amici, che ci hanno lasciati. A dire il vero la speranza ci sta abbandonando piuttosto in fretta, ma stamattina Krystzof ha intercettato un messaggio sovietico che parlava dell’arrivo dell’Armata Rossa pronta ad intervenire sull’altra sponda della Vistola. Dopo un primo scatto di euforia, non posso che chiedermi: saranno alleati o una nuova minaccia?”

Questo diario romanzato non è che la trasposizione di una delle mie tante giornate passate tra la resistenza polacca vissute in Warsaw, come se fosse stata raccontata da uno qualsiasi dei personaggi del party chiamato a rispondere in prima persona delle mie decisioni e conseguenze. Chi ha visto la pellicola tre volte premio Oscar “Il pianista” di Roman Polanski probabilmente avrà già presente lo scenario politico di Warsaw, se non lo avete fatto recuperatela assolutamente perchè è uno dei film più iconici del cinema internazionale nonché punto di partenza ideale per immergersi nel gioco. Ad ogni modo, eccovi una breve introduzione utile per poter assaporare ogni sfumatura del titolo targato Pixelated Milk.

L’aggressione tedesca ed il tradimento sovietico – Gli antefatti alla rivolta del 1° agosto 1944


1° settembre 1939

L’esercito tedesco invade la Polonia tramite una guerra lampo che costringe alla resa i polacchi in appena ventisei giorni. Le cronistorie parlano di circa un milione e duecentomila soldati nazisti contro un milione di polacchi, peggio armati e coadiuvati da un minor numero di carri che nulla potevano contro i panzer tedeschi ed un’aviazione neanche lontanamente alla portata della Luftwaffe. Da questo scontro ha inizio il conflitto più terribile della storia dell’umanità, la seconda guerra mondiale che nel giro di cinque anni riduce l’Europa in ginocchio con oltre cinquanta milioni di vittime.

Dopo la debacle del ’39 ciò che resta dell’esercito polacco si riorganizza nella Londra degli Alleati per programmare la resistenza, lì viene istituito un governo provvisorio che affianca Francia ed Inghilterra nella lotta all’Asse.

In patria un manipolo di sopravvissuti si riunisce sotto il comando del generale Komorowski dando vita all’Esercito Nazionale Polacco, milizia clandestina rimasta a lungo inoperosa a causa dell’ampia disparità numerica e d’equipaggiamento rispetto ai tedeschi. La guerra scorre lenta e la rivolta non è che un miraggio, almeno finché la Germania semina morte e distruzione indisturbata per l’Europa. La scintilla che innesca i rivoltosi scocca agli sgoccioli del conflitto.

Alla fine del luglio 1944 le truppe sovietiche sconfiggono i nazisti sulla Vistola, il fiume che taglia in due Varsavia, rendendo la riconquista della città mai così vicina, ma c’è da muoversi; i sovietici giunti come liberatori in realtà si erano spartiti nel ’39 la Polonia con i fascisti nel trattato di non aggressione di Molotov – Ribbentrop, rendendosi poi colpevoli del massacro di Katyn in cui furono sterminati migliaia di ufficiali polacchi detenuti come prigionieri di guerra nel tentativo di Stalin di eliminare le cariche pubbliche polacche. In questo clima di violenza e trame oscure il 1° agosto 1944 ha inizio la rivolta di Varsavia.

Nome in codice: Ora “W”


La riconquista di Varsavia inizia con un tutorial che ci illustra le mosse da seguire per districarci tra le meccaniche di gioco, divise in tre momenti diversi: la fase organizzativa nel rifugio, la ricerca sulla mappa degli obbiettivi della missione quali rifornimenti, eventi speciali e milizie nemiche ed infine il combattimento vero e proprio. Il quartier generale è situato in un’abitazione su due piani in cui sono presenti i personaggi del party potenziabili ed equipaggiabili con armi ed abilità nuove oltre ad una serie di figure che svolgono compiti utili alla causa: l’infermiera fornisce supporto medico, la staffetta permette di vendere ed acquistare provviste, il bibliotecario di consultare il codex per saperne di più sui personaggi sia amici che nemici ed il prete ricorda i caduti.

Alla fase operativa si accede tramite la mappa dei quartieri che fotografa la situazione delle sei circoscrizioni in cui è divisa la capitale: Zoliborz, Wola, Ochota, Praga, Sriodmiescie e Mokotow. Ogni quartiere ha due barre che indicano il morale ed il livello di logoramento; se il morale scende a zero il quartiere è perso e non fornirà viveri utili alla rivolta, questo accade fallendo missioni o ignorandole facendo così aumentare il livello di logoramento. La salute dei distretti contribuisce alla vitalità della rivolta misurata tramite il momentum, un indice percentuale che arrivato allo zero sancisce il game over. Il gioco avanza di giorno in giorno tramite le missioni, che a seconda della tipologia richiedono più o meno tempo per essere completate e portare così avanti il calendario. Agli amanti degli strategici non potranno non essere venute in mente alcune delle meccaniche dello storico XCOM – Enemy Unknown di Firaxis.

Una volta selezionata una missione – che vanno dal cercare viveri, aiutare i civili, disperdere unità nemiche o eliminare alti ufficiali della Wehrmacht – passiamo alla fase di ricognizione in cui dovremo guidare la squadra attraverso i palazzi e le strade della zona di Varsavia in cui stiamo intervenendo, il tutto raffigurato dalla nostra pedina che si muove su una cartina vista dall’alto. Ogni missione nasconde tante attività e pericoli da scovare entro un limite di Punti Azione, finiti quelli la missione fallisce se non è stato completato l’obiettivo principale. Sparse per la mappa ci sono sentinelle naziste che qualora ci avvistassero darebbero l’allarme costringendoci ad ingaggiare una rischiosa battaglia, per cui è consigliato non muoversi in spazi aperti ma di proseguire nascondendosi tra i palazzi ed utilizzare bengala segnalatori.

Oltre ai combattimenti ed alle casse di approvvigionamenti potremo incappare in eventi casuali in cui c’è bisogno di compiere delle scelte o risolvere una situazione utilizzando una particolare abilità dei nostri eroi. Questi eventi sono cruciali perché possono procurare rifornimenti, migliorare il morale nel distretto o portare alla morte di un membro della squadra, per cui agite sempre con la massima attenzione.

Una guerriglia che non stressa


L’eredità di Darkest Dungeon pesa come un macigno, neanche i ragazzi di Pixelated Milk sono riusciti ad arricchirne la formula.

Le fasi di combattimento sono quelle più intricate di Warsaw ed attingono a piene mani dal gameplay creato da Red Hook Studios per Darkest Dungeon, vetta purtroppo rimasta ineguagliata. Le analogie tra i due titoli sono tante e sostanziali, ma i ragazzi di Pixelated Milk hanno cercato di variare la formula aggiungendo idee proprie: il combattimento a turni è caratterizzato per entrambi da una schermata bidimensionale divisa in due lati occupati dalle rispettive fazioni, ma mentre in Darkest Dungeon le unità sono selezionabili esclusivamente in fila indiana in Warsaw i soldati sono disposti su una sorta di scacchiera composta da otto caselle che formano un rettangolo in cui le unità possono essere schierate l’una accanto all’altra, rendendo possibile creare barricate dietro  cui ripararsi dal fuoco nemico ed impedire agli avversari di colpire in specifiche caselle. Anche in Warsaw le abilità dei personaggi hanno un range di attivazione che vale sia per l’uso che per l’area di utilizzo, per cui un’unità dotata di lanciafiamme ad esempio non potrà attaccare stando nelle retrovie.

I nostri guerriglieri non soffrono lo stress come gli eroi della tenuta di Darkest Dungeon, una mancanza che si fa sentire data l’incredibile varietà di opportunità che aggiungeva al combattimento. Contro i nazisti dovremo tenere conto non solo del numero di munizioni in nostro possesso, divise tra calibro piccolo, grande e pesante per armi esplosive quali lanciarazzi e lanciafiamme, ma soprattutto della stamina, che determina la possibilità o meno di utilizzare un’abiltà. Ogni turno è regolato dal numero di attivazioni, equivalenti alle mosse eseguibili prima della fine dello stesso. Per ogni attivazione è possibile scegliere quale personaggio usare, anche due o tre volte di fila lo stesso senza seguire un ordine prestabilito a patto che abbia stamina sufficiente.

Se decideremo di seguire il tutorial iniziale i tre componenti standard del party saranno Krystzof il fuciliere, Kazimierz il supporto e Judwiga il medico, che compaiono anche nel filmato introduttivo. A loro si uniranno man mano altre unità uniche come Anna il cecchino e Marian il meccanico, ognuna con un proprio albero delle abilità e specifica tipologia di armi divise tra pistole, revolver, mitragliette, fucili, granate, lanciarazzi e fucili pesanti. In ogni missione possiamo portare quattro personaggi tra eroi ed unità complementari reclutabili pagando un centinaio di viveri nel rifugio, tenendo a mente che queste unità non danno la possibilità di essere livellate o cambiarne set di abilità o armi, il che spesso le rende dei pupazzi da mandare al macello per non sacrificare gli eroi data l’estrema difficoltà degli scontri.

Le unità nemiche d’altro canto sono divise per tipologia: fiancheggiatori, unità cinofile, lanciafiamme, ufficiale, mortaio, medico, supporto e così via, disponendosi sul campo di battaglia in base al proprio ruolo ed abilità. Pensateci due volte prima di ingaggiare il nemico, dato che i personaggi non guadagnano punti esperienza dai combattimenti e sono estremamente facili da uccidere – naturalmente c’è il permadeath – affidando il level up all’accumulo di medaglie di guerra che riceveremo a missione conclusa e col quale possiamo sbloccare nuove abilità (molto poche a dir la verità).

Cartoline da Varsavia


Esteticamente Warsaw piace, il quartier generale è abbastanza spoglio ma gli scenari di guerra sono evocativi. Lo stile cartoon chiaramente rimanda a quello di Darkest Dungeon anche se Warsaw non può però contare sulla varietà cromatica e stilistica dei personaggi dell’opera Red Hook Studios, col risultato che figure spesso simili si susseguono durante il gioco. Paradossalmente la caratterizzazione riesce meglio con le varietà di unità tedesche, compito tecnicamente più arduo dato dalla somiglianza delle uniformi indossate dalla Wehrmacht. Gli eroi della resistenza spesso cadono in stereotipi e davvero in pochi riescono a staccarsi dalla sensazione di già visto, tra queste eccezioni c’è il piccolo Franek, bimbo di nove anni, omaggio degli sviluppatori ai bambini che durante la rivolta fungevano da staffetta rifornendo i soldati ed a cui è dedicato un monumento nel centro della città.

Mancando una narrazione orale il silenzio del gioco è interrotto da rumori prettamente bellici quali spari, mortai ed ordini in tedesco. Le musiche che accompagnano la fase decisionale e quella di guerra sono molto piatte e stancano presto, finendo per diventare poco più che rumore di fondo. Si poteva fare decisamente meglio da questo punto di vista.

INFO UTILI

Ho combattuto con la resistenza polacca armato di Ryzen 5 1600 ed RX580 8Gb Sapphire Nitro+ edition coadiuvati da mortai di 8Gb di Ram, un mouse Logitech 402, una tastiera meccanica Cooler Master XTi ed un monitor AOC C24G1 a 144hz.

Durata
  • Per completare la mia prima partita (con successo) ho impiagato poco meno di dieci ore. Volendo reclutare tutte le unità, affrontare ogni tipo di quest e completare il codex sarà necessaria quantomeno un'altra partita.
Struttura
  • Bisogna sopravvivere per tutti e sessantatré i giorni della rivolta di Varsavia.
  • La resistenza è organizzata in un'abitazione simile a quelle di This War of Mine. Nel quartier generale è possibile scambiare viveri, potenziare le unità, consultare il codex e selezionare la prossima missione.
  • Approccio à la XCOM con la città di Varsavia divisa in sei quartieri, ognuno con un proprio indice di salute che indica quanto la perdita di morale influenza quel quartiere. Arrivati a zero in ogni quartiere il momentum della rivoltà arriva a zero e scatta il game over, perso un quartiere si perdono le risorse che genera utili a comprare viveri rendendo più dura la prosecuzione.
  • I giorni passano quando accettiamo una missione dalle tre disponibili sulla mappa, in tre quartieri diversi; possiamo accettarne una sola per turno aumentando il logoramento negli altri due distretti.
Collezionabili e Extra
  • Esiste un codex da ampliare raccogliendo tutte le armi, affrontando tutti i tipi di truppe naziste ed assoldando ogni eroe.
Scheda Gioco
  • Nome gioco: Warsaw
  • Data d uscita: 2 Ottobre 2019
  • Piattaforme: Nintendo Switch, PC, PlayStation 4
  • Lingua doppiaggio: Assente
  • Lingua testi: Inglese

 

Sessantatré giorni dopo


Warsaw è un crogiolo di idee e stili diversi applicati ad un dramma umano dal risultato incerto, per alcuni versi funzionante mentre per altri meno. Il combat system è chiaramente ispirato a Darkest Dungeon rivisto in un’ottica forse più calzante allo stile di un gioco sulla seconda guerra mondiale, che però funziona molto meno per l’assenza di una dinamica essenziale come lo stress (non che andasse ripresa a piè pari, ma sarebbe stato utile introdurre una nuova dinamica per aggiungere una terza incognita negli scontri) a cui la stamina da sola non riesce a compensare. Spesso l’eccessiva difficoltà dei combattimenti risulta frustrante persino per chi ha avuto a che fare con l’originale, ma con gli ultimi aggiornamenti la curva d’apprendimento è diventata meno ripida ed accessibile.

Le fasi gestionali sono ridotte all’osso e rimandano il giocatore ad un’esperienza mordi e fuggi che aumenta il senso di precarietà propria di una rivolta come quella di Varsavia, in cui militari e volontari male organizzati e scarsamente addestrati hanno cercato di portare avanti una guerriglia contro un nemico semplicemente impossibile da contrastare per organizzazione, efficienza, numero e risorse come l’esercito nazista. In un contesto simile è ammissibile che il gioco ponga tantissime limitazioni al giocatore a partire dalla gestione à la XCOM dei distretti fino alla minima personalizzazione degli eroi i cui level up e conseguenti skill sono ridotte al minimo impedendo una vera e propria padronanza del team.

Questa difficoltà forse eccessivamente punitiva e le meccaniche quasi superficiali della micro e macro gestione della rivolta sono romanticamente giustificabili in nome di una mimesi storica con quella che era la condizione degli uomini e delle donne che si sono ritrovate senza una casa e costretti a difendersi da un terribile nemico con qualsiasi mezzo. Mai come in Warsaw ho avvertito il senso di precarietà, la sensazione che quelle morti inutili facessero parte di un’esperienza in cui non puoi concedere al nemico neanche un centimetro, e mai mi sono sentito così soddisfatto nel vedere i giorni di resistenza accumularsi fino a raggiungere la fatidica soglia dei sessantatré che sanciscono la fine del gioco, nonostante tutti i distretti persi e le unità morte per disattenzioni grossolane.

Insomma Warsaw è un gioco non adatto a chiunque. Può portare facilmente all’esasperazione ma una volta accettati i limiti regala almeno una decina di ore di intrattenimento fatto di ragionamenti e scelte difficili che possono compromettere la missione nel giro di un passo o colpo mancato, che non eguaglia il progenitore Darkest Dungeon ma si piazza vicino ad altri figli illegittimi come Deep Sky Derelicts. Il costo su Steam è di 19,99€ è accessibile e vale l’esperienza di gioco, sperando in ulteriori patch che ne rendano l’esperienza di gioco ancora più fluida (da quando ho iniziato a recensirlo sono stati pubblicati gli aggiornamenti “Parasol”, “Bastza” e “Ruczaj” che aggiungono nuove truppe, eventi ed una difficoltà più scalabile). Che altro dire, ora che ne sapete abbastanza della rivolta polacca del ’44 non avete più scuse, tuffatevi tra le macerie della capitale e ricacciate l’invasore da dove è venuto!

Giuseppe Pirozzi

Napoletano sui 25. Studente di lettere, giornalista pubblicista, racconto la Campania ma di professione faccio l'accumulatore seriale di libri, fumetti e videogiochi.

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